Nell’ordine

Mediterranea alla fonda

Ieri un’amica mi scrive, sul tardi: “Ho deciso. Domani mi licenzio. Finalmente libera”. Io le rispondo cauto ma entusiasta. Le auguro buon vento. Stamattina un altro messaggio. “La notte ha portato sconsiglio. Chiederò aspettativa di sei mesi. La mia SOLA paura è la mancanza di stipendio”. Mi pare una buona decisione.

Sempre ieri un lettore mi chiede: “Ti piace Renzi?” Io rispondo di no, perché è un democristiano, il suo modello è quello del capitalismo consumista, della crescita che deve riprendere. Nessuna novità. Lui mi risponde: “ma non c’è nessun altro…”. Non ci sono leader, non ci sono programmi; soprattutto mancano gli elettori, commento io, gente capace di dire no.

Su Twitter qualche giorno fa una lettrice mi scrive: “in altri termini: consolarci salvando solo noi stessi, o provare a salvare il mondo?”. Capisco che la questione è mal posta, ma le rispondo lo stesso: “Per salvare qualcuno dobbiamo essere sani noi, in equilibrio sulle gambe. Perché porci il problema di salvare il mondo quando la quota di mondo minima, accanto a noi, cioè noi stessi, non è ancora in salvo?”. Durante un’alluvione, l’unica cosa che non serve sono i soccorritori impreparati. Non ho ricevuto risposta.

Collego i tre piccoli sketch qui sopra in questo lunedì così privo di salsedine. Mi sembrano tutti cuciti da un unico filo. Paura della verità. La mia amica vuole fuggire, ma non ha una meta. Reagisce quando le cose vanno male. Pessimo viatico per il cambiamento. Invece che preoccuparsi della meta, infatti, pensa ai soldi. Il lettore si preoccupa dei candidati, ma l’elettore non è pronto, e questo non lo preoccupa. La lettrice pensa che occuparsi di sé sia troppo poco. Meglio sarebbe perseguire il grande disegno di cambiare il mondo, sostiene, ma non prova senso di colpa a non occuparsi di una persona soltanto, che è pur sempre un buon inizio. Tutti e tre mi pare che non guardino le cose nell’ordine. E l’ordine è importante. Come quando si naviga, c’è qualcosa che viene prima, e va fatto prima, e qualcosa che viene dopo, e va fatto dopo. Prima di entrare in porto, ad esempio, occorre ammainare le vele. O meglio: prima di issare le vele, occorre uscire dal porto. Che poi è più o meno lo stesso.

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27 pensieri su “Nell’ordine

  1. Come dice Silvano Agosti, prima di salvare il mondo o gli altri si deve essere in grado di provvedere a se stessi, poi eventualmente attendere che qualcuno ti chieda o desideri essere aiutato e quindi valutare se abbiamo le capacità per farlo.

  2. Cara valeb, condivido dal profondo il tuo sentire. Lunedì prossimo inizierà la mia seconda “altra vita” (già, ultimamente pare che il mio compagno ed io abbiamo una certa propensione a cercarci altre vite da vivere). Mai come in questi ultimi giorni prima della partenza, fioccano tentativi più o meno espliciti di scoraggiarci, di farci desistere dai nostri sogni folli, di deprimere ogni istinto di cambiamento… la cosa più inaccettabile è il pensiero che qualcuno possa tentare strade diverse, figùrati poi se gli riesce di stare meglio. La felicità altrui è intollerabile. Sul desktop ho salvato uno splendido post di Simone di qualche tempo fa dal titolo “Tutto ma non liberi”. Me lo tengo lì, a portata di mano: repetita iuvant.
    Ha ragione Fabio G. quando dice che l’atteggiamento denigratorio di chi ti circondava è la migliore conferma che stai agendo per il meglio. Nonostante le difficoltà, i timori, le titubanze.
    Coraggio, valeb, siamo con te!

  3. Ciao a tutti,
    non c’entra col post di Simone.

    Io non ho grandi conoscenze in economia, per lo meno in un certo tipo di economia e quindi magari mi sfugge qualche punto inportante.

    Ma perche per molte aziende e per gli stati e’ cosi importante crescere di anno in anno? (In fatturato, in dimensioni etc …).

    quando sento frasi del tipo: non c’e’ crescita, l’economia non si sviluppa, non abbiamo raggiunto l’obbiettivo di fare il 10% in piu dell’anno precedente ….
    Ogni volta mi chiedo dove’ il problema, se e’ cosi una tragedia.

    Ok il darsi degli obiettivi per non dormire troppo sugli allori, pero spesso mi sembra un correre dietro a obbiettivi fittizzi e considerati importanti solo perche qualcuno ha detto che sono da raggiungere.

    Se le cose vanno bene o bastano, perche non possono restare come sono?

    Io non ne vedo le ragioni. Mi sfugge qualche cosa?

    pongo la domanda in questo blog perche qui mi aspetto risposte non banali.

    Perdonatemi il fuori tema.
    Saluti,
    Marco

    • Ciao Marco. Vedi, quello che conta di un obiettivo non è solo che sia giusto, coerente, corretto e raggiungibile, ma anche che l’ambito di quell’obiettivo sia giusto. Un obiettivo può essere giusto per la cosa che si deve fare, ma è la cosa stessa a poter essere sbagliata. Ti faccio un esempio: per vincere una guerra l’obiettivo giusto è radere al suolo una città che si frappone tra te e il nemico. Quell’obiettivo è strategicamente e tatticamente corretto, in seno al pensiero bellico. Il punto però è che, ad esempio per come la penso io, fare la guerra è sbagliato. Dunque quell’obiettivo, per quanto corretto, non porta che a un errore.

      Quando economisti e politici odierni (tutti!!) parlano di crescita, spesso dicono cose corrette. Per crescere bisogna che… e si deve fare in modo che… nei tempi di…. Il problema è che corrono dietro a un concetto di crescita che andrebbe smontato, vivisezionato, da esso andrebbe preso il buono e tolto il cattivo, e dunque occorrerebbe pensare diversamente, con altra priorità e altri indirizzi. Dunque l’obiettivo della crescita è anche giusto, nella loro logica. solo che la logica è sbagliata.

      Il mio esempio: anche io mi pongo il problema della crescita. Che pensi che non sappia che la legna potrò tagliarla, trasportarla, spaccarla e bruciarla come unica fonte di calore entro e non oltre una certa età? Ovvio che sì. se potessi trovare dei soldini da mettere da parte per quando sarò meno abile e prestante, lo farei, molto volentieri. Solo che nella mia ottica voglio arrivare a quel giorno (spero lontano) senza fare troppi compromessi. Se oggi devo lavorare troppo per quel giorno, scelgo di non farlo. Vado avanti così. Poi si vedrà. Dal freddo di domani posso proteggermi coprendomi di più, o andando a Sud se serve. Per il tempo che sarà volato via, invece, non avrò soluzioni. Non più.

  4. “L’antidoto è scegliere sempre ciò che è vitale. Anche se inusuale, diverso, controcorrente.
    Ho lasciato da parte le paure, ho iniziato ad ascoltare me stessa.”

    Valeb cio’ che scrivi e’ prezioso. Hai sintetizzato i miei piu’ recenti pensieri, l’aver riscoperto che posso ascoltarmi e mettere cio’ che sento davanti al resto, o assieme al resto, comunque li’, ben evidente, il piu’ chiaro possibile. E’ secondo me il primo passo di una serie di scelte che verranno, nel giusto ordine, in tema con il post.

  5. Ciao Simone e ciao a tutti, e’ un po’ che non vengo qui e ritornarci mi ha fatto star bene (e non e’ poco), come una boccata d’aria fresca. Ho fatto un primo passo verso il mio ds guadagnando zero in termini di tempo ma molto in salute mentale. Ora un altro piccolo progetto per allineare gli elementi cercando di coniugare liberta’ mentale e temporale.
    Ho riletto la tua storia, giusto per tenerla a mente. Per me e’ certamente piu’ difficile con moglie e 2 figli ma difficile non vuol dire impossibile. Trovato e collaudato un buon sistema mi faro’ sentire. Per ora un abbraccio a tutti e a presto.

  6. Valeb non mollare!
    L’atteggiamento delle persone con cui lavorarvi rispetto alla tua scelta è la prova che eri nel posto sbagliato, con le persone sbagliate.

  7. un piano è possibile solo quando si definiscono uno o piu’ obiettivi

    per farlo è necessario:
    1)vision e valori (senza mentire a se stessi)
    2)analisi della situazione attuale (risorse disponibili, contesto esterno…)

    Mettendo insieme 1) e 2) si può tentare di definire uno o piu’ “obiettivi realizzabili” (cioe’ il cosa)

    Poi si tratta di definire come, dove, quando.. ma questo credo sia la parte meno complessa.

    ciao
    Giulio

  8. Ciao Simone,
    da tempo, anzi, dai tempi dell’appena pubblicato “Adesso Basta”, sto maturando l’idea di seguire, se non del tutto, almeno parte del tuo (mio) cammino.
    La strada è più in salita che scegliere “da solo”, ma non credo sia del tutto impercorribile.
    Come te amo la vela e dopo varie vacanze e corsi, domani inizio il corso per la patente “Vela senza limiti” che già dal titolo mi pare beneaugurante.
    Il mio progetto, fatto su carta e dettagliato, è partito concretamente il 16 settembre 2013, non so se mi (ci) porterà ad una scelta “totale” come la tua o una via di mezzo fra il downshifting e , citando Whitman “una vita di quieta disperazione”, sicuramente sarà un cammino nel quale ti ho incontrato e che hai ispirato.
    Con un bimbo di 5 anni che ha sicuramente più diritti che doveri ed una moglie che già sarebbe molto se facesse “Downshopping” ( 🙂 ) bisogna ponderare bene ogni passo per non farsi male e non farne a chi si ama.
    Faccio l’analista informatico in un’azienda che nonostante la crisi, non solo fattura ma è in utile, quindi, a detta di molti, dovrei solo ringraziare Dio e “non avere troppi grilli per la testa”.
    Invece ritengo che la più grossa cazzata (scusa il termine schietto) sia la frase “Il tempo è denaro”.
    Il denaro, va, viene, aumenta e diminuisce seguendo molteplici fattori, il tempo no. Passa e basta, ed un tramonto , magari specchiato negli immensi occhioni azzurri di tuo figlio, se lo hai perso, lo hai perso. Punto.
    Mi sono dato 7 anni per arrivare “in porto” conscio che in ogni caso, come a vela, la parte importante non sia l’arrivo ma il viaggio.
    Riuscirò? Riusciremo?, non lo so , ma sicuramente ci proverò con energie e metodo.
    6 anni e 358 giorni……

    • Caro Max. Se la via che vuoi percorrere e’ la TUA, non resta che tentare. Sembri lucido. Non sottovalutare la convinzione (o meno) di tua moglie. Buon vento!

  9. Ciao Simone,
    ti seguo (e apprezzo) da un po’. Con mio marito la scelta di non ricadere ogni giorno della ns vita nella banalità e nella mancanza di stimoli risale a 2 anni fa. Il ns è un grande sogno da realizzare, ma ci riporterebbe alla natura, alle cose semplici, ad assaporare il piacere del tempo e dello spazio aperto.
    Le difficoltà sono molte…da chiunque ci informiamo per fare il grande passo veniamo derisi e ne usciamo sconfitti, perché cmq manca il denaro…sì, alla fine un fitto di casa e le bollette dovremmo pur sempre pagarlo, fintanto che non ci mettiamo in careggiata…quindi? Come si fa?
    Ora che siamo in tre la voglia di fuggire non è passata, ma a quale prezzo?
    Consigli???
    un caro saluto.

    • Luigia ciao. Vi serve un piano. Un piano e’ fatto da: analisi delle cose oggi. Poi cosa, come, dove, quando. Ci metterete anni? Fa niente. Una cosa giusta ci va il tempo che ci va. Peggio e’ farne una con fatica, nel tempo, e pure sbagliata. Sembra che io dica altro, ma dico questo. Se vivere costa fatica, almeno facciamo la fatica che serve per quello che ha senso. In bocca al lupo. Ciao!

  10. come quando vai in montagna… la scalata parte decidendo il punto di arrivo e a ritroso disegnando un percorso.

    guai trovarsi a mezza parete e non avere più appigli, ne tantomeno strumenti per superare una superfice ostica.

    e noi stessi siamo già una vetta d’ineguagliabile e bellissima difficoltà.

  11. Sei proprio tu, Simone, qui c’è dentro tutta la tua essenza..
    Da ogni frase, aggettivo, virgola, riflessione, fuoriesce l'”anima bella” di una persona vera, integra, senza filtri, che ho avuto modo di conoscere (o ri-conoscere).
    Buon vento amico, ti abbraccio.

  12. Ho lasciato un “porto” sicuro, che in questi anni mi ha reso indipendente economicamente , ma totalmente dipendente per tutto il resto.
    Forse ho sbagliato a fare questa scelta sull’onda emotiva del “non ce la faccio più”…ma una volta che hai capito che il tuo posto non è più dove sei, è difficile resistere a lungo. La pianificazione della mia uscita di scena è durata un annetto circa. Non sono stata capita dai miei superiori, che in tutti i modi, soprattutto facendo leva su improbabili sensi di colpa, quali : “ti abbiamo trattata come una figlia”… “traditrice”, “menefreghista”, “approfittatrice”…hanno cercato di fermarmi.
    Una volta uscita dal “giro” le stesse persone con le quali mi fermavo a chiacchierare, oggi, mi salutano a fatica, oppure con dei sbadati : “oh ciao non ti avevo riconosciuto…”…!?
    Quel che mi ha fatto decidere è stata la paura di snaturare ciò che ho costruito con tanta fatica (cioè me stessa) e diventare come loro. Capita spesso che il quotidiano rischi di diventare la normalità. Non sono nata per ridere delle disgrazie altrui o per autocelebrarmi a danno di chi è diverso.
    Non nascono dal niente certi sentimenti e credo che non si possa fare a meno di cambiare o evolversi in altre direzioni.
    L’antidoto è scegliere sempre ciò che è vitale. Anche se inusuale, diverso, controcorrente.
    Ho lasciato da parte le paure, ho iniziato ad ascoltare me stessa.
    Da gennaio in poi è stato tutto difficile e lo è tutt’ora. Le bollette e l’affitto da pagare continuano ad esserci, avviare un’attività propria è impegnativo, ed anche avere tutte le ore della giornata a disposizione è un “trauma” mica da poco.
    Il sapore del cambiamento, però, è squisito.

  13. I guerrieri dello spot televisivo sono solo condannati che scontano una pena (mutuo o debiti) che finirà solo a vecchiaia compiuta. Incensarli cosi è una presa per il c–o.

  14. Sono del tutto d’accordo con il post. Anch’io penso che bisogna aver chiare le priorità. Un gruppo di giovani amici ha fondato una comune libertaria vicino dove vivo, in Sabina: cominceranno il 1 Ottobre, vivranno in co-housing con alcuni spazi privati e altri comuni, gestiranno tutto in regime di democrazia diretta, mutuo appoggio e totale messa in comune dei beni, faranno produzioni agricole, allevamento e tutto quanto serve al proprio sostentamento e a coprire i costi. In realtà tutto è stato preparato durante gli anni passati, avendo ben presenti le priorità, niente di improvvisato. Io da mero downshifter vedo i miei amici come più avanti di me e davvero non sto nella pelle per loro.
    I cinici si riempiono sempre la bocca della parola utopia, mentre c’è chi preferisce parlare poco e mettere in pratica le proprie idee.

  15. bisogna capire le paure forse i veri guerrieri,come recita un recente spot televisivo,sono quelli delle file sul GRA o della metro alle 6 di mattina o chi ha a che fare con le scartoffie……non lo so forse qs sono i veri guerrieri ma credo che sia la guerra che è sbagliata.Forse vivere una realtà senza sogni è peggio di vedere infranti i propri…in ogni caso capiteci,noi che siamo ancora di qua dal fosso….grazie

  16. Sento tanta gente anche tra i miei amici che vorrebbe cambiare vitaperchè non è felice della propria; c’è chi vorrebbe andare all’estero, chi cambiare lavoro, chi città…
    Però nessuno che si prepari gradualmente e soprattutto concretamente.
    Lo scalare marcia va preparato: autoproduzione, riciclo, abbassamento dei consumi, manualità, solitudine. Essere libero da per poter essere libero di…
    Quante persone che vorrebbero cambiare vita lavorano su questi aspetti?Pochissimi.
    E allora non cambieranno mai e tutti i discorsi che fanno sul cambiare vita sono finti, pour parler.

  17. Ciao Simone,
    E circa 2 anni che lavoro al progetto Baja California e sono daccordo con te, per fare una cosa del genere e restare più o meno a galla, il tutto va pianificato in precifico omeglio….”in modo s-s-scentifico” ( V. Gassman – I Soliti Ignoti )… a parte le battute, va chiarito ogni dubbio facendo riferimento a sicuramente a un passo indietro dei consumi ma anche alla nostra storia e cultura che non ci permetterebbe di stare bene in uno stato troppo compresso….

  18. Commento raramente…
    Bel post Simone!
    Mi piace molto il concetto di cosa viene prima e cosa dopo, il dare ordine e priorità ai nostri sforzi e alla nostra attenzione.
    Giusto un pensiero sugli elettori:mi sa che è una partita persa, farà sempre più presa una bella faccia che urla slogan e promesse, che le parole di qualcuno che cerca di farti capire che le soluzioni ai problemi del nostro Paese (ed in generale di un sistema economico) richiedono scelte difficili, a volte impopolari, e sopratutto tempo, in alcuni casi molto tempo….
    Un saluto

    • Fabio i problemi del Paese sono tutti concentrati… nel Paese, appunto. Per risolverli bisogna comportarsi diversamente, non eleggere diversi politici. Ma votare fa meno fatica che cambiare… ciao!

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