Non solo per me

Anche un incidente brutto è utile. Disvela, apre, favorisce la comprensione. Non parlerò di quello che ho vissuto dentro in questi dieci giorni così difficili. Lo farà Renato Reis, forse, e lo sta già facendo il pirata Dragut Rais, su pagine che leggerete chissà quando. Però quello che è avvenuto fuori è interessante.

Tanti: “Mi dispiace! Ti aiuto”. Pochi: “Perché chiedi aiuto?” Ricordo di aver fatto un pensiero mentre la barca s’impennava e precipitava giù nella lavatrice della buia burrasca: “Cosa sei disposto a fare per non fermarti qui?”. Risposta obbligata, sempre la stessa da quando sono vivo e penso: “Quello che serve. Qualunque cosa lecita, purché Mediterranea vada avanti”. Quando si sogna concretamente, si finisce per dirsi sempre le stesse cose. La differenza tra fare e non fare. E poi nella vita mi piace smettere, semmai, non dovermi fermare.

Sembra che io, per alcuni, non avrei dovuto scrivere l’appello di cui sapete. “E’ una questione di stile. Ai miei sogni provvedo io!” dice qualcuno. “Perché dovrei aiutarti ad andare in giro in barca?”. “Ma come, sono qui a morire di lavoro, tu non lavori, e io devo aiutare te?”. Li capisco. Come non mi stupisce il brivido di soddisfazione: “Oh, finalmente, non può andargli bene tutto. Ecco che i nodi vengono al pettine. Hai voluto fare quello che molla e se ne va? Eccoti servito”. Soprattutto alcuni velisti, hanno goduto. Peccato mortale, secondo me. Velisti da cortile, tirascotte d’accatto, che hanno dimenticato che in mare la sventura non si augura, della sventura altrui non si gode, e soprattutto, quando capita, genera compassione (etimologicamente: condivisione del dolore). Uno dei pescatori che mi ha aiutato a SBT mi ha detto: “Magari tra di noi ci odiamo, ma se uno ha un problema, fosse pure il tuo peggior nemico, si mette da parte tutto e si va ad aiutarlo per primi”. Toglietevi il giubbottino North-Sail ultimo modello, vergognatevi e imparate.

Io potevo girare per il Mediterraneo per conto mio, piano piano, non ho bisogno di niente. Però avevo un progetto in testa, che ho condiviso. Poi il progetto si è allargato ancora, e ora coinvolge decine di persone, tutte comproprietarie del viaggio e co-sognatrici del sogno. Molte altre si aggregheranno. Il Progetto Mediterranea è un progetto culturale e scientifico, rappresenta ormai un pezzo dei sogni di tanti. Ecco perché ho chiesto aiuto. Ecco perché in tanti ci hanno aiutato. Ecco perché tanti SI sono aiutati.

Io credo che sia finita l’epoca del “solo mio”. Da tempo scrivo e ragiono sul coabitare, coprodurre, coadiuvare. Anche per mare è così: nessuno di noi può avere una barca. Ma insieme, se rinunciamo alla titolarità, alla proprietà assoluta, possiamo. A bordo non conta chi ha soldi, ma chi sa sognare a vela. Certo, l’idea di incontrare gli altri deve suonare come bella, utile, possibile. Per i solitari a bordo non c’è alcun appeal nella condivisione di una barca e di una rotta. Per me sì. E a giudicare dai tanti che ci hanno aiutato, che Si sono aiutati, non solo per me…

Un’ultima cosa. Ringrazio in particolare chi mi ha scritto dicendomi: “Tu hai aiutato me con i tuoi libri, a farmi delle domande o a cambiare. Ora io aiuto te volentieri. Grazie!” Il risultato della partita perfetta, come scriveva Gianni Brera, è il pareggio.

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142 pensieri su “Non solo per me

  1. simone l’autocontrollo e il dialogo sono doverosi se ci si rende personaggi pubblici e si è intelligenti, è da demerito chi non li ha e non un merito il contrario.

    Comunque… diciamo che in questo post stuzzicante e con i toni che ne sono seguiti da parte di molti e da parte tua…non ci si può stupire poi tanto.

    @Stefano ci sono varie tipologie di scivolamento verso il basso del tenore di vita, tutto dipende da dove parti e cosa della tua vita è da rivedere, non c’è un protocollo standard e simone perotti non è che uno come tanti che ha fatto una scelta di cambiamento, solo che l’ha fatta pubblicamente e siccome ama scrivere c’ha scritto dei libri che gli fanno mangiare il pane e questo non è un demerito ma non è nemmeno un mito da seguire, ma proprio tutt’altro, miti non ce ne stanno. Poi uno fa delle scelte, ha dei valori, che non hanno nulla di universale se non la coerenza di seguirli. Ci si può mettere in dubbio, rivedere rotta e andatura, se ci si rende conto che le posizioni sono sclerotizzate e immobili dinanzi alle relazioni con gli altri allora c’è un bug serio e strutturale e non negli altri. e questo non è livore… ma un voler circostanziare le cose.

    • Mah, Fabio, l’autocontrollo è solo la manifestazione esteriore del nostro modo di essere. anche in questo io non faccio alcun make-up. Chi i conosce, chi mi frequenta, sa che non sono un fighetto di quelli che cercano il politically correct a tutti i costi, ma d’altro canto sono un non violento, uno che tende a non rompere mai il dialogo, e credo molto nel rispetto reciproco. Sempre per amore della realtà e della chiarezza, tuttavia, credo che non tutto debba essere tollerato. Chi viene qui, nel mio spazio e mi provoca deliberatamente (vedi i 6 zeri poco sotto) dicendo calunnie, asserendo di mie citazioni impossibili) non sta dialogando, e allora si becca la mia reazione. Io non sono un santo e non amo chi fa il fighetto tentando di sembrarlo. Tutte le volte che ho pazienza, che dialogo pur dovendo ripetere mille volte la stessa cosa a qualcuno che parla senza prima fare almeno la fatica di cercare su google, io non sto fingendo, io sto onorando la comunicazione in cui credo. come credo anche che se qualcuno, lui per primo, non ci crede come me e fa il mestatore si debba prendere un bel vaffanculo liberatorio.
      Io so stare a tavola come un lord, ma mangio anche negli angiporti con i camalli. Non c’è posto dove io senta di non poter stare. Non c’è linguaggio che non sia anche mio. Sono, anche in questo, un cittadino del Mediterraneo.

  2. Antonello: quando parlavo di sogno da 2 milioni, non mi riferivo a Simone o Mediterranea. Sono stato poco chiaro. Era solo un esempio portato all’estremo, nulla di più.

  3. Tutto questo parlare di soldi mi ha nauseato… ottimo segno, per la mia salute!
    Dirò la mia in modo asciutto e sintentico, non mi va di abusare della vostra attenzione ma in particolare delle energie di Simone.
    Io penso che una persona come lui, che ha costruito e persegue uno stile di vita più autentico e sensato, possa rappresentare l’avanguardia di un nuovo modo di pensare e di agire e di rapportarsi con ciò che ci circonda e ciò che sta dentro di noi. Adesso Basta non ha venduto tanto perchè è bello, pur essendolo, ma perchè è un manifesto di qualcosa che serve adesso e che può costituire la base di partenza di una nuova umanità. Non esagero affatto, perchè negli anni che verranno dovremo affrontare, purtroppo e per fortuna, molte crisi e sfide, avremo bisogno di usare la testa, di scavare dentro di noi alla ricerca di risorse che non sappiamo neanche di avere; dovremo anche impegnarci a trovare soluzioni efficaci e non semplici raffazzonamenti per sopravvivere, che potrebbero non bastare ma soprattutto non sono per niente dignitosi.
    Adesso Basta è un manifesto che sta dalla parte delle soluzioni, proponendo e dimostrando che si può vivere diversamente. Anche meglio, anzi, decisamente meglio, se solo ci si sgancia dalle strutture (e storture) mentali che ci vedono così legati (dipendenti è meglio) a denaro, beni materiali, prestigio sociale, apparenza, successo e ambiguità.
    Non ci sono contraddizioni in questo libro, risparmiate le vostre energie evitando di cercarle, perchè è un manuale e come tale racconta cose realizzate, roba che si può toccare, idee materializzate, sogni cocciutamente perseguiti. Non c’è motivo per non crederci: è tutto così nuovo, diverso, anticonformista che se non fosse vero sarebbe l’opera di un folle.
    Ma non è così, anche se per fare ciò che ha fatto Simone un pizzico di follia ci vuole: ma è come l’olio che permette agli ingranaggi di un motore di girare, niente di cui preoccuparsi, che anzi conviene imparare a sfruttare per trovare il coraggio di fare cose difficili.
    Per quanto riguarda gli argomenti economici (ecco la nausea che torna), dico solo che chiedere è difficile, ci vuole molta umiltà, e che nessuno è stato costretto a donare e questo è il punto primo. Punto secondo: Mediterranea non è un girovagare mezzi nudi o nudi su una imbarcazione da fighi come i nostri politici ci hanno abituato a pensare, è un progetto anche scientifico e come tale va finanziato. Non ci vedo nulla di male nel chiedere un aiuto, anche da parte di un downshifter. Senza dimenticare che è stato chiesto in seguito al verificarsi di una calamità il che dovrebbe anche suggerire – vaghissimamente eh!!! – che non ci sia alcuna forma di ipocrisia nel gesto.

  4. Duilio, io penso che ci siano diversi gradi e tipologie di downshifting. Quello che ha fatto Simone qualche anno fa è indubbiamente un tipo di downshifting che richiede un budget iniziale non trascurabile. Io, che sono sostanzialmente un nulla-tenente, so perfettamente che per me fare un downshifting di quel tipo è quasi impossibile, perchè anche con 1000 euro al mese non riuscirò mai a mettere via 100 mila euro in pochi anni.
    Però sicuramente ci sono altre tipologie di downshifting che posso tentare, che non richiedono un budget iniziale importante.
    Io penso che Simone intenda questo quando dice che il denaro non è un ostacolo così determinante.

  5. simone però le tue risposte, alcune tue risposte alle critiche (escluse le illazioni che ti hanno fatto), mi sembrano un po’ sovradimensionate, tu stesso hai detto che per come sei avresti evitato di fare la colletta, quindi dato che del progetto chi ci mette la faccia e buona parte delle idee sei tu, puoi anche serenamente ammettere che questa richiesta di aiuto suoni un po’ strana. Poi, hai spiegato il motivo e lo abbiamo capito in tanti, ma non ti stupire e puoi anche condividere che determinate scelte di gestione di un progetto possano essere non condivise e possano apparire non coerenti, poi tu hai spiegato i motivi del perchè. Aggiungi anche che questo tuo post…un po’ sfogo, un po’ riflessione…abbia avuto effetto miccia e tu, acuto come sei, questo lo sapevi. Per cui… almeno chi l’ha letto e aveva da ridire l’ha fatto scrivendoti…a me pare comunque una cosa bella che le cose vengano dette e non solo pensate. Insomma quietali un po’ i toni…chè gli altri tutti pazzi non sono. Io non penso che gli altri del progetto si siano prese le stesse critiche che hanno fatto a te, perchè tu ci hai messo la faccia e le parole scritte nei libri. Quindi non ti stupire…non nel senso da uomo vissuto “io non mi stupisco più di nulla” “il disgusto delle teste spettinate mi piace”…ma prova a vedere le cose anche da un altro punto di vista, il punto, un punto di vista di chi dissente e di chi tu hai legittimato a parlare rendendoti pubblico. Poi sul perchè il per come, il sano e il giusto che sta dietro la tua scelta della colletta ne possiamo parlare, ti ascolto, penso che in tanti possiamo ascoltare e parlare con te..però “tornate a casa nani” in effetti…ti mostra più incazzato che in godimento del dissenso delle teste spettinate.

    • Ma fabio, io “tornate a casa nani” non l’avevo citato, l’ha fatto qualcun altro. Io citavo l’incipit “venite pure avanti”, che già fa la differenza. Detto ciò, che è solo un aspetto formale (anche se dà conto, ciò che citiamo, del tatto e dei limiti di ciò che pensiamo), condivido quel che dici, a me il confronto serve, come uomo, anche per mettere in discussione ciò che penso e che faccio. poi, capita che io resti fermamente ancorato alle mie idee, ma questo vale anche dall’altra parte, come si vede, e non è importante.
      Io non mi stupisco affatto della dialettica, però certo colpiscono alcuni aspetti, le cose messe in bocca a me e mai dette, una certa acrimonia, un certo livore, però come ho scritto a qualcuno, capisco bene da dove viene e ne ho compassione. poi c’è un ristretto gruppo che di tanto in tanto mi dice cose che invece mi fanno incazzare e allora la tentazione di mandarli a fare in culo è irresistibile. Come per tutti credo. Anche se mi darai atto che in 4 anni le opportunità di eseguire questo impulso sono state decisamente maggiori dell’effettiva sua medesima esecuzione. Il che dà conto di un autocontrollo neppure malvagio.
      Buona serata a tutti.

  6. Simone, non sono io ad essermi sbagliato, semplicemente perché mi sono limitato a riportare quel che tu hai scritto e detto, le tue dichiarazioni, le une in contraddizione con le altre e con quel che fai. Forse sei tu ad aver cambiato idea. Mi spiace, ma le tue risposte non hanno chiarito nulla.
    Alla fine, la questione è molto semplice, ed evidente: ripeti a tutti che nel cambiamento il problema non è mai economico, che i soldi ci sono. Ma se i soldi ci sono, perché hai chiesto una colletta? Se c’erano, potevate utilizzare i vostri.
    Sai, il principio di non contraddizione nella sua formulazione è molto chiaro, oltre che intuitivo. Se poi preferisci giocare con le parole, è diverso. Ma la coerenza è una cosa seria.
    Al contrario di quel che affermi oggi, in un processo di cambiamento l’aspetto economico è invece fondamentale. Lo dimostra il tuo caso personale, che tu stesso hai definito estremo, e soprattutto è una cosa che hai ammesso tu stesso in passato.
    Quando ti hanno chiesto:
    “Ma quanto conta il denaro per riconquistare la libertà?”
    Hai risposto:
    «È fondamentale. Io ho fatto un budget di vita, cioè un bilancio di tutto ciò che mi serviva per vivere bene. Per una persona psicologicamente sana, al di là dei beni di prima necessità, le cose fondamentali sono pochissime. Bisogna capire cosa ci serve, cosa ci piace e cosa ci emoziona. E poi valutare quanto costa».
    Oggi però dichiari che “Il problema non è mai economico: non è che oggi manchino i soldi e dunque i sogni non si possono realizzare. Le cose sono esattamente all’opposto: non ci sono sogni, dunque i soldi per realizzarli non circolano, e questo appare a tutti come un ostacolo insormontabile (e una splendida scusa)”.

    Sei tu il primo ad aver detto che il momento per fare il grande salto è «Quando si ha da parte il gruzzolo necessario per assicurarsi una base. In genere, guadagnando almeno 3.500 euro, ci si mettono 10-12 anni.”
    Hai potuto cambiare non solo perché volevi, ma perché economicamente potevi. Che nel cambiamento l’aspetto economico sia fondamentale, dunque, lo hai ammesso tu, non certo io. Salvo poi cambiare idea e sostenere che “Il problema non è mai economico: non è che oggi manchino i soldi e dunque i sogni non si possono realizzare.”
    Forse i soldi li avevi tu: rudere di 50mila euro e 100mila per ristrutturarlo, l’hai scritto sempre tu:
    “Morale: un antico fienile di pietra con 4mila metri quadrati di bosco e un torrente come confine, a 50mila euro. Naturalmente andava fatto il cambio d’uso, bisognava far arrivare le utenze elettriche, l’acqua, ogni cosa, e andava soprattutto ristrutturato. Ho speso 100mila euro e mi sono fatto da solo lavori che, altrimenti, sarebbero costati un patrimonio. Oggi quella casa (che è diventata splendida) è grande 130 metri quadrati, su quattro piani, e vale il doppio del totale acquisto ristrutturazione.” Poi barca e risparmi. E che il problema economico esista eccome, lo dimostra anche il caso dei danni a Mediterranea, altrimenti non avresti chiesto una colletta. Libero comunque di continuare a dire agli altri che per loro il problema economico è solo “una splendida scusa”.

  7. simone
    volevo aggiungere un paio di cose…

    intanto apprezzo che tu abbia apprezzato il fatto che determinate contestazioni ti siano arrivate non a caldo ma dopo un po’… io le stesse cose me le sono chieste appena ho visto l’iban ma non mi sembrava giusto in quel momento mettersi a puntare il dito..

    è vero che il progetto coinvolge tante persone e tu sei solo uno dei tanti (anche se credo di aver capito che comunque tu ne sei diciamo il fondatore) però è anche vero che tu ci metti la faccia più di altri e che, in quanto personaggio pubblico, hai i vantaggi di una grossa platea ma mi pare anche che il tuo privato (intendendo con “privato” le tue scelte di vita di cui parli nei libri) viene continuamente analizzato dai tuoi lettori e seguaci e viene anche analizzato in base alle tue scelte pubbliche (vedi colletta)

    ultima cosa..quando parli di consenso percentuale…posso dire che c’è un sottobosco di gente che conosce il tuo personaggio pubblico, le tue storie, le tue scelte, i tuoi libri e i tuoi progetti ma che senza metterci nome e cognome non ti considera molto bene…di recente sentivo usare il termine “furbone” in riferimento a te e alla colletta..per cui anche se sono certo che la percentuale dei consensi sia maggiore dei dissensi, guarda che chi te lo dice mettendoci nome e cognome è una percentuale molto più bassa del totale dei dissensi…ovviamente questo è solo un inciso e nulla più, condivido comunque che la percentuale dei consensi non rende buona una idea ma se è buona lo possiamo dire noi e non gli altri..ma almeno apprezza chi te lo dice 🙂 ciao

    • Ah, Fabio… come hai ragione… mi sono sentito dire di tutto, e diciamo la verità, io sto sul cazzo a un mucchio di gente! Ma questo lo so bene, e lo so anche per certo. grazie al cielo riguardo l’affetto, la vicinanza, la comunione id vedute, contano decisamente più i contatti diretti, fisici, e quelli diretti virtuali. Considera anche che io chi mi si rivolge con un nickname non dico che non lo considero per nulla, ma certo vale un quinto di una persona che ci mette la faccia. la nostra civiltà morirà sotto uno pseudonimo, la cifra più tragica e dannosa di questa epoca digitale. Una vera peste dell’identità!

      Un poeta e cantante già evocato oggi, in quella bellissima canzone, diceva “spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato”. Questa frase, pur ben congegnata, non mi è mai piaciuta. Tentare, sperare, fare in modo di essere odiati, deliberatamente, lo trovo strano, sbagliato, dannoso. Ne capisco il senso anticonformista e anarchico, e quello mi piace, però io invece adoro essere amato, come tutti noi (solo che io lo confesso prendendomi del narcisista mentre tutti invece no, loro no, non amano affatto essere amati, non sono narcisisti per nulla… Mah!), nel senso che spero sempre che quel che dico e faccio venga preso, se lo è, come un insieme di gesti che implicano una certa dose di coraggio e generosità (ad esempio parlare più o meno con tutti, uno “contro” tutti, con disponibilità, da anni…). Cose non comuni, credo. Io lo faccio perché mi interessa, perché è la mia natura, ma questo costa anche energie, che spero generino sempre energie pari e inverse a mio beneficio. Nell’energia ci credo…
      Tutto ciò detto, tuttavia, quella frase bella ed efficace la vivo. La vivo perché a ragionare per sé, avendo idee, mettendole alla prova di belle teste (come vedi che qui tra i miei lettori ce ne sono e di accuminate e acute) si finisce con lo scompigliare le foglie del viale, rendere piena di cerchi l’acqua dello stagno, spettinare i capelli ben lisci di molti. E questo fa profondamente incazzare. E questo disgusto delle teste spettinate mi piace, lo ammetto.

  8. Ciao Simone, se fossi in te non mi difenderei,chi vuol capire ha capito e per gli altri pazienza, cavoli loro. Il problema è sempre la barca considerata cosa da ricchi ,se il tuo progetto era il giro del mondo in camion sicuramente ci sarebbero state meno polemiche. Sempre la mia ammirazione per quello che fai , un grande in bocca al lupo e un pensiero per chi vicino a te soffre .

    • grazie mauro. difendermi contro tanti con una barca ferita e un sogno in difficoltà è dura, ma sono qui. la tua stima è preziosa, insieme a quella di antonella, irene, dona e tanti altri. ciao!

  9. Simone hai scritto:
    “Mi pare Danilo, ma anche altri, facciano un errore di fondo: qui non si sta parlando dell’impalcatura di Adesso basta (per capirci) ovvero della mia vita e del sistema di pensiero e di organizzazione ad esso collegato, ma di un singolo progetto, collegato a uno dei tanti sogni avuti e che avrò.”
    “Dunque collegare le mie convinzioni, le mie scelte, l’apparato ideale e politico a questo appello per aiutare Mediterranea è scorretto ontologicamente.”

    Simone, ma come fai a sostenere che Mediterranea e il suo progetto non siano la prosecuzione del cambiamento di vita sintetizzato in Adesso Basta? Non è la barca con la quale coniughi passioni e lavoro? Non è forse il mezzo che ti consente anche di vivere una vita diversa? E il progetto Mediterranea non è la prosecuzione se non il coronamento di questo cambiamento, di questa tua seconda vita? Sei tu che hai sempre sostenuto questo:
    “Come si sa, io navigo per vivere. I libri passano, camparci è difficile. Ora chissà per quanto tempo non ne pubblicherò uno, ad esempio, in attesa di iniziare e finire il grande romanzo sui pirati del ’500 a cui studio da anni…. Ma non si tratta solo di questo. Io di mare non ci campo soltanto, ci vivo. E’ uno dei motivi per cui ho fatto le mie scelte. Ed eccomi qui, allora. Pronto a imbarcarmi ancora.
    A maggio e giugno navigherò lentamente in Grecia. E’ il periodo ideale per farlo. Il clima e l’assenza di affollamento rendono unico ciò che è già di per sé splendido. Chiacchiere, buon cibo, vela senza alcuna difficoltà, baie isolate, mare trasparente, sole: ecco gli ingredienti di questi due mesi.
    Per me (insieme ai ragazzi dei Nomadi a Vela e di Mediterranea, con cui organizzo le mie attività nautiche), inizierà così il warm-up del grande Progetto Mediterranea, che vi invito a leggere se non lo conoscete già. Chi verrà sarà tra i primi a venire a bordo, in un certo senso a… iniziare il viaggio su un ketch di 60 piedi, una barca solidissima, spaziosa, che comincia così a sgranchirsi le vele prima del grande viaggio, la cui partenza è prevista per marzo 2014. Ne parleremo a bordo, sarà uno dei nostri argomenti per sognare…”

    La colletta l’hai chiesta anche per te, perché Mediterranea e il suo progetto fanno parte del tuo cambiamento. Negarlo significa negare l’evidenza, oltre che quello che hai sempre detto e scritto. Mediterranea è la tua barca, con la quale lavori e guadagni, e senza i soldi della colletta avresti dovuto mettere mano ai tuoi risparmi o trovarti un altro lavoro.

    Comunque, il problema non è il fatto di aver chiesto una colletta per un progetto che è parte del tuo cambiamento, ma di averlo fatto dopo aver sempre sostenuto la tesi che nel cambiamento il problema non è mai economico:
    “Il problema non è mai economico: non è che oggi manchino i soldi e dunque i sogni non si possono realizzare. Le cose sono esattamente all’opposto: non ci sono sogni, dunque i soldi per realizzarli non circolano, e questo appare a tutti come un ostacolo insormontabile (e una splendida scusa)”. Non mi sembra molto coerente dire agli altri che il problema non è mai economico, e poi chiedere una colletta.

    Poi sostieni:
    “Io ho mollato lavoro e certezze per vivere più autenticamente, l’ho fatto senza paracaduti immobiliari, mobiliari, di garanzia, non avrò la pensione, vivo con poco, e tutto funziona bene.” Simone ma come fai a negare che hai cambiato non solo perché volevi ma anche perché economicamente potevi? L’avere il denaro sufficiente per acquistare una casa, una barca, avere dei risparmi, ti sembra poco? E poi all’inizio lo dicevi tu stesso nelle interviste. A chi ti chiedeva:
    “Qual è il momento di fare il “grande salto”?”, rispondevi così:
    «Quando si ha da parte il gruzzolo necessario per assicurarsi una base. In genere, guadagnando almeno 3.500 euro, ci si mettono 10-12 anni. A monte di ciò, tuttavia, è fondamentale capire quali sono le nostre passioni. Dobbiamo chiederci: “Se fossi libero, che cosa farei, dove andrei?” Io volevo stare in un posto tranquillo, vicino al mare, dove poter scrivere. Per anni ho cercato la casa giusta, in Liguria. L’ho trovata nell’ottobre del 2006. Nel settembre del 2007 ho lasciato il lavoro e Milano».”
    Saluti

    • Caro Duilio, allora, punto per punto:
      – Mediterranea non è la barca con la quale coniughi passioni e lavoro?
      No, quella era Faamu-Sami, con cui mi sono mantenuto fino a un anno fa. Da un anno circa lavoro gratis su Mediterranea, perché il progetto decolli
      – Non è forse il mezzo che ti consente anche di vivere una vita diversa?
      Per quanto sopra, al momento, non più
      – E il progetto Mediterranea non è la prosecuzione se non il coronamento di questo cambiamento, di questa tua seconda vita? Sei tu che hai sempre sostenuto questo:
      E’ una delle conseguenze/prosecuzioni delle scelte per diventare un uomo più libero e autentico. E dunque?
      – “Come si sa, io navigo per vivere. I libri passano, camparci è difficile. Ora chissà per quanto tempo non ne pubblicherò uno, ad esempio, in attesa di iniziare e finire il grande romanzo sui pirati del ’500 a cui studio da anni….
      Come detto sopra è stato così per quasi 5 anni. Da un anno lavoro gratis a bordo di Mediterranea, e da un anno sto campando coi soldi dei libri che, finché vivevo di vela, non avevo toccato.

      – La colletta l’hai chiesta anche per te, perché Mediterranea e il suo progetto fanno parte del tuo cambiamento. Negarlo significa negare l’evidenza, oltre che quello che hai sempre detto e scritto.
      E chi l’ha negato. Ho detto “non solo per me” non ho detto “per altri e non per me”.
      – Mediterranea è la tua barca, con la quale lavori e guadagni, e senza i soldi della colletta avresti dovuto mettere mano ai tuoi risparmi o trovarti un altro lavoro.
      Come spiegato sopra non è così. 1) mediterranea è di 9 persone 2) non vivo coi guadagni di Mediterranea

      – Comunque, il problema non è il fatto di aver chiesto una colletta per un progetto che è parte del tuo cambiamento, ma di averlo fatto dopo aver sempre sostenuto la tesi che nel cambiamento il problema non è mai economico:
      E infatti non lo è. Il mio cambiamento di vita dice (a me, e se vuoi ascoltare anche a te, oppure se non vuoi solo a me) che il denaro è un problema da risolvere ma ben altri e maggiori ce ne sono.
      – “Il problema non è mai economico: non è che oggi manchino i soldi e dunque i sogni non si possono realizzare. Le cose sono esattamente all’opposto: non ci sono sogni, dunque i soldi per realizzarli non circolano
      Mediterranea ne è l’esempio tipico, dunque riconfermo
      – Non mi sembra molto coerente dire agli altri che il problema non è mai economico, e poi chiedere una colletta.
      Non vedo il nesso. Come ho scritto un conto è lo schema della mia vita personale, di cui sono l’unico responsabile e per cui non ho chiesto aiuto ad alcuno. Un conto è un progetto di 9+40/50 persone, che se dovesse fallire non sposta di una virgola il mio schema economico-esistenziale di vita.

      – Simone ma come fai a negare che hai cambiato non solo perché volevi ma anche perché economicamente potevi? L’avere il denaro sufficiente per acquistare una casa, una barca, avere dei risparmi, ti sembra poco?
      Rispiego per l’ennesima volta: “economicamente potevi” sarebbe vero se campassi di rendita, ma non posso farlo e infatti non lo faccio. Il denaro per la casa è stato relativamente poco 50 di acquisto e poi la ristrutturazione, che però in gran parte ho fatto da me salvando molte spese. La barca non è mai stata un costo, eravamo in tre amici e ha lavorato pagandosi ogni singolo euro di acquisto e gestione, spero di non doverlo ripetere ancora l’ho detto milioni di volte. “avere dei risparmi” significa aver lavorato vent’anni e avere qualcosa da parte che però non basta a vivere di rendita e neppure basterà per vivere da anziano quando non avrò più la pensione

      Punto per punto, come vedi, ti sbagli su tutto.
      saluti

  10. L’errore è associare il Simone-downshifter al Progetto Mediterranea e pretendere coerenza tra le due cose. Questo progetto ha un respiro molto ampio ed è una delle pochissime iniziative scientifico-culturali che verranno realizzate nel nostro Paese. La tristezza sta nel fatto che siano dei privati a doverci pensare mentre lo Stato non si fa carico di nulla, ma semmai ne rivendicherà gloria e risultati ove ce ne fossero. Qui non stiamo parlando di una gita turistica attraverso il Mediterraneo di miliardari radical-chic, come si è detto, ma di un’esplorazione culturale che non è stata mai tentata e che potrebbe riportare l’attenzione sul Mediterraneo, stabilire ponti, collegamenti, soluzioni, dare anche risultati scientifici…
    Scorrendo l’elenco degli sponsor di Mediterranea mi intristisce non vedere finora nessuna istituzione pubblica, né universitaria, non ci sono fondi comunitari né tutto quello che sarebbe stato normale ed immediato in un altro Paese dove un progetto del genere sarebbe stato finanziato e seguito dallo Stato con grande orgoglio evitando ai promotori le umiliazioni che stanno subendo in questi giorni, cioè dover chiedere aiuto per qualcosa che potrebbe portare vanto a tutti noi come italiani e riceverne in cambio tante critiche.
    Ma svegliatevi tutti, l’Italia va in pezzi e per salvare il nostro patrimonio nazionale scendono in campo gli stranieri! ( vd.Pompei e la calata delle università tedesche http://napoli.repubblica.it/cronaca/2013/08/28/news/pompei_arrivano_i_tedeschi_gi_pronti_dieci_milioni-65396780/ )
    Possibile che non siate in grado di sostenere una persona che ha ancora il coraggio di pensare in grande e non per se stesso, ma per il suo paese? Cavolo, basta con le meschinerie e i livori, con gli individualismi strafottenti! Ricostruiamo un pensiero collettivo, diamo un po’ di respiro a questo Paese prima di essere venduti all’asta agli stranieri, riscattiamoci!
    Io non conosco personalmente né Simone né gli altri partecipanti al progetto, ma li sostengo con orgoglio e, pur non avendo più un lavoro stabile dal 2008, il mio contributo gliel’ho mandato col cuore!

    • grazie Antonella. Aggiungi anche che gli sponsor che sono sul sito non ci hanno dato una lira ma solo materiali… sigh! però li ringraziamo comunque di questo, avere dei vestiti e un sistema eolico è comunque una piccola mancata spesa.

  11. ho citato un passo del tuo libro, simone.
    ora non ho con me quel libro, e non ricordo se si tratti di ‘adesso basta’ o ‘avanti tutta’.
    mi riprometto di cercare il passo, perché anche a me piacerebbe sapere come può uno predicare agli altri di vivere con meno soldi quando in banca ha tali cifre. per me la questione economica è determinante in tutto il tuo pensiero. farò il possibile, quindi, di cercare quel passo e postarlo per avere delucidazioni.

    • antonello non lo puoi trovare perché essendo che io non ho cifre a sei zeri né mai le ho avute, non posso averlo scritto. però tu lo scrivi invece, dicendo una cosa non vera, dunque facendo una cosa che si chiama calunnia, cosa per la quale mi incazzo e anche moltissimo. come vedi qui nessuno si sottrae al dialogo anche duro e diretto, però un’altra mezza parola calunniosa e vedi come s’incazza un downshifter

  12. Innanzitutto grazie della risposta e del dialogo Simone. Io sono un altro tra quelli rimasti un po’ sorpresi dalla tua richiesta di aiuto per Mediterranea. Ho adorato i tuoi libri, ammiro il modo in cui cerchi di essere un uomo libero e nel mio piccolo cerco di fare altrettanto (orto, autoproduzione, baratto, mobilità ecologica ecc.) Altri meglio di me hanno già sintetizzato le perplessità suscitate dalla tua richiesta:in sintesi ripetere in ogni situazione possibile che il denaro ha poca importanza e poi alla prima difficolta fare la questua è un’evidente contraddizione ma su questo hai già provato a spiegarti.
    Ciò che non mi è piaciuto per nulla invece sono i toni della discussione nei confronti di chi non ha compreso il tuo appello :venite avanti voi con il naso corto, tornate a casa nani,lasciamoli nel loro brodo, poveretti e cose del genere…Contenti voi se traete soddisfazione nell’argomentare in questo modo.

    • Attilio, sui toni, visti gli attacchi che da anni ricevo e a cui non mi sono, comunque, mai sottratto, lascerei stare… Quanto a ciò che dici però scusami ma devo precisare una cosa molto importante: “alla prima difficolta fare la questua”. P r i m a d i f f i c o l t à ??????
      Caro Attilio, io sono quasi 6 anni (13 febbraio 2008, data scelta un po’ a caso ma attendibile) che vivo senza stipendio, senza campare di rendita, senza aiuti, senza sovvenzioni, senza carriera, senza assicurazione sanitaria, senza pensione in prospettiva, senza sussidi di sorta, da solo, facendomi tutto per conto mio… hai idea di quanto sbagliato sia dire a me “alla prima difficolta fare la questua”? Provaci tu, ristrutturati casa da solo, fai le sdelte che ho fatto io, poi passati 6 anni torna qui e dimmi cosa ne pensi di quel “alla prima difficolta”.

      Ciò detto, trono a ripetere: le difficoltà qui sono di un progetto relativo a 9 persone più 50 persone coinvolte, non relative al mio sistema di vita, che funziona benissimo, anzi, migliora.

      Che potrebbe accadere, che il Progetto Mediterranea fallisse? Io potrei comunque riscrivere Adesso Basta e Avanti Tutta, continuerei a vivere tentando l’ardua via della libertà e, se ne ho la forza, farei un nuovo progetto, come certamente farò sempre, fino alla morte, perché sono un progettuale e so che posso coinvolgere la gente, aiutarli con la mia energia a vivere progetti relativi a sogni che forse loro neppure riuscirebbero a confessarsi. Io morirò con una chiave inglese in mano, stanne certo, e non sarò tornato indietro, non avrò negato alcuna delle convinzioni fondamentali del mio disegno di vita e se mi concedi politico, e cioé che si può dire no a questo sistema e vivere costrtuendone un altro, a cui dire 1000 sì.

      ciao

  13. Dona ha scritto :
    Sbaglio a credere che questo sia un valore fondamentale per ogni società civile? Sbaglio se io, al posto loro, lo farei?

    No, e mi piace.

    Scegliere di essere diversi, condurre una vita più a misura si se stessi, non è uno sbaglio ma un esempio di lealtà verso se stessi. Inoltre, non dimentichiamoci, non si tratta di fare gli alternativi fricchettoni, ma di cercare di svincolarsi da questi modelli di vita che cercano di farti sentire sempre insoddisfatto creandoti sempre bisogni diversi. Per arricchirsi, loro. Io ho deciso di non cascarci, ho fatto le mie scelte e ne pago le conseguenze, a volte, e la cosa che mi fa più ridere è che ho scoperto che mi invidiano…..anche se ho le stesse scarpe da 10 anni….
    baci a tutti….

  14. sottoscrivo ogni parola, Duilio.

    aggiungo che la mia vita è un grande sogno, un grande progetto ogni giorno, fatto di degno lavoro, aiuto per gli altri (la sardegna è secondo voi terzomondismo?), cultivar di interessi. non ho bisogno di scollocarmi per essere felicemente uomo, né di ascoltar precetti dettati da chi – e non vado errando quando parlo di milionari – predica dal proprio altare di cifre a sei zeri (citazione dello stesso perotti).

    saluti.

    • antonello tu sei fuori… cifre a sei zeri riferito a me!!!!!???? ma, dico, ma stai bene??? tutti i diritti di sostenere le tue scelte, che leggo volentieri, però abbi pazienza, evita di dire cazzate rifertite a me, fa il piacere, altrimenti qui ti prego di non scrivere, perché non consento a te né a nessuno di dire bugie e stupidaggini che non conosci e non sai sulla mia vita. spero di essere stato chiaro. abbi rispetto e soprattutto se non sai le cose non scrivere. io e te non ci conosciamo, di te non dico nulla, dunque tu su di me, evita.

  15. Per essere più chiara in merito alla mia domanda voglio fare un esempio concreto.
    Ammettiamo che, al momento della proposta di rinnovo, io decida di declinare l’offerta (perché non prende in considerazione alcune proposte che ho inviato) e di aprire la mia attività. Quindi non lascio il lavoro per stare in panciolle ma per provare una cosa diversa, più simile a me, ma dagli esiti molto incerti (e costosi, calcoli alla mano).
    Ammettiamo che, per quanto mi sforzi, il lavoro non rende abbastanza per mantenere me e lo stato.
    Sarebbe così sbagliato da parte mia credere che le persone che fanno parte della mia vita si mostrino solidali nella difficoltà? Che mi offrano, di tanto in tanto, un pranzo se non ho da far la spesa? Che mi portino un sacco di pellet se non ho come accendere la stufa?
    E tutto questo senza giudicare le mie scelte?

    Sbaglio a credere che questo sia un valore fondamentale per ogni società civile? Sbaglio se io, al posto loro, lo farei?

    • Bene bene, finita la mia sessione mattutina di studio e scrittura leggo tutto ciò che avevo pubblicato ieri sera, i vostri commenti. Che dire… di roba ce n’è parecchia. Vi ringrazio di questo, innanzitutto. Ognuno dice la sua e questo è un bene. Grazie anche di aver atteso qualche giorno e di non avermi assalito mentre ero sott’acqua. gesto che apprezzo. Devo anche dire che ricevo così tante lettere, messaggi, donazioni, offerte di collaborazione gratuita e appassionata che, come sempre dall’inizio di questa lunga storia, il rapporto tra chi condivide, esprime consenso, solidarietà e chi muove critiche, aspre o dubbiose che siano, è straordinariamente sbilanciato. Non che io mi basi sul consenso percentuale per stabilire se una cosa è migliore di un’altra, come credo si sappia (foste pure tutti contrari io farei tesoro di quel che dite ma, se sono convinto, andrei comunque avanti per la mia, com’è successo in passato). Tuttavia…

      Mi pare Danilo, ma anche altri, facciano un errore di fondo: qui non si sta parlando dell’impalcatura di Adesso basta (per capirci) ovvero della mia vita e del sistema di pensiero e di organizzazione ad esso collegato, ma di un singolo progetto, collegato a uno dei tanti sogni avuti e che avrò. Progetto Mediterranea vive da tanto nel mio pensiero ma da un anno soltanto su questa terra. Prima di Mediterranea ci sono stati molti altri progetti: Faamu-Sami, che per 10 anni è stata gran parte del mio mondo della navigazione; la ristrutturazione della casa, il “Fienile dell’Anima”; il mio laboratorio e le sculture, con le mostre, le gallerie d’arte etc; la scrittura, soprattutto, che era il motivo principale delle mie scelte, con tutti i libri scritti e pubblicati in pochi anni; e via così… Ora Progetto Mediterranea coagula, coinvolge, collega tanti pezzi, tante persone, tante idee. E’ lo scrittore e il marinaio che si incontrano, se vogliamo, e procedono sulla stessa barca, alla ricerca del collegamento tra i pensieri e le baie, tra il vento e le idee, tra il Mediterraneo e il mio mondo interiore.

      Oltretutto, Mediterranea è un progetto collettivo, che riguarda tante persone in uno schema del tutto nuovo di realizzazione comune di un sogno, di un programma, possibile perché condiviso e condiviso perché possibile, nel consueto rimando tra concretezza e idealità. Dunque qualcosa in cui io non decido, semmai influisco come altri sulle decisioni, se riesco le ispiro, ma come me altri. La mia sovranità limitata implica scelte anche in parte diverse da quelle che farei io, ma che per senso delle cose comprendo accetto e coadiuvo.

      Dunque collegare le mie convinzioni, le mie scelte, l’apparato ideale e politico a questo appello per aiutare Mediterranea è scorretto ontologicamente. Quel castello, quell’apparato di pensieri e stratagemmi, funziona perfettamente: io ho mollato lavoro e certezze per vivere più autenticamente, l’ho fatto senza paracaduti immobiliari, mobiliari, di garanzia, non avrò la pensione, vivo con poco, e tutto funziona bene. Assai meglio del previsto, anzi, cioè a minor costo e con maggiore profitto esistenziale. Tutti i miei personali progetti collaterali (dunque non sostanziali, se anche importantissimi) hanno avuto fin qui fortuna, sono stati possibili, hanno generato il piacere e il benessere ipotizzato, non hanno richiesto soldi che non avessi, e l’ostacolo delle mie scelte inconvenzionali non li ha limitati, anzi, semmai li ha esaltati (basti pensare al tempo che ho potuto dedicare loro).

      Progetto Mediterranea, il primo progetto non solo mio, ma condiviso, ha invece avuto un problema imprevisto, ed a questo la reazione è stata quella di chiedere aiuto. Il che, va specificato, ha consentito la scoperta di molte cose: tanta tanta gente che ci seguiva, cosa che non sapevamo; tanta gente che sentiva anche suo questo sogno, altra cosa insaputa; tanta gente che ha voluto dimostrare e me e al progetto, anche concretamente, la propria vicinanza; tanta gente che ha dichiarato di farlo PER SE, perché vuole che Mediterranea viva e vuole un giorno farne parte. Che bello!

      abbiamo fatto male a chiedere aiuto? io non credo. E’ vero, come ha detto qualcuno, che forse nel tempo anche facendo da soli Mediterranea avrebbe superato i suoi guai; è anche vero che se Mediterranea fosse fallito, come intero progetto, io non sarei morto (come ho spesso spiegato, l’unica cosa cui non potrei sopravvivere è l’impossibilità a scrivere, ma qualunque altra cosa, pur dolorosamente, non è essenziale per vivere, per me, nonostante abbia anche un ruolo così importante. come il mare. Un uomo in equilibrio lo è a prescindere da ciò che fa. Ciò che facciamo non ci sorregge, semmai il contrario se ci sorreggiamo sulle nostre gambe, psicologicamente ed esistenzialmente, allora possiamo fare), ne sarei stato triste, molto triste, ma sarei andato avanti, e magari più in là ci avrei riprovato, chissà. Un buon progetto viene sempre realizzato. Ma nel complesso credo che sia stato giusto fare l’appello, anche perché intorno a me c’è gente che ama mediterranea e vuole realizzare questo progetto come e più di me e vede in esso lo strumento di emancipazione della propria vita. Cose di cui avere anche maggior rispetto che per le mie semplici istanze individuali.

      Dunque calma e gesso:
      1) qui non si parla dell’impalcatura delle mie convinzioni e scelte, che funzionano egregiamente (con buona pace di alcuni) e sono la testimonianza che si può (e si deve, a mio parere) vivere diversamente (non solo per sè ma anche per il mondo che ci circonda)
      2) Mediterranea è la prova che le buone idee, corroborate da passione e autentica compromissione personale generano opportunità che, secondo i profeti della crisi, non dovrebbero esserci
      3) i sogni, i propri progetti, sono cosa per cui occorre tanta determinazione, occorre non mollare, occorre lavorarci sempre, non solo nel weekend, perché le difficoltà sono tante e se i sogni sono buoni e ci si mette d’impegno, con caparbia determinazione, si possono superare
      4) quella per la propria autentica vita non è una scampagnata per signorine, ma è una battaglia durissima, che implica a volte anche dei compromessi, auspicabilmente non troppo compromissori e in contrasto con le proprie convinzioni, ma certo che implicano il coraggio delle scelte
      5) Questo continuo ragionare ci fa bene, ci fa fare domande, ci fa venire dubbi, a me per primo, e i dubbi a cui si diano risposte sono la benzina della nostra vita. ricordiamoci sempre che senza domande non si fa un metro, come senza darvi risposta in tempi adeguati e con il dovuto acume

      Grazie a tutti. Io sono qui, come da sempre, e la MIA VITA PERSONALE prosegue come da programma, cioé senza riscaldamento per non spendere soldi e bruciare idrocarburi (14 gradi in questo momento a casa mia), senza pensione, senza aiutini famigliari o di privilegio (le donazioni a Mediterranea producono zero euro per me, tanto per capirci, ma aiuto a 9+50 persone che ne compongono e comporranno le schiere), consumando diversamente, con una diversa mobilità, con un diverso uso del tempo, impermeabile alle profferte del sistema, alle lusinghe del denaro, in una casa che costa poco, ristrutturata da me in larga parte, con mobili e oggetti costruiti da me integralmente, con relazioni improntate al rispetto per la mia esigenza di solitudine, etc etc.

      Un caro saluto.

  16. Lo scambio di idee di questi giorni mi ha fatto venire in mente una riflessione a proposito del “downshifting” (ma che può essere applicabile anche nella vita “normale”).
    Qual è il ruolo della solidarietà o del mutuo soccorso nel mondo che viviamo oggi?

    Cerco di spiegarmi: se una persona si trova in difficoltà più o meno momentanea (che sia un downshifter o no) può confidare nella solidarietà del suo circolo di relazioni o deve mettersi l’anima in pace e rassegnarsi a sfangarsi da solo?

    Sinceramente a me spaventa la seconda opzione, non perché potrei ritrovarmi nella melma e nessuno ad ascoltare l’appello, ma perché in un tempo di crisi generalizzata come quello che stiamo attraversando, avere la speranza che là intorno qualcuno possa aiutarci se siamo sconfortati può evitare che qualcuno ceda alla disperazione estrema.

    C’è ancora spazio per la solidarietà oggi oppure “dipende”?

    Buon fine settimana!

  17. Il progetto sarebbe fallito, senza la richiesta di aiuti? E’ possibile, per quanto io non lo creda. Dunque la richiesta di aiuto è più che giusta, per quanto mi riguarda.

    Il messaggio di Simone è stato un po’ frainteso da qualcuno, mi sa: forse si è scordato che Simone dichiara di vivere con 7-800 euro al mese, non con ZERO. Emanciparsi dal sistema occidentale money-oriented, quel tanto che basta a non farti sentire più degli schiavi ed avere tempo per i tuoi sogni.
    E’ ovvio che se per il tuo sogno ti servissero 2 milioni di euro e volessi fare tutto da te, senza nessun altro, non puoi fare altro che farti un mazzo tanto e lavorare sodo. Anche in quel caso allora sei uno schiavo? Secondo me no finché lavori per il tuo sogno. E se non ti sta bene farlo, allora cambia sogno e scegliene uno da 200 euro. O chiedi aiuto.

    Meglio mandare soldi per la Sardegna? E perchè non distribuirli a quelli che con ‘sto freddo sono costretti a dormire per strada nella TUA città?
    Pretendere di spiegare a qualcuno come è meglio che spenda i soldi finisce col portare a cose del genere: “ma come, spendi i soldi al ristorante e non pensi a tutti quelli che si puzzano dalla santissima fame? Risparmia, cavolo, e fai una donazione alla Caritas!”.

    Comunque, tutto sommato, Simò hai scatenato poca polemica 😀

  18. La valenza del Progetto Mediterranea non è in discussione, qui si deve valutare se sia corretto l’utilizzo di questa platea per raccogliere fondi.

    Ho già espresso la mia perplessità in Bivi e Burrasche ricordando anche la presenza degli sponsor e che secondo me dovrebbero essere coinvolti per la copertura economica.

    Immaginiamo tutti gli amici impegnati in un percorso di rinnovamento che devono affrontare difficoltà di ogni tipo, immaginiamo che su questa strada intervengano situazioni impreviste, bene, è il percorso che fa anche da nostra meta, è il modo di come individualmente siamo in grado di costruire il nostro sogno con le nostre forze che rende valido il nostro obiettivo.

    Un apporto esterno “finanziario” omologherebbe le nostre azioni a quelle che fino a ieri abbiamo visto con sospetto.

    Cosa accadrebbe se ognuno di noi alla prima grande difficoltà immagina che la sola via d’uscita possa venire dall’esterno? Significherebbe che il nostro progetto/sogno è fallito.

    Non dobbiamo sentirci in debito nei confronti di Simone perché i suoi libri li abbiamo acquistati, il suo blog, sempre pieno di intense riflessioni per noi importanti, è comunque la sua piazza dove incontra noi, incontra il dialogo, il confronto e questa stima, spero reciproca, mai dovrebbe essere utilizzata per ragioni materiali.

    Ciao. Giancarlo

  19. Per la prima volta, Simone, non capisco: perché aizzare lo scontro con chi… non capisce?

    L’ho già detto e ribadito: aiutare Mediterranea è aiutare innanzitutto noi stessi. Perché è aiutare a sostenere un… SIMBOLO, prima ancora che una barca, una persona o un progetto.

    Aiutare Mediterranea è emanciparsi da un certo terzomondismo da parata, buono solo per placare le inquietudini della nostra coscienza. Come dice giustamente Dona, occorre aiutare prima chi ci sta vicino. E cosa c’è di più vicino a noi stessi del… nostro cuore e dei nostri sogni? Ce li abbiamo dentro… più vicini di così!

    Preserviamo la spregiudicatezza, oggigiorno, di saper difendere un sogno, probabilmente più coraggioso di quelli che sappiamo sognare noi.

    Chi non lo capisce, lasciamolo nel suo brodo. Ma non aizziamolo. (Forse, non lo merita neanche…)

    Ciao.

  20. … tornate a casa nani, levatevi davanti che per la mia rabbia enorme mi servono giganti …

    p.s. grazie simone per la tua risposta al mio commento di stamattina: ha addirittura migliorato una giornata gia iniziata benissimo

  21. Ciao Simone. Non so se ti ricordi di me. Ci siamo conosciuti tra Modena e Reggio Emilia alcuni anni fa alla presentazione dei tuoi libri. …….le mie parole d’ordine erano Lecce e mia figlia. …il mio piccolo downshifting….ora dal Salento vivo il mare come una costante, il lavoro come una fonte di sostegno per godere del resto. …non più schiavo ma consapevolmente impegnato. Molto devo anche a te, ai tuoi libri, alle parole ascoltate, alle sigarette fumate con te tra una birra ed un’altra. ….da modesto marinaio mi sono approcciato alla vela, innamorandomene…perciò come nn raccogliere l’sos lanciato. ..ho appena dato il mio contributo. ….avrei voluto fare di più. .. spero di rivederti presto, in Salento o per mare….ti abbraccio marinaio.

  22. Io ho sentito Simone a La Spezia raccontare con entusiasmo il progetto Mediterranea è ho voluto dargli un piccolo aiuto.
    Dobbiamo (devono, io odio le barche 🙂 occupare un’isola, servono fondi……

  23. @Simone: credo che uno dei punti cruciali è che tutti noi qui sopra abbiamo qualche sogno più o meno difficile da realizzare. Molti di noi probabilmente hanno dovuto “rimandare a data da destinarsi” questo sogno perché un po’ a corto di liquidità.
    La gran parte di noi è pienamente consapevole che se ci mettessimo a chiedere in giro soldi per il nostro sogno, perfino i parenti e amici ci manderebbero a stendere e ci direbbero di metterci a lavorare seriamente 😉

    In questo mare di persone c’è chi dice “se non posso realizzare il mio, magari il poco che posso dare serve a realizzare quello di un altro” e c’è chi dice “visto che qui non c’è nessuno che aiuta me, ma perché dovrei aiutare lui che poi di possibilità (visibilità, notorietà, tutte cose che generalmetne finiscono con una à)ne ha più di me?”

    Il succo del discorso è “se tu hai scelto di vivere con poco, di non essere schiavo del sistema, allora arrangiati nel bene e nel male. Sennò facevi il bravo come noi e ora avevi i soldi per riaggiustarti la barca tutti sudati”.

    PS: è solo una riflessione. Simone dovrebbe sapere già come la penso sulla “giustezza” del suo appello 🙂

  24. Simone, il problema non è il fatto in sé che tu abbia chiesto una colletta, né tantomeno che alcune persone vi abbiano partecipato. Il punto è che fino a ieri l’altro, a chi poneva il problema della fattibilità economica nel cambiamento, hai risposto che l’aspetto economico non è fondamentale:
    “Il problema non è mai economico: non è che oggi manchino i soldi e dunque i sogni non si possono realizzare. Le cose sono esattamente all’opposto: non ci sono sogni, dunque i soldi per realizzarli non circolano, e questo appare a tutti come un ostacolo insormontabile (e una splendida scusa)”.
    Ma tu su quale base ritieni di poter dire agli altri che i soldi non sono un problema, che non cambiano perché non hanno sogni o volontà, senza che tu conosca nulla delle loro vite? E poi sei il primo a chiedere una colletta!? Queste affermazioni tra l’altro sono irricevibili da parte di chi ha cambiato vita potendo contare anche su stipendi ragguardevoli, liquidazione da manager, casa di proprietà, risparmi, barca a vela.
    Dopo la pubblicazione di Adesso Basta hai cominciato progressivamente a sostenere questa tesi, perché hai capito che era il punto debole del tuo libro, quello che ne incrinava la tesi di fondo, e sul quale ricevevi più critiche. Era ed è evidente che il tuo caso è estremo e particolare. Hai cambiato vita non solo perché volevi, ma anche perché economicamente potevi. Questa notazione, seppur evidente, non l’hai voluta mai accettare. Ed è questo che ha irritato molti. Volere negare un’evidenza, e poi pontificare anche sugli altri ed accusarli di non voler cambiare. A chi poneva il problema economico, hai sempre risposto che il problema è altro. Fino a ieri l’altro, nei commenti ad uno degli ultimi post “Cicoria e altre storie”, : “Lascia stare il primo aspetto, quello del denaro. Lavora sul secondo (coraggio e disciplina)”. Ora però chiedi una colletta, e quella che era già una evidenza diventa un’enorme contraddizione. Se sostieni incessantemente che l’aspetto economico non è un problema, e poi chiedi una colletta, non sei coerente.
    Immagina se quelli ai quali hai chiesto una colletta, invece di contribuire, ti avessero risposto che l’aspetto economico non è un problema, se ti avessero suggerito come fai tu, di concentrarti su altro invece di pensare ai soldi!? Non avresti certo ottenuto 20 mila euro in una settimana!
    A chiunque ti ha posto il problema della fattibilità economica nel cambiamento, hai sempre risposto che il problema è altro. Adesso la lezione che impartisci continuamente agli altri che fine fa? E chi si è sentito dire da te fino a ieri che l’aspetto economico non è un problema, che dovrebbe dire? Quelli ai quali hai risposto che dovevano far da se? Che criticavi aspramente perché “chiedono a qualcuno che faccia il lavoro per loro”? E quelli sui quali ironizzavi dicendo che pur di non cambiare “invocano malattie incurabili, tare ereditarie, fallimenti finanziari” ? A rigor di logica ti dovrebbero rispondere allo stesso modo: se l’aspetto economico non è un problema, i soldi per riparare la tua barca prelevali dal tuo conto in banca, oppure vai a lavorare, uno di quei lavori che prima di metter su una somma sufficiente non basta una vita, ragion per cui migliaia di persone non possono cambiare o scollocarsi, e devono sentirsi anche dire da te che il problema non è mai economico! Insomma dici agli altri che il problema non è mai economico – e già questo è ampiamente discutibile – poi però chiedi una colletta!

  25. Stefano hai ragione che ognuno è libero di aiutare chi vuole e come può, ma sai.. anche altre barche in quell’occasione hanno avuto danni e anche più ingenti…allora avrebbero potuto chiedere aiuto anche loro? Non lo so. Qui non si tratta di pane o di pericolo di vita, ma di un sogno che DEVE andare avanti come tutti i sogni autentici e veri..ma che se, per circostanze infauste, prende una battuta di arresto e si autofinanzia con il lavoro anche se più lentamente e non con la colletta sociale…nulla di terrificante. Ma è solo e soltanto una mia opinione…

  26. Simone, se tutto va bene, lunedì firmerò un contratto che mi permetterà, previo decurtamento dello stipendio, di lavorare dal lunedì al giovedì senza straordinari….sono così felice, e così grata a te che mi hai fatto capire CHE SI PUO’ FARE….non ti curar di loro, continua a perseguire i tuoi sogni!!…

  27. Non capisco perchè mettere in correlazione il fatto di vivere in una certa maniera con la richiesta di aiuto per la barca.
    Cioè, implicitamente state dicendo che se Simone avesse avuto un lavoro in azienda da 1000 euro al mese (come tanti di noi hanno), allora si sarebbe potuto riparare la barca da solo?
    Oppure la sua richiesta d’aiuto sarebbe stata più legittima?
    Se proprio volete mettere in discussione qualcosa, è la scelta delle persone che hanno deciso di rispondere a questa richiesta d’aiuto.
    Ma io non lo faccio, perchè ognuno è libero di aiutare chi vuole.

    • stefano, stanno dicendo: “ma tu non eri quello che diceva che si può vivere senza lavorare in modo pedissecuo e tradizionale? non eri quello che diceva che si può fare a meno di gran parte del denaro, non avere stipendio…? Beh allora adesso te la devi cavare da solo!” Ecco quello che stanno dicendo… E ti dirò che a me è costato fare questo appello. Io non ho mai chiesto niente a nessuno. Ma in questo progetto siamo in parecchi, non comando io, e le esigenze del gruppo di squattrinati che siamo implicava questo appello. Ne pago il prezzo, è giusto che sia così. Certo mi colpisce come siano col dente avvelenato… Milionari radical chic, ma pensa te…

  28. Eh…lo so. Ma ero in ristrettezze economiche mica da ridere….porcapaletta. Non che adesso navighi nell’oro ma non avevo trovato nessuno per arrivare lì. Contavo in un altro incontro. Comunque ho delle domande specifiche e personali.

  29. Ciao, come e dove posso trovare informazioni dettagliate sull’organizzazione del viaggio di Mediterranea? Contavo di vederti a qualche presentazione , ho saltato La Spezia per motivi miei, ma ho capito che per un po’ non ne farai. Peccato.

  30. Non faccio parte di Mediterranea, ma spero un giorno di poter navigare con voi e condividere questo sogno..vi ringrazio di aver fatto sapere tramite un appello che c’erano dei problemi..di aver condiviso non solo le cose belle ma anche le difficoltà..di aver chiesto una mano..Ci avete fatto sentire parte del progetto e del sogno..

  31. @simone non ho detto subito che la risposta è esaustiva e ho capito ma lo è stata, diciamo che non condivido a pieno la scelta della donazione per le riparazioni, ma è una mia opinione legittima quanto la tua, il progetto poteva anche rallentare ma sarebbe andato avanti lo stesso magari rallentando un pochino senza chiedere aiuto l’indomani, ma ripeto è una mia opinione. basta…relax.. non credo di aver usato toni offensivi ma ho solo espresso un dubbio e tu prontamente hai risposto.

  32. @antonello: io lo capisco il tuo discorso. Il problema è che c’è sempre qualcosa di più importante se andiamo a cercar bene e ci guardiamo intorno.
    Conosco tante persone (il fenomeno direi che è molto vasto), anche miei familiari, che adottano bambini a distanza, o interi villaggi in Africa, oppure fanno donazioni per la ricerca sul cancro o su altre malattie (generalmente dopo averne patito in famiglia), o per Emergency e MSF e associazioni di vario tipo, UNICEF, Greenpeace, WWF… la lista è davvero infinita.
    Gesti nobili, per aiutare chi è in difficoltà.
    Le stesse persone, però poi, quando si tratta di aiutare concretamente qualcuno a due passi da loro (e l’ho visto accadere) trovano sempre la scusa buona per non farlo. Si può adottare un villaggio ma mai invitare un barbone a casa propria per dargli da mangiare e da pulirsi (portiamo l’esempio all’estremo). C’è sempre una causa migliore da sostenere, oppure quella persona non è stata buona con loro, oppure se ha problemi è perché se l’è cercata… altra lista infinita di motivi per non sudare e sporcarsi davvero con i problemi degli altri.
    Io preferisco aiutare chi conosco o chi ho vicino, come posso. Preferisco i gesti concreti all’invio di denaro, ma in alcuni casi non si può.

    Buon fine settimana a tutti.

  33. simone …dunque? dunque mi hai spiegato e ti ho detto poi che il progetto troverà modo di esser finanziato anche per il gasolio e quant’altro…basta, sei stato esaustivo. hai perso qualche minuto per scrivere e che sarà mai… mica il tempo è denaro 😀

    • beh fabio, la comunicazione funziona in modo diverso. uno dice una cosa, l’altro risponde, il primo dice se la risposta era esauriente, oppure no e perché… comunque, ognuno comunica come vuole.

  34. Luana, il mio sogno in questo momento, come per altre migliaia di persone, è di aiutare la gente e gli animali (nel mio caso specifico) in sardegna. donare denaro per queste cause lo trovo più nobile che per ricostruire una barca di milionari che portano in giro radical chic per il mediterraneo. saluti.

  35. sapete cosa c’è di bello in tutto questo? che se Mediterranea andrà avanti come io spero, sarà la vittoria di un modo di vivere e di fare assolutamente positivo, sarà la concreta evidenza che i sogni possono avverarsi, possono realizzarsi, sarà l’evidenza che l’unione fa la forza. Io posso donare poco rispetto alla cifra che serve, ma se doniamo tutti, se partecipiamo tutti, saremo tutti un pò più “poveri” ma molto molto più ricchi dentro, credetemi. Ricchi perché abbiamo abbracciato, condiviso, un modo di fare, di vivere, di sognare, che è quello auspicabile per costruire la felicità di ognuno di noi in questo mondo. IO CI CREDO e Mediterranea andrà avanti.

  36. Secondo qualcuno già il fatto di maneggiare (intendo proprio toccare!) del denaro è da consumisti/capitalisti/money oriented people.
    Del resto c’è chi ha affermò che l’avere nome e cognome fosse inequivocabile e inestinguibile segno dell’appartenenza ad un sistema… (questa fu strepitosa)

    😀

  37. Forse questi due – tre ” incazzati ” vale la pena lasciarli perdere: non sanno proprio cosa vuol dire VIVERE per un sogno. Complimenti! Bella quota raggiunta

  38. sono lo stesso che ha scritto un pensiero critico e fuori dal coro degli elogi nel tuo precedente post.
    e no, non sono velista e men che meno del nord come hai ipotizzato. mai stato in barca a vela bensì con altri interessi.
    mi limitavo, invece, ad esprimere lo stupore per una raccolta fondi (tanti fondi, nello specifico) da parte di chi, per uno strano gioco del destino, predica ai propri lettori e seguaci di abbandonare l’occidental visione money-oriented. è curioso, oserei dire paradossale, nonché molto contraddittorio. coerenza? zero.
    ma tant’è. si tratta di un progetto cultural-scientifico.

    • “venite pure avanti, voi con il naso corto…” Forza, fuori tutti, dai, sono passati dieci giorni. eccoci qui, non mi sottraggo.

      allora: “da chi predica ai propri lettori e seguaci di abbandonare l’occidental visione money-oriented”. Esatto, quella basata su tante cose tra cui il contrario esatto della donazione e della solidarietà, semmai sulla cultura mercantile sempre e comunque. La mancanza di coerenza dove starebbe?

      Poi? Tutto qui?

  39. vabè dai per fortuna nessuno è rimasto senza pane e senza tetto…

    il progetto mediterranea è molto bello, e si troverà un modo per finanziare anche il gasolio 🙂

  40. è disgustoso pensare “ben gli sta”, una delle cose più belle della gente di mare è la solidarietà dinanzi ad un problema, ad esempio è consuetudine, se sei in banchina e qualcuno sta ormeggiando, che ti avvicini e gli favorisci le cime, è così che funziona. e questo è un primo livello di lettura.

    il secondo livello di lettura è una sua scelta, non giudicabile, ma che ognuno è libero di condividere o meno. non nascondo che un po’ stona dinanzi al “questa barca si è pagata da sola” che si diceva del first. e se tra qualche anno bisognasse cambiare il genoa o il sartiame che facciamo una altra sottoscrizione sociale? e poi i charteristi in estate continuano a pagare le loro quote? mmmm…un po’ stona.

    con simpatia critica 😀

    • anche questa barca si è pagata da sola e continuerà a farlo, inclusi sartiame e genoa, com’è avvenuto per Faamu-Sami. con un’assicurazione ben fatta e più chiara saremo anche al sicuro da questo genere di danni. questa condizione è straordinaria, come straordinario è l’appello.

      la barca non farà più charter fabio. intraprende una spedizione culturale, nautica e scientifica, dunque farà la sua rotta. stiamo costruendo un gruppo di circa cinquanta persone che salirà a bordo quando vuole, per quanto tempo vuole, per 5 anni, dunque sarà il SUO viaggio, e per il periodo di 5 anni anche la SUA barca, che dunque cofinanzierà.

      Il charter sarà solo in caso d’emergenza, se i soldi non ci bastassero. anche se non ho capito cosa ci sarebbe stato di male se avesse continuato a fare charter… che facciamo sottoscrizione no, charter no…? e come mettiamo gasolio?

      comunque, ognuno, nelle domande che fa, rivela il suo pensiero. chi vede qualcosa che stona non è molto intonato, spesso.

  41. Io mi associo a Laura (che non conosco)nell’esprimerti solidarietà e nel desiderio di rivederti a Rimini o nei dintorni. Adesso hai altro da fare, lo so, ma noi aspettiamo fiduciosi! Più che mai buona vita!

    • care laura e luna nera. non vedete presentazioni in agenda perchè le ho interrotte, sia per motivi famigliari sia per le questioni di Mediterranea, sia poi perché ero stanco di girare. ne ho fatte centinaia, ho bisogno di fermarmi. da febbraio marzo qualcosa ancora farò, a me piace incontrare i lettori e parlare dei miei libri, dei miei progetti. mi invitano sempre molto, spesso, sto declinando, ma da febbraio ne accetterò alcune, almeno. grazie del calore. ciao!

  42. Vorrei solo dire a chi ti critica, che tu ci stai mettendo la faccia, le forze, lo spirito di iniziativa,la volontà.
    Forse è proprio questo che scatena le invidie, i rancori e la cattiveria.
    L’appello c’è, ognuno è libero di aderire,rifiutarsi o essere indifferente.

  43. Ciao Simone ,io mi sento una co-sognatrice , ho seguito il tuo progetto fin dall’inizio probabilmente non salirò mai su Meditterranea ma con il cuore vi sono vicina, una cosa non mi piace …….vedere l’Agenda (la tua) vuota ,nessun incontro in programmma !!!! Dimmi che anche quest’anno vieni a Rimini alla Lavanderia ricircolo di cervelli …un abbraccio .Laura

  44. Concetti chiari e ben motivati, una sola cosa non mi é chiara:
    chi potrà partecipare alla navigazione, per quanto tempo, quale grado di competenza e sapere ecc.ecc.? Per quanto mi riguarda, credo di avere capito che i sogni potranno essere realizzati unicamente da un ristretto gruppo di persone legate a te, o mi sbaglio? Per tutti gli altri sognatori, si tratterrà di percorsi di poche miglia? Allora non vedo come uno può sognare. Personalmente ho avuto l’occasione di navigare in terra del fuoco con l’amico Giorgio e Mariolina Ardrizzi, li cito perché, loro a suo tempo, hanno sognato e realizzato il loro sogno ( non ancora finito ) navigando anche, in terra Antartica e altro, riscrivendo pure un nuovo portolano dei luoghi. I loro sogni se li sono finanziati con tanti sacrifici.
    Per concludere, il tuo progetto (non me ne volere) mi sembra una furbata di marketing.

    • Ti sbagli Francesco Lomuscio. Chi si avvicina a Mediterranea in questi mesi si candida a venire a bordo quanto vuole, anche per tutti e 5 gli anni. E non si tratta di “amici miei” nel senso che intendi tu. semmai di nuovi amici. Occhio a esprimere giudizi…

  45. Una delle cose che più fanno pensare di quello che scrivi è la rabbia che ci metti dentro quando guardi e giudichi gli altri.
    Penso sia una cosa positiva, che da caratteristiche interessanti a quello che esprimi, senza di essa tutto sembrerebbe il racconto hippie di uno che come dici tu se ne sta girando per il mediterraneo, sarebbe bello anche quello, ma sarebbe un’altra cosa.

    Ogni volta che leggo un tuo post, sobbalzo dalla sedia, come sotto raffica la mente si piega e leggo le altre parole non perdendone una e capendo ogni lettera di ciò che dici o vuoi dire.

    Non so dove andrai tu e non so dove andrà Mediterranea, non ti conosco ma penso che abbiamo una passione che ci accomuna che è far succedere le cose.

    La barca è un mezzo, che in questo momento ha bisogno di cure e noi aiutiamo lei e non te, anche perchè tu le cose le stai facendo accadere anche senza di lei.

    Buon vento a chiunque vuole far succedere delle cose!

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