Non solo per me

Anche un incidente brutto è utile. Disvela, apre, favorisce la comprensione. Non parlerò di quello che ho vissuto dentro in questi dieci giorni così difficili. Lo farà Renato Reis, forse, e lo sta già facendo il pirata Dragut Rais, su pagine che leggerete chissà quando. Però quello che è avvenuto fuori è interessante.

Tanti: “Mi dispiace! Ti aiuto”. Pochi: “Perché chiedi aiuto?” Ricordo di aver fatto un pensiero mentre la barca s’impennava e precipitava giù nella lavatrice della buia burrasca: “Cosa sei disposto a fare per non fermarti qui?”. Risposta obbligata, sempre la stessa da quando sono vivo e penso: “Quello che serve. Qualunque cosa lecita, purché Mediterranea vada avanti”. Quando si sogna concretamente, si finisce per dirsi sempre le stesse cose. La differenza tra fare e non fare. E poi nella vita mi piace smettere, semmai, non dovermi fermare.

Sembra che io, per alcuni, non avrei dovuto scrivere l’appello di cui sapete. “E’ una questione di stile. Ai miei sogni provvedo io!” dice qualcuno. “Perché dovrei aiutarti ad andare in giro in barca?”. “Ma come, sono qui a morire di lavoro, tu non lavori, e io devo aiutare te?”. Li capisco. Come non mi stupisce il brivido di soddisfazione: “Oh, finalmente, non può andargli bene tutto. Ecco che i nodi vengono al pettine. Hai voluto fare quello che molla e se ne va? Eccoti servito”. Soprattutto alcuni velisti, hanno goduto. Peccato mortale, secondo me. Velisti da cortile, tirascotte d’accatto, che hanno dimenticato che in mare la sventura non si augura, della sventura altrui non si gode, e soprattutto, quando capita, genera compassione (etimologicamente: condivisione del dolore). Uno dei pescatori che mi ha aiutato a SBT mi ha detto: “Magari tra di noi ci odiamo, ma se uno ha un problema, fosse pure il tuo peggior nemico, si mette da parte tutto e si va ad aiutarlo per primi”. Toglietevi il giubbottino North-Sail ultimo modello, vergognatevi e imparate.

Io potevo girare per il Mediterraneo per conto mio, piano piano, non ho bisogno di niente. Però avevo un progetto in testa, che ho condiviso. Poi il progetto si è allargato ancora, e ora coinvolge decine di persone, tutte comproprietarie del viaggio e co-sognatrici del sogno. Molte altre si aggregheranno. Il Progetto Mediterranea è un progetto culturale e scientifico, rappresenta ormai un pezzo dei sogni di tanti. Ecco perché ho chiesto aiuto. Ecco perché in tanti ci hanno aiutato. Ecco perché tanti SI sono aiutati.

Io credo che sia finita l’epoca del “solo mio”. Da tempo scrivo e ragiono sul coabitare, coprodurre, coadiuvare. Anche per mare è così: nessuno di noi può avere una barca. Ma insieme, se rinunciamo alla titolarità, alla proprietà assoluta, possiamo. A bordo non conta chi ha soldi, ma chi sa sognare a vela. Certo, l’idea di incontrare gli altri deve suonare come bella, utile, possibile. Per i solitari a bordo non c’è alcun appeal nella condivisione di una barca e di una rotta. Per me sì. E a giudicare dai tanti che ci hanno aiutato, che Si sono aiutati, non solo per me…

Un’ultima cosa. Ringrazio in particolare chi mi ha scritto dicendomi: “Tu hai aiutato me con i tuoi libri, a farmi delle domande o a cambiare. Ora io aiuto te volentieri. Grazie!” Il risultato della partita perfetta, come scriveva Gianni Brera, è il pareggio.

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142 pensieri su “Non solo per me

  1. Caro simone…. Quanta pochezza ma anche quanta grandezza nei commenti a questo tuo post…chi ti ha aggredito, chi ti ha criticato, chi ti ha teso la sua mano amica.. Io posso dirti solo una cosa: GRAZIE. Grazie per averci permesso, in questo momento difficile per te, di poterti essere vicino. Ci vuole coraggio per dividere con gli altri i momenti brutti, quelli in cui ci si sente colpiti dalle circostanze, più fragili, più indifesi. Ci vuole una grande fiducia negli altri per decidere di chiedere aiuto, di tendere la mano agli altri affinché ti tendano la loro. GRAZIE per averci dato questa fiducia, per avere confidato nel nostro affetto nei tuoi confronti e per averci dato la possibilità’ di potere fare qualcosa per te, per voi, per il tuo pionieristico progetto culturale. Questo è’ moltissimo. E’ un messaggio di fiducia e di solidarietà in cui è’ stata data prova che le persone sensibili ci sono ancora, e che, persi in queste nostre assurde vite frenetiche si riesce ancora a trovare la forza e l’energia per sognare questo sogno insieme a voi. Questa tua richiesta di aiuto e’ un messaggio di speranza, la speranza che sia ancora reale un mondo in cui ognuno di noi possa contare sulle persone che gli vogliono bene nei momenti difficili e possa tendere la mano e trovare una mano da stringere. GRAZIE per averci dato modo di essere li con te, in questi giorni difficili. Ti invio con gioia il mio piccolo contributo, e sogno con voi ogni giorno un mondo così, fatto di ideali, di progetti che possano migliorarci, di fiducia reciproca, di solidarietà. Un mondo che, se ognuno di noi continuerà a crederci, potremo realizzare.

  2. Finalmente un po’ di silenzio, il vento è calato fino alla calma: un giorno intero senza invettive, consigli; “io farei così”, “sarebbe stato meglio cosa’”, spade tratte in tua difesa e altre pronte, come sempre, a ferirti l’anima, a oltraggiare quella parte più intima di te, che è il tuo sogno. Bella un po’ di bonaccia…

    • Ah! Gianni, ci pensavo proprio stamattina, guardavo l’alba nel silenzio assoluto di questo angolo di mondo, pensavo: “io sono qui”, uguale a sempre, timone sempre al centro, e un po’ di calma dopo le burrasche (vere e virtuali) fa bene alle orecchie, agli occhi, al cuore…

  3. Caro Simone,
    era da tempo che volevo scrivere sul tuo blog dopo aver letto Adesso Basta e Avanti Tutta ed essermi analizzato introspettivamente sulla mia vita e su cosa effettivamente aspiri ad essere.
    Mi hai offerto tanti punti di vista e di analisi che mi stanno aiutando soprattutto a focalizzarmi su quel che vorrei fare e su come raggiungere gli obiettivi.
    Come forse tanti mi sono avvicinato ai tuoi libri ed al tuo blog con il tipico atteggiamento “italico”, di chi spera di trovare qualcuno che gli levi le castagne dal fuoco e gli indichi la retta via per la serenità e la soddisfazione personale.
    Con quest’ottica acquistai Adesso Basta leggendo avidamente pagina dopo pagina.
    Poi, col tempo, ho compreso che non dovevo vedere con quali modalità e comportamenti tu avevi deciso di lasciare una strada certa e professionalmente soddisfacente per intraprenderne una più ardua ma più vera: diciamo più tua.
    Dovevo vedere quale poteva essere la mia e soprattutto cosa potevo eliminare delle scorie che quotidianamente si posano sulle mie spalle e sulla mia anima.
    Ho compreso anche un’altra cosa: che in realtà il downshifting non è una soluzione ma un “test” per valutare il grado di soddisfazione che ciascuno di noi ha della propria vita.
    Sono ancora a metà della analisi ma non escludo che possa giungere alla conclusione che devo escludere dalla mia vita qualcosa ma non necessariamente il lavoro che sto facendo.
    Avendo letto tanti tuoi post e qualche libro mi permetto pertanto di dirti, benché non richiesto, la mia su tutte le critiche che ti sono piovute addosso.
    Una buona parte dei “rancorosi” si è sentita tradita e delusa perché vedeva in te quello che poteva dargli la soluzione ed invece alla fine ha dovuto, probabilmente contro voglia, cedere sui soldi. Ben inteso che il progetto Mediterranea da quanto hai raccontato è complementare ma non indispensabile per la tua decrescita felice.
    Un’altra parte ti ha assalito perché “a noi ci piace” puntare il dito e giudicare.
    Io personalmente, se permetti un appunto, mi sarei comportato diversamente da quanto hai fatto insieme agli altri armatori di Mediterranea. Non avrei chiesto una donazione, bensì una sorta di micro credito con possibilità di rientro compatibile con le vostre entrate. Il Blog ed i libri che hai scritto sono pieni di particolari sul baratto, sull’arrangiarsi e sui risparmi che da tali metodi si possono raggiungere.
    Trovo che sarebbe stata un’ottima occasione per diffondere un fenomeno che in Italia conosciamo poco e che tu avresti potuto contribuire a diffondere.
    Aver chiesto invece un aiuto a fondo perso è stato poco coerente, ancorché necessitato.
    Io non dubito della tua buona fede però, se ho imparato a conoscerti un po’ (magari mi sbaglio), forse le critiche ti hanno fatto pensare che qualche errore di comunicazione lo hai compiuto anche tu.
    Grazie ancora per gli ottimi spunti di vita che mi hai trasmesso e ti auguro di poter raggiungere i tuoi obiettivi e goderteli appieno.
    Michele

    • grazie a te michele. la questione della “contropartita” è lunga e difficile da affrontare. è la prima cosa che abbiamo pensato, ma sarebbe stata soggetta a fatturazione etc, dunque l’abbiamo scartata. quello che tu dici è parte del ragionamento di gruppo che stiamo facendo, invece, tramite il quale stiamo creando una sorta di gruppone che farà insieme il viaggio, anhe aperto a gente che incontreremo lungo la via. anche il quel caso ci troveremo qualcuno che ci critica per varie questioni, me lo aspetto.
      ogni scelta ha dei pro e dei contro. io so che quasi tutto quello che mi viene automatico fare non è la norma, non è previsto, non ha un nome… è la storia della mia vita. ma è anche giusto che sia così. mi sono reso libero per tutto quel che ho potuto anche per battere sentieri nuovi, pensati da me, non copiati, non già fatti. che poi è il gusto maggiore della libertà.
      grazie dei tuoi ragionamenti e di tutto il resto.
      ciao.
      s.

  4. “…Os ofrezco la vida para volver a Ser…” che tradotto sarebbe offrire la vita per tornare ad Essere. Questa frase ebbi la fortuna di ascoltarla per bocca di una grande persona che ci aveva trasmesso un’energia e un modo di approccio alla vita differente dal convenzionale. Aveva aperto i nostri occhi e indicato la via per tornare a riprenderci in mano le nostre vite, a noi spetta mettere la voglia, la determinazione e la capacitá di affrontare questo viaggio. Lo stesso mi capita leggendo i tuoi testi o il tuo blog, ti saró sempre grato per avermi aiutato ad aprire gli occhi, ad impegnarmi in un progetto che possa dare una speranza a me alla mia famiglia.
    Invidia e rimorsi sono brutte malattie che dovremmo imparare a combattere e scacciare dalle nostre vite per lasciar spazio alla cooperazione!

    Sento la necessitá di aiutare il progetto Mediterranea, appoggiandolo non solo economicamente ma anche e soprattutto moralmente.

    Un caro saluto a tutti quelli che si battono per la realizzazione di un progetto che possa aiutarli ad Essere!

    Buon vento

    • Grazie Daniela, grazie Fabrizio. Bello quel “soprattutto moralmente” finale. Le barche vanno avanti, come la vita, non solo col denaro. anzi, soprattutto col resto. con buona pace di chi la pensa diversamente… ciao

  5. Ciao Simone! Leggo solo ora ciò che è successo e ti aiuterò senz’altro. Un tizio in scooter mi ha affiancato mentre ero in bici e mi ha scippato.dentro la borsa avevo tutto è ho perso anche il tuo numero di cell. Scusa se uso il blog ma non so come altro fare. Quando puoi mi mandi un sms? Grazie e in bocca al lupo x Mediterranea un abbraccio dani

  6. Io francamente non capisco il motivo per cui alcune persone continuano ad attaccare Simone per questa iniziativa….ho letto molte volte la parola “delusione” come se queste persone si aspettassero qualcosa in più dall’eroe Perotti…Io ho trovato molto pertinente l’intervento di Francesca Piro quando scrive “Ma voi ce l’avete un sogno” ? Se avete un sogno non avete certo bisogno di proiettare le vostre paure o le vostre aspettative su altre persone ma vi mettete in cammino per realizzarlo. L’appello di Simone è sacrosanto, io non ho partecipato perché non sono coinvolto nel suo sogno e ne ho già tanti di miei che faccio fatica a realizzare…fino ad oggi non ho dovuto fare appelli (a parte il fatto che raggiungerei 1 millesimo di persone di quelle che può raggiungere Simone) ma se ci dovesse essere il bisogno potrei anche farlo, non a cuor leggero ovviamente perché sarebbe una situazione di emergenza…Continuare a fare le pulci sulle contraddizioni di Simone non ho capito dove può portare, oltre alla soddisfazione di vederlo finalmente fiaccato da tanti attacchi (cosa che per fortuna non succederà) oppure trovare delle scuse alle proprie frustrazioni. E se poi dovessimo scoprire che tutti i libri e le montagne di parole scritte e dette da Simone fossero delle fesserie ? Credo che sarebbe più un problema suo che delle migliaia di lettori che nutrono aspettative nei suoi confronti. A questo proposito mi viene da chiudere con una bella preghiera incollando le parole di un uomo illuminato “Io sono io. Tu sei tu. Io non sono al mondo per soddisfare le tue aspettative. Tu non sei al mondo per soddisfare le mie aspettative. Io faccio la mia cosa. Tu fai la tua cosa. Se ci incontreremo sarà bellissimo; altrimenti non ci sarà niente da fare.”

  7. “…continuerei a vivere tentando l’ardua via della libertà e, se ne ho la forza, farei un nuovo progetto, come certamente farò sempre, fino alla morte, perché sono un progettuale e so che posso coinvolgere la gente, aiutarli con la mia energia a vivere progetti relativi a sogni che forse loro neppure riuscirebbero a confessarsi. Io morirò con una chiave inglese in mano, stanne certo, e non sarò tornato indietro, non avrò negato alcuna delle convinzioni fondamentali del mio disegno di vita e se mi concedi politico, e cioé che si può dire no a questo sistema e vivere costruendone un altro, a cui dire 1000 sì”. S. Perotti
    Basterebbero queste frasi a spazzare via ogni dubbio, ogni incertezza, ogni invidia e gelosia.
    Io non sono un top manager e non lo sono mai stato, non ho girato il mondo, non sono un personaggio pubblico e in barca al massimo sono andato da piccolo con mio nonno a fare un giretto in barca a remi nel mare di Torvaianica, eppure tante cose mi accomunano a Simone e mi ritrovo completamente nelle sue meravigliose parole di cui sopra. Nonostante io e lui veniamo da mondi e percorsi assai diversi, noto nel livore e nella frustrazione di alcuni commenti le stesse critiche che vengono fatte a chiunque tenti di alzare la testa, non importa con quale passato e cerchi come dice Simone, di costruire un altro sistema dalle fondamenta e si badi bene, le fondamenta non sono fatte solo di materia concreta ma soprattutto di un modo di pensare e agire completamente diverso da quello che ci sta portando a fondo. Quell’agire che si ritrova nei suoi libri e appunto nelle sue azioni.
    Con tutte le capacità che ha, la visibilità, se Simone avesse voluto fare tutto questo per soldi o per cercare di fregare qualcuno e farsi le sue vacanze da Vip assieme ai suoi amici, gli bastava andare a bussare da qualche sponsor con tanto materasso di pelo sullo stomaco e stiamo sicuri che altro che i soldi che sta chiedendo gli sarebbero arrivati. Ogni ditta e multinazionale inquinatrice non fa altro che cercare progetti “ambientalmente” compatibili per rifarsi una impossibile verginità e con questo progetto ci sarebbero andati a nozze. Se ne sarebbe potute ricomprare tre di barche, statene certi.
    Piuttosto che prendersela con chi cerca di fare positivamente e che sta dando tutte le spiegazioni e chiarimenti possibili sulla buona fede della sua iniziativa, perché non prendere spunto dalla sua etica della libertà e dall’importante messaggio di riscossa umana che Simone cerca di diffondere e così porre le basi di tanti cambiamenti personali?
    Ognuno con le sue forze, con la sua fantasia, con le persone che sente vicine ma impegni la sua energia per costruire, non per demolire l’altrui speranza e quindi poter dire a se stesso che allora è vero, non c’è nulla da fare, meglio stare a casa ad aspettare, lamentarsi e indicare il dito contro qualcuno.
    Paolo Ermani

    • Già, a proposito di quel che scrive qui sopra Paolo Ermani (grazie Paolo…), mi ero dimenticato della grande banca e del grande imprenditore che ci hanno offerto sponsorizzazioni complete per tutto il viaggio (250.000 euri in 5 anni) e che abbiamo rifiutato perché la prima è una delle peggiori banche che opera nelle peggiori schifezze (dalle armi a tutto il resto, come tutte le banche per altro) e il secondo è quanto meno un tipo sinistro, che ha avuto guai con la giustizia (e con Report) per sofisticazione di prodotti etc.
      Guarda te…, questo era un argomento da usare nel dibattito, non fosse altro che per informarne. Ma alla faccia di chi mi accusa di fare il sofista dialettico, me n’ero completamente dimenticato… Sto invecchiando, oppure mi sto rammollendo. Grazie Paolo per avermelo ricordato…

  8. L’importante è che la barca venga rimessa in sesto e che il progetto continui, se per farlo hai dovuto chiedere aiuto, ben venga, anche questa è una lezione da imparare, ma soprattutto la prova che una soluzione si trova sempre, anche quando si prendono scelte controcorrente ed estreme, come smettere di lavorare.

  9. Noto con curiosità che i post più commentati hanno come tema di fondo i soldi.
    O sbaglio ?
    Sotto sotto tutti abbiamo un cuore da mercante.

    • sono la cosa più immediata e computabile di cui occuparsi, Claudio. La via più semplice per affrontare il problema. Li hanno inventati apposta…

  10. Nove amici hanno un sogno e mettono in direzione anche ostinata e contraria decidono di perseguirlo……poi non contenti ci mettono il VALORE AGGIUNTO: la voglia di condividerlo con gli altri (amici vecchi e nuovi)…….

    ecco io credo che sia questo il punto, perchè le cose belle lo diventano ancora di più se puoi condividerle!!!!!

    Grazie ancora di aver fatto entrare anche me in questo bel sogno di Mediterranea!

  11. Ciao Simone. anche se non partecipo spesso al blog, lo leggo tutti i giorni e quasi sempre ci trovo spunti di riflessione. Quindi, grazie a te e a tutti. Oggi entro per dire la mia, e a quelli che contestano a Simone la richiesta di aiuto per Mediterranea, vorrei dire che che in determinate circostanze della vita chiedere un aiuto non è una forma di passività o vile tradimento dei propri principi, bensì è un’altra sfida con se stessi da intraprendere, che si può vincere solo se oltre a difendere il proprio orgoglio, si ha l’umiltà di conoscere e accettare i propri limiti, di comprendere davvero quanto abbiamo, comunque e sempre, bisogno di amicizia e condivisione della nostra vita, anche e soprattutto quando imbocchiamo strade solitarie e poco battute.
    Susanna

  12. madò che palle… ma come sono tutti seriosi qui..quella che fa la “sintesi” quello che vuole le ricevute, un altro che ringrazia..meeeee. ma fategli fare un po’ come cazzo vuole…(scusate il linguaggio scurrile ma è meno sporco questo che altri toni pesanti)…infondo simone ha ammesso che un po’ sta cosa della colletta stona col resto…e vabè..ha un motivo per farlo. e poi aggiungo una cosa…ma è una mia illazione: forse anche che simone si è preso un bello spavento quella notte, e vedere la barca in quello stato lo ha fatto andare nel pallone…e a caldo ha scelto di chiedere aiuto…e vabè ci sta…ci può stare.. è umano sapete? la strizza al culetto anche lui la tiene a volte…non è perfetto(simone ti prego capisci il senso di ciò)

    vedi simone…qui ti vedono come un dio che non deve sbagliare… che non può avere difficoltà, che vive nella foresta e mangia bacche…

    • io non penso che stoni proprio niente fabio. magari fossi stato da solo non l’avrei fatta, ma questo sta solo alla questione di non essere da soli a realizzare un progetto, è normale. Io non sono andato affatto nel pallone quella notte. Mi sono spaventato, ho reagito, ho lottato, mi sono sfinito, ma ero sempre molto lucido. Poi sul fatto di non essere perfetti, beh questo mi pare evidente e pleonastico da dire. ciao!

  13. Sconcerta vedere quanti erano lì, dietro la porta, in febbrile attesa di un momento come questo. Ecco cosa delude, profondamente. Non c’è da stare allegri.

  14. ahahhahaha….si simone quello sarà anche da vedere… però mi sembra catartico per te in questo momento (ridici che è una battuta) 😀 lo voglio vedere questo!! però quello che ti dicevo vedilo anche!!

  15. Disarmo interiore. Trasformare lo spirito umano per un mondo libero da…
    Aggiungete voi quello che volete.
    E’ lo slogan di una mostra itinerante partita nel 2007 da New York. Nel 2011 è arrivata in Italia con il titolo di Senzatomica http://www.senzatomica.it
    Ma il primo disarmo deve essere il nostro. Spesso siamo violenti con le parole. E non ce ne accorgiamo.
    C’è un bellissimo libro” Le parole sono finestre oppure muri”

    Siamo tutti esseri viventi facenti parte della famiglia umana

  16. Vedi Simone perchè non sono quasi mai intervenuto fra i commentatori. Ho presentato una mia delusione, (relativa al richiedere una donazione senza pezze di appoggio), piccola cosa per me, rispetto al tuo percorso pubblico e già un paio di cose non tornano col mio essere. Tu hai pensato che ti avessi idealizzato come punto di riferimento o meta da raggiungere, mentre mi interessavano molto soltanto le ragioni del cambiamento che tu come altri avete messo in atto. Poi la vita è mia.
    E’ difficile spiegare in poche righe quello che si è veramente. Dovremmo essere qui continuamente a chiarire i facili equivoci, come l’intervento di Franca più sotto che chiede ragioni, non solo a me, di un umano sentimento di delusione come fosse un errore.
    Scrivere che mi aspettavo altro, per coerenza, dopo il danneggiamento della barca, non vuol dire essersi sbagliati. Ognuno per se stesso prende le decisioni che ritiene migliori.
    Continuerò a seguirvi, buon lavoro e auguri a tutti voi, anche alla lupa che difende i cuccioli.

    • Interessante emilio il tuo riferimento alle “pezze dKappoggio”$ pensi che ci sia un problema di rendicontazione, pubblicazione di preventivi, fatture, foto? Lo chiedo sinceramente, per capire. Io ho un rapporto mio con la fiducia, non mi verrebbe mai in mente di chiedere pezze d’appoggio. Il problema dunque e’ aver chiesto aiuto o dover mostrare “prove”?

  17. Vale per la “Questione Perotti” – 😉 – lo stesso principio che vale per ogni altra questione: o si ha empatia per essa, o non la si ha.
    Oltre ad altre belle cose, l’empatia implica fiducia, sostegno, comprensione. O, almeno, uno sforzo di comprensione, quando il senso di un’azione non sia sùbito evidente.
    L’assenza di empatia porta invece all’indifferenza (reazione peraltro auspicabile, dico io) o, come dimostrano certi interventi da queste parti, a un’ostilità più o meno aperta.
    Poco male: così è la vita! Ci si piace o non ci si piace, ci si capisce o non ci si capisce, ci si aiuta o… bla bla bla.
    Poco male anche per Simone, dunque, se non fosse che gli tocca dedicare tempo ed energie per difendersi (ancora una volta) da attacchi e sgambetti. D’altra parte, lui è il padrone di casa: è comprensibile che ci tenga a fare ordine.
    Io, invece, che in questa casa mi limito a sbirciare dalla finestra (ma con il naso ben appiccicato al vetro!) continuo a dare a quel genere di atteggiamenti una rilevanza pressoché nulla. Semmai è la loro manifesta sterilità che continua a colpirmi.
    Ci tenevo a fartelo sapere, Simone, come gesto di solidarietà forse un po’ sghembo ma sincero. A cui seguirà senz’altro, nei prossimi giorni, un gesto più concreto (per quanto minimo, come mi impone il mio stile di vita), dettato da sincera riconoscenza per ciò che scrivi e fai e ispiri.
    Ora: come concludere il messaggio? Con un “in bocca al lupo” o con un “in qlo alla balena”? Vabbè, fai tu. 😀

  18. Simone, sai cosa? Ho letto 2 libri tuoi, tanto tempo fa, che mi hanno aiutata a capire che non ero “strana”, nonostante fossi circondata di persone che cercavano di farmi ragionare.
    Fin da ragazzina ho avuto una visione della vita molto diversa dagli altri, e in quei libri ho trovato la sintesi di ciò che non riuscivo a mettere a fuoco.
    Detto questo, ho la mia vita a cui badare, già complicata di suo per tanti motivi. Perciò non riesco a passare il tempo a guardare e giudicare la vita tua o quella degli altri.
    Ognuno fa le proprie scelte basate sul proprio vissuto, le proprie paure, i propri “pro e contro”, quindi credo sia ingiusto star qui a fare la lista delle mancanze altrui.
    Tutto questo tempo non ce l’ho. Hai chiesto aiuto, potevo aiutarti a modo mio e l’ho fatto. Idem con Sara e con altra gente che non scrive qui.

    Non sono il buon samaritano, ho una buona dose di difetti, egocentrismi ed egoismi ben radicati. Ma rispetto gli altri finché non mi rompono le scatole 😉

    Tu dici di aggiungere l’aspetto politico al mio discorso, per portarlo su una scala più generale e che coinvolge tutti.
    Come vedi, è già difficile parlare di scelte individuali e di piccoli cambiamenti, che viene difficile credere che interessi anche migliorare il mondo
    😀

    Però mi piace venire a leggere qui e di tanto in tanto scrivere!

    Buona serata

  19. Simone, ciao. Mi aspettavo che facessi una domanda ai “delusi”, ma vedo che non la fai. Mi stupisce, perché è la domanda più importante: perché siete delusi?
    Cosa cercavate, e cosa avete trovato, per anni, in quello che scrive Simone, tanto da seguirlo fin qui, e cosa oggi invece vi delude? Come mai vi siete ingannati, o avete preso un abbaglio? Che errore avete fatto?
    Credo che questa domanda sia importante per voi. A me non sembra normale seguire qualcuno per anni e poi per una cosa specifica, seppure legittimamente discutibile, sentirsi delusi. La delusione è un sentimento forte, sostanziale. Si può non condividere un’azione, una scelta, ma delusione è qualcosa di più profondo. Anche perchè il caso mi sembra molto minimo rispetto alle questioni centrali del pensiero e del progetto di Simone.
    Fatevi delle domande, cercate di rispondere, anche in privato, non necessariamente qui, perché leggendovi la vostra delusione ha un suono strano, un pò sordo, di qualcosa che non gira tanto bene. Viene da pensare che non aspettavate che questo, la via per uscire. Non so, magari sbaglio.
    Tu che ne pensi Simone?

    • No, Franca. Nessuna domanda. Ognuno le domande se le fa da solo, se vuole. Qualcosa stona sì, ma ognuno sa quello che fa. Non ingarelliamoci con le analisi troppo del profondo. io so qual è questq dinamica, la conosco. Ma lo tengo per me. Vedo per esempio che i delusi sono tutti uomini…

  20. @Simone

    Portare avanti un sogno con i soldi a degli altri è una assurdità in termini.

    In questo luogo dove dovrebbe esserci uno scambio di idee, la diversità viene sempre avversa e ribattuta a suon di colpi dialettici per mimetizzare l’incoerenza. Mai come spunti critici di autoriflessione.

    Blog troppo personalizzato giusto solo per chi vede in te una guida.

    Peccato perché spesso, come già detto in altri post, alcuni spunti di grandissima riflessione, nei tuoi scritti, emergono.

    Insomma sono un po’ deluso…

    Spero sia solo un arrivederci. Buon vento.

    Giancarlo De Noia

    • E’ un bene Giancarlo. Le differenze devono emergere. Se ce ne sono di sostanziali, almeno. Io quando capisco che una cosa non è per me non sono mai deluso, esulto. Così lo so.
      Nessun sogno coi soldi degli altri Giancarlo. Ma forse il tuo commento è più ampio, più generale…
      Comunque… un saluto.
      ciao.
      s.

      • ragazzi, sto ricevendo commenti che non pubblico perché non hanno nome e le email sono inventate. lo dico solo per ricordarvi che se volete essere pubblicati fate lo sforzo di compilare il campo richiesto. non abbiate paura, qui non credo ci sia la CIA che vi spia e poi dice tutto a qualcuno. Spero, almeno… ciao.

  21. Mi pare che alla base di questa discussione che va avanti da giorni ci sia l’errata comprensione (o forse la NON lettura?)dei libri e dei pensieri che Simone quotidianamente condivide con molte persone.
    Mai ho sentito Perotti dire “vai, buttati senza pensare”. Qui, e nei libri, ha sempre esortato i suoi lettori a seguire i propri sogni con gli occhi non solo aperti ma BEN aperti. Chi si accostava al suo cambiamento di vita volendo emularlo ha sempre detto “sono con te ma va fatto per gradi. Si deve avere un progetto, studiarlo, prepararlo e programmarlo. A volte per molto tempo”. Che poi è quello che ha fatto lui. Mettendo nero su bianco i suoi conti, la sua disponibilità economica senza nascondersi. E allora? E’ una colpa aver lavorato vent’anni e aver messo da parte dei soldi per cercare di vivere la vita che voleva? Il punto è, come sta ripetendo da giorni, che i soldi sono UN PUNTO, non l’unico o il principale. Dov’è la sua incoerenza? Nel voler difendere questo sogno ancora una volta tanto da metterci la faccia e avere l’umiltà di chiedere aiuto per un guaio imprevisto? Incoerente sarebbe non fare di tutto per difendere con le unghie e coi denti tutto questo e retrocedere anche solo di un passo. Ma credo che qui si parlino lingue assai diverse e si cerchi a tutti i costi di cogliere in fallo lui e quelli che come lui ci credono.
    Brutta abitudine.

  22. Dona, con molta semplicità hai espresso benissimo un percorso di cambiamento che, come ha sempre indicato Simone, non inizia con l’abbandono del lavoro. Qui si discute di come vivere una vita più autentica e più libera, meno costretta dai vincoli che anche un buon lavoro ci impone.
    Simone ha dato voce a un sentimento che accomuna molti di noi e la sua credibilità é data dalla Sua esperienza di vita, perfetta o imperfetta che sia.
    Lui ha avuto il coraggio di cambiare, io non ancora, perchè di alcune sicurezze non potrei fare a meno (a 14 gradi di temperatura non voglio vivere), ma a molte altre potrei rinunciare. Grazie ai suoi stimoli, mi metto ogni giorno alla prova e riesco a intravedere una via d’uscita che mai prima di lui avevo sospettato di poter trovare.
    Io spero che Simone viva bene e che riesca a superare le difficoltà impreviste anche chiedendo aiuto, perchè ai miei occhi rappresenta un esempio positivo, credo sia una persona di valore, che viva con coerenza le sue scelte.
    Mi chiedo invece cosa muova chi aspetta che lui cada senza potersi rialzare. Perchè sfidarlo continuamente sul piano della coerenza? Perchè obbligarlo a giustificare all’infinito il senso (chiaro) di un appello? Ci deve qualcosa? E se anche avesse commesso qualche errore? Dovremmo compiacercene?
    Che fatica, inutile, giudicare gli altri per giustificare se stessi…

  23. ohi simone non è mica un mostro di virtù…per questo condanno, sì sì “condanno” chi lo osanna come un oracolo..perchè questo modo di atteggiarsi e rivolgersi a lui come un oracolo, un profeta, un giusto mi fa venire i conati di vomito… se questo è il risultato dei suoi libri si sarebbe già sparato 😀

    simone perotti è fallace come tutti qui e altrove… in siciliano si dice che è uno “sperto” (trad.: uno furbo nel senso buono e non stronzo) ci sa fare, era un nome nel mondo del marketing e mica per sbaglio, ci sa fare con le relazioni sociali, il problema non è lui (si simone fatti una risata per questa mia frase) ma il problema sono quelli che si prostrano e allargano le braccia come in vista di cristo.
    Il cambiamento, qualora uno voglia un cambiamento, qualora uno abbia consapevolezza di non vivere bene, parte da dentro…non bisogna estremizzare..butto tutto, mi licenzio e zappo e mangio carote e mi faccio crescere la barba e me la taglio con le pietre affilate…scusate ma queste dette così sono stronzate che non stanno in cielo e in terra… non ci puoi uscire dal sistema in toto..puoi esserne meno condizionato, più libero, ma non del tutto svincolato…ma nessuno pensa questo, nemmeno persino simone (simone…sto a scherzà…per piacere ridici, qui tutti si prendono troppo sul serio)

    quindi un pochino di relax…iniziate a ricordare i vostri PICCOLI sogni da realizzare a medio termine e poi quelli grossi vengono dopo…ma senza questa aria da profeti…

    😀

    • io gente adorante comunque non ne vedo proprio. e meno male. vedo gente che usa il cervello e se gli piace qualcosa non ha problemi a dire “mi piace”. cosa che ad alcuni costa fatica. più facile dire “qui ti sei sbagliato”.
      Comunque ragazzi, l’invito di fabio è da cogliere: sorridiamo un po’ che qui altrimenti con tutti sti discorsi non ci godiamo niente. io mi sento meglio, sto ritrovando le mie energie dopo due mesi difficili, ho metabolizzato la questione barca, speriamo che non ci siano danni nascosti o che vengano fuori casini nelle prossime settimane. sono appena stato a correre, ho fatto ginnastica, doccia, acceso il camino, tra poco lenticchie peperoni con la bagna caoda e cavolfiore crudo marinato. Dolcetto d’alba per sognare. baci e buona serata a tutti.

  24. simone, nemmeno a me piace il mondo delle regate ma…questo film prende spunto dalla regata…ohi non ti aspettare un capolavoro eh…però è carino e meno dozzinale del solito

  25. “ IL DENARO E’ UN SERIO PROBLEMA PER IL CAMBIAMENTO DI VITA.”
    Peccato che qualche settimana fa hai scritto – e lo dici di continuo – che “Il problema non è mai economico: non è che oggi manchino i soldi e dunque i sogni non si possono realizzare.”

    “TUTTAVIA NON E’ IL MAGGIORE, ANZI, VIENE TERZO, QUARTO NELL’ELENCO. IL CHE NON VUOL DIRE CHE NON SIA COSA DI CUI OCCUPARSI E DA RISOLVERE.”
    Che il denaro non sia il problema maggiore è una generalizzazione priva di fondamento. Forse non lo è per te. Dipende dalla situazione personale e da tanti fattori: dallo stipendio che hai, se sei precario, se devi pagare un affitto, se hai famiglia ecc.

    – TUTTAVIA, TUTTI SI OCCUPANO DEL PROBLEMA DEI SOLDI, DUNQUE NON SERVE STRESSARNE IL CONCETTO, MA NESSUNO SI OCCUPA DEL RESTO (AD ESEMPIO L’AUTONOMIA EMOTIVA CHE CONSENTE DI VIVERE BENE LA SOLITUDINE, OPPURE LA CONVINZIONE CIRCA IL PROPRIO SOGNO, LA SUA AUTENTICITA’, ETC ETC) CHE INVECE E’ PIU’ IMPORTANTE DEI SOLDI.
    Che nessuno si occupi del resto, è tutto da dimostrare. Che il resto sia più importante dei soldi, è di nuovo una generalizzazione di una graduatoria che non ha alcun senso. Per uno che ad esempio non ha una casa di proprietà, deve pagare un affitto, ha famiglia e un lavoro da 900 euro, la situazione molto probabilmente è inversa.

    – LA DIMOSTRAZIONE E’ CHE UN UOMO CHE HA UN SOGNO VERO, PROPRIO AUTENTICO E NON HA I SOLDI, DI SOLITO PARTE, VA E REALIZZA ALMENO GRAN PARTE DI ESSO.
    Affermazione apodittica, tutta da dimostrare. Dovresti lasciarlo dire a chi i soldi non li ha, o ne ha meno di te. Chiedi a chi non ha una casa di proprietà, una barca, alcun risparmio, e poi ne riparliamo.

    UN UOMO CHE HA SOLDI MA NON HA SOGNI NON SI MUOVE DA DOVE STA E NON COMBINA NULLA IN QUELLA DIREZIONE.
    Vale anche l’inverso.

    – IO NON HO CAMBIATO VITA GRAZIE A QUALCHE PRIVILEGIO PARTICOLARE. L’AVREI FATTO SE AVESSI DA PARTE UNA CIFRA CON CUI VIVERE DI RENDITA, COSA CHE NON HO FATTO MAI, NEPPURE UN GIORNO DI QUESTI SEI ANNI. HO SEMPRE VISSUTO CON QUEL CHE RACIMOLAVO A VELA (PER QUASI CINQUE ANNI) O CON I LIBRI (DA CIRCA UNO).
    Venivi da venti anni di carriera con stipendi da manager, liquidazione, soldi per acquistare una casa (50+100mila per ristrutturazione), una barca, risparmi. Molto di più di chi non ha alcun risparmio, non ha una casa di proprietà, guadagna 900euro, deve pagare l’affitto e non ha una barca.

    – SE NE DEDUCE CHE NON SI CAMBIA VITA SOLO SE HAI UNA POSIZIONE ECONOMICAMENTE SOLIDA MA SE SEI SOLIDO TU, VIVI CON POCO, HAI POCHI BISOGNI, TI ORGANIZZI IN MODO ALTERNATIVO.
    Infatti non ho mai detto che il denaro è condizione esclusiva. Sei tu che hai scritto e detto fino a ieri l’altro che “il problema non è mai economico e i soldi ci sono”.

    I tuoi ragionamenti sono pieni di generalizzazioni, di non sequitur, e di contraddizioni. Ma va bene così. Auguri anche a te.

    • ottimo Duilio. Non serviva ripeterti, ma è tutto chiaro. Siamo diversi, antipodici, la pensiamo all’opposto sulla vita, su tutto. Buono così. Del resto moriremo tutti e due, prima o dopo, dunque nessuno avrà avuto ragione. Da qui ad allora, comunque, buon vento anche a te. ciao.

  26. Simone, allora parliamo di me, se può interessarti.
    Ti seguo da svariati anni, diciamo dalla pubblicazione di Adesso Basta. Ho letto alcuni tuoi libri, seguo saltuariamente questo blog, ho visto tutte le tue puntate in rai, ho visto anche i tuoi filmati su youtube e ho tratto sicuramente giovamento da tutto questo.
    Anche se io, con due figli, di cui uno all’università in un’altra regione, un lavoro artigianale in proprio che non gira come dovrebbe, una compagna disoccupata (in senso tradizionale), l’idea di scalare marcia la devo ponderare e valutare con la dovuta calma. In parte è già in atto.
    Però non sono quasi mai intervenuto nei commenti perchè non mi andava di confrontarmi con altri, ne di condividere la mia vita, ne ero alla ricerca di consigli.
    Ma adesso, con la storia del tuo appello per la ricerca di denari per la prosecuzione del tuo/vostro sogno qualcosa è cambiato.
    Una contraddizione di fondo, quasi una incoerenza, che molti ti hanno fatto notare, un po’ scalfisce l’idea nobile di farcela da soli che era, per me, l’assunto finale del tuo esserci come personaggio pubblico.
    E a leggere la orrenda chiusa della tua “collega” dal tono intimidatorio un po’ di delusione si prova.
    P.S.: per la faccenda del nome e cognome da usare in rete, c’è stato, qualche giorno fa, un interessante scambio di idee fra favorevoli e contrari sul Fatto.it. Io sono contrario, per vari motivi, al nome in chiaro, ma non ho problemi a fornire in privato quanto richiesto. Abbi pazienza, non può essere una colpa usare un nickname.

    • Che vuoi fare Emilio, non bisogna mai idealizzare le persone. Io non sono né ignobile né nobile, come forse speravi. Sono un uomo, per di più di questa epoca infausta e difficile. E tengo a quel che faccio quanto basta per avere il coraggio di rischiare. Rischiare di deludere e rischiare di farcela.
      Un po’ mi colpisce quest’occhio da approvazione/disapprovazione con cui si guardano le vite degli altri, esternamente, al sicuro, per di più condito da non voler intervenire, da non volersi confrontare, da non voler condividere la propria vita, da non avere bisogno di consigli, come tu elenchi…
      Io sono molto diverso, io gioco un altro gioco, quello dell’esserci, del confrontarsi, dello sporcarsi le mani, del mettersi nome e cognome di fronte al giudizio, con l’unica stella del mio tentativo di autenticità (che altro dovere ha un uomo su questa terra, se non quello di tentare di essere autentico?) e con la feroce tenacia di chi va avanti tentando. La stessa che trovi nella chiusa di Francesca, che a me invece piace moltissimo. Sa di lupa che ringhia se le tocchi i cuccioli, è coinvolta, è in condivisione, un po’ il contrario di quel che dicevi di te.

      Comunque, in questa epoca di vite budino, vite mozzarella, tremebonde e un po’ molli sulle gambe, prive di coraggio e senza ossatura di sogni (così a me pare la nostra epoca liquida), preferirò sempre sconcertare qualcuno per cose che faccio, onestamente e con impeto, piuttosto che rassicurare col politically correct. io non sono politically correct, come sa bene il ricco imprenditore che recentemente ha duettato con me convinto che avrei abbassato la testa.

      un caro saluto e sinceri e autentici auguri per quello che ti sta più a cuore.
      ciao.

  27. Si è sempre discusso qui dove iniziasse il cambiamento reale: dentro di noi o semplicemente il tutto si risolve lasciando o cambiando lavoro?

    La tesi che sostiene Simone, da sempre, è che il cambiamento è prima individuale: si cambia prospettiva, punto di vista, si cominciano a considerare cose diverse, si cambiano le priorità e di conseguenza ci si accorge di certi “vincoli sociali” che ci illudono e ci rendono prigionieri.
    Da qui inizia il cammino per individuare i motivi di insoddisfazione a livello personale, prima, e professionale poi.

    Una volta attuato questo cambiamento “interno”, soggettivo e personale, ci sono le varie strategie per riportare la vita al proprio unico livello.
    C’è chi ha delle passioni che riesce a trasformare in progetto di vita; ci sono quelli che – pur restando vincolati al proprio lavoro, per qualsiasi motivo – cominciano ad attuare piccoli cambiamenti alla propria portata (riduzione dell’orario del lavoro o rinuncia agli straordinari, per esempio; oppure c’è chi inizia a investire meno denaro in spese assolutamente inutili e comincia ad autoprodurre, etc.)

    Sicuramente il cambiamento totale di rotta, dove si molla tutto e si parte, necessita anche di basi materiali che non sono alla portata di tutti. Ma quelli che possono vivere di rendita sono pochissimi e generalmente sono anche quelli che si ammazzano di lavoro più degli altri per mantenere il proprio livello di “benessere”.

    Il trucco reale nel cambiamento è di trovare il modo di vivere nella propria intima dimensione, non di mollare tutto e non far niente dalla mattina alla sera (anche se è il sogno di molte persone).

    Paradossalmente, ed è capitato quando avevamo il ristorante, ed è ciò che succederà quando riuscirò a mettermi in proprio, è che comincerò a lavorare molto più e molto più duramente di ora. Solo che in quel momento amerò ciò che faccio e quindi non mi peserà tanto quanto le 8 ore che passo oggi in ufficio 🙂

    Cambiando il modo di vedere le cose, la vita comincia a cambiare lentamente 🙂

    • Dona sintesi quasi perfetta. grazie, complimenti. va aggiunto solo l’aspetto “politico” e cioé il tema ambiente, consumi, trasporti, e tutte le modalità che fanno di una scelta apprentemente solo individuale una autentica testimonianza epocale. cosa che aggiunge senso civile, dimensione sociale, dunque appunto politica, a ciò che stiamo dicendo. ma l’ordine e la sequenza di quel che dici sono perfette. grazie. ciao.

  28. Simone, qui si è cominciato a parlare di soldi perché hai chiesto una colletta. Perché per portare avanti un progetto, giustamente, servono soldi. Servono per cambiare e anche per rimediare ad eventuali imprevisti. Motivo per cui molti, tanti non possono cambiare o scollocarsi.
    Certo si fa più bella figura a parlare di sogni che di soldi. Solo che poi i soldi servono eccome, e infatti si chiedono le collette.
    Però ti permetti anche di dire agli altri che il problema non è mai economico, senza nulla sapere delle vite altrui. Ti permetti di pontificare, di salire in cattedra e dire che gli altri pur di non cambiare “invocano tare ereditarie, malattie incurabili, fallimenti finanziari” (lo hai scritto nel post “Se e quando…”).
    E ti smentisci da solo, perché in alcune vecchie interviste (ad esempio nell’intervista “Caro capo io ti mollo” rilasciata a Millionaire) hai ammesso che per cambiare vita e riconquistare la libertà il denaro è FONDAMENTALE , che il momento per cambiare vita e fare il grande salto è «Quando si ha da parte il gruzzolo necessario per assicurarsi una base. In genere, guadagnando almeno 3.500 euro, ci si mettono 10-12 anni.”
    Poi evidentemente hai cominciato a cambiare versione, fino ad arrivare a dire che il problema non è mai economico ma solo una splendida scusa (lo hai scritto nel post “A tutti”). E francamente, detto da uno che per scalare marcia è partito da una situazione di evidente vantaggio economico, è irrispettoso.

    • Come ho detto e scritto dovunque e come ormai tutti sanno a memoria…

      – IL DENARO E’ UN SERIO PROBLEMA PER IL CAMBIAMENTO DI VITA. TUTTAVIA NON E’ IL MAGGIORE, ANZI, VIENE TERZO, QUARTO NELL’ELENCO. IL CHE NON VUOL DIRE CHE NON SIA COSA DI CUI OCCUPARSI E DA RISOLVERE
      – TUTTAVIA, TUTTI SI OCCUPANO DEL PROBLEMA DEI SOLDI, DUNQUE NON SERVE STRESSARNE IL CONCETTO, MA NESSUNO SI OCCUPA DEL RESTO (AD ESEMPIO L’AUTONOMIA EMOTIVA CHE CONSENTE DI VIVERE BENE LA SOLITUDINE, OPPURE LA CONVINZIONE CIRCA IL PROPRIO SOGNO, LA SUA AUTENTICITA’, ETC ETC) CHE INVECE E’ PIU’ IMPORTANTE DEI SOLDI.
      – LA DIMOSTRAZIONE E’ CHE UN UOMO CHE HA UN SOGNO VERO, PROPRIO AUTENTICO E NON HA I SOLDI, DI SOLITO PARTE, VA E REALIZZA ALMENO GRAN PARTE DI ESSO. UN UOMO CHE HA SOLDI MA NON HA SOGNI NON SI MUOVE DA DOVE STA E NON COMBINA NULLA IN QUELLA DIREZIONE.
      – IO NON HO CAMBIATO VITA GRAZIE A QUALCHE PRIVILEGIO PARTICOLARE. L’AVREI FATTO SE AVESSI DA PARTE UNA CIFRA CON CUI VIVERE DI RENDITA, COSA CHE NON HO FATTO MAI, NEPPURE UN GIORNO DI QUESTI SEI ANNI. HO SEMPRE VISSUTO CON QUEL CHE RACIMOLAVO A VELA (PER QUASI CINQUE ANNI) O CON I LIBRI (DA CIRCA UNO).
      – SE NE DEDUCE CHE NON SI CAMBIA VITA SOLO SE HAI UNA POSIZIONE ECONOMICAMENTE SOLIDA MA SE SEI SOLIDO TU, VIVI CON POCO, HAI POCHI BISOGNI, TI ORGANIZZI IN MODO ALTERNATIVO.

      Mo’, caro Duilio, tanti cari auguri e buon vento.

  29. Lo scorso giugno sono salito a bordo di Mediterranea sulla quale ho incontrato perfetti sconosciuti giunti lì, come me, perchè in sintonia con il Progetto e con la visione del mondo di Simone Perotti. Con loro mi sono trovato particolarmente bene, tanto da sentirli subito perfetti “nuovi vecchi amici”.

    A fine agosto – e in gran sorpresa – mi sono ripresentato al porto dove sapevo essere ormeggiata Mediterranea, con a bordo altri perfetti sconosciuti giunti lì, come me, perchè in sintonia con il Progetto e con la visione del mondo di Simone Perotti.

    Pure con loro mi sono trovato particolarmente bene, tanto da allargare la cerchia dei miei “nuovi vecchi amici”.

    Per ragioni che sono per lo più incomprensibili al di fuori di quel mondo e di quel progetto, sono stato invitato a rimanere a bordo gratuitamente, anche se il denaro non mi sarebbe mancato.

    Il farmi salire è stata una bella risposta al mio appello, compreso anche se non detto.

    Lo scrivo qui, non solo per me…

  30. Non vorrei polemizzare, ma l’intervento di Francesca mi pare dettato dall’arroganza di chi si sente superiore in qualcosa, per questo non mi piace. Di solito lascio che gli altri esprimano critiche e dissensi che, nel caso, cerco di confutare. Ma leggere qualcuno che critica alzando il ditino e salendo in cattedra mi infastidisce non poco. Credo anche che quello non fosse l’intento di Francesca, ma purtroppo così mi appare.
    Ma forse sbaglio io.

    • no, caro Emilio, qui le cose sono andate all’opposto, forse non hai seguito tutto il dibattito.

      Qui chi ha alzato il ditino, come tu dici, e si è messo a fare la sua LEGITTIMA critica salendo più o meno in cattedra (ma questa è questione di stile individuale) non è stata Francesca e non sono stato io. Lietissimi di ricevere critiche e commenti. A cui però, e questo lo trovo molto legittimo, io, Francesca e chi altri ha TUTTO IL DIRITTO di reagire, rispondere, commentare, dicendo la sua ALTRETTANTO liberamente.

      Non è che adesso per eccesso di democrazia delle opinioni finisce che ci assoggettiamo al paradosso che tutti possono dire, accusare, criticare, commentare, tranne noi… no, eh!?

      Quel che Francesca dice è MOLTO legittimo, direi quasi conseguenziale: “voi criticate Mediterranea, o simone etc… Parliamo anche del vostro sogno però. Ce l’avete? Cosa siete disposti a fare per esso?” a me sembra perfettamente plausibile e per nulla arrogante. anzi!

      La cosa che però osservo, è successo anche altre volte, è che a questo punto tutti si tacciono. Fino a che c’è da parlare di QUESTO sogno, bene, tante opinioni. Poi quando si dice: “ok, grazie mille, ho capito. Adesso parliamo di te. Tu che fai?” allora silenzio…

      In un dialogo non dovrebbe funzionare così. però, della serie… ognuno fa e dice e dimostra e spiega quel che desidera. E magari lo dice e lo dimostra mettendo nome e cognome. Come Francesca Piro.

    • Bene Emilio. Infatti il Progetto Mediterranea lo facciamo noi, non tu. Ci sta, no?! Solo cose tra simili, gente che si rispecchia… Ognuno ha i suoi simili, bene che si facciano cose insieme. ciao, vado a tagliare un albero malato.

  31. (…) mentre la barca s’impennava e precipitava giù nella lavatrice della buia burrasca: “Cosa sei disposto a fare per non fermarti qui?”. Risposta obbligata, sempre la stessa da quando sono vivo e penso: “Quello che serve. Qualunque cosa lecita, purché Mediterranea vada avanti”.

    E voi? Voi cosa siete disposti a fare perché il vostro sogno non precipiti nell’abisso del niente?
    Voi che cosa siete disposti a fare finché siete vivi?
    Ma voi ce l’avete un sogno?

    Forse sì. Forse no.
    Si può vivere anche senza sogni. Ma lasciate a chi sogna, la libertà di lottare per esso. La libertà di crederci. L’entusiasmo nel sentire la forza del sogno trasformare la realtà.

    Questo post di Simone è bellissimo. L’avete letto, no?
    Rileggetelo con calma e nel frattempo pensate al vostro sogno, al vostro progetto, o se non ne avete uno, alla vostra vita. E ora ditemi, diteci, cosa siete disposti a fare per difenderlo.

    Nessuno può permettersi di giudicare, schernire, diffamare il sogno di un altro. Nessuno. Che non si permetta.

    • Come si capisce, Francesca Piro è una dei 9 di Mediterranea.

      Lo dico perché su questo argomento, ogni volta che ne parliamo, non stiamo parlando solo di me, ma stiamo parlando anche di lei, come anche di Manuela, Daniela, Marco, Marinella, Enrico, Giuliana e Antimo, tutte persone che sognano e credono in questo progetto.
      Gente qualunque, ma non gente comune.

      Nessuno di loro è “mio amico” da sempre, anzi, li ho conosciuti praticamente tutti in barca negli anni scorsi. Salvo un paio, erano lettori dei miei libri o sono venuti con me a navigare, e siamo diventati amici. Guardate che bella fierezza, che grande orgoglio, Francesca… Francesca ha pianto e sofferto leggendo le notizie che mandavo da San Benedetto del Tronto. Belli i sogni, belle le lacrime quando le cose sono grigie, belli i sorrisi quando si risollevano…

      Grazie Frà. ti abbraccio.

  32. ‘andate a casa nani’ l’ho scritto io nel mio ultimo post. e non ne sono fiero.

    vi prego di scusarmi: ho contribuito all’uso di un tono su questo blog che a me stesso non piace quando noto che altri lo usano.

    @Fabio o gli altri che hanno posto delle cristiche. chiedo scusa, mi spiace.

    @Simone: scusami. ho preso un altro verso della canzone che citavi e l’ho scritto. un’altro verso che pero ha un sapore decisamente diverso da quello che avevi scritto tu. e’ in qualche modo una forzatura di quel che avevi scritto. mi spiace.

    @ gli altri: scusate per il tono.

    il fatto che io abbia scritto un commento di quel tipo, indica che non ho (o per lo meno non ho sempre) quell’equilibrio che mi sta tanto a cuore e di cui spesso si parla qui.

    Nel mio penultimo post chiedevo: “cosa spinge a voler criticare uno che chiede a iuto? a voler per forza trovare una contraddizione in quel che fa simone?”
    Queste domande rimangono valide.

    Pero adesso penso di piu a queste domande.

    -Cosa mi spinge a volte a scrivere o dire cose tipo quella dei nani?

    e anche:
    – perche dopo aver scritto/detto cose cosi provo un senso di colpa obbiettivamente esagerato?

    Quando trovero delle risposte a queste domande avro fatto un passo importante in piu verso il mio equilibrio.

    O forse, ispirandomi all’ultimo libro che ho letto: se tutti noi siamo una molteplicita di personalita e di vite, chi e’ quell’io, quel marco, che ogni tanto spara frasi del genere? e quello che poi se ne vergogna? sono parti di me che non conosco bene. che non mi piace ammettere che ci siano. Ecco, sarebbe interessante conoscerli meglio….

    Saluti
    Marco

    • Marco non esagerare, non flagellarti eccessivamente. Non esageriamo con lo “stile”. Questi temi prendono la pancia, e ci sta che si vada oltre. Quella canzone poi è bellissima, e quel verso che citavi è potente. applicato ai destinatari della canzone è perfetto. E anche qui, in certo qual modo, ci stava. Se consideriamo cosa penso io di questa sproporzione massiccia del discorso tra parte ideale e soldi, beh quella frase ha piena dignità. Io vorrei parlare di sogni, energia interiore, dunque temi giganti, e qui continuamente una fetta dei miei lettori mi forza a parlare di soldi, tema importante, ma certamente “nano” rispetto al resto. Dunque come vedi non era poi così starata. Era spiacevole se riferita alle persone, ma non ai temi. e se ognuno di noi E’ i temi che cita, beh allora…

      Insomma, non facciamoci troppe pippe sulle questioni formali. Non facciamo troppo i signorini. Se così fosse, con tutto quello che mi è stato detto, sarei molto depresso. Invece non lo sono affatto, e anzi, ogni oppositore non sereno, ogni detrattore malevolo, mi rinforza il concetto che qui quello che conta sono certo le parole e il dialogo, ma soprattutto i fatti, le scelte, le azioni, quelle vere, “pagate e bevute da soli alla nostra festa”, per citare un’altra bella canzone.

      Sparare addosso a me per ogni virgola è certo la conseguenza del mio essermi messo di fronte a un grande pubblico, ma è anche interessante se paragonato a ciò che avviene nelle vite di chi spara. Ognuno sa, dopo aver sparato a me, se la sua vita è così coerente, così specchiata, così in linea con ciò che dice. Io questo come si vede non lo chiedo, non chiedo mai garanzie e credenziali al mio interlocutore mentre quello obietta delle mie. Spesso non so neppure il nome o il cognome o entrambi di colui che mi critica. Dunque il rapporto tra noi sarà sempre sbilanciato, e io me ne assumo serenamente l’onere. Così come il diritto di mandarlo a stendere quando mi pare che sia il caso.

  33. Scusami Simone, ma io sono pragmatico da sempre. Mi hai risposto, precedentemente, che l’assicurazione non vi paga i danni per vostra superficialità nel sottoscrivere la polizza, per cui servono denari per la riparazione della barca.
    Ok.
    Quanti sono questi danni e a quanto ammontano. Hai richiesto preventivi di spesa?
    Hai messo in conto che molte persone dalle competenze e dalla manualità accentuata vi potrebbero aiutare gratuitamente?
    Per tornare all’inizio del mio intervento penso che un progetto come Mediterranea sia a forte azzardo se non protetto da una assicurazione fatta come si deve. Prendere a bordo dei perfetti sconosciuti è, secondo me, da brividi e si rischia molto.

    • Emilio, ecco le risposte altrettanto pragmatiche:
      – danni al momento sono 30.000€, ma un’ecografia allo scafo ci dirà se sono di più
      – manualità e competenze in Italia purtroppo non servono a niente perché per la 626 non ti fanno entrare in cantiere
      – le assicurazioni non ti coprono in zone di guerra & limitrofe, dunque dobbiamo prepararci a muoverci anche senza assicurazione per lunghi tratti del nostro viaggio (Turchia orientale, Siria, Egitto, Libia, Tunisia, Algeria… ma anche in Georgia e Russia non sarà facile avere copertura)
      – i “prefetti sconosciuti” come tu li chiami, sono la norma in barca. Sono almeno vent’anni che faccio lo skipper e ho a bordo sconosciuti. Non posso mica fargli i colloqui coi cacciatori di teste prima…

      ciao!

  34. E’triste.
    E nessuno sembra capire.
    Anche un appello.
    Figuriamoci un sogno.
    Figuriamoci l’utopia.
    Ma un vero vincitore nella vita, parole di Mandela, è colui che non rinuncia ai propri sogni.
    Gli altri, i perdenti, possono continuare a criticare, a giudicare, a lamentarsi.

    Il bilancio si fa al termine della vita. Così breve, per sprecarne anche un solo minuto.

    Buona Domenica, Simone.
    Buona Domenica, Sognatore

    Carla

  35. Forse Simone avrebbe potuto porre la questione ‘contributi’ per Meditteranea in altri termini: trasmettendo il vuoto esistenziale che si prova non avendo sogni, o nel vederseli sfumare…

    “Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito„
    (A. de Saint-Exupery)

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