Tempo

sul muro di una fermata del metrò, a Milano

Due settimane fa, più o meno a quest’ora del mattino, vento e mare salivano oltre ogni previsione a San Benedetto del Tronto. F11, avrebbe detto la Capitaneria il giorno dopo. Verso metà giornata Mediterranea disormeggiava, andava alla deriva… Mi stavo sedendo per mangiare qualcosa, ricordo: alzarsi di scatto col cuore in gola, di corsa in stazione, treno, telefono, vento, paura, l’appello, la gente (quanta gente amica…), le discussioni, la barca in secca, il preventivo che sale… Ora la quiete, di nuovo, spazio ai programmi, la barca da rimettere a posto, tanta gente che vuole venire con noi… Ci vorrà tempo.

Ieri ho visto un gran bel film, “Il Passato”, del regista iraniano Farhadi, uno che quando vince un Oscar nel suo Paese nessuno lo sa. In una Parigi periferica e discretamente coprotagonista, una donna, due uomini, tre bambini, un dramma che s’ingarbuglia… Un film lento, due ore e mezza senza intervallo (grazie al cielo), tutto primi piani e piani americani, solo parole e molti silenzi. In sala venti persone, immobili, concentrate. Tutti si erano presi il tempo per seguire un film, senza smaniare, senza cercare qualcosa di preciso, ma seguendo il regista dove voleva condurci, per il tempo che ci voleva.

La sera prima avevo parlato a lungo del romanzo con M. Sto scrivendo poco ancora, studiando molto, cronologie, schedature… Verrà un lavoro articolato, ricchissimo, gravido di livelli di lettura, spunti, metafore, storie. Un “romanzone”, di quelli anche molto ponderosi, che quando escono poi qualcuno ti dice “ho fatto un po’ fatica, è difficile…” e questo mi fa incazzare da morire. Tu lo leggi tre pagine ogni tre giorni, con gli occhi che ti si chiudono, e poi sono io che ho scritto un romanzo difficile? “Ma non ho mai tempo!” “E allora lascia perdere…”. Oggi editori e lettori vogliono romanzi brevi, facili, senza troppi personaggi, storie esili che non richiedano sforzo. “Fa niente. Io devo scriverlo così”. Ci vogliono libertà e tempo per scrivere, come per leggere, per sentire….

Giorni pieni di cose, passeggiate, giri, commissioni. Alla fine ero stanco, mi faceva male la schiena. “Ora mi riposo un attimo. Ma come fai?” “Non ho mai tempo…”. Prima del film sono andato a dormire un’oretta. Non mi capita spesso, ma camminando verso il cinema pensavo che prima dell’arte, forse prima di ogni cosa importante, bisognerebbe addormentarsi qualche minuto. Ti svegli, sei di nuovo pulito, ricettivo, pronto. Per capire è essenziale. Anche per sentire. Forse per vivere.

Ci vuole tempo. Tempo per guarire, per rinascere, per comprendere, ma soprattutto per concepire; tempo per resistere, tempo per esistere, per sbocciare, tempo per attendere, tempo per ricominciare, tempo per notare, per accorgersi, tempo per sognare e lavorare ai sogni; tempo per fare, per rifare, per rimediare, per spingersi e per rilanciare; tempo per esserci, tempo per partire. Ma il tempo è di due nature: quello quantitativo, che si misura in minuti e secondi, e quello qualitativo, che si misura in emozioni. Grande dramma, il tempo, in questo nostro mondo: non c’è, non basta, scorre velocissimo, sfarina questa piccola insensata misera vita… In un istante.

 

(e il tuo tempo, come scorre?)

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19 pensieri su “Tempo

  1. vero , del resto le risposte arrivano sempre nelle cose semplici . Non avevo visto questa risposta e ho commentato anche quel post. Quanto alle donne non è solo questione di consapevolezza quanto l’abitudine ad affrontare nel corso della vita le stesse difficoltà di chi, uomo, decide di scollocarsi .Il coraggio di essere cattive e di distruggere un modo di vivere che coinvolge spesso relazioni importanti , la solitudine , il dissenso e la paura sono cose che affrontiamo per diventare donne . Arriviamo ben equipaggiate quando decidiamo di cambiare,ecco perchè penso che lo scollocamento sia un po’ femmina.

  2. Penso che le tue parole siano molto vere ma, purtroppo, cambiare la propria dimensione del tempo è, in assoluto, l’operazione mentale più difficile che esista.In un mondo che misura il valore di un uomo o di una donna in termini di produttività (intendo produttività di ogni tipo , sociale , economica,relazionale),ogni istante deve essere pieno di fare altrimenti sei un perdente . Il tempo non è tuo, serve per produrre e per consumare. Uscire da questa gabbia mentale costa una fatica immane . Spesso, come è successo a me , occorre un momento di fermo obbligato per incontrare il tempo lungo , quello che non sfugge ma ti viene incontro , quello che ti si accoccola amorevolmente addosso.
    Quando assapori questa dimensione temporale piena e sconosciuta capisci che non puoi più farne a meno e non riesci più nemmeno a scendere al compromesso di un tempo per te: ti tocca cambiare, non è una decisione razionale è una necessità. Così è successo a me.
    Quando arrivano le giornate no , quelle in cui mi prende quell’inquietidine strisciante di non essere dove dovrei o la paura di dover pagare dazio per il non fare di oggi, è sempre il desiderio di quel tempo lento a riportarmi a casa.
    Ho letto i tuoi ultimi due libri e devo farti complimenti per la schiettezza delle tue parole sempre, anche quando ciò che scrivi è scomodo anche per te .
    Aspetto il prossimo …
    Cristina
    ps: ti sei mai chiesto perchè le donne si scollocano più facilmente degli uomini ?

    • cristina, credo col post che ho appena pubblicato di averti in qualche modo (inconsapevolmente) risposto. circa la domanda finale: perché per cambiare strada bisogna sapere su che strada si è. questa consapevolezza (minima, per altro) ce l’hanno le donne assai più degli uomini….

  3. Il passaggio poetico a cui mi riferivo era questo:

    Ci vuole tempo. Tempo per guarire, per rinascere, per comprendere, ma soprattutto per concepire; tempo per resistere, tempo per esistere, per sbocciare, tempo per attendere, tempo per ricominciare, tempo per notare, per accorgersi, tempo per sognare e lavorare ai sogni; tempo per fare, per rifare, per rimediare, per spingersi e per rilanciare; tempo per esserci, tempo per partire. Ma il tempo è di due nature: quello quantitativo, che si misura in minuti e secondi, e quello qualitativo, che si misura in emozioni. Grande dramma, il tempo, in questo nostro mondo: non c’è, non basta, scorre velocissimo, sfarina questa piccola insensata misera vita… In un istante.

  4. Ciao Claudio N, il film si chiama “In Time” è del 2011 ed è molto carino, bello sopratutto perché fa capire come il tempo a disposizione delle persone scorra in maniera che la morte prematura di molti sia inevitabile, premeditata. E’ una chiara critica al sistema moderno del denaro, dove tutto è appositamente architettato perchè le crisi e la povertà esistano, e vengano sfruttate per rendere i ricchi sempre più ricchi, e i poveri sempre gli stessi.

  5. Questa mattina, dalle 6 alle 7 ho scritto come al solito parte degli articoli che pubblico ogni quattro giorni, su come smettere di lavorare e cambiare vita. E’ sempre tempo meraviglioso. Oggi purtroppo (ma anche per poco) dovrò lavorare, sarà tempo orribile. Questa sera starò con mia figlia, sarà tempo pieno di tenerezza. Questa notte lavorerò nel mio studio di registrazione, sarà tempo scandito dal metronomo 🙂

  6. “Comportati così, Lucilio mio, rivendica il tuo diritto su te stesso e il tempo che fino ad oggi ti veniva portato via o carpito o andava perduto. Raccoglilo e fanne tesoro.
    Convinciti che è proprio così, come ti scrivo: certi momenti ci vengono portati via, altri sottratti, e altri ancora si perdono nel vento. Ma la cosa più vergognosa è perder tempo per niente e tutta quanta nell’agire diversamente dal dovuto.
    …niente ci appartiene Lucilio, solo il tempo è nostro.”
    Seneca

  7. Sul tema del tempo come ultima ricchezza ho visto di recente un film abbastanza interessante, almeno l’idea che sta all’origine della trama.

    In un futuro abbastanza prossimo il denaro è del tutto scomparso ed è stato sostitutio dal tempo. L’invecchiamento non esiste più e ogni essere umano nasce geneticamente programmato per “scadere” esattamente una anno dopo aver compiuto la maggiore età. Al compimento del diciottesimo anno parte il conto alla rovescia di una specie di timer che ognuno porta sul polso, quando arriva a 0 la persona muore. Nella vita di tutti i giorni si spende e si guadagna tempo invece di denaro, ma i meccanismi della società sono sempre i soliti e quindi ecco che i ricchi sono virtualmente immortali e i poveri invece destinati a morire molto giovani.

    Da questa distopia parte poi la vicenda del film, che alla fine è abbastanza un’americanata d’azione e quindi mediocre. Ma l’idea di partenza mi sembra molto azzeccata per questo mondo impazzito ormai incapace di rallentare il passo.

  8. Aprile 2012 mi sono presa tre giorni di “tempo” per fare una cosa per la prima volta…un corso di vela
    Ora il mio tempo lo passo lavorando e studiando. A gennaio per la prima volta andrò per un mese a passare del “tempo” per me a NY…e nel “frattempo” non dimentico di passare del tempo con i miei cari e amici…
    Grazie per questa riflessione Simone

  9. Grazie Simone. Quello che scrivi circa il tempo è molto vicino al mio sentire e descrive il perenne disagio con cui vivo il mio tempo personale e quello del mondo con i suoi ritmi innaturali…..
    Sto sempre più apprezzando il tempo delle emozioni ed imparando a non sentirmi in colpa per il tempo “sprecato”, perché ho capito che nessun tempo è mai sprecato… ciascuno di noi ha i suoi tempi da rispettare ed assecondare….Ed anche il tempo del sonno è magico, guarisce il corpo e la mente, risana i nostri canali percettivi, placa e rasserena; predispone ad una sguardo limpido e liberante perché annulla la tirannia del tempo.
    Buon lavoro per il tuo romanzo “difficile”, prenditi il tempo…. le creature nascono quando sono pronte loro e solo dopo capisci il perché del “tanto tempo”. Sono certa sarà una splendida creatura. Libera. Vibrante. Emozionante. ciao, silena.

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