E poi?

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Mediterranea. Il varo.

Che fai?

Sogno.

E poi?

Poi basta…

Ah…

In che senso, e poi?

No, niente…

Mi spieghi che vuoi dire?

Ma niente… Mi sembrava solo strano che sognassi e poi…

E poi che?

Niente, che sognassi e basta.

….

….

Perché tu che fai invece?

Sogno.

E poi?

Poi lo faccio.

Che?

Il sogno!

….

www.progettomediterranea.com

10 aprile 2014, Roma, ore 14.30, Via del Vantaggio

Conferenza stampa Progetto Mediterranea

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39 pensieri su “E poi?

  1. Simone,
    ma perchè colleghi chi non ha la minima idea di cosa sia un sogno con chi ha scelto il matrimonio ed i figli?La famiglia, i figli non possono essere il sogno da realizzare nella propria vita?

  2. barbara: condivido molto quello che scrivi… E’ vero, non dovrebbe essere un “vorrei ma non posso” ma direi piuttosto un “voglio (responsabilmente, rispettosamente e realisticamente) quello che posso (tutto quello che posso!)”
    il che non è frustrante rassegnazione, ma esito di una spietata analisi di se stessi e della propria vita, anche trascorsa.

  3. “Il sogno così come lo ha sempre inteso l’uomo, capace di far agire, di smuovere le montagne, non esiste più.”

    penso che la scala temporale che usi per questa affermazione è quello della tua vita…. forse in questo sistema di riferimento è vera;
    questa è la percezione che hanno indotto in questo periodo storico e noi la viviamo come reale

  4. Oggi si vuol sentire parlare di grandi programmi politici ed economici ossia proprio di quelle cose che hanno condotto i popoli a impantanarsi nella situazione attuale. Ed ecco che uno viene a parlare di sogni e di mondo interiore. Tutto ciò è ridicolo. Che cosa vuole ottenere di fronte ad un enorme programma economico, di fronte ai cosiddetti “problemi della realtà”? Ma io non parlo alle Nazioni. Io mi rivolgo solo a pochi uomini. Se le cose grandi vanno male è solo perché i singoli individui vanno male, perché io stesso vado male. Perciò, per essere ragionevole, l’uomo dovrà cominciare ad esaminare se stesso. E poiché l’autorità non riesce a dirmi più nulla, io ho bisogno di una conoscenza delle intime radici del mio essere soggettivo. È fin troppo chiaro che se il singolo non è realmente rinnovato nello spirito neppure la società può rinnovarsi poiché essa consiste nella somma degli individui.”

    (Carl Gustav Jung)

  5. Un po’ di anni fa, passava in tv una pubblicità per “sensibilizzare” e informare la gente su cosa fosse l’AIDS. Un uomo e una donna in una evidente relazione di coppia: lui (e chissà perché lui e non lei….) usciva di casa e la sua immagine cambiava. Il suo contorno corporeo diventava un tratteggio…come se l’azione che lo spingeva fuori da casa fosse una “parentesi”, qualcosa che non “andava fatto”, qualcosa di sbagliato e scorretto…Un’azione indegna. Perché il “tratteggiato” poi tornava a casa e si coricava accanto alla sua donna evidentemente “macchiato” “sporco” “infetto” e appunto “tratteggiato”. Perché avrebbe sicuramente potuto scegliere diversamente. Eppure in quel tratteggio io ci ho visto il “banale” discorso, anche un po’ abusato, sulla “libertà di scelta”, sul “libero arbitrio” e su quanto il peso del nostro “agire” possa far pendere la bilancia del nostro personale rendiconto…finale.
    Ci sono azioni insidacabilmente sbagliate…Ci sono azioni che invece sarebbero giuste, cioè sarebbero “ciò che va fatto”. Ma poi ci sono gli “altri”. Ed è proprio qui che va ferocemente a impattare la nostra legittima brama di “libertà”. Non è un “vorrei ma non posso”. E’, invece, una presa d’atto o di coscienza o di responsabilità rispetto a scelte importanti agite nel proprio passato che sono “vive” e attualizzano il presente. Scelte che potrei anche mettere ora in discussione ma non cambierebbero lo stato attuale dell’ “hic et nunc”. Quindi si deve lavorare con fatica sul proprio presente per non rinnegare il passato, cercando di concretizzare con il massimo slancio e energia possibili ciò che deve ancora venire…in una costante azione di tensione, un “fieri” che contiene e deve contenere, ciò che si è stati ma soprattutto ciò che si vuole “divenire”…

  6. Penso che Marica dica un qualcosa che non è facile percepire…
    La realizzabilità presuppone un approccio del tipo “progettuale” dove definisci gli obiettivi, se hai delle risorse le usi, altrimenti ti preoccupi di come recuperarle e poi devi fare delle attività per raggiungere tali obiettivi; questo è qualcosa di pseudo deterministico. Penso che il sogno vada al oltre questo approccio e includa un qualcosa, un qualche ingrediente che sia di natura indeterministica

    La misura che propone Simone cioè quella di verificare dopo del tempo l’avvicinarsi o meno dell’obiettivo può essere adeguata se il “sogno” è personale; e quindi la scala temporale di riferimento è quella della vita di un singolo.
    Credo che le nostre vite sono anche il risultato di persone che hanno sognato una vita diversa, non solo per loro.. e allora il verificare l’avvicinarsi o meno di un sogno è su una scala temporale diversa da quella della vita di un individuo.

    • Va anche detto, Giulio, che io sono un militante. Io combatto una sorta di “guerra” ideologica, culturale, contro un obiettivo ben preciso. Dunque la focalizzazione di quel che dico sul tema, il suo essere mirata, radicale, un po’ senza sconti, lo si deve alla natura del combattimento che mi sento di condurre da anni contro la vaghezza della relazione dell’individuo con la sua storia, il rigurgito sempre strisciante di questa impostazione metafisica cialtrona e trasognata in cui versiamo tutti, deambulanti zombie tra televisione e consumi, tra ritmi ossessivi e maniacalità, tra lavoro alienante e vuoto nel cuore, in cui quando la parola sogno fa la sua apparizione occorrerebbe che tutti, lungo la via, nella piazza, si genuflettessero in silenzio, e invece si discetta, nel clamore assordante della planetaria chiacchiera da bar, si spacca il capello in quattro senza che vi sia il capello, si tenta di dare graduatorie di ordine morale a qualcosa che nella norma ha una caratteristica: non esiste. Il sogno così come lo ha sempre inteso l’uomo, capace di far agire, di smuovere le montagne, non esiste più. E noi, inetti, insani, inani per lo più, siamo in ritardo con la storia, ma non con quella grande, bensì con la nostra storia individuale, che attende sogni agiti, attende una sceneggiatura avvincente, attende che ci alziamo, che operiamo, che scompariamo. E invece, siamo sempre qui.

  7. Ciao Simone,
    Domanda, ma quando parli di ‘Sogno realizzabile’ e di ‘ quando di piu vicino allidea che abbiamo di noi stesso’ intendi la Stessa cosa?

    Perche secondo me Lidea che noi abbiamo veramente di noi stessi, si Realizza in modo automatico.

    e’ quello di cui siamo convinti di essere che realizziamo sempre in maniera piu o meno consapevole.
    Ciao marco

  8. Quindi…va bene: l’unico sogno sognabile è quello realizzabile, si avvera se si è liberi e un po’pragmatici, non è necessario che abbia un qualche impatto sociale perché pertiene alla sfera individuale…MA! i nostri sogni si intrecciano inevitabilmente con i sogni degli altri…tutto quello che ognuno di noi fa, ogni nostro sogno, anche piccolissimo ed egoistico, se realizzato si riflette sugli altri. Accettare la dimensione collettiva, piú o meno vasta (societá, ma anche solo famiglia, gruppo di lavoro, relazione affettiva…) su cui impattano i nostri sogni agiti è puro realismo. Altrimenti è più responsabile sognare sogni irrealizzabili 😉

    • E infatti Claudia, li’ iniziano i guai: quando uno che non ha la minima idea di cosa sia un sogno, lo vuole perfino condividere e lo fa, comunque, a dispetto che impatti sugli altri anche in modo significativo. Qualche altro ignaro e inconsapevole abbocchera’, cosi’ invece di un irresponsabile che si autodistrugge per conto suo ora saranno due, ma presto anche altri arriveranno, e via cosi’… Quando questo schema e’ di base, minimo, di solito finisce con un matrimonio e dei figli. Quando e’ ai massimi livelli finisce con una dittatura. In mezzo c’e’ di tutto.

      Ecco perche’ il tema e’ cosi’ importante…

  9. Faccio estremamente fatica a comprendere questi discorsi sui “sogni”. Forse perché è una parola troppo inflazionata. “tutti sognano un principe”, “sognare ad occhi aperti”, “realizzazione di un sogno”…quanti modi di dire ci sono in cui c’è sempre di mezzo questo benedetto “sogno”! Nei secoli l’uomo ha sentito il peso del vivere, della quotidianità, della routine e ha cercato qualcosa che lo “liberasse” da un giogo troppo pesante…e lo aiutasse a non pensare troppo alla propria caducità cercando di “elevarsi”. Cerca di attuare questo tramite la religione, la mistica, la filosofia, le scienze…Ogni “uomo” degno di questo nome dovrebbe farlo. Cercare. Misurarsi. Provarsi…Non si può però fare questo se prima non si è “liberi”. E’ questo il concetto da approfondire, secondo me. Intendo dire che non può esistere il pensiero del realizzare il “sogno” se prima non si è sciolto il “nodo” del concetto di libertà. Credo proprio che le 2 cose vadano parimenti. Non esiste l’uno se non è presente l’altra…e questo è il percorso più difficile….

  10. Io capisco, comunque, quello che vuoi dire…parli di casi patologici, di persone che stanno immobili a sognare soltanto, di manie di grandezza che non hanno corrispettivo nella realtà, ma credo che sia un discorso diverso che vira verso la nevrosi…ma spero che siano casi limitati…

  11. Ma come Simone? E Gino Strada che tu citi tante volte allora? Non ha un sogno irrealizzabile lui? Ma dice cominciamo a fare un passo in quella direzione, poi si vedrà…tutti quelli che hanno un po’ cambiato il mondo erano dei visionari in grado di immaginare quello che non esisteva ancora e poi, intrapreso il cammino, altri si sono aggregati ed il sogno è diventato realtà. Se Martin Luther King si fosse limitato a sognare solo quello che era possibile…

    • Gino strada e’ l’esempio pratico antonella. Lui ha sognato (secondo me) per un istante la pace nel mondo. E secondo me in quell’istante gli e’ venuto in mente cosa fare: teorizzare la pace, diventare Segretario Generale dell’ONU etc. Poi, essendo un vero sognatore responsabile, ha capito che quello non era un sogno era una stronzata e ha pensato (sempre secondo me): “cosa posso fare io di realizzabile in questa direzione, qualcosa che anche se duro, durissimo, difficilissimo, io possa davvero fare per chi sono, per la forza che ho, per le doti che posso usare, e che mi vada bene esistenzialmente mentre cogli i maggiori risultati possibili stanche che il 100pc della faccenda e’ impossibile realizzarlo? Ed e’ partito. Lui non sogna affatto la pace nel mondo. Lui fa la pace possibile intorno a se. Se pensi a quanta poca comunicazione fa rispetto a quanto lavora capisci che lui ha a cuore le unita’, non i milioni. Giusto o sbagliato che sia. Lui lo fa. Che? Il sogno.

  12. E quando mi parli del sogno conformista ti rispondo: andare controcorrente non significava nel suo contenuto ma nella sua possibilità di realizzarlo.

  13. Chi lo decide Simone se è un sogno è irrealizzabile? Grandi e grandissimi hanno sognato sogni irrealizzabili per molti e che invece poi si sono realizzati. Ci hanno creduto e sono andati avanti.

    Di solito sono gli altri che ci dicono cosa possiamo fare e cosa no. E’ pieno di persone che hanno fatto cose “impossibili” per se stessi e per l’umanità intera. Qualche volta è andata male, sì. Ma non fa niente. Secondo me.

    Gandhi, Martin Luther King e molti altri insieme a loro erano considerati dei visionari quando non peggio.

    Qualche settimana fa vedevo un programma alla BBC sulla povertà. E Blair aveva un atteggiamento verso Vandana Shiva quasi di compatimento, con quei sorrisi indulgenti che sono spesso abituati a sentirsi dietro i sognatori. Le dava in poche parole della sognatrice, dell’utopista.

    Il sogno non deve essere necessariamente realizzabile. Se lo fosse di sicuro non avrebbe la stessa forza e la stessa potenza. Su quella stessa strada poi magari si scoprono per caso altre strade possibili verso cui siamo stati mossi proprio da quel sogno originario.

    La pace nel mondo non si raggiungerà mai, vero? Certo, è un sogno irrealizzabile. Eppure c’è chi ci crede. E comincia a lavorarci. Forse non si realizzerà in quel modo ma su quella strada avremo magari evitato proprio quella guerra che stava scoppiando. Senza realizzare quel sogno, certo. Ma senza crederci non ci si muoverà in quella direzione.

    Secondo me,naturalmente.

    • non so Marica, c’è una componente valoriale di eroismo sociale in quello che scrivi, che non condivido molto. Il sogno pertiene all’individuo, prima di tutto. E’ quel passaggio la fase critica. Lui e il suo sogno, a prescindere da ciò che socialmente lo rende impossibile, difficile, facile. Un sogno è irrealizzabile o realizzabile in relazione all’individuo verso di sè, non all’individuo verso altro. Poi, dopo, a seconda del sogno, entra una componente sociale, entrano gli impedimenti esterni, ma siamo già in un’area minore, che viene dopo, che significa meno. Qui io parlo del sogno come produzione e proiezione dell’individuo sulla sua storia individuale.

  14. Ciao Simone
    Qualche giorno fa ero al porto di San benedetto e facendo gasolio hp choesto di mediterranea.ho potuto vederla solo da lontano ma è stata un emozione.un saluto dall adriatico
    Morris

  15. Chi decide sulla realizzabilità o irrealizzabilità di un sogno?

    Perché un sogno può essere sognato solo se realizzabile? Se si chiama sogno direi che è ben auspicabile che sia considerato irrealizzabile. E’ la sua migliore peculiarità, il suo migliore seme, la sua migliore prospettiva.

    E’ proprio quella caratteristica che attraverso il mio percorso e attraverso il sogno stesso deve trasformarsi grazie a me. Grazie a quanto ci credo io, grazie a quello che ci metto io, grazie a quanto sono capace di immaginare.

    Gli obiettivi non hanno bisogno di essere sognati. Per gli obiettivi basta un po’ di impegno e di buona volontà. Magari qualche “aiutino” esterno e un po’ di fortuna, certo.

    Per i sogni no. I sogni hanno bisogno di essere impossibili. Devono prenderci per pazzi, per visionari, per sciroccati e un po’ fuori di testa. Nel migliore dei casi devono considerarci degli ingenui, dei naif, degli stravaganti, individui testardi, che guardano un faro invisibile e fortissimo.

    Per i sogni c’è bisogno di incredulità, di tenacia anche contro la logica degli altri, di energia contro la negazione di chi non ha la capacità di vedere quello che vediamo noi.

    Il sogno si nutrirà di questo. Il sogno ha bisogno di essere contrario, di andare contromano, di sfidare la corrente principale. Ne uscirà molto più forte.

    Se il sogno può essere sognato, che si sogni. Che si realizzi, che prenda infinite (non ce n’è solo una) forme. che si materializzi, che si faccia liquido, gassoso, interiore o concreto.

    Il sogno ha bisogno di attacchi, di non essere riconosciuto da chi non lo condivide, di essere sconosciuto a chi non vuole conoscerlo, di essere spaventoso per chi ha paura, di essere respinto da chi ne è fuori, da chi non sogna mai o ha dimenticato come si fa.

    Il sogno non ha bisogno di essere realizzato né dell’avallo della realizzabilità a tutti i costi. Ha una sua altissima nobiltà di nascita ed è sufficiente tentarlo, crederci, dargli una forma, plasmarlo, provarlo. Infinite volte se fosse necessario.

    Il sogno è questo. Una cosa per chi ha il coraggio e le braccia di remare contro con lo sguardo all’orizzonte e il sorriso dentro.

    • Mmm Marica, che pasticcio. Mescoli quel che il sogno e’ verso fuori e quel che e’ verso dentro. Un sogno irrealizzabile e’ una nevrosi ed e’solo negativo. Non muove nulla, e’ un miraggio che rovaina la vita di un essere in equilibrio. Non genera che sospiri e commosse deglutizioni.
      La sua irrealizzabilita’ la sa definire assai bene e facilmente il sognatore stesso, se e’ sano. Lui sa, come ognuno di noi sa. Sapere, saperlo, e’ gia’ uno spazio dentro al sogno, sono gia’ passi nel sogno.
      Ma il sognatore vero sa, agisce, fa. E’ sulla via del suo sogno, se torni dopo una settimana lo trovi piu’ avanti, un po’ piu’ in la’. Il sognatore invano, invece, sogna per sognare, parla per parlare. Torni dopo anni e lui e’ sempre li’.

    • Marica, aggiungo che un sogno puo’ anche essere conformista, non andare contro alcuna corrente… Il sogno e’ sogno relativamente a chi lo sogna…

  16. Nessun sogno e’ davvero irrealizzabile se abbiamo le giuste motivazioni (citando Simone “E’ inutile dire che stiamo bene se stiamo male”) e una volta trovate le motivazioni ci diamo il tempo necessario per realizzarlo.
    Questa e’ la parte piu’ difficile.
    Il resto sono solo azioni messe in fila una dopo l’altra, come le maglie di una catena.

    • esatto marco. i sogni irrealizzabili, per questioni di igiene esistenziale, non vanno sognati. Se abbiamo, invece, la tendenza a farlo, dobbiamo riconoscere di avere una forma seria di disagio e cercare di curarci. Non dare il nome giusto alle cose è l’inizio dei guai. E’ inutile dire che stiamo bene se stiamo male

  17. azz…. dopo questo bel blog simone …..domani sara’ ancora piu’ dura sopportare 12 ore di azienda….. e di riunioni …. e di presentazioni…..
    ma il sogno ci aiuta ….
    buon vento a te e a tutto l’equipaggio di mediterranea.
    e a presto, magari in barca.
    mf

  18. Ho visto anche l’intervista su ansa.it

    Trovo che questo progetto sia straordinario!

    Qualche anno fa mi emozionarono due spagnoli che presero un tandem e fecero il giro del mediterraneo. Anche quella una bella esperienza. La tua va oltre! Vi seguirò con piacere!

    Buona serata!

  19. Non ricordo dove l’ho letto, ma è adeguato: “non dobbiamo CERCARE noi stessi, dobbiamo CREARE noi stessi”.
    La cosa buffa è che forse l’ho letto proprio qui, in questo blog. Il bello è che non ha molta importanza, se sembro distratta.
    Sarebbe bello approfondire quel “lo faccio”. Per me significa focus, disciplina, pazienza. Fare, anche poco, ma fare, ogni giorno. Tante piccole azioni ora fanno la grande differenza poi.
    Troppo spesso mi sono arresa perchè non avevo tutto e subito: CERCAVO una soluzione(senza trovare) e non CREAVO nulla di adeguato a me.
    Questo piccolo aforisma mi sta cambiando la vita.
    “LO FACCIO” è importante, anche soltanto per non aver lasciato nulla di intentato.
    Morirò a 93 anni mentre raccolgo pomodori nell’orto, ho già deciso, e sarò fiera delle cose che ho fatto.

  20. “Le idee vere non le realizziamo. Ci realizzano”. Mi trovi d’accordo Simone. Io rovescerei il postulato scientifico secondo il quale la causa produce l’effetto, è l’effetto che produce la causa, è il futuro che agisce sul passato creando le condizioni per le quali esso stesso possa realizzarsi. Abbiamo un progetto, un’idea, qualcosa da realizzare nel futuro, allora ci mettiamo in movimento perché questo possa inverarsi, creiamo le condizioni necessarie alla realizzazione di quell’evento. Mi piace pensarla così – perché ovviamente di questo si tratta, di una visione della realtà che trovo utile per me, quindi vera.

  21. E’proprio vero!! Quando fai spesso lo stesso sogno, allora bisogna chiudere gli occhi, guardarlo ancora, un bel respiro e….REALIZZARLO ….ciao a tutti

  22. scusa Simone,
    se esco un po’ fuori dal coro,
    ma la parola “presentazione ufficiale di un progetto” mi ricordano un po’ di azienda e di marketing….

  23. Et voilà, la perfezione in poche righe 😉

    “Perché tu che fai invece?

    Sogno.

    E poi?

    Poi lo faccio.

    Che?

    Il sogno!”

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