l’Arca

 

mia che indico per blog

Una rotta. Di là, forse…

 

I tifosi allo stadio inneggiano ai killer perché non salgono su Mediterranea. Non ci salgono o non ne stanno organizzando una tutta loro. Anche i politici europei non salvano i migranti ma salvano le banche per lo stesso motivo. Come gli amministratori che prendono mazzette per l’Expo, o usano i servizi dello Stato per proteggere i latitanti. Anche loro vivono così perché non salgono su Mediterranea. E i ragazzi che inneggiano o partecipano alla Camorra, alla ‘Ndrangheta? Loro soprattutto. Non salgono su Mediterranea, non ne fanno una loro, ecco perché sono così.

Mediterranea è un buon motivo per vivere. Mediterranea o qualunque altra cosa vi venga in mente, purché sensata, originale, in grado di coinvolgere persone, purché sia generata da un sogno proprio, richieda speranze, lavoro, impegno, e un giorno, soprattutto, parta davvero. Nella vita possiamo pensare a Mediterranea, oppure non pensare a niente. Ma quel vuoto poi qualcosa lo riempie: il rancore, la fame di soldi, l’atarassia. La paura. Le cose accadono, prima o dopo, anche se sembra che tutto resti uguale. Le nostre vite generano o degenerano. E aver sperato, o non aver sperato niente, è il solo e unico motivo.

Mediterranea è l’Arca, il luogo dove devi salire per sfuggire al diluvio. Conosco una persona che ha costruito la sua arca camminando in montagna, nel silenzio e nella condivisione di pochi altri appassionati; un’altra ha costruito, a Cagliari, una Mediterranea che non naviga, fatta di pietra, ma accoglie persone che hanno bisogno di un istante di tranquillità; poi c’è perfino gente (pochissima) che l’arca l’ha fatta invisibile, dentro, e se ne sta immobile, apparentemente normale, ma dentro ha la schiuma dell’onda e i delfini che saltano. Tutti, però, hanno le piaghe alle mani. Piaghe dolenti e bellissime, stigmate consunte della loro umanità. Tutti gli altri hanno le mani lisce, pulite, ma dentro hanno la guerra.

Continuiamo pure a pensare alle leggi… Continuiamo a studiare le regole dell’economia. Organizziamo pure un’altra manifestazione di protesta, più grande di tutte, pensiamo a come potenziare la polizia per reprimere… Non servirà a nulla. Occorre un’arca, una per ognuno di noi. Deve costruirla, vararla e condurla ogni individuo, oppure mettersi insieme e farne una spaziosa, buona per tanti, una bitta semovente a cui dar volta la cima della nostra vita, dove possa ormeggiare il senso (il senso…), oppure un progetto, briciole di una possibile nostra realtà. Quell’arca si chiama Mediterranea. Non c’è alcuna alternativa. Chi non sta lavorando al cantiere della sua, vedrà quei tifosi da stadio dilagare per la città, saccheggiare i negozi, entrare nelle case. Io salpo. E non tanto per non vedere queste scene. Ma per non essere tra di loro.

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29 pensieri su “l’Arca

  1. Ciao Simone. Curioso come sei immagino che tu già conosca questo signore. Ma mi permetto ugualmente di suggerirti una bella pausetta di quelle che solo tu sai goderti, sulla tua splendida sdraietta autocostruita o sottocoperta di Mediterranea, per ascoltare questo signore che, in termini diversi ma con intenzioni analoghe, affronta i temi di cui tu, noi, io stesso, abbiamo fatto un percorso imprescindibile di vita. Io ci sto provando da un paio d’anni. Lavoro in una grande azienda statale di radio/telecomunicazioni, principale concessionaria di servizio pubblico (quale mai sarà st’azienda?? MAH!!), dove sembra che nessuno si renda conto di essere in trappola, nessuno realizza che il proprio ruolo di criceto nella ruota non porterà mai a nulla, se non a una serie di nevrosi che lo condurranno alla vecchiaia senza aver vissuto mai un solo giorno veramente. Io sto cercando di uscirne, di studiare una strategia per sopravvivere con pochi soldi (mutuo, spese varie, insomma temi che tu conosci bene). Ho il terrore di non farcela, ma allo stesso tempo la convinzione che fatto il primo passo (quello del licenziamento) la vita mi metterà di fronte una serie di opportunità da cogliere e tornerò a sorridere. Lo so che non è così semplice, ma quello che chiedo ora è semplicemente il coraggio di tramutare questa sensazione in una certezza. Ti auguro ogni bene, davvero, sperando di salire un giorno su Mediterranea (uno dei miei sogni). Il signore di cui ti parlavo è questo…spero di farti cosa gradita : https://www.youtube.com/watch?v=old8sgG6dQs

  2. Ciao Simone. Ho visto il video, meraviglioso. Ieri sono stata bocciata ad un esame abilitante al mio sogno, dopo aver cambiato vita tre anni fa, la mia arca personale. Il sogno rimane, l’esame pero’ e’ stato utile perche’ finalmente qualcuno mi ha detto quali sono le mie lacune, perche’ pur seguendo il sogno rischiavo di diventare la Tiziana della situazione. Le piu’ difficili pero’ sono quelle interiori, la vera difficolta’ e’ dentro, non fuori.
    Al di la’ delle banalita’, penso che il punto sia tutto nelle parole di
    De Gregori: ‘non e’ da questi particolari che si giudica un giocatore, un giocatore lo vedi dal coraggio, … dall’altruismo,… dalla fantasia…

  3. Ciao simone, in questi prossimi 5 anni di mare non farai mai ritorno a terra, alla tua casa? Il blog lo terrai aggiornato però, vero? Che fantastica avventura…

  4. Pingback: Buon viaggio | Ufficio di scollocamento Torino

  5. Tu la chiami arca , io lo chiamo seguire e agire la propria ispirazione.”Di questo gruppo di individui( quelli visitati dall’ispirazione) -dice W.Szymborska-fanno parte quanti hanno consapevolmente scelto la propria vocazione e svolgono il proprio lavoro con amore e immaginazione…Il lavoro di queste persone diventa un’avventura continua, nella misura in cui riescono a trovarvi nuove sfide . Le difficoltà e le battute d’arresto non soffocano la loro curiosità , e da ogni problema che risolvono scaturisce un nugolo di nuove domande”

  6. …. quanto mi piace come scrivi, Simone!
    E i concetti che esprimi sono ricchi di quella umanità che matura dentro solo quando le mani arrivano ad avere le stimmate, come dici tu….
    grazie, perché è sempre bello leggerti…
    Buon vento, Capitano!

  7. questo è un messaggio che apprezzo tantissimo. La mia Mediterranea, in questo momento, si chiama sport, arti marziali, attività fisica fatta in un modo nuovo, insieme a persone che ci credono, che sudano e fanno fatica. E anche per fare questo vedo come il sistema sia efficientissimo nel bloccarti: le lunghe ore seduto in ufficio, le squallide pause pranzo che non c’entrano nulla con un’alimentazione sana. I tanti, troppi impegni e il poco, troppo poco tempo che ci viene lasciato. Eppure qualcosa sono riuscito a combinare e a breve farò di più. Un “di più” non in senso economico (i famosi “di più” di troika e BCE), ma un “di più” solo per me. Solo per il piacere di correre in mezzo a un parco, di vedere la mia persona migliorare, di esprimermi, di coinvolgere ed essere coinvolto. Dove mi porterà tutto questo? Non lo e sono contento di non saperlo. Anche perchè so dove invece alla perfezione dove vuole portarmi il sistema. E io non ci voglio andare. A volte, anzi sempre, nessun luogo è meglio del luogo che non è nostro. Grazie Simone.

  8. “Niente è più raro in un uomo di un atto che sia veramente suo” diceva Emerson. E’ facile “esistere”, ma vivere, essere se stessi è la sfida più difficile che ci attende nella vita. Questo post è commovente, è un pugno nello stomaco, uno sguardo dritto negli occhi e a cui non puoi sfuggire nè mentire. Grazie.

  9. Pensiero stupendo, sempre sorprendente Simone.
    La “mia” Mediterranea, quella “generata da un sogno proprio”, non ancora, è lontana.
    Però salgo sulla tua! Anzi la nostra 😉

  10. Quante cose ci precludiamo per paure, pregiudizi, condizionamenti esterni…a volte sembra meglio evitare…troppo impegnativo, troppe responsabilità, troppo dispendio di energie…e poi, poi cosa rimane? …il nulla, il vuoto più assoluto che colmiamo con cose del tutto insignificanti.
    Quanta verità Simone!
    Ci sembra di essere furbi, di risparmiare o guadagnare qualcosa da un comportamento di questo genere e invece ci perdiamo…Dio quanto ci perdiamo!
    Quello che rimane poi in fondo, sono i momenti di vita vissuti con autenticità…quelli in cui non ci siamo tirati indietro, non ci siamo appiattiti su stereotipi preimpostati, a fare la cosa più semplice o a fare quello che gli altri si aspettano da noi…
    Grazie per la scossa ;)!!!
    Ti voglio bene.

  11. che cos’è mediterranea per le centinaia di minatori turchi rimasti incarcerati sotto terra?… Magari un’arca l’avevano anche loro, su cui salire all’uscita dalla miniera…Non abbastanza per salvarsi. Non tutte le arche sono uguali…

    • Mediterranea per loro, forse, era non fare il minatore, o farlo a condizioni diverse, con maggiori sicurezze. chi lo sa. ma una notizia di cronaca e questo mio ragionamento non mi pare siano un’assimilazione che calza, o utile.

  12. Simone,nessun problema per la brutalità, preferisco la sincerità! E’ da anni che mi faccio domande e molte da quando ti leggo. Nel mio piccolo e a mio modo ho fatto diversi cambiamenti ma spesso cado in confusione non so più qual’è la direzione giusta per me e chi mi dovrebbe almeno comprendere non lo fa! Mi sembra che il mondo vada nella direzione opposta e alle volte sono stanca di essere considerata una un pò anarchica…sono solo una persona alla ricerca di una propria Mediterranea!
    Grazie leggerti/vi mi aiuta sempre molto a tirare aventi, Isa.

  13. Ho detto no in un recente passato, ma non ero consapevole del significato, scelta d’istinto… Solo adesso che ho iniziato anche a dire dei si, conseguenti ai no, ho capito che è possibile la coerenza NELLA molteplicità. E l’incontro qui, lo scambio non esente da dubbi e provocazioni, così ricco, è stato “drammatico”. Da non dormirci. E commuovermi (io, sempre scettica ai limiti del cinismo, parlapà!…come dicono i sabaudi, il corrispettivo di “incredible!”, credo).
    Bella foto CONTRO-luce. Oddio, veramente…un pò…messianica??? 😉

  14. ..post fra i più ispitari, una mediterranea per ognuno, una scialuppa di salvataggio per fuggire dal Titanic che affonda…in attesa del mio turno, mi aggrappo forte alle tue parole!
    Grazie di cuore.

  15. Bellissimo post. Illuminante, almeno per me.
    Sento di aver percepito, proprio come un raggio zen, il significato profondo del tuo pensiero. E lo condivido, pienamente, fino all’ultima parola. L’ho sempre pensato, sinceramente. Non esistono rivoluzioni, esiste solo il progresso dell’uomo, che è, quasi per lo più, individuale. Per poi migliorare la società.
    Grazie Simone.

    • Stefano, se poi giri il concetto al contrario, è ancora più evidente: non è un ostacolo al progresso chi ruba, chi taglieggia, chi infama. Quella E’ la società. Ne ostacola lo sviluppo chi ogni giorno si siede, non vive, non promuove se stesso, non si emancipa, non dice no e subito dopo una serie di sì.

  16. Che bello! Come la sento potente la tua arca. E vicino alla mia. Certo più silenziosa, più intima, profonda…quella che mi abita. Ma abbastanza attenta da riconoscere l’autenticità delle altre che incontro lungo il cammino. Risuonano della stessa melodia. Portano nella stessa direzione…che meraviglia incontrarne così tante. Grazie simo e sempre buon vento!

  17. Stanotte alle 3 mi ha svegliata una musica “arabeggiante” non troppo alta ma abbastanza forte da farti sobbalzare dal letto, vista l’ora. Mio figlio non ha sentito nulla. Dormiva. Mi sono alzata, stando attenta a non fare troppo rumore e ho guardato fuori. C’era una macchina un po’ vecchiotta con le quattro frecce accese e lampeggianti. Non era parcheggiata. Era sulla carreggiata della strada a doppio senso, con il motore acceso. Non vedevo il volto del guidatore. Solo un gomito appoggiato al finestrino. La musica continua a uscire da quella macchina e intorno silenzio e buio. Nessuno alle finestre. Forse sono sonnambula, mi sono detta, sto sognando… Poi un urlo: “ahoooo” e la macchina rigida, ferma, fredda, lucida e la musica, quella musica strana, diversa, lontana che noi percepiamo comunque come “non nostra” che andava avanti malgrado tutto e tutti…forte, più forte del buiio e del silenzio.
    Dopo poco l’auto si è lentamente allontanata. Io ho provato un brivido, il cuore mi batteva forte. Avevo avuto PAURA. Il fotogramma successivo che io avevo visto era un’immagine chiara, nitida di una deflagrazione. Io avevo il presentimento forte che non c’era nulla di bello in quella musica e non per il fastidio, non perché fosse notte, perché era come un grido, era come se qualcuno stesse urlando qualcosa di incomprensibile, ma era forte e chiaro il messaggio che io e forse solo io ho recepito: “non potrete più dormire tranquillamente”. Perché NOI ci siamo, noi esistiamo, noi vi chiederemo conto non solo delle vostre vite abbruttite, del vostro squallore, della vostra ipocrisia, della vostra religione, del vostro benessere…NOI vi chiederemo il conto è sarà molto alto, sarà un prezzo che dovrete pagare per aver fatto finto di non vedere, per aver girato la testa…
    Ecco, questi “NOI” che chiedono giustizia non sono solo i “migranti”, i palestinesi, le donne nigeriane, sono i ragazzi di Scampia, sono quelli che “inneggiano a Camorra e N’drangheta”, sono i tifosi, i politici, i manager in “doppio petto”, sono il condensato di tutte le nostre miserie umane da cui non sarà più possibile sottrarsi. Bisognerà guardarsi negli occhi, o meglio “occhi nel cuore”, è sarà impossibile per alcuni, difficile per altri. Ma certo ci sarà chi sarà pronto, chi non avrà paura perché quando stringerà le mani di qualcuno, ritroverà le stesse piaghe “dolenti e bellissime”, si riconoscerà, non avrà più paura perché non ci sarà niente da temere.

    Se per “arte” si intende “ciò che è strettamente connesso alla capacità di trasmettere emozioni e “messaggi” soggettivi. …quello che hai scritto per me è questo: dritto al cuore. Grazie.

  18. Estasi, la settima onda, quella più alta delle altre, quella a cui devi affidarti.
    Un sussulto di lacrime che sale prepotente dallo stomaco, ma che devo annegare in un respiro più forte perché sono al tavolino di un bar.
    Questa volta il tuo post mi ha beccato in pieno, al cuore, a quello che sto facendo.
    Che fai, ora, leggi nel pensiero dei tuoi followers?
    Credo che tu abbia raggiunto una dimensione dove ci sono molti “link” (che non cominciano con http;-).
    Grazie
    Maurizio

  19. E che si fa se si ha vicino qualcuno che si ama, si stima ma che non ha la propria Arca,che naviga in mare aperto senza rotta, senza meta, completamente spento! Certo stare vicino a una persona così non è facile, vedendo tutto quello che sta perdendo!!
    Isa

    • Isa, non lo so. Però ti rispondo con un’altra domanda: e che si fa insieme quando si guarda in direzioni diverse? Scusa la brutalità, ma se uno scrittore a qualcosa serve, è a far sorgere domande… alla ricerca di qualche possibile, buona, dignitosa risposta.

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