Fiction & Lies

su taranée a 40 nodi - Copia

Mare di Corsica 1995. 40 nodi
Un giorno in cui non mi sono opposto,
non ho mentito a me stesso

 

Due temi, da giorni: le bugie che ci raccontiamo; opporsi alla vita. Il legame c’è, e non è buono.

Il poeta è un fingitore, diceva il grande lusitano. E’ uno che si finge nel suo pensiero, cioè che della propria vita fa una fiction, appunto. Immagina qualcosa che non è, e lo diventa. Fino a doversi chiedere, attonito: qual è la mia vita vera? Riporto sotto un breve brano di uno dei miei padri culturali, rende molto bene l’idea.

Ma non fa così solo il poeta. Lui almeno disegna arazzi valevoli per i più. Crea risonanze, cita, tratteggia storie non proprie, che tanto lo riguardano, che tanto riguardano ognuno. Dunque è utile, se non altro come contrappunto. Fa riflettere anche noi.

Il campo di regata del poeta fingitore è la vita. Quella a cui ci opponiamo ogni giorno. Dovremmo andare a dritta, è evidente, fin troppo manifesto… ma noi accostiamo a sinistra, per opportunità, paura, convenienza. Avanti piano, ma noi avanti mezza, poi tutta. Ci intenerisce l’alba, che non vediamo mai. Ci fa godere la notte, che non ci vede mai. Siamo da avventura, ma non ci spingiamo oltre la siepe. Freniamo, anche se la discesa c’invita a correre. Acceleriamo, quando dovremmo “rallentare e all’occorrenza fermarci”, come dice il codice parlando delle strisce pedonali e degli incroci. Fermi a quel bivio, respirando piano, osservando molto, potremmo decidere di svoltare a sinistra. Questo ci invita a fare la vita. E se dovessimo tirare dritto, sarebbe almeno consapevolezza vera, non inerzia.

Fingere. Opporsi. Ragiono su questo. La finzione, fuori dalle pagine dorate di un romanzo, è orribile. Il dubbio che qualcuno finga con noi basterebbe a farmi diventare un eremita. Soprattutto quando hai sudato sangue per arrivare a essere sincero. L’unico modo per vivere in un mondo di fingitori non è dire la verità. Ma non la verità sugli altri, quella su noi stessi. “Io sono uno fatto così… basta fare finta!”. Ti opponi quando fare finta ti si addice, e fai finta quando non opporsi è insostenibile per la tua forza morale. Fingere serve a opporsi, solo che, osservandoci, la vita se la ride. E quando la vita ride, ci indica come fenomeni, si butta a terra sghignazzando senza fiato, noi scoppiamo a piangere.

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Insomma, gli era presa quella smania di chi racconta storie e non sa mai se sono più belle quelle che gli sono veramente accadute e che a rievocarle riportano con sé tutto un mare d’ore passate, di sentimenti minuti, tedii, felicità, incertezze, vanaglorie, nausee di sé, oppure quelle che ci s’inventa, in cui si taglia giù di grosso, e tutto appare facile, ma poi più si svaria più ci s’accorge che si torna a parlare delle cose che s’è avuto o capito in realtà vivendo. (Italo Calvino “Il barone rampante”)

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21 pensieri su “Fiction & Lies

  1. (…) “Non omo, omo già fui,
    e li parenti miei furon lombardi,
    mantovani per patrïa ambedui.
    Nacqui sub Julio, ancor che fosse tardi,
    e vissi a Roma sotto ‘l buono Augusto
    al tempo delli dei falsi e bugiardi.” (…)

    Canto I, Divina Commedia – Dante.
    Parla Virgilio.
    …al tempo delli falsi e dei bugiardi.
    Già…

  2. Questo è il cuore di tutto. La relazione autentica e consapevole con se stessi. Se non si costruisce questa, dunque se non si comincia con la realtà, non è possibile alcun cambiamento. Però fai bene a premere su questo tasto Simone. Quando leggiamo questo concetto tutti siamo propensi a volare sulle righe, a dire ‘certo, ovvio, condivido’ ma pochi si rendono conto di cosa voglia dire effettivamente. Non c’è cultura della consapevolezza.

  3. un’altra precisazione:

    intendevo che a me non e’ sempre chiaro dove mi sto “opponendo alla vita” e dove invece sto investendo energie per realizzare e seguire il mio progetto, il mio sogno e quindi influenzare e cambiare la situazione e la vita.

    Ciao
    Marco

  4. Grazie Simone per la tua condivisione.
    Spesso sono spunti di riflessione per me, punti di partenza.
    Spesso sono uno stimolo, un “damose na mossa”.
    Tu ci pensi mai alle reazioni che può scatenare un tuo post?
    Cioè ci pensi a cose tipo “mo scrivo questo è due persone che stanno male insieme si lasceranno, una coppia diventerà più sincera, una vita nuova partirà”, o cose simili.
    No perché queste cose con post così succedono.

  5. Ciao Simone

    Forse Non capisco esattamente di che bügle parli.
    Anche io penso di raccontarmi in maniera inconscia delle bugie.
    Ci sono cose su cui bisogni scegliere dove mi sembra a pero potrebbero anche essere b. E allora baso la decisione su a, su quäl che mi sembra piu veritiero.

    Se sapessi che e una Bugatti quella che mi racconto, la tratterei come Tale. Invece non lo so.

    Si capisce o faccio solo confusione?
    Ciao
    Marco

  6. Mi confonde l’uso del termine “fingere” a cui a tratti attribusci una valenza positiva, come nel caso del poeta che crea realtà nuove per sè e per gli altri ed in altri momenti utilizzi come sinonimo di menzogna con tutta la connotazione negativa che ne consegue…non riesco a cogliere fino in fondo…
    Mi colpisce, invece, molto, soprattutto in relazione al tuo vissuto di cui hai lasciato intravedere recentemente qualche inquietudine, la citazione tratta dal “Barone rampante”. Non la ricordavo,ma pensavo a qualcosa di simile leggendo il tuo libro del 2008 e trovandoci le risposte a molte domande che ti stai ponendo negli ultimi post…è quasi impressionante notare quanto la letteratura possa anticipare la vita come una sorta di premonizione, rispondere in anticipo ai quesiti che ci si porrà in seguito…o al contrario, è la scrittura che riproduce i tormenti e i dubbi, le domande che si è già vissuto…vita e letteratura che si intrecciano, finzione che è al tempo stesso menzogna e creazione…complesso, ma stimolante…

    • Antonella, non dirmelo. io ho il terrore di quello che scrivo. i casi in cui ho scritto ciò che poi è avvenuto sono talmente tanti da farmi pensare io o scrivo ciò che avverrà a me, oppure finisco col vivere, eseguendo, ciò che ho scritto di me. Non so quale delle due cose sia più inquietante. certo è che in decine e decine di casi, sulle massime questioni della mia vita, io ho dovuto constatare che ciò che vivevo lo avevo scritto tanto tempo prima, quando era del tutto impossibile supporre una previsione “circostanziata”. Se questo lo penso in relazione al romanzo che sto scrivendo (quello che a volte ho citato come “il romanzo del pirata”) allora mi tremano le gambe dalla paura…

      • Semplicemente quello che pensiamo diventa azione e finisce poi per diventare la nostra vera vita.
        Ma mentre l’attivita’ di pensare e’ conscia, i nostri sogni non lo sono.
        Non possiamo sceglierli.
        Ci sono cose che ci piacciono e cose che non ci piacciono.
        I sogni nascono da li’.
        Punto.
        Possiamo pensare che un nostro sogno non valga la pena di essere realizzato, ma ci inganneremmo.

        In ogni caso la nostra vita sara’ esattamente il risultato dei nostri pensieri.
        Istante dopo istante.
        Ne’ piu’, ne’ meno.

  7. “Ti opponi quando fare finta ti si addice, e fai finta quando non opporsi è insostenibile per la tua forza morale.”
    Brividi…
    Solo una cosa: perché, quel “non”?
    È proprio quando acquisisci l’integrità morale per opporti, che – necessariamente – smetti di fare finta…

    Ciao

    • Andrea, intendevo dire che fai finta, cioè menti, ti adoperi nella finzione, quando la tua forza morale (poca) ti impedirebbe di non opporti alla vita, e dunque devi continuare a opporti, non farla diventare quel che dovrebbe naturalmente. in questo senso, non so se sono stato chiaro.

      • Clarus, grazie. L’equivoco non nasceva dal verbo “opporsi”, ma dal sostantivo “vita”, che io interpretavo (con accezione negativa) come “modernità tossica”, mentre invece tu – correttamente – come “Vita a cui tendere”.
        Ma stiamo parlando del sesso degli angeli… Il senso è come sempre chiarissimo. Ciao.

  8. La finzione è letteratura, è gioco, è poesia, implica fantasia e libertà e anche la capacità di lasciarsi andare. La bugia è una balla e basta, che sia raccontata a se’ stessi o agli altri, è un semplice paracularsi, non ci vedo altri significati.
    Distinguerei. Direi che la finzione è arte, la bugia marketing.

  9. Dopo aver letto i tuoi libri, mi son guardato allo specchio ed ho visto un perfetto esempio di bugia/finzione, e come dici tu, fuori da un romanzo si rivela ORRIBILE. Dopo 50 anni ho trovato almeno la forza di rivelarmi per quello che sono ed è atroce: ho perso amici, lavoro, affetti, col senno di poi devo solo recitare il mea culpa. resta forse una speranza come scrive Gramellini, che attraverso l’esperienza diretta di un grande dolore (come quello attuale) possa trovare lo stimolo per diventare veramente persona matura e responsabile, comprendendo che i “se” sono il marchio dei falliti e nella vita si diventa grandi “nonostante”.” Il percorso è durissimo, specialmente da affrontare a una certa età e da soli, ma di ogni nostra scelta bisogna accettarne le conseguenze, inutile opporsi.

  10. Vediamo se ho capito che ultimamente non ne imbrocco una… se non mi oppongo (alla vita) sono sincero con me stesso. Se invece mi oppongo, mento? Perche’? Non capisco bene. Forse perche’ io attribuisci al verbo ‘opporsi’ un senso positivo, come di lotta…Quindi nob lottare, appunto non opporsi, ci rende piu’ facile non mentire a se stessi? Non siamo tutti poeti e naviganti. Molti di noi probabilmente vivono vite piu’ modeste anche un po’ sottotono forse. E magari si accontentano di attimi fugaci di coraggio, consapevolezza, sincerita’. Alla fine pero’ tutti hanno bisogno di un attimo di finzione, di “raccontarsela un po’ su”. Fa parte del gioco… Let’s play!

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