Meglio di camminare con un’ombra

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Tender to life

 

Imparare a fare i conti con le nostre fragilità. Incontrarle, come fossero un amico che non vediamo da tempo, saperle ancora riconoscere, invitarle a camminare insieme, senza la speranza che ci abbandonino, giacché non lo faranno mai. Presentarle, quando entriamo in un locale, perché non debbano restare lì, in un angolo, visibili ma ignorate da noi e da tutti. Coinvolgerle nel dialogo, perché sono sedute al nostro tavolo, si mostrano ai nostri amici, fanno parte del simposio. Salutarle, nelle sere che si allontanano, ma senza tentare di far perdere le nostre tracce, giacché le ritroveremo sdraiate accanto a noi, nell’alba sorgente. Ascoltarle, quando hanno qualcosa da dire, quando ci tirano per la giacca di velluto delle nostre primaverili sicurezze. Dar loro il cibo della mente, tentare di farle ragionare quando sono eccitate, in ansia, perché così faremmo con un amico, dopo averlo a lungo ascoltato. Accogliere il cibo acre che ci offrono, medicina sapiente dei nostri limiti. Donarle, perché chi le riceve possa avvalersi di loro più spesso di quanto noi non sappiamo fare. Lasciarci consigliare negli abiti, nel trucco, senza farci camuffare o travestire. Donare loro un cappotto, che non se ne vadano nude d’inverno, al freddo, sotto l’acqua battente del nostro comune sconcerto.

Sorridere loro, quando la strada alle spalle sarà tanta, perché averla percorsa con un’ombra sconosciuta e minacciosa sarebbe stato un ben triste cammino. In fondo, ci siamo stati utili vicendevolmente, assai più di quanto non dobbiamo rammaricarci. Siamo cambiati insieme, ci siamo fatti buona compagnia, tanto che allora, ormai, ci saremo invertiti le parti.

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10 pensieri su “Meglio di camminare con un’ombra

  1. Ciao a tutti!
    Scrivo solo per condividere una mia gioia: A 3 anni e mezzo dal mio downshifting (ero in un call centre da più di 10 anni)
    il mio nuovo lavoro basato sulla mia passione per la fotografia sta andando bene!
    Ho pubblicato due servizi fotografici su un importante settimanale italiano (tiratura altissima e paga molto buona)!!! Sono più sicura di me e guardandomi indietro mi rendo conto che sono solo le mie paure l’unico ostacolo….ho lavorato duramente per questo obiettivo e non devo favori a nessuno, ancora una volta ce l’ho fatta con le sole mie forze, anzi andando contro lo scetticismo ed il pessimismo di chi mi è vicino!
    P.S.: Il libro “adesso basta” l’ho letto sulla mia position al call centre la mattina del 1° gennaio 2010, perchè ci facevano stare al lavoro anche se non arrivavano chiamate! Ed io leggevo di stramacchio per non morire di noia…peccato non aver fatto la foto…ma la immaginate? Un centianaio di positions vuote in un open space, la luce del mattino che filtra dai finestroni altissimi, qualche sparuto operatore sparso qua e la (eravamo 5 o 6) qualche bicchierino monouso con del caffè sulla postazione del Team Leader e una donna che china sulla postazione legge “adesso basta”….peccato davvero non aver avuto la macchina fotografica….

    • Che bel racconto, Angela! Una specie di foto raccontata… Bella l’immagine che hai pensato e bello che ce l’hai fatta credendoci. Lo scetticismo e il pessimismo di chi ci è intorno sono un classico che si ripete spesso in moltissime storie. Anche nei progetti più piccoli, senza neanche stravolgere più di tanto la propria vita, c’è sempre qualcuno che fa di tutto per farti capire che non è il caso.

      E’ senso di protezione qualche volta, egoismo altre volte, vista corta altre ancora.

      Ma è bellissimo andare oltre quando ci si crede davvero. E tu ne sei la dimostrazione.

      🙂

  2. Credo che lo imparerò a memoria per recitarlo come un mantra tutte quelle volte, come adesso, che mi sorprende una vulnerabilità che in verità dovrebbe essere scontata.
    Il tempismo dei tuoi post mi impressiona sempre.
    Grazie per aver messo a disposizione di tutti tale consapevolezza rara.

  3. Sempre meglio Simone. Sempre più in profondità. L’immagine di una vita completa trascorsa insieme alle proprie fragilità che si conclude a ruoli invertiti, cioè con noi che diventiamo le loro fragilità, è semplicemente da film. Complimenti.

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