Il ciclo

IMG-20141009-02375

Mediterranea sulla banchina libera di Skyatos

L’inquietudine si fa leggera, in questi giorni. La morsa che ha trattenuto cuore e mente per mesi inizia a sciogliersi, e a curare sono sempre le mani ruvide, il vento sulla faccia, e tutto ciò che il mare chiede per navigare in autunno. Le acque sono libere, finalmente. Le banchine sempre a disposizione di chi entra in porto. I gamberi sono dolci, costano poco, e gli isolani di nuovo sereni dopo la stagione del lavoro. Questa è un’epoca jazz, del resto: l’armonia risiede solo nel controtempo.

Navigo da maggio, tolti quaranta giorni tra luglio e agosto. Davanti almeno due mesi, ancora, per la Grecia del nord e la Turchia. La stagione del freddo non si vede ancora, e continuo a stare scalzo sul ponte, sul molo, mezzo nudo per gran parte del giorno, mi copro solo la sera. Riprendere la via dopo Atene è stato importante. Pareva che quel catino di Zea, confortevole e sicuro, non volesse lasciarmi più andare. Salpare con le mie vele ancora sane, libero dalla trappola, mi ha rincuorato dopo tanta ingenuità. Il tempo degli scali del resto si compie, prima o dopo, non è come quello dei ritorni, e quando le cime cadono in acqua si sa che il momento della partenza era lì che attendeva da giorni.

Passeggiando sul molo, al tramonto, ho cancellato molti pensieri dalla memoria, ripensato a molte cose, restituito e tolto valore a ciò a cui lo devo. Guardando il pesce brillante in vendita nel chiosco ho sognato buoni cibi da preparare, ma senza alcuna urgenza. Lontano, era possibile lanciare un pensiero dignitoso, intenso, profondo, ed è quello che ho fatto con gratitudine ed emozione. Alla fine della passeggiata avevo compiuto un ciclo completo, da dentro a fuori, dal mondo fin nel profondo. Ho inalato l’ultimo respiro di luce, per riempirmi l’anima. Poi sono tornato a bordo e finalmente, dopo tempo, ho ricominciato a scrivere.

Meritiamo sempre il nostro destino, perché siamo uomini nuovi ogni giorno. Ricordarlo o no, mentire o no, non basta ad assolverci.

Share Button

2 pensieri su “Il ciclo

  1. Non cerco assoluzione, ho costruito io quello che ho e che sono, perciò mi merito il destino che ho … me lo hai ricordato e questo mi ha fatto un pò male!
    Grazie, quando ti leggo credo che un altro “modo” sia possibile!

Rispondi a Paolo Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.