Dovremmo congratularci col nostro lavoro

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La baia di Skopelos dove sto scrivendo…

Quello che accade, è già accaduto. Facciamo sempre l’errore di confonderlo con ciò che si manifesta, quando si palesa, che a sua volta (a ben vedere) si è già mostrato anche lui. Mi stupisce sempre quando qualcuno esclama: “è stata una cosa improvvisa, mi ha colto di sorpresa!”. Diamo agli eventi il valore quasi magico di accadere così, ex abrupto, come fossero animati da vita propria, o avvenissero per cause esterne a noi, o peggio ancora, li subissimo supinamente, senza averli in realtà generati, a volte con perizia e pazienza.

Noi speriamo intimamente, agiamo silenziosamente (piccoli navy-seals del nostro destino), scegliamo parole, momenti, facciamo espressioni del viso, restiamo silenziosi quando sappiamo che è necessario… tutto purché si avveri, si realizzi, quello che deve, che inconsciamente, o consapevolmente, sappiamo che deve accadere per come siamo, per quelli che siamo, per dove vogliamo condurre il nostro destino. Che infatti (l’uomo è un animale molto capace), si compie.

Andiamo quando è giusto andare. Stiamo quando è giusto restare. Se non amiamo, è per il nostro disamore, se lo facciamo è per il nostro cuore. Quando la vita si compie in uno dei suoi passi, quando il film della nostra storia aggiunge l’ennesimo episodio, tendiamo a sorprenderci, o a rifiutare, ciò che abbiamo a lungo voluto, cercato, costruito. Eccola la nostra falsa coscienza. Dovremmo congratularci col nostro lavoro, molto ben fatto, che infatti ha scaturito l’effetto inevitabile previsto. Invece preferiamo dolerci, invochiamo compassione, chiediamo aiuto, lanciamo invettive ad altri (che abbiamo usato per i nostri scopi) e ci sentiamo vittime di sfortuna e angherie. Eccolo, è iniziato, con quei lamenti, un nuovo lavoro, un nuovo progetto, che si compirà un giorno, prima o dopo. E noi, anche quel giorno, sosterremo di essere stati danneggiati. Volevamo tutt’altro. L’opposto. Infatti, siamo innocenti.

 

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9 pensieri su “Dovremmo congratularci col nostro lavoro

  1. Molto interessante, perchè oltre al fatto che ciò che ci accade è conseguenza diretta delle nostre azioni (e infatti dici che “è già accaduto”, come per annullare lo spazio che ci inventiamo sussistere fra noi e gli eventi – spazio che appunto non esiste), ho inteso che, proprio per via di questo, gli eventi favorevoli siano sullo stesso piano di quelli sfavorevoli. Ma siamo talmente allenati ad alienarci da quelli sfavorevoli, da avere lo stesso distacco (la sopresa, il rifiuto di cui parli) verso quelli favorevoli. E questo perchè non ci prendiamo le nostre responsabilità. Perdendo così la capacità di manovrare il timone della nostra vita e nello stesso tempo la fiducia nel fatto che sia manovrabile. Ho vagamente inteso? E’ il senso del post?

  2. “Come dice Zeland, è molto semplice. La verità è semplice. Viviamo tuttavia in un mondo complicato, pieno di false necessità create per vendere prodotti…”
    per esempio i libri di zeland, o pezzi di legno per armonizzare l’acqua da bere, o finti magneti ecc ecc

  3. Quello del lamentarsi e sentirsi vittima della propria vita è uno dei “miti sociali” più persistenti nella nostra società in Italia.
    Grazie
    Buona giornata

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