Un giorno, forse

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Macedonia. L’orizzonte, qualche giorno fa. In navigazione.

 

Eccola, la vedo. Spunta dalle nebbie di questa giornata cupa. E’ Alexandropouli. Me la ricordo, da bambino, la prima volta che venni in Macedonia con la mia famiglia, avevo otto anni all’incirca. Allora, e tante altre volte in viaggio, guardai la carta e la vidi cosi a est, alla fine della regione tracia, cosi lontana, sul confine turco. Il confine turco… che luogo esotico, lontano, indecifrabile. Chissà cosa c’era laggiù. Quali uomini, quali donne, che case, che mare. L’avrei mai visto, l’avrei mai superato quel confine? E da lì a quel giorno, cosa mi avrebbe riservato il futuro? Chissa’…

La nostra vacanza finì a Thassos, e non procedemmo oltre. Alexandropouli rimase sulla carta, silenziosa, lontana.

Sono stato ben più lontano, nella mia vita. Eppure l’emozione è forte, adesso. Eccola, spunta dalle nuvole basse, tra il grigio del mare e del cielo. La vedo davanti a me e penso che l’orizzonte, come l’arcobaleno, è proprio come si dice: un confine mobile, che più avanzi più si sposta, perché si allontana proprio da te, è generato dal tuo luogo interiore, dalla tua antica relazione col sogno. Eccola la. Guardo Alexandropouli da qualche miglio fuori del porto. Ricordo. Sento.

Sguscio fuori dalla barca ormeggiata sulla marina, come ogni mattino, tra navi cisterna e grandi cargo. Ora dunque mi trovo qui, nel luogo che consideravo “laggiù“, perché quando ero bambino, un giorno, lo considerai l’orizzonte, cioè il luogo da raggiungere per guardare oltre. Non sapevo cosa fosse l’oltre, ma se quel bambino di otto anni, con gli occhiali già da tre, col ditino premuto sulla carta, non avesse detto sottovoce, tra sé: “chissà cosa c’è laggiù”, oggi forse non sarei quaggiù, non ci sarebbe Mediterranea, e chissà quante altre cose.

Siamo i nostri pensieri, assai più del contrario. Quello che non immaginiamo non potrà mai accadere. Dobbiamo sempre ricordare il grande valore dei sogni, perché un giorno, forse, ci svegliamo e siamo lì.

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7 pensieri su “Un giorno, forse

  1. Quel bambino con il ditino premuto sulla mappa mi ha fatto emozionare !!! Ti ammiro, e sono felice per te che quel bambino tu lo abbia portato dove lui sognava di andare.
    Buon vento Simone !

  2. Un saluto caldo da Salonicco. Guardando gli scontri ad Atene, sono arrivato al tuo blog. Beh! Peccato perche sei gia in rotta per il mar nero (o no?). Se hai intenzione di passare da Salonicco fatti vivo via mail. Pure io giro con una barca vela (non mia, ma di amici).
    Pavlos Nerantzis
    corrispondente de “Il Manifesto” dalla Grecia da piu di trenta anni

    • Accidenti Pavlos, ero a Salonicco due settimane fa, ci sono stato due settimane! Che sorte beffarda… Ma troveremo occasione. Grazie!

  3. Bellissimo pensiero, che condivido in pieno.
    Sogno, curiosità, speranze. Quello che non immaginiamo non potrà mai accadere…
    grazie Simone.

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