Troppo attivo

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Gomene trattenute o che stringono?

La solitudine e la noia. Mi ricordo che ci pensavo: “Ma non mi annoierò? Con dieci ore disponibili, che di solito sono impegnate dal lavoro, che ci farò?” Paure. Per niente campate in aria. Ci vuole molta fantasia per impegnare il tempo. E non basta neppure.

Il tempo scorre rapido quando vorresti che rallentasse. E’ immobile quando aspetti. Vorresti startene solo quando non puoi, e qualcuno che bussasse quando sei solo. Nei rari momenti di transito, vuoto e pieno si bilanciano, tempo e relazioni ti bastano. Ma avere e non avere (tempo e compagnia), non hanno a che fare con ciò che si ha.

La frenesia, l’incapacità di non fare, sono un segnale. Nell’imbrunire è possibile trovare l’alba, ma non è immediato, per nulla semplice. La solitudine non è necessariamente isolamento, anche se guardi e non vedi nessuno. Mi è capitato di aver voglia di stare da solo dopo essere stato con me: mi ero fatto l’effetto di una moltitudine. Mi è capitato di aver voglia di stare con gli altri, mentre ero con gente che somigliava a un deserto.

A bordo, d’inverno, le ore scorrono seguendo un filo tutto loro. Ieri ho pensato: “stamattina ho lavorato due ore al computer, poi tutto il resto del giorno cos’ho fatto?” Niente. Forse è per questo che oggi ho bisogno di riposo: sono stato troppo attivo, in quel niente.

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6 pensieri su “Troppo attivo

  1. In questi momenti bisogna aver fede in qualcosa che va al di là dei nostri semplici gesti e delle giornate che sembrano improduttive. Lui è lì in ogni tramonto..in ogni sbaffo di vento…basta aprire il cuore..

    • è una questione di senso della meraviglia. La “meraviglia” sta scalando le vette della mia personale classifica sugli ingredienti essenziali dell’armonia.

  2. Sei in buona compagnia Simone! Qui sotto le splendide parole di Clarice Lispector

    “Sono stanca. La mia stanchezza è molta perchè sono una persona estremamente occupata: mi occupo del mondo. Ogni giorno guardo dalla terrazza il pezzo di spiaggia col mare evedo le dense schiume più bianche e che durante la notte le acque sono avanzate inquiete. Vedo questo dal segno che le onde lasciano sulla spiaggia. Guardo i mandorli della via dove abito. Prima di addormentarmi mi occupo del mondo e vedo se il cielo della notte è stellato e blu mare perchè in certe notti invece che nero il cielo sembra blu mare intenso, colore che ho già dipinto su una vetrata. Mi piacciono le intensità. Mi occupo del bambino che ha nove anni e che è vestito di stracci e magrissimo. Sarà tubercolotico, ammesso che già non lo sia. Nel giardino botanico, allora, mi fermo esausta. Devo occuparmi con lo sguardo di migliaia di piante e alberi e soprattutto della vicotria regia. Lei è li.E io la guardo.

    Da bambina mi sono occupata di una fila di formiche: procedevano in fila indiana reggendo un minimo di foglia. “

  3. Se ti viene voglia di scrivere un altro saggio di downshifting riparti da qui. All’epoca di Adesso Basta raccontavi una storia di rottura, di attacco/distacco dal Sistema, di conti della spesa e di 800 euro al mese da ridurre ancora.
    Adesso il focus è interiore, ha superato il ridicolo dibattito di chi ti considerava “radical chic” perché scalavi la marcia ma issavi un gennaker.
    Mi pare che il tuo percorso sia ancora molto attivo e forse appena iniziato, degno di essere raccontato con post come questo.

  4. Il tanto fare è come il non aver niente da fare. Perchè sei trasportato dalla corrente tuo malgrado. Non vivi in prima persona. Dopo vent’anni di ritualità settimanale, mi sono svegliato un giorno chiedendomi: e ora cosa faccio? Ricomincio a vivere, mi sono risposto.

  5. So bene di cosa parli, da sempre vivo con me e non ritengo di vivere in solitudine, anche se la realtà è questa.Ci vuole un’anima molto ricca, ci vuole un bagaglio molto ben fornito di cose da saper fare, e ci vuole una “dispensa” piena a cui attingere nel momento in cui ci si sente sprovvisti di cose da fare , va bene anche un elenco appeso in bella mostra in giro per casa. Tempo fa ho letto da qualche parte la frase scritta da una persona malata oncologica che lamentava solitudine subita per le scelte che aveva fatto e che aveva in parte risolto grazie all’aiuto di una terapeuta la quale le aveva suggerito:” quando ti senti sola, ma proprio tanto sola, ricordati che hai sempre il tuo respiro con te”.Non posso suggerire niente da fare in mare, io sono una montagnina,e non voglio suggerire,ma ricorda che con te c’è sempre il tuo respiro.

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