Padre crudele

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Il confine invisibile

Il limite. Dov’è? Cos’è? Chi ha segnato per terra la linea: oltre non si va? Quanto si paga la dogana per passare? Quel confine è consapevolezza, paura, incapacità, realismo, mancanza di fantasia, di ambizione?

L’ho visto fatto di parole, di sguardi. L’ho visto nudo d’immobilità, saturo di oppressione, nero di nuvole o lucido di maestrale, so che genera silenzi e parole scomposte. E’ prigione, fonte di violenza. Consuma. Oppure lancia, come una fionda, genera potenza. “Non oltrepassate quella porta”: il motivo migliore per saltare.
Che colore ha il limite? Che sapore? E’ amaro o dolce, è viscido o scorrevole? Ma soprattutto, che accade se proviamo a superarlo? Il limite lo fissa solo chi ce l’ha, ma quando c’è sei condannato a spostarlo. O a soccombervi. Ridere è più facile, il tempo passa veloce.

Il limite è il più crudele dei padri, uccide le sue figlie predilette: le occasioni. Le strangola nella culla, scempia le loro membra col coltello della sorte. Brucia i brandelli delle loro carni, le vesti speranzose in cui erano avvolte, e sparge sale sulla linea ferita del destino. Non si duole di nulla, come la sanguisuga non patisce colpa nel sangue. Le occasioni l’avrebbero dileggiato, da adulte. Destinate a noi, lo avrebbero irriso, offeso, sminuito. Avrebbero sancito il nostro fallimento, carcerieri e prigionieri, a un tempo. Noi che lo avevamo creato…

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7 pensieri su “Padre crudele

  1. Della donna che sono
    mi succede, a volte, di osservare nelle altre, la donna che potevo essere;
    donne garbate esempio di virtù,
    laboriose brave mogli, come mia madre avrebbe voluto.
    Non so perchè
    … tutta la vita ho trascorso a ribellarmi a loro.
    Odio le loro minacce sul mio corpo
    la colpa che le loro vite impeccabili,
    per strano maleficio mi ispirano;
    mi ribello contro le loro buone azioni,
    contro i pianti notturni sotto il cuscino,
    contro la vergogna della nudità sotto la biancheria intima, stirata e inamidata.
    Queste donne, tuttavia, mi guardano dal fondo dei loro specchi;
    alzano il loro dito accusatore
    e, a volte, cedo al loro sguardo di biasimo
    e vorrei guadagnarmi il consenso universale,
    essere la “brava bambina”, la “donna per bene”, la Gioconda irreprensibile,
    prendere dieci in condotta
    dal partito, dallo Stato, dagli amici, dalla famiglia, dai figli
    e da tutti gli esserei che popolano abbondantemente questo mondo.In questa contraddizione inevitabile tra quel che doveva essere e quel che è,
    ho combattuto numerose battaglie mortali,
    battaglie inutili, loro contro di me
    -loro contro di me che sono me stessa-
    con la psiche dolorante, scarmigliata,
    trasgredento progetti ancestrali, lacero le donne che vivono in me
    che, fin dall’infanzia, mi guardano torvo
    perchè non riesco nello stampo perfetto dei loro sogni,
    perchè oso essere quella folle, inattendibile, tenera e vulnerabile
    che si innamora come triste puttana
    di cause giuste, di uomini belli e di parole giocose
    perchè, adulta, ha osato vivere l’infanzia proibita
    e ho fatto l’amore sulle scrivanie nelle ore d’ufficio,
    ho rotto vincoli inviolabili e ho osato godere
    del corpo sano e sinuoso di cui i geni di tutti i miei avi mi hanno dotata.
    Non incolpo nessuno. Anzi ringrazio dei doni.
    Non mi pento di niente, come disse Edith Piaf:
    ma nei pozzi scuri in cui sprofondo al mattino, appena apro gli occhi,
    sento le lacrime che premono, nonostante la felicità che ho finalmente conquistato,
    rompendo cappe e stratidi roccia terziaria e quaternaria,
    vedo le altre donne che sono in me, sedute nel vestibolo
    che mi guardano con occhi dolenti e mi sento in colpa per la mia felicità.

    Assurde brave bambine mi circondano e danzano musiche infantili … contro di me;
    contro questa donna fatta, piena,
    la donna dal seno sodo e i fianchi larghi,
    che, per mia madre e contro di lei, mi piace essere.

    Gioconda Belli – Non mi pento di niente

    • Ciao Claudio,
      quandio leggo aricoli come quello che hai proposto tu mi chiedo sempre: e io?

      Riguardo ai rimpianti, io fino ad ora non ne ho. Non dico di non fare/ aver fatto errori nella mia vita. Pero sono soddisfatto, e’ la mia strada, sono le mie scelte ero sempre io quello che ha preso le decisioni.

      A volte mi chiedo se e’ normale non avere rimpianti o se e’ un contarsela su.

      Ciao
      Marco

      • Ciao,
        secondo me,è naturale avere rimpianti in fin di vita,fosse solo perchè è un modo per rimanere attaccati a questo mondo.E’ facile dire di non aver rimpianti mentre si è in salute e in forze, pensando magari che in futuro si possano realizzare i propri sogni,il problema è che il domani fa’ presto a divenire l’oggi e l’oggi ieri.
        Capire che ciò che ci blocca è aleatorio, che gli errori passano come i successi,che le proprie azioni i propri pensieri hanno dignità anche se passano ,per me significa essere pronti a sfidare le paralisi che ci bloccano e ci fanno vivere scontenti,arrabbiati,frustrati,infelici. In fin di vita tutto ciò è più nitido , ormai non hai più nulla da perdere , ma cosa c’è stato da perdere prima ?
        Claudio

  2. Un mondo migliore é possibile se svolgo un lavoro personale importante, migliorando me stesso contribuisco a migliorare la realtá in cui vivo.
    Io ho pianto, forse non lo avevo mai fatto o non ne ho memoria. Mi sono voltato ed ho visto che sono in cammino, ho guardato i miei piedi e li ho visti muoversi, l’orizzonte non lo vedo perché forse non lo cerco.
    Quel pianto é riconoscenza al lavoro che c’é e che verrá, lungo, doloroso e allo stesso tempo bello. É un pianto di trascendenza che riceve una nuova visione, un nuovo modo di relazionarmi con me e con gli altri. É un pianto di perdono e allo stesso tempo di gioia nel permettermi di accettare.
    Per chi come voi va per mare é un’onda che trascende e allo stesso tempo include le altre che l’hanno preceduta. Non é un pianto che esclude, al contrario include e arricchisce la mia persona, é un ingrediente essenziale per le onde successive. Tutte devono essere, quindi, riconosciute, rispettate e incluse.
    É un percorso in forma spirale di evoluzione della coscienza.

  3. Il limite è paura. Paura di che ? Di quanto si paga la Dogana per passare ? Infinite domande, senza alcuna risposta sino a quando, imprigionata dai silenzi, dalle parole scomposte il fiato si fa corto, si vede una via d’uscita, quell’uscita cercata per anni. Si alza il viso verso il cielo, si vede un arcobaleno anche quando non c’è, si sorride e ad un certo punto ci si tappa il naso e si fa un tuffo senza preoccuparsi del brivido che quell’acqua fredda provocherà…
    E’ un brivido piacevole lungo la schiena, così piacevole che non puoi più farne a meno. Costi quel che costi….
    Quanto costa? Non costa nulla se non la consapevolezza che la vita va vissuta piangendo, ridendo ed è bellissima

    • sì… è così…
      e poi dopo il tuffo è vero… si piange si ride e magari ci si dispera un po’ ma tutto questo dopo il tuffo è un bel gioco impegnativo, ormai.
      E non si ricordano le strade di prima, in quelle c’è una grande nebbia che a guardarla mette ancora sgomento ma il ponte è bruciato… quale ponte…? E come ho fatto a stare lì per così tanto tempo?
      Così guardi avanti o al massimo intorno.
      Gli smemorati sono dei miracolati, come noi.

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