Sugar Man

 

L’ho sempre fatto, emozionarmi così profondamente, e subito correre a scrivere, senza poter aspettare, col cuore in subbuglio, mi ricollega a quando ero ragazzo, salivo le scale, a tre gradini alla volta, prendevo la penna e il taccuino, mi gettavo a scrivere, non mi fermavo più, per chissà cosa per chissà quale sensazione, emozione, imploravo che ci fossero computer per scrivere più velocemente (potete non crederci, lo facevo davvero), ma non c’era neanche la parola, all’epoca, solo la penna e io non so scrivere veloce con la penna, e ora invece eccomi qui, ancora una scala da salire, veloce, col cuore in gola, ma c’è la tastiera, e io sulla tastiera del computer vado veloce, oh lì non mi puoi fermare, e il polso che mi faceva male da bambino quasi lo sento dolente anche adesso, anche se non può essere, ma è un riflesso, l’emozione che si impossessa di me, che sconfina lungo le vene, mi fa tremare, mentre tiro su col naso, mentre mi si asciugano le lacrime sulle guance, perché quando scrivo sono fuori di me, e fuori di sé non si piange, non più.

Ho appena visto un film, “Sugar Man”, me l’ha regalato C. un’amica, e la prima cosa da fare è dirle grazie, ma grazie dal profondo del cuore, perché regalare emozioni così forti è una cosa inestimabile, e perché questo pomeriggio lo ricorderò per lungo tempo, e io lo sapevo che dovevo vederlo questo film, lo sapevo, C. aveva insistito quel tanto di più che basta a capire che qualcosa dentro c’era, e infatti lo avevo lasciato lì sul tavolino, in vista, tanto che quando sono sbarcato è la prima cosa su cui ho buttato l’occhio rientrando a casa, e dopo una settimana l’ho preso tra le dita, ho letto velocemente il piccolo libro allegato, poi l’ho infilato in una vecchia playstation e ho schiacciato play con fremito leggero, come se sapessi già quello che sarebbe accaduto, ma non così, così tanto non potevo neanche sognarmelo, perché tu le cose le sai, sempre, prima, ma non puoi sapere quanto finché non risuoni con quello che fai, quello che vedi, allora ho bevuto un sorso di vino, il fuoco crepitava e poi tutto è successo.

Non vi dico niente del film, e neanche di quel che è successo, come faccio a spiegarlo, potrebbe mai qualcuno? non so, io non sono bravo abbastanza, forse dovrei scrivere un racconto per riuscirci, solo, vi prego, guardatelo, ma con attenzione, non fate come quelli che si distraggono, con attenzione, è una storia vera, una storia che viene da un altro mondo, è un documentario, sull’arte, credo, ma no, ma che arte, o forse sì, sulla vita, certamente, anche questo però è impreciso, sulla vita quando rivela la sua anima salva, ecco, forse questo, l’anima salva della vita, il verso invece del retto, la trama dell’arazzo vista dal di qua, dove siamo noi, dove si consumano i nostri anni di eterna distrazione, ecco cos’è: è un istante di concentrazione, di non distrazione, solo che voi non l’avete visto, io sono ancora troppo emozionato, dunque è tutto, tutto inutile, e allora mi fermo qui, però voi prendetevi qualche mezzora, staccate tutto, guardatelo al meglio che potete, forse da soli, mi direte grazie.

Una cosa soltanto aggiungo: c’è tanto, tantissimo da fare per somigliare il più possibile all’uomo che so di poter essere, e questo c’entra maledettamente col romanzo che esce ad aprile, è incredibile questo, ecco i brividi, non ci avevo pensato, mi è piovuto addosso in questo istante, volevo scrivere tutt’altro, ma è lui, in qualche modo è lui il protagonista, e chissà, forse anche io, un giorno, perché dopo questo film possiamo tutti sperare un po’ di più, e mi accorgo che non ho scritto niente, ma lo sapevo, non poteva che essere così, però sono contento di essere qui, di questo pomeriggio di tempesta emotiva, anche perché io sono così, e non capitava da un po’…

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9 pensieri su “Sugar Man

  1. Ciao Simone,
    anche a me questo film mi ha toccato tantissimo. L’ho visto l’anno scorso al Cinema L’Aquila di Roma dove dei ragazzi volenterosi portano avanti un progetto bellissimo di diffusione di queste pellicole fuori dai circuiti commerciali. Ti dico solo che io e il mio amico lo citiamo in continuazione. Sixto è diventato il nostro mito. La battuta quando dice “ho continuato a portare i frigoriferi su per le scale per mantenermi in forma” è unica.
    Umiltà, umanità, talento e tante altre virtù tutte presenti in un unico artista. Incredibile.
    E le sue canzoni, poesie ancora attuali.
    Una menzione anche al regista, che è riuscito a girare un documentario più avvincente di tantissimi pallosissimi film narrativi.
    Pensa che qualche mese fa si è suicidato…

  2. Me ne ha parlato una persona la scorsa settimana. Pensando che conoscessi questa storia. Ora ne ho la conferma. Dovrò assolutamente saperne di più. E potrei utilizzare questi giorni di “vacanza” per sedermi sul divano e, come faccio spesso, applicarmi in una delle mie attività preferite. Guardare e ascoltare in silenzio, assorbire più che posso in un’orda di emozioni. Fatto non inusuale per quanto mi riguarda e che credo possa garantire, per qualche breve attimo almeno, una riconciliazione con il mondo o con se stessi come una sorta di terapia…

    E allora mi ricordo di quella volta al cinema in cui il pianto, in breve, si è trasformato in un singulto tanto da dover uscire fuori… Il film era “Platoon”. Oppure di quell’altra volta, in cui ho battuto le mani d’impulso, lo sguardo critico del mio accompagnatore, il suono di altre mani e la mia sensazione di profonda intesa con qualcuno. Il film era “Thelma e Louise”.
    Mi capita spesso. Spessissimo. Un libro, un film, una immagine per strada, uno sguardo, un paesaggio, un quadro o una scultura. E mi fa pensare a quanto l’arte, o chissà forse la vita stessa, possa produrre ancora meraviglia e un effetto terapeutico per l’anima. Ho sentito spesso dire “questo libro mi ha salvato”. Forse la cosa necessaria è essere predisposti. Rendere la propria mente e il proprio cuore disposto e disponibile a ricevere questa “onda” che quasi inevitabilmente si trasforma in uno tsunami che esce dagli occhi.
    Mi è capitato, di recente, con Benigni e i “suoi” 10 comandamenti sul quale ho letto molte critiche. Il Benigni “prima e dopo”. Ma non me ne curo… Oppure con un monologo di Ascanio Celestini. Lacrime cocenti anche di rabbia che hanno solcato la mia faccia per tutto il tempo quanto sono stata ad ascoltare e anche il giorno dopo e quello ancora. Perché rimangono incise, impresse come tatuaggi e ti trovi a ripercorrerle raccontandole a qualcuno o forse a te stesso. E sono sempre quelle due capacità, quel binomio di sorriso e di pianto. Quelle due risorse uniche, inestimabili e così tanto, troppo umane che dovrebbero “fare la differenza” e che spesso invece vengono disprezzate, derise e umiliate. Grazie Simone, per tutte le volte che hai deciso e deciderai di condividere con noi tutto questo.

  3. Semplicemente unico, una delle piu belle storie che abbia sentito negli ultimi anni.Quando lo vidi circa tre mesi fa ne fui cosi colpito da svegliare mia moglie per raccontarle quanto bello sia stato.E la mattina dopo,provai un senso di pienezza e serenità , che non riesco a descriverne il senso in parole , ma che mi accompagnarono per giorni a venire.

  4. Ciao Simone!L’incredibile storia del cantante Sixto Rodriguez ha colpito tantissimo anche me. Poco tempo fa ho seguito un documetario in tv sull’incredibile vita di questo personaggio, artista sconosciuto ed incompreso nel suo paese in Sud America e contemporaneamente star famosissima in Sud Africa a sua insaputa. Una storia che emoziona per la duplice identità di un uomo a chilometri di distanza, da un continente ad un altro.Ma, nonostante tutto, la semplicità e l’umiltà, che quest’uomo ha mantenuto dopo aver scoperto quasi per caso la sua fama ed il suo successo in un paese a lui sconosciuto.Una storia incredibile, ma vera.

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