Lo sfigato che spara siamo noi…

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Non sono sicuro di esserlo anche io…

A me non sono parsi molto marziali, per nulla professionali, un po’ infagottati anzi, uno ha perso perfino una scarpa, nessun passo calmo e determinato, guardate quello che finisce il poliziotto, non gli si avvicina calmo e inesorabile, gli corricchia incontro, spara e poi prosegue come per inerzia, come i bambini grassottelli che non sanno fermarsi, fa un arco, sempre corricchiando, né veloce né lento, altro che addestrati, e quando camminano verso l’auto sembrano come quei ragazzini un po’ bolsi e maldestri, non hanno niente di marziale. Infatti, sono due sfigati qualunque, come sempre.

Gli sfigati che si fanno convincere dagli ideologi, ne abbiamo già visti, Negri e Curcio pontificavano, poi qualche violento senza storia sparava, tanti di loro nel prosieguo hanno rapinato banche, ucciso per un diverbio, guardate quel malvivente di Carminati, altro che lotta politica, altro che Mein Kampf, solo violenti criminali, gente perduta prima ancora di essere, e qui è lo stesso, la religione serve solo a rendere nobile degrado, povertà, mancanza di identità, disintegrazione, ignoranza, altro che Dio, quello mica esiste, ma esiste l’ignominia, l’emarginazione da se stessi, l’alienazione, la decisione di non avere una testa propria, e anzi, troppo poco accade, troppo ordinato è questo mondo, viste le premesse d’inconsistenza morale, esistenziale, in cui ci siamo infilati da sempre. “Muori schiavo, ed eri un re“.

Quando i papi uccidevano gli infedeli, stavamo come oggi, solo che noi a uccidere abbiamo iniziato prima, con le crociate, poi con la Santa Inquisizione, per secoli e secoli, bruciavamo la gente viva, dopo averla torturata, compresi gli Charlie Hebdo dell’epoca come Giordano Bruno, e in modo assai più massificato di oggi, ben imitati dalla Jihad, altra guerra santa idiota e ottusa, tanto quanto le crociate, ma era sempre una questione di potere, ricchi e potenti, con in mano la cultura e la fede da agitare come clave, contro mentecatti poveri e ignoranti, ridotti a parco buoi da sfruttare e massacrare perché incapaci di assumere il peso del proprio destino facendo doverosamente a meno di Dio quanto dei potenti, stessa razza, sacerdoti e finanzieri di sempre, preoccupati di cosa pensi, anzi, che tu non pensi niente, che credi senza evidenza, che fai senza chiederti, ecco la fede, che compri senza bisogno, ecco il suffragio universale, che rispetti leggi senza senso, ecco il potere, che fai quello che deve essere fatto ma non per te, per loro, altrimenti guerra, altrimenti paura, altrimenti odio.

Ma serve sempre qualcuno che prema il grilletto, qualche imbecille senza dignità, qualche schiavo senza libertà di giudizio che si fa infinocchiare dai corani, dalle bibbie, dai comandamenti, dalle leggi di Dio, qualche disintegrato sociale senza amore né sogni che prenda per vero quello che dicono imam e sacerdoti incaricati di urlare perché i sordi sentano, giacché chi ci sente si tappa sempre le orecchie di fronte alle cazzate, giacché chi sente decodifica, discerne, e non ha paura di giudicare gli dei, le religioni, le politiche, i capitalismi, le questioni razziali per ciò che sono: la resa della coscienza, la feccia del pensiero, l’estinzione della consapevolezza, la tomba della libertà, la porta della schiavitù su cui vigila il suo fratello gemello: l’orrore.

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83 pensieri su “Lo sfigato che spara siamo noi…

  1. Ho letto questo bel pezzo e lo posto .

    Charlie Hebdo. Siamo tutti Charlie Hebdo. Lo stiamo leggendo ovunque. Ma la verità è che tre pazzi fanatici che sarebbero ben figurati in una delle loro vignette – sbagliano portone all’inizio del blitz, dimenticano la patente nell’auto con cui fuggono e che poi lasciano (ah, se solo Cabu, Charb, Wolinski e Tignous fossero qui a prenderli in giro) – hanno colpito loro perché erano diversi da noi. Perché avevano coraggio e lucidità, perché, come ha detto Val, ex direttore del giornale, ieri alla radio nazionale, accendevano la luce laddove tutti la spegnevano. Philippe, con la voce rotta ma allo stesso ferma, non ha voluto cercare la compassione ma, come in uno dei loro disegni, ha voluto spogliare le ipocrisie di chi aveva lasciato soli quelli che lui chiama “i migliori di noi”. E lui lo sa bene, visto che li ha avuti con sé 17 anni, dal 1992 al 2009. E ieri, mentre parlava, non c’era rabbia nella sua voce, solo la consapevolezza di essere sempre stati emarginati, lasciati isolati nella loro battaglia di libertà, incompresi. Forse non abbiamo armato noi quei tre francesi, di provenienza algerina. Ma sicuramente gli abbiamo aperto la porta, gli abbiamo indicato l’indirizzo. Non abbiamo sparato noi, ma i proiettili che hanno abbattuto e decapitato quella redazione geniale sono i nostri.
    Se Jacques Chirac, da presidente della Repubblica, definisce, a suo tempo, la scelta di Charlie Hebdo di pubblicare le vignette danesi su Maometto come “un’aperta provocazione”, se il Financial Times parla di “stupidità editoriale” e di fatto giustifica l’attentato, se quel geniale periodico satirico ha più volte dovuto fermarsi, no, non siamo tutti Charlie Hebdo. E non raccontiamoci la balla dell’islamofobia: ricordate la copertina titolata “Intouchables 2”, citando il successo del film Quasi amici? Ebrei e musulmani ridicolizzati nei loro fanatismi. E fantasmi. E nel 2006? Charlie ospita una presa di posizione a favore di Oriana Fallaci. Sì, a favore. Erano libertà pura e mai faziosa, ossigeno per un mondo inquinato: chiusero i battenti e cambiarono nome, la prima volta, per aver preso in giro De Gaulle. Il giorno dopo la sua morte. De Gaulle.
    Se oggi potessero scrivere e disegnare, direbbero che un attentato contro degli ebrei, solo pochi mesi fa, non ha fatto così paura come questo, contro francesi purissimi. Perché l’antisemitismo era servito a far dimenticare a molti che un attacco violento e insensato, c’era già stato, alle nostre libertà. In un luogo di cultura. A Bruxelles, in un museo: a sparare un francese. Ma non ci eravamo allarmati, proprio per quell’antisemitismo francese ed europeo che loro sono stati accusati di aver alimentato e che invece, loro sbugiardavano. Magari anche criticando Israele. Perché il significato dell’espressione onestà intellettuale, lo conoscevano bene.
    E riderebbero parecchio, infine, di Marine Le Pen che li difende e li piange, magari la ritrarrebbero in quel grottesco contesto con tre bandiere francesi alle spalle, quasi si sentisse già all’Eliseo.
    No, non lo siamo mai stati Charlie, noi. Perché la satira vera e coraggiosa ci ha sempre fatto paura. A noi, in Italia ad esempio, piace quella faziosa e rassicurante, contro nemici conosciuti e su cui c’è un bel mirino da anni. E al massimo si sparano innocui proiettili di gomma.
    Loro no. Mancherà Wolinski e quell’estetica libera e sexy, mancherà Cabu che sapeva sempre mettere il dito nella piaga più dolorosa, mancherà la tenera velenosità di Tignous. E mancherà Charb, il direttore, che ora ha lasciato editoriali e interviste tanto belli e potenti che tutti, qui, ci riempiono i loro status su Facebook. Perché è il massimo che riusciamo a fare.
    Leggeteli, guardateli, scorreteli. Oggi, fatelo oggi. Proverete un sentimento di estraneità. Perché quel coraggio leonino rende la frase un po’ retorica – lo disse anche lui prima di pronunciarla – di Charbonnier, vera. “Preferisco morire in piedi che vivere in ginocchio”.
    Li ha chiamati “banda d’idioti” i fondamentalisti islamici, lui. Come ha fatto con la destra francese, come si è divertito con Hollande. Come sempre, quando c’era da mostrare le falle del Sistema. Con un tratto di matita, un’inchiesta, un editoriale.
    Vorrei Wolinski, ora, a vergare un foglio con una matita. Per fare una foto di gruppo di chi, ridicolizzato per anni da lui, da loro, ha pensato bene oggi di farsi paladino della loro libertà stuprata.
    Charlie Hebdo stava chiudendo. Prima di quegli spari. Charlie Hebdo non ha mai trovato davvero cittadinanza in Francia o fuori. Charlie Hebdo è stata colpita perché difendeva una libertà che noi ormai non meritiamo da anni, perché si ostinava a credere e difendere valori su cui noi abbiamo costruito i nostri paesi, le nostre culture, i nostri ideali. Per poi dimenticarceli. Charlie Hebdo sono loro. Erano loro. E basta.

    Boris Sollazzo

    • Io invece non sono charlie perché non mi piace il loro modo offensivo di fare satira contro chi crede in qualcosa (anche se sbagliato), men che meno sono con quelli che hanno sparato, e non c’è bisogno di spiegare il perché…, ma non sono nemmeno d’accordo con l’ipocrisia dei 2 milioni di persone che hanno manifestato così come non sono d’accordo con la retorica “libertè, egalitè, fraternitè” che nella storia si è tramutata in sanguinario colonialismo (altro che charlie)….Certi “umori” certe “tradizioni” certa “cultura” radicatasi in 2.000 anni di storia non si risolvono offendendo la sensibilità di chi crede in maometto o in Dio pensando che questo significhi “avere le palle”…Avere le palle per me significa cercare e perseguire una propria ragione di essere

  2. Caro Simone,
    sono un tuo lettore da alcuni anni. Ti scrivo due righe per ringraziarti molto del tuo pezzo sul blog del Fatto Quotidiano del 13 gennaio che risponde perfettamente al fastidio che provo da giorni nel confrontarmi con la triste visione dei politici alla manifestazione di massa a Parigi.
    Leggo ogni giorno la nostra stampa e quella internazionale e attendevo finalmente che qualcuno mettesse a fuoco il nocciolo del problema: la brutalità della vita degli emarginati di tutte le banlieues, della quale i primi responsabili sono i politici che marciavano in prima fila. Un’esibizione insopportabile di ipocrisia e mancato senso di vergogna.

  3. Per quanto mi riguarda, sto concentrando le mie riflessioni post-trauma sull’assurdità di quell’IoSonoCharlie con cui i più reagiscono alla tragedia.
    No che non siete Charlie. Le persone al mondo che, nel bene e nel male, possono permettersi di dire “Io Sono Charlie” sono giusto una mezza manciata. E qualcosa mi fa supporre che voi non siete tra quelle.
    Quanta insensatezza e banalità (anche) nel cordoglio.

  4. …x Lupolibero. La fascinazione per il pensiero totalizzante ( Islam, comunismo ecc) va ben oltre il desiderio di riscatto di spiantati e disperati, gli attentatori delle Torri gemelle erano laureati ed occupati, tra i terroristi rossi c’era Feltrinelli ( l’editore). Non mi sembra realistica l’alternativa o Dio Consumo o Allah..tantomeno il parallelismo tra camorra ed integralismo: le mafie vantano ( si fa per dire)fra i propri collaboratori avvocati, medici, professionisti. La moderazione non è una categoria religiosa ma illuminista. Mi vcengono in mente le parole di Emil Cioran”..in ogni uomo sonnecchia un profeta..e ogni volta che si risveglie il mondo è un posto un pò peggiore!

      • ..grazie a te per darci l’occasione di esprimerci. La citazione tratta dal “Sommario di decomposizione”. Consiglierei questo libro a chiunque voglia imparare a pensare e liberarsi, quindi, da certezze ed idoli altrui. La disillusione e la speranza, il nulla e Dio si inseguono, si sfiorano e sovrappongono fino ad annullarsi, ogni crtezza viene affermata, smontata ed infine negata. Alla fine rimaniamo noi ed il vuoto, con la certezza di poterlo reggere da soli.

  5. Condivido il concetto di “carne da macello”, di “disintegrati” assoldati allo scopo di seminare terrore. Il reclutamento trova terreno fertile nei frustrati / disadattati: se uno sta “bene”, lavora, spende, va a sollazzarsi al mediaworld, non farà certo il terrorista. Non ha bisogno di Allah: il suo dio è già il Consumismo. Non a caso la camorra rècluta scagnozzetti scapestrati che vivono malamente in quartieri popolari, non rècluta studenti di giurisprudenza ben vestiti e nutriti. Il malcontento è una delle chiavi per capire, quindi. Poichè non si può di fatto assicurare a tutti benessere e appagamento, in questo ha ragione chi è contrario all’immigrazione di massa = masse di futuri frustrati/disoccupati/disintegrati. Chi parla di Islam moderato dimentica che anni fa a Milano successe un putiferio con gli Egiziani che pretendevano una scuola islamica tutta per loro. infine, trovo anch’io parecchio ipocrita la colorata manifestazione di Parigi, ma altrettanto surreale il silenzio di Londra dopo l’attentato alla metropolitana del luglio 2005 (non lo ha citato nessuno, dico nessuno): eppure la matrice è identica – età media 30 anni, musulmani, disadattati/disintegrati, cresciuti in Inghilterra. 53 morti contro i pochi di Parigi. Perchè tutti abbiamo dimenticato Londra: eravamo troppo impegnati a scegliere dove andare in ferie? Mi si perdoni la prolissità.

  6. Ciao

    @ Antonella: grazie della tua risposta. e complimenti: mi sa che hai fatto centro e sei riuscita a spiegarmi il perche del mio disagio.

    @ tutti: il mio disagio descritto qualche giorno fa rimane. pero devo anche dire che ieri mi hanno colpito positivamente le immagini della marcia di parigi dove cosi tanta gente di culture diverse e’ scesa in piazza per dimostrare quanto alcuni valori siano importanti. A me, che vivo all’estero e in contatto per forza di cose con culture diverse (a cominciare dalla mia famiglia), ha fatto bene vedere le immagini della marcia di ieri.

    Saluti,
    Marco

    • a me per nulla, invece, Marco. Una parata di ipocrisie. La solita vecchia storia delle manifestazioni, sublimazione del nulla, farsa della catarsi. Sto riflettendo se scriverne o no…

      • Ciao Simone,

        a me piacerebbe molto poter leggere la tua opinione a riguardo.

        provo a descrivere meglio il punto positivo che ci vedo io, col presentimento che tu parlerai probabilmente di altri temi legati alla manifestazione (poi magari mi sbaglio).

        Io vivo da tempo all’estero. da parecchi anni sono in germania, mia moglie e’ tedesca e i miei figli sono italotedeschi secndo il passaporto, le lingue che parlano e le culture che vivono.
        Tra le persone con cui ho contatto e che stimo, c’e’ ne’ di diverse nazionalita, culture e religioni (anche qualche mussulmano).

        Da quando ho iniziato a vivere all’estero ho sempre notato con fastidio come troppa gente di una certa nazionalita parli male e critichi, quasi sempre generalizzando e quindi ingiustamente la gente di altri paesi.

        Un po di anni fa era per esempio tipico cosi:
        gli italiani sui tedeschi: a ma che Crucchi!, che duri, come mangiano male. che nazisti…

        i tedeschi sugli italiani: ahh sti mangiaspagetti, mafiosi, non puntuali, corrotti.

        E io ogni volta a esserne disopiaciuto conoscendo bene tanta gente di questi 2 popoli e trovando un peccato sempre le generalizzazioni.

        Negli ultimi mesi/anni anche per via della crisi economica ho osservato un in’asprimento di certe posizioni:

        Tanti italiani (troppi) che spesso dicono che i loro problemi derivano tutti dalla Merkel o dalla germania.

        O tanti (troppi) tedeschi che convinti che i loro problemi arrivino dagli stati del sud europa che non hanno i bilanci in ordine o dagli stranieri in genere.

        Vedendo l’inasprimento spesso mi chiedo dove si andra a finire se queste tensioni crescono.

        Ieri vedendo i 15 minuti di approfondimento sulla marcia di parigi sulla tv pubblica, ho visto tante persone di ceti e culture diversi uniti per strada e questo mi ha fatto piacere perche ho pensato che almeno li tante persone hanno fatto esperienza di vicinanza e non sono scesi in piazza gli uni contro gli altri.

        Ecco qui la mia (non rischiesta precisazione).

        Ciao
        Marco

  7. Questa sera mi risuonava questa frase:”Cosa direbbe e farebbe Gandhi se fosse qui in questo momento storico?”
    Le religioni,le culture differenti, i colori della pelle, le diverse condizioni economiche tutte caratteristiche che ci incasellano e separano l’uno dall’altro…forse solo emozioni e sentimenti ci uniscono ed eliminano le differenze.

  8. Misha, conoscendo il rigore di Simone (che seguo da tanti anni su libri, blog, interviste ma purtroppo non personalmente) mi sono andato a rileggere tutti i commenti per capire bene questo dibattito interessante.

    Credo di aver capito cosa lo abbia infastidito. Forse si capisce proprio da questa tua ultima affermazione: “Non ho dato del fascista a nessuno”. Non ricordo chi ti ha fatto notare che in realtà gli stai dando proprio del fascista xenofopo, e se leggi quel che hai scritto è proprio così: “io ho paura che queste operazioni che per me sono terroristiche e di guerra (…) siano mirate a far passare politiche fascistoidi e xenofobe (…) che implicano anche (…) che chi dice cose che non ti piacciono, e magari anche in modi e toni che trovi urtanti, venga “bannato”, venga in qualche modo privato della sua possibilità di esprimersi. (…) E se questo si verifica su un blog (…) allora mi preoccupo ancora di più, perchè (…) un blog è comunque una rappresentazione in piccolo della società”.

    Credo di comprendere il fastidio di Simone, perché se vedi lungo i tuoi post c’è questo sfiorare il confine tra affermazioni dette con riferimento ad altro e poi in realtà ti riferisci a lui, o al “coro” come lo hai chiamato (che sono anche io).

    Forse questo è il posto anche per te Misha. Il posto per scoprire che puoi dire la tua senza provocare reazioni urtate, che pare proprio essere il tuo fine. Un pò sembra da quel che scrivi che tu voglia urtare, provocare una reazione.

  9. Anche a me sembri esagerata Misha. E poi non ho capito un’acca di quello che hai scritto tutto molto confusionario. Sembri in opposizione cob qualcuno ma qui non mi sembra che nessuno dica cose opposte alle tue. Ma non ho capito molto. Sorridete dai!!!! @:-)

    • Confusione: puó darsi, ma il post offre infiniti spunti di riflessione e, mettici l’emotività, ho affastellato temi.
      Opposizione: no. Discussions.
      Sorrisi: dopo i morti…difficile.
      Esagerazione: lo spero proprio
      Il mezzo mediatico non aiuta, ha ragione Barbara, bisogna uscire e parlarsi. Ritrovarsi spontaneamente, non per conformismo, prima che ci venga impedito, e per evitare in futuro le adunate imposte cui allude Antonella, che sono un’altra cosa.
      Grazie a tutti e a Simone in particolare, sparisco davvero, non sono nel posto giusto per me.

      • Ciao Misha.
        Il commento che ho pubblicato ieri non era completo. Quando ho premuto il tasto “submit”, per qualche ragione tecnica legata senz’altro al mio complesso rapporto con le tecnologie “moderne”, non è comparso nella sua totalità. Ma tant’è… quella persa è persa mi sono detta… E poi rileggendolo mi è comunque sembrato “sufficientemente” comprensibile. Questo tipo di comunicazione non è per tutti. E’ vero. Non è nemmeno per me. Non è nelle “mie corde”. Ho sempre scritto, tanto, ma quasi esclusivamente ad uso e consumo personale…
        Quando ho iniziato a scrivere sui social, da principiante, mi sono beccata le mie sacrosante “tirate di orecchie”. Perché scrivo troppo, perché scrivo spinta esclusivamente da emotività, perché sono un fiume in piena, un vulcano in eruzione……..Tutto vero. Io nelle tue parole, forse confuse, ho ritrovato quella spinta emotiva, quel bisogno esponenziale di “essere compresi”, condivisi, capiti, accettati anche, e soprattutto, rischiando di dire qualcosa di impopolare, di “diverso”, qualcosa che potrebbe non piacere, e persino, evvivaddio, qualcosa di contradditorio.
        Mi ha fatto molto riflettere questa cosa. Perché non è la prima volta che leggo di una donna che, non sentendosi capita, preferisce “uscire di scena”. Quello che vorrei dirti invece è di ritentare. Di scrivere ancora. Di provare a stare nei “parametri” richiesti, di affrontare a testa alta le regole indicate, ma di continuare, di insistere, di riprovare a dire, con le tue parole, ciò che pensi. Io credo sia importante questo spazio. Se ne possono certamente cercare e trovare altri. Ma ripeto. È una sfida. Si può vincerla o perderla ma bisogna provarci. Io ho bisogno di sentire “parole” che vengano anche da donne. Donne che pensano, che si mettono in discussione, che accettano sfide. Che non consentono a nessuno di metterle a tacere. Che sono orgogliose di un percorso, qualsiasi esso sia. Che non esistono solo per “compiacere”, per tornare, una volta per tutte nell’ombra, in cucina… a preparare i Wuber o le polpette al sugo… 
        Ringrazio naturalmente Simone per questo spazio rubato e assolutamente “off-topic” ma mi sembrava sacrosanto e doveroso. Ciao!

        • Ciao Barbara, per parte mia ti leggo sempre volentieri e spesso mi ritrovo in quello che racconti…non fai soliloqui e non sei nel posto sbagliato…almeno secondo me…un caro saluto

  10. Non ti sembra di esagerare un po? Non ti sembra sopra le righe parlare di fascismo?

    E poi questo sito appartiene a un privato, che non ha obblighi nella pubblicazione di post di lettori. Ha tutte le possibilita del caso, senza doversi giustificare.

    Insomma dai un po anche a me l’impressione di essere eccessiva e di sfiorare provocazioni o offese. Io, obbiettivamente, se mi dessi del fascista ti avvertirei e se non ti scusi ti bannerei.

    Comunque, volevo solo capire.

    Grazie.

    • Marco68, io ho paura che queste operazioni che per me sono terroristiche e di guerra, a prescindere da chi sia il burattinaio, siano mirate a far passare politiche fascistoidi e xenofobe, politiche che implicano anche che chi è diverso, che chi dice cose che non ti piacciono, e magari anche in modi e toni che trovi urtanti, venga “bannato”, venga in qualche modo privato della sua possibilità di esprimersi. Che poi è quello che non troppo metaforicamente hanno fatto con i giornalisti di charlie hebdo (alcune vignette erano francamente oscene e irritanti, ma non è questo il punto, credo). E se questo si verifica su un blog, che è vero che è uno spazio privato, ma dovrebbe anche essere uno spazio democratico di confronto tra persone che sono accomunate dal fatto di passarci, allora mi preoccupo ancora di più, perchè sono le persone che fanno la differenza, e un blog è comunque una rappresentazione in piccolo della società. Magari scrivo stronzate, magari provoco e faccio un uso indiscrimato dell’ironia, ma se ho offeso qualcuno vorrei saperlo dalla parte offesa, non dal moderatore del blog. Ti dirò di più, io ho paura di aver paura di quanto sta succedendo, magari sono particolarmente suscettibile per vari motivi privati, ma non voglio aver paura che mi verranno tolti i diritti civili cui ho abitudine, perchè aver paura è già una sconfitta, come rifiutare il confronto, come non dare il giusto valore alle parole (cfr. i “poveri” sfigati). Se qualcuno, a parte simone che si è magistralmente espresso nei miei confronti, trova del fanatismo nella mia posizione, o aggressività, me ne scuso,ma mi dica che cosa lo ha offeso. Al massimo può trovare sarcasmo e un po’ di antipatica supponenza: beh, fa parte del pluralismo. Grazie a tutti.

  11. Come naturale…forse…questo post ha una valanga di commenti rispetto a quelli recentemente pubblicati. Cosa lo differenzia da altri dal momento che Simone ci guida costantemente in un percorso che non sta certamente in superficie ma scandaglia emozioni sempre differenti: commozione, rabbia, insicurezza, orgoglio e dignità…. ? Io trovo che questo post evochi emozioni non nuove ma difficili…da trattare ( e aggiungerei…meno male…): spaesamento, disorientamento, perdita di senso, vuoto, e infine paura. Vado a servizio pubblico ieri sera diceva che oggi bisogna mostrare ‘le palle’. Se non lo fai non sai chi sei e gli altri non ti riconoscono. Non sappiamo più chi sono i nostri nemici ma peggio nemmeno gli amici. E non sappiamo se siamo di sinistra o di destra. Perché’ l’ideologia….l’ideologia non esiste più. Rottamata. Fuori moda. Bene. Male. Non so. Il problema pero’ e’ con che cosa abbiamo sostituito l’obsoleto mondo permeato da gruppi di appartenenza? In cosa crediamo? Cosa può ancora smuoverci, farci combattere in senso lato…. Siamo in grado di confrontarci, di discutere pur avendo idee diverse o casomai opposte? O è forse meglio essere omologati anche qui? Io ribadisco il concetto già espresso altre volte. È’ necessario riportare le discussioni e i confronti nelle piazze. Mi spiego. In piazza. Al bar. Da un amico. Sulla strada. In ufficio. In barca a vela

    • Ma Claudio, ma figurati. Le tue scuse sono del tutto non necessarie. Semmai dimostrano quanto possa essere inutile e dannoso esprimersi a ruota libera sfogandosi senza pensare. La fine della comunicazione… Claudio, tranquillo. Ormai ho un blog da così tanti anni da essere abituato a tutto. Grazie e scusa tu del flame.

    • claudio: sei l’unico che mi ha risposto sui contenuti dei miei commenti, e non sullo stile comunicativo, e ho apprezzato miltissimo…GRAZIE!

    • Catarsi (dal greco katharsis κἁθαρσις, “purificazione”) è un termine utilizzato per indicare la cerimonia di purificazione che si ritrova in diverse concezioni religiose ed in rituali magici che prescrivevano di solito il sacrificio di un capro espiatorio.

      Se devi purificarti fai la tua cerimonia religiosa in solitaria, ti prego. Qui di religioso vorrei che ci fosse il meno possibile, come di gente che deve purificarsi. Quanto al capro espiatorio, gradirei che non fosse il mio tempo.

      • simone, hai usato tu per primo il termine “catartico” e il verbo “detestare”. hai il monopolio sul vocabolario? il problema è che ti sei impuntato sul mio stile, e non sui contenuti, a differenza di claudio, di cui non condivido alcune opinioni ma che mi ha dato la possibilità di un contraddittorio…sei arrivato al punto di minacciare di togliermni la parola; siccome tu non agisci ne per dio ne per soldi, che cosa ti spinge a volermi togliere di mezzo? non dire che ho insultato o mancato di rispetto ad alcuno perchè sai bene che è insostenibile…considera tutto ciò un piccolo esperimento di psicologia sociale applicato ad un microcosmo mediatico dove tu detieni il potere e c’è una popolazione che al suo interno ha sicuramente una maggioranza che si esprime, o non esprime, conformemente al potere ed una minoranza. Minacciata perchè fa una sorta di satira. Trasferisci il modello alla società reale e ti spieghi tutto. Non sono dio ne i soldi ma è il potere il motore. Su tutto il resto posso anche essere d’accordo, tolto il fatto che anche gli esecutori hanno delle responsabilità, non solo i mandanti…e che comunque non possiamo chiudere gli occhi su quanto sta succedendo. relativamente ai capri…no, mangio solo bambini cristiani!!!! avanti, bannami!

        • Scusa Misha, qui è diventato molto complicato seguire. Mo non so se nella confusione non ci stai capendo niente pure tu.
          Simone sostiene che la catarsi sia negativa, perché è un modo per esorcizzare la paura ed assolversi.

          In questo sono della stessa opinione di chi è perplesso sullo sbandierare “je suis Charlie”… Io non credo di esserlo, non sapevo manco esistesse un giornale come quello. Io non sono Charlie, mi sarei fatto il cagotto se avessi ricevuto le minacce che hanno ricevuto loro. E non ho le loro capacità di analisi, di critica, creative.
          E prima della strage, magari manco gli avrei dato chissà quale importanza, seppur sono conscio dell’importanza della satira, così come non è che abbia dato troppa importanza ad un suo omologo italiano, “il male”, ormai chiuso.

          Io al massimo posso “essere con Charlie”.
          Così come non sono gay, ma non sarebbe un problema esserlo. Non sono ebreo, ma potrei benissimo esserlo. Non sono nero, ma mi potrebbe piacere.

          È una differenza sottile, ma per me importante.

      • cosa c’entrano con l’introspezione le crociate?
        comunque la deriva fascista inizia dagli spazi privati per estendersi a quelli pubblici.

  12. gli zombie di Parigi hanno fatto altri 2 morti, che birboni. ma in un supermercato kosher…uff, l’ennesima messinscena. sono davvero degi sfigati con poca fantasia. vuoi vedere che adesso scenderanno in piazza quei conformisti di ebrei?

    • misha qui non c’è nessun coro, e ti invito a riferire le tue opinioni con tutta la determinazione del caso ma anche con la moderazione che si necessita quando l’obiettivo NON E’ sfogarsi ma COMUNICARE. Nessuno ha MAI detto che si tratti di messinscene o che gli ebrei siano conformisti, come non mi risulta che qui ci siano cori. Se sei in grado di relazionarti ragionando senza prendere a pesci in faccia chicchessia qui sul MIO sito, bene. Diversamente vai a ingrassare la corta (sono solo due…) ma fiera schiera di quelli che qui non vengono pubblicati. Dimostra nei fatti, non a chiacchiere, che hai in spregio la mancanza di rispetto per gli altri e l’oltranzismo. E’ semplice: basta ragionare rispettando la gente a cui, ripeto, non ti è concesso, qui, di dare dei coristi o di gente che dice cose diverse da quel che effettivamente dice. Grazie mille per il tuo impegno, che fa così il paio con il mio (grande…).

      • “fuori dal coro” è una metafora, e lo sai benissimo, immagino che anche tu faccia uso di certi strumenti; l’ironia è un mezzo dialettico, come la satira e mi sembra intonata al momento; ribadisco che di fronte a chi dice che sono state uccise “solo” 12 persone in carne e ossa mi viene da ribattere che forse un analisi critica sarebbe auspicabile. Deduco che sul tuo blog vige il divieto di satira. Allora è vero che disturba, adesso capisco meglio charlie. Interessante che nessuno prenda posizione contro il veto che mi imponi.

        • Nessun divieto di satira o altre amenità qui. Lo dimostra il tuo spam, francamente asciugabile, se posso permettermi.

          Quel che intendevo dire l’hai capito. Non scrivere a vanvera mettendo in bocca a me o ad altri cose che non dico e mi pare nessuno dica, tutto qui. Per gli sfoghi hai tutto il web. Qui si ragiona sulle nostre vite. Ecco perché il tema del finto, utile o vero o inutile cordoglio ha perfettamente senso tra queste pagine. L’ordine delle priorità dei temi non lo decidi tu e neanche io. In generale è il tuo tono, la tua aggressività, il tuo trattare tutti come gente che sta dormendo e non capisce la gravità dei fatti che tu sola, l’unica desta, comprendi, che mi trova freddo e che stigmatizzo. Sa di illuminati, di predicatori, di “giusti”, cioè buona parte dell’approccio che detesto, in chiunque, su qualunque tema.

          Dietro questo tono sprezzante, questo continuo ribaltare l’ordine dei ragionamenti seguendo un filo solo tuo (che sa molto di masturbatorio e che nulla c’entra con quel che le persone dicono), questo sarcasmo sardonico e veterogruppettaro da inkazzati, questa strisciante reprimenda per chi non dice solo quel che tu vorresti che si dicesse… ecco, dietro questi toni e questi metodi di ragionamento vedo personalmente la nebbia dell’apertura mentale, l’oscuramento dell’ascolto, l’assenza della lucidità e dell’autentico interesse a capire e a crescere anche grazie alle idee degli altri. Ideologismo da inkazzati, che a me, personalmente, fin qui, non è stato minimamente utile, semmai d’intralcio. Tu scrivi e io commento in base a quel che scrivi, dunque se questa analisi non ti piace rileggiti quel che hai scritto e come conduci la discussione.

          Ciò detto, questo non è un giornale pubblico, dunque ti pregherei di indirizzare specificamente a chi dice qualcosa il tuo commento a ciò che LUI dice, senza fare come nelle tamurriate napoletane in cui il capofamiglia sbotta dicendo “voi mi fate morire…” mentre parla a una persona sola (voi chi?!). Se io dico una cosa e non sei d’accordo parla a me e riferisciti a quel che dico con esattezza, senza ribattere (parlando a me) su cose che io non ho mai detto. Mi irrita oltremodo, è la discarica dell’intelletto che esonda dal troppo pieno della rabbia, e non consento che mi si faccia perdere in questo dialogo sterile. Lo stesso con gli altri.

          Si chiamano regole per una comunicazione minimamente sensata e ordinata. Credevo che non fosse necessario ricordarle, ma vedo di sì. Puoi dire tutto quel che vuoi (come stai già facendo), fallo come affermazioni tue affermando, appunto, quel che ritieni. però ti prego non mi rompere l’anima, e non romperla ad altri, con giochetti filoretorici da bambini dell’asilo perchèé con me non passi e ti oscuro. Scusa, ma su questo punto sono molto attento, ho tutti gli strumenti per capire dietro le righe e soprattutto non faccio sconti a nessuno.

          Se non hai capito ti faccio un esempio: pubblichi una marea di commenti e poi dici che qui non c’è libertà. ecco, capito a cosa mi riferisco? Rifallo e la libertà te la levo davvero. Anzi, dopo questa mia precisazione, te la sei levata da sola.

          Grazie mille. Mi ringrazierai come credi per il tempo che io sto dedicando (non del tutto gioiosamente e liberamente) a risponderti.
          ciao.

  13. sentirsi tutti charlie per me non è conformismo ma è riconoscersi tutti come garanti delle diversità di ognuno (oltre che tutti uniti nel condannare la violenza ed esprimere il lutto)
    era quella vecchia frase ad effetto …non condivido (e magari detesto) quello che dici ma mi batto perchè tu possa dirlo…più o meno.
    ma credo che finora l’unica voce fuori dal coro qui sia la mia; il che la dice lunga sulla relatività del concetto di conformismo…

    • Stanno a scappà ,come delinquenti comuni e prima di essere catturati (questo sperano) le provano tutte, se volevano fare i martiri si ammazzavano insieme ai vignettisti,non credo abbiano solo imparato a usare i kalasnhikov in Siria….

  14. Ciao Marco, io comprendo e condivido in pieno il tuo sentire di questi giorni…quello che sta succedendo è terribile, è deprecabile, nessuno si schiererebbe dalla parte degli assassini pur riconoscendoli come dei mentecatti infarciti di ideologismi e falsi credo veicolati da poteri più alti. D’accordo su tutto, ma allora perché continuo a sentire questa sensazione di fastidio davanti all’invasione di Je suis Charlie? Qual è la nota stonata?
    Io credo che più pericolosa ancora della manipolazione politica e religiosa sia quella, sottile ed occulta, delle emozioni. Giorno dopo giorno la nostra emotività viene prepotentemente sospinta in direzioni precostituite, ci dicono cosa dobbiamo provare, per chi dobbiamo piangere, contro chi indignarci. E noi lo facciamo in massa, pecoroni trascinati da queste ondate di energia a cui è difficile sottrarsi senza essere considerati indifferenti, insensibili o semplicemente anacronistici in un’epoca in cui fondamentale è esserci a tutti i costi. Ma poi con la stessa velocità bisogna essere pronti ad abbandonare quell’emozione ed abbracciare la successiva perché i mezzi di dis-informazione di massa hanno bisogno di nuovo materiale umano, di nuovi altari sacrificali davanti a cui farci inginocchiare, massa di intontiti decerebrati che siamo. Ed è per questo che io non sono stata Pino Daniele (pur amandolo alla follia come tutti i napoletani e non solo) e mi sono rifiutata di partecipare alle carnevalate e alla spettacolarizzazione del dolore funzionale a ben altri meccanismi sotterranei, è per questo che il giorno dopo non ho dimenticato Pino Daniele per trasformarmi in uno dei tanti Charlie che vivranno un attimo solo, il tempo dello sciacallaggio televisivo e delle omelie anti terrorismo islamico e domani non sarò nemmeno tra quelli che vogliono linciare gli stupratori e le mamme assassine e così via. Questo non significa non indignarmi, non piangere, non emozionarmi, ma non farmi frastornare, continuare a coltivare un libero pensiero e liberissime emozioni anche controcorrente e fuori dai tempi prescritti.
    Ho paura, davvero paura di questo vuoto interiore di cui è vittima la nostra società…siamo tutti proiettati all’esterno, le nostre compulsive attività quotidiane, la teatralizzazione ed esibizione continua delle nostre vite sui social network, le emozioni che ci vengono conculcate da fuori…e non è pericoloso tutto questo, non è spazio di manovra per poteri ben più occulti della politica e della religione? Abbiamo già assistito alle orribili derive a cui può condurre la fascinazione emotiva delle masse e non è passato poi tanto tempo da allora…

    • Condivido il senso di quel che scrivi Antonella. Lo constato in molte reazioni e manifestazioni, qui e altrove sulla rete e nei media.

  15. questo è il link per scaricare gratis il numero odierno di mon quotidien, quotidiano francese per ragazzi 10-14 anni (per esempio in italia abbiamo quotidiani pensati per spiegare lo cose ai bambini? o lasciamo che diventino degli “sfigati” manipolabili perchè nessuno insegna loro ad usare la logica per analizzare la realtà????)
    della serie la strage spiegata ai nostri figli. perchè dobbiamo dare loro delle risposte, no?
    http://www.playbacpresse.fr/documents/charlie/mq_charlie.pdf

    (grazie)

  16. Comunque io penso che il significato a questa strage lo stiamo dando noi ,non credo gli assassini abbiano pensato a chissà quale ideale, per loro il giornale pubblicava vignette blasfeme che offendevano la loro fede e hanno ritenuto la violenza la via più breve per punire l’oltraggio.
    Credo più a un’azione di fanatici estremisti che ad una regia occulta,
    sentire dire che hanno voluto colpire l’ironia, la libertà di stampa mi sembra molto esagerato.ci sono articoli di giornali ben più prestigiosi che offendono l’islam.
    Non hanno voluto uccidere la libertà di stampa, nemmeno la satira, ma solo 12 persone fatte di carne e ossa, a costoro interessa il sangue perchè sanno che è l’unica cosa che ci sconvolge e che invece per loro è abitudine.

    • è il contrario: hanno massacrato proprio quelle persone, e non nel mucchio, evidentemente avevano un messaggio da trasmettere con il loro atto.
      Al sangue, come quello delle 2000 vittime di quel povero sfigato di boko, siamo abituati; all’attacco ai nostri diritti civili, che (per fortuna) diamo per scontati, non siamo abituati: infatti non lo riconosciamo.

      • Quelle persone scrivevano cose contro la loro mente bacata, purtroppo
        dei nostri diritti civili ce ne accorgiamo solo quando sono minacciati dalla violenza.
        Io soffro più per il dolore delle famiglie dei morti che per diritti dei quali fino a ieri a pochi o a nessuno fregava.
        Dei 2000 di boko non siamo abituati, sono lontani ,estranei a noi…. Non è abitudine è ipocrisia e menefreghismo (sti cazzi stanno la’ in Africa) ….
        Questi due sono scappati, stanno seminando terrore,non cercano nessun messaggio, sono balordi offuscati da dottrine malate,ma sempre balordi senza il minimo ideale.
        La libertà di stampa è minata ogni minuto di ogni giorno, senza violenza.

  17. Je suis Charlie …
    Quando ho iniziato a leggerlo ho sentito la voglia di unirmi al coro.
    No Marco, non mi sono sentita obbligata, ma ho solo sentito il bisogno di farlo. Sai, la tua perplessità mi sembra quella di chi commenta ad un funerale chi piange e chi no.
    Abbiamo tutti, modi diversi per dire e dimostrare i
    ciò che proviamo
    …”tutto il resto è vanità”!

    • Ciao Mary,

      sai, vale anche per me: se leggo je suis Charlie, condivido anche, mi viene anche da dirlo a me. quindi ho poco da criticare.

      Il disagio che ho provato a descrivere ieri, e’ di fronte a una cosa detta da tutti (come si puo far altro in certe circostanze?) che tende a diventare un mantra e si banalizza.

      Sicuramente c’e’ un modo piu chiaro di descrivere il sentimento e dubbio di cui volevo parlare. pero io non ci riesco. limite mio.

      Faccio un ultimo tentativo di descrizione e poi chiudo. Se vi urta quel che scrivo per favore non fateci caso.

      Ieri pensavo: come a alcuni funerali in cui io per primo insieme ad altre persone mi son sentito richiamato dall a morte di qualcuno a dar piu valore alle cose importanti della vita e a rifocalizzarsi su certi valori. In quel giorno e magari in quelli dopo tutti hanno simili pensieri in mente.
      Poi dopo poco tempo si vive (vivo anche io) esattamente come prima.

      Vabbeh, buona giornata a tutti.
      Ciao
      Marco

  18. Io mi domando cos’è che fa scattare il bisogno di indipendenza da condizionamenti esterni (religioni, poteri,..) e quali particolari talenti debba possedere chi ci riesce o quanto meno ci tenta ottenendo qualche parziale successo. Mi chiedo se è una predisposizione innata, quindi assegnata come il colore dei capelli, o se si coltiva partendo da un qualche momento particolare, e se sì, quale esso sia. Propendo per la predisposizione innata, almeno nel mio caso, unita forse a una certa indole critica, al di là degli strumenti culturali che ho avuto a disposizione nella stessa misura della stragrande maggioranza degli adolescenti e dico adolescenti perché questo mio sentire si è manifestato già a quell’epoca e semmai dopo ho dovuto giocare in difesa per restare me stesso, per evitare il servizio militare, riuscendoci, e, se vogliamo, evitando poco dopo di battezzare i miei figli evitando di assegnare loro una religione, quale che fosse, a loro insaputa. Piccole dichiarazioni di indipendenza, tra molti altri comportamenti certamente condizionati dalla società.

    I ragionamenti di Simone sono per me lampanti, e lo sono da sempre, e in generale perfettamente logici.

    Vorrei capire perché nei secoli miliardi di persone, abbiano partecipato, e partecipino ancor oggi al gioco, non lo rifiutino almeno per quanto nelle loro possibilità, tranquillamente, senza atti di eroismo, anche semplicemente non partecipando, sfuggendo alla malattia del partito preso, quale esso sia, che di malattia certamente si tratta.

    • Quella e’ la vera, unica, antica domanda… Ruggero. Perche cosi poca gente, sempre una minoranza, sente, decide, si trova… non so come definire questo stato… fatto sta che VIVE una condizione di critica individuale, un bisogno di non omologarsi. E’ la cultura? Forse, ma non basta. E’ l’educazione? Non credo. Sono le esperienze? Forse… fatto sta che la stragrande maggioranza di noi non ha idee proprie, cerca una guerra (che sia famigliare, condominiale, sociale, politica, internazionale..), si convince, la combatte. A modo suo, col coraggio che ha, con il livello che gli consente la sua disperazione. Senza vedere le colpe della sua parte, solo quelle dell’altra, senza cercare la condizione obiettiva, l’equidistanza indviduale. Per tutti costoro c’e’ sempre solo una speranza: diventare maggioranza, prevalere nel numero. Io mi accorgo invece di sospettare sempre piu’ della maggioranza, di ritrarmi quando vedo che penso qualcosa che molti pensano. Li’ mi fermo, mi faccio domande, cerco di capire. Ma la tua domanda resta aperta.

      • Secondo la mia esperienza personale, piccolina ma significativa, potrebbe darsi che si nasca anche così. Lo so, pare brutto a dirsi.
        Su tre bambini, ne ho uno che rifiuta da sempre categoricamente la violenza. Non ha mai, dico mai, dato un morso, uno spintone, un pizzico, neppure in risposta a provocazioni o violenza da parte dei fratelli. Gli altri due invece sono per “occhio per occhio, dente per dente” :)) se le danno di santa ragione e gliele danno a lui.
        E non ha preso certamente da me!

        • Non gliela fò a leggere tutto… ma salgo un attimo sul panchetto e dico la mia: mi ha colpito Bloved, il suo bimbo dei 3 che non si conforma alla legge del taglione che pure vede nel quotidiano e potrebbe imparare. Sono stata anche io una ‘Je suis Charlie’ qualche drammatico evento fa, ma ora no, e, mentre lo scrivo, ricordo vagamente per che cosa mi sia messa la fascia nera sul profilo FB… è un sollievo, mi starò finalmente esorcizzando dai selfie?! Ma quel bimbo? Che cosa ha di diverso rispetto ai suoi fratelli? Anche io sono 1 di 3 e sono stata per gran parte della mia vita incorporata al ‘branco’, famiglia d’origine, amici, famiglia acquisita, colleghi, poi ho perso tutti i riferimenti e me stessa e ho dovuto ricostruire da 0. Questo preambolo è per collegarmi ad aver partecipato ad 1 we con il Dalai Lama: sul lato opposto dell’ingresso, con megafoni e stendardi, un gruppo di persone canta ritmicamente ‘False Dalai Lama, Give religion freedom’. Da lontano ricordo pensai ad un corteo celebrativo! Un piccolo gruppo di Tibetani ha iniziato a cantare a sua volta con il megafono ‘Welcome Dalai Lama’ solo il primo giorno. Ho letto poi il foglio giallo nella brochure dell’evento che spiegava che il Dalai Lama chiedeva a chi seguiva gli insegnamenti Shugden di non partecipare alle sue lezioni. Lui stesso poi ha spiegato, rispondendo ad una domanda di un partecipante, che aveva studiato e seguito gli stessi studi anche lui intorno ai 23 anni, ma che poi li aveva abbandonati perchè di ispirazione settaria. Non voglio dilungarmi, mi sento inadeguata al tono asciutto (bella definizione, lontana da me) di questo blog, ma il succo secondo me è questo: io sono stata potenzialmente una di quelle che avrei potuto forse non sparare per via del mio carattere, ma magari essere kamikaze involontario, quindi sì avrei potuto essere comunque una sfigata pluriomicida… per questo mi interessa molto il percorso, la lettura dei bisogni primari, delle emozioni e dei sentimenti che stanno dietro alle azioni di ognuno di noi, e apprezzo particolarmente le persone come Simone che sono in grado di scrivere ‘forbitamente’ (?!) e anche più ‘bassamente’ in risposta ai logorroici protagonismi come i miei 😉 perchè non tutti i bambini nascono con la stessa forza d’animo o con lo stesso ‘culo’ nella vita per poter imboccare una via piuttosto che un’altra. Ma almeno che abbiamo la possibilità… Grazie a tutti per la lettura trasversale di questi eventi umani.

          • Ahhhh che sgrammaticature nel rileggere comodamente il commento!! Mamma maestra non farci caso please!

          • si Nicca. Le storie e i pensieri come tuoi, come quelli di Beloved e di tanti altri rendono questo blog utile PER ME, per il mio percorso di vita. Per questo lo difendo anche ruvidamente da chi ne fa palcoscenico di sfoghi, tirate, ideologia, invettiva. Tutta immondizia che ci fa male. La vita, quella minuta e intima della storia di esseri umani senza rotta nè mappe, quella invece a me fa bene, mi aiuta, mi arricchisce. Il che, concretamente, fuori da ogni manifestazione o sciorinamento di orgogli e cordogli, credo sia l’unica medicina del mondo.

    • Caro Ruggero, anch’io mi faccio le tue stesse domande. Mi chiedo perchè mi sembra così spesso di andare controcorrente e di sentirmi un pesce fuor d’acqua, poichè – confesso – a volte è proprio dura e vorrei essere come gli altri, non provare sempre tutto questo disagio a sostenere le mie idee, non subire continuamente pesanti sguardi esterrefatti che si rivolgerebbero ad un extraterrestre.
      Però so che sono così e lo sono sempre stata, è la mia natura e – credo – il mio tesoro interiore che non devo sprecare. So che continuerò su questa dura e solitaria strada. Non posso evitarlo.
      Tuttavia bisogna fare un’altra considerazione. Forse alcuni di noi riescono ad essere indipendenti solo perchè – in fondo – ci viene permesso. Immagino che voi tutti abbiate letto quel libro immenso che è “1984” (non credo sia necessario l’autore). Chi di noi – dopo averlo letto – può dire che farà sempre “di testa propria” contro i poteri, i condizionamenti e le omologazioni?
      Prendendo esempio dalla realtà: ho letto una testimonianza di un combattente dell’Isis che diceva di essersi arruolato perchè così mangiava tutti i giorni e aveva l’assistenza sanitaria garantita. Chi potrebbe biasimarlo?
      Siamo proprio sicuri che se fossimo in situazioni di privazione, se fossimo nati lì non avremmo fatto la stessa cosa?
      Ragionare con la pancia piena è facile.
      E poi – a quelli che sembrano volersi elevare sul piedistallo di questo nostro bel “mondo occidentale” mi viene da dire- guardiamoci intorno nelle nostre città “civili”: c’è gente che si pesta e si uccide anche per una precedenza al semaforo e altre amenità..altro che fame.
      Ultimo punto: perchè la maggioranza partecipa e abbia partecipato nei secoli al “gioco”. In parte me lo spiego con le due considerazioni di cui sopra, poi aggiungerei un’altra spiegazione che mi sembra anche più semplice: perchè (forse)la maggior parte (ma non tutti) degli uomini/donne vorrebbe essere al posto dei ricchi e dei potenti, li stima perchè sono stati più furbi degli altri, e con l’acquiescenza ai loro dettami sperano in qualche modo di comprare qualche briciola di potere a buon mercato. Sono persone che non si stimano perchè non sono state furbe come i loro “idoli”, perciò si condannano al servilismo, perchè loro stessi pensano che sia giusto così. Sono persone che non vogliono percorrere la disagevole strada dell’indipendenza.
      Grazie a tutti per questa interessante discussione che ci libera dal tributo “obbligatorio” alle vittime (con tutto il rispetto) e alle “obbligatorie” manifestazioni di solidarietà.

  19. perchè sono libera o libero (conta anche l’identità di genere oltre ai dati anagrafici?) di usare tutti i nomi che voglio…eppoi è il mio nome per gli amici da sempre…
    ma guarda che non diciamo le stesse cose: io gli assassini li chiamo assassini, non poveri sfigati; per me poveri sono i morti e i loro congiunti, non gli assassini; per me noi non siamo gli sfigati che sparano.
    Per me le parole sono importanti. Sai cosa significa parlare a vanvera? Significa non avere neanche una parola di sincero cordoglio per i morti ammazzati, ma fare l’originale arrabattandosi tra psicologismi e teorie del complotto e filosofia…Un po’ più di spontaneità (e venderesti anche meglio). Con sincera stima. Altrimenti non sarei qui.

  20. La verità è che in realtà non fregherà un cazzo a nessuno o quasi di questa strage.
    Tra un mese ,massimo due, ci saremo dimenticati di tutto, tranne ricordarlo l’anniversario seguente.
    Parigi è vicina ,ma anche distante, a me sembra che ci sia una grande voglia di ‘gossip’ intorno a tutto ciò, c’è compiacenza nei giornalisti nel cercare le vignette, le ‘matite’, i gesti spettacolari.
    Consumeremo anche questo avvenimento, pronti poi a passare sul prossimo bambino ucciso,la prossima donna scomparsa,il nuovo delitto.
    La gente comune, è molto meno partecipe di quello che pensiamo, e se lo è ,a volte è per seguire la moda .

    • non confondiamo i fatti di cronaca con il terrorismo
      la gente comnune siamo anche noi, adesso qui a discutere, sta a noi far si poter continuare a farlo nelle forme che più ci aggradano,… che ci sia una presa di coscienza e stare all’erta, prima che senza accorgene ci vengano tolti a suon di eccidi la libertà di satira, di stampa, di opinione, e via di questo passo (penso a gobetti, ai fratelli rosselli…)
      vogliamo continuare a farci prendere per il culo con le scie chimiche, l’autostarbene, le cure integrative passate dall’asl con i soldi dei contribuenti, così siamo tutti contenti mentre i burattinai muovono i burattini assassini?

  21. Ma, scusate, una domanda: dei giornalisti vengono trucidati, in quanto tali, in un giorno qualsiasi, a Parigi. E noi stiamo a farci le pippe sul conformismo e falsità delle manifestazioni di cordoglio? Ho capito bene? Siamo impazziti? E tutto perchè da domani il lavoro necessario non verrà fatto? Parlarne e usare la testa è giá una parte di questo lavoro…visto che possiamo ancora farlo, liberamente. Qualcuno mi spiega il giorno dopo che si è messo uno striscione su un’isola deserta che cosa è successo? Ah, forse non ho ancora capito…è un complotto, come quello dell’11 settembre…Terrorismo di stato, tutto torna, l’ha detto anche il papa. Buon vento ( di tregenda).

  22. Qualcuno li avrà fatti entrare in azione, un burattinaio ci dev’essere, perché questi due sicari non sono altro che degli zombie, dei miseri spauracchi vuoti. Serve colpire i mandanti.

      • commento intutilmente e erroneamente sarcastico. Quel che dice Giuliana è vero nel caso specifico e lo è sempre anche in generale. Non parla di scusarli, ma semmai di non soffermarsi solo su di loro, che pure vanno puniti severamente, ma su chi li manda, perché puniti loro altrimenti non risolviamo niente. Ecco dove il tuo commento è uno sfogo inutile e dannoso.

  23. i morti ci sono (innocenti, anche se discendenti di crociati e coloni…), come l’attentato alla libertà di stampa e di opinione e l’intento di seminare terrore. l’ice bucket era una stronzata esibizionista da social, ma rivendicare certi valori, senza bruciare bandiere, senza urlare, senza accettare equazioni che alcuni vorrebbero scontate (islam=morte), serve ad evitare derive fasciste xenofobe ed appelli alla pena di morte. ma se preferiamo così, hanno raggiunto lo scopo. bene.

    • misha scusa non capisco con chi ce l’hai e che vuoi dire. Io ho fatto un ragionamento molto semplice: la religione e le sue opportunamente sante crociate sono da sempre causa e veicolo di guerre quando non sono il nome che viene dato a guerre fatte per potere. Il tutto avviene sempre e solo perché o c’è gente coercibile con la forza per farle (naturalmente chi vuole le guerre non le combatte mentre le combatte sempre chi non le vuole), oppure c’è qualche disperato o migliaia di disperati ignoranti, deboli, incapaci di giudizio che si fanno convincere che vi sia qualche giustizia nel farle. Prova a farmela fare a me una guerra, e se ci riesci ti regalo casa mia e la mia quota di Mediterranea. Tutto qui. Punto.

      Il che mi rende molto, molto arrabbiato con potenti e religiosi, che come sempre sono gli arbitri privilegiati e sadici della gente debole (in nome di Dio!) la quale viene sempre, sempre, sempre o mandata al massacro o fatta diventare massacratore. Poveri imbecilli ignoranti miseri che non sono altro. E in quel che ho scritto chiarisco in modo evidente che la colpa di tutto ciò è nostra, che ottusi, proni, adoranti del potere e dei sacerdoti di tutte le confessioni crediamo a potere e religione, ci assoggettiamo ai variabili anatemi che nel corso della storia sono stati lanciati da questo o quel rabbino, sacerdote, imam: prima i neonati perché potevano essere il Cristo, poi i cristiani perché erano monoteisti e negavano le divinità romane, poi gli eretici perché non erano cristiani, poi gli ebrei perché erano una setta pericolosa per lo Stato e la purezza della razza, poi sunniti contro sciiti, indu contro musulmani, e viceversa, e alè nella più grande carneficina dell’universo. Il culto di Dio (che non esiste) invece del culto della vita (fatta di spiritualità, ragione, sentimenti, emozione, che invece esiste) ha generato mostri, miliardi di morti, ben radioguidato dal potere che nel frattempo spostava confini, depredava gli iracheni dal petrolio, gli ebrei delle loro fortune, gli africani delle loro risorse, assoggettando masse, schiavizzando, imponendo culture terze, modificando i destini, privando delle libertà e della dignità.

      Spiegami, qui, adesso, per favore, rivolta a me, cosa pensi di questo. Solo di questo, per favore. Grazie.

      • caro simone, non è il culto di dio (non addentriamoci in questioni teologico-filosofiche circa la sua esistenza, indimostrabile quanto la sua assenza) che genera mostri, ma banalmente l’assenza di pensiero critico, il sonno della ragione, la mancanza di logica, il complottismo. Sono d’accordo con te, che manco sotto tortura faresti quello che non vuoi fare, e con giuliana, che mi pare più sopra scriva che gli esecutori sono dei burattini quindi bisogna cercare e colpire i burattinai. Appunto, tu non diventeresti mai un burattino, come me, come giuliana, come forse molti altri qui: perchè? Perchè tu (noi, almeno quelli pensanti, quelli che si strappano coi denti il diritto di pensare e di dire quello che pensano) no e altri sfigati si? Allora bisogna far uscire le persone dalla loro presunta “sfigaggine”? Gli sfigati in questione erano francesi di seconda generazione VOLONTARIAMENTE partiti per la siria e tornati per portare qui la guerra (dicono le cronache, verifica necessaria come per qualsiasi notizia ci venga propinata…ma è un altro discorso). Bene, detto questo, non è che mi sembrano tanto innocui e innocenti questi burattini sfigati, che non erano dementi ne pazzi ne minorenni o minorati, hanno fatto un bel macello, e hanno letteralmente trucidato gente che scriveva e disegnava, come potrebbe essere chiunque di noi. Allora che cazzo, non è che perchè hanno alle spalle dei mandanti, chiunque siano, sono dei poveri sfigati da compatire. Cazzo, e la resposabilità individuale???? Tu, io, noi abbiamo imparato ad assumerci le responsabilità delle nostre scelte, nessuno ci perdona niente, io ai miei figli, se fanno stronzate, faccio il culo, non mi chiedo chi li ha sobillati o influenzati (e sono minorenni, pensa che poveri sfigati…). Ma dai, non puoi non condividere, tu che hai spesso sottolineato l’importanza di farsi carico delle proprie scelte, anche dei propri sogni, quindi lo stesso deve valere per chi insegue il sogno jihadista, altro che sfigato. Stronzo assassino, lui e i mandanti. Ma poi chi sarebbero? il gran rabbinato di gerusalemme, la chiesa, gli usa, il gruppo bilderberg??????? dai…sei troppo intelligente. Scusa (scusate tutti) il turpiloquio su questa pagine, ma quando ce va ce va.

        • Misha quel che dovresti fare tu per migliorare il mondo è toglierti dagli occhi il velo di lotta partigiana che ti fa essere parte del problema invece che parte della soluzione. Se te lo togliessi vedresti che ho detto esattamente quel che tu sostieni. Solo che tu neanche te ne accorgi. Cerchi solo qualcuno con cui sfogarti, come ti ho già detto. Sei solo incazzata.

          Rileggi, per favore. Ho parlato del problema fondante di tutto questo, e cioè che qualcuno tenta da sempre di ammannirci Dio e Potere e gli sfigati che ci credono e si fanno fottere poi sparano. Ergo parlo dei mandanti e sostengo (come faccio sempre) che se tu al mandante non gli credi (responsabilità individuale) migliori il mondo perché non ti fai fregare.

          Ma tu non vuoi ascoltare. Hai solo bisogno di qualcuno a cui fare una predica liberatoria. Cosa che dal mio punto di vista ti rende appartenente al gruppo dei predicatori arrabbiati che tanto, ma tanto, detesto.

          Saluti.

          • ma va la, io vittima di incazzature e ideologie? nella misura in cui lo sono tutti…io penso e parlo e scrivo liberamente, però, non meno di te, per questo mi detesti. è il gioco delle parti, e mi ci inchino.
            baci

          • Io non detesto nessuno. Ti segnalo che hai appena fatto tutto un polverone per poi dire esattamente quel che avevoappena sostenuto io. Capita, non sarebbe niente di grave. Uno se ne accorge, magari dice ‘scusate, non avevo letto bene’, incassa la piccola figura barbina e si va avanti. Ma tu fai come se nulla fosse, come un treno, e chiami questo ‘pensare e parlare liberamente’. Questo e’ solo parlare a ruota libera, o a vanvera. Del tutto inutile al dialogo e perfino alla tua causa. Non e’ dissimile da quel che stigmatizzo negli individui acritici che si fanno infinocchiare nelle varie trappole di ideologie e potere. Ma comunque, andiamo avanti.

          • Talmente liberamente che manco metti il tuo nome… Ma su dai… giuro non replico piu. 🙂

  24. abbiamo iniziato ad uccidere prima…e quindi!!??? sono passati un po’ di secoli. e non stavamo come oggi, direi. le questioni razziali non esistono perchè non esistono le razze umane. il terrorista non agisce sulla spinta di odi razziali, o sulla base di rancori secolari. il terrorista, sfigato o no non importa, semina terrore, non è un resistente. per questo bisogna opporre un netto e pubblico rifiuto, senza distinguo di alcun tipo.

  25. Ciao Simone,
    Grazie per questo post che condivido.

    Vorrei chiedere il tuo parere su un altro aspetto che pero e’ non troppo importante.

    Tra oggi e ieri, quasi tutti in italia e allestero dicono: siamo tutti francesi o je suis charlie.

    Anche io sono inorridito da quel che e’ successo e sicuramente mi sento solidale con i giornalisti, poliziotti e le altre vittime.

    Pero quando sento che TUTTI dicono “je suis Charlie”, sento qualche cosa che stona. Difficile da spiegare bene:
    -certo, chi puo dire non stare con le vittime? probabilmente nessuno.
    -ma e’ come se tutti seguissero un obbligo o ordine a dire una certa frase.
    -Mi provoca la stessa reazione come di fronte ai tanti video di gente che quest’estate faceva la doccia con l’acqua ghiacciata “per combattere(?)” una malattia grave di cui non ricordo il nome.

    Di fronte a certe prese di posizione quasi obbligatorie e di massa, mi sento a disagio.
    Avverto il rischio di banalizzare i drammi che le hanno provocate e sento lo sgradevole odore dell’omologazione.

    Eppure non me la sento di dire che queste reazioni siamo sbagliate: i morti ci sono, i drammi dei loro cari, le paure generate…

    Si capisce quel che descrivo?
    Le trovi (Simone) o le trovare (lettori) delle pippe mentali quelle che mi sto facendo?

    Ciao
    Marco

    • Marco condivido. Dire oggi quelle frasi e’ giusto, simbolico, utile, ma anche catartico, salvifico, dunque falso e inutile. Da domani il lavoro necessario per emanciparci tutti da deismi, integralismi, religioni e parrocchie NON verra’ fatto come dovrebbe. Al solito…

    • Ciao Marco,non credo siano pippe mentali, vorrei vedere quanti di quelli che scrivono ‘Je suis Charlie’ sarebbero pronti domani a disegnare vignette o scrivere per quel giornale.
      Credo sia anche una risposta ‘politica’ visto che oggi la politica si fa’ per slogan.

  26. Come sempre mi sorprendi per la capacità di trovare le parole giuste per gridare ciò che sento confusamente . Condivido ogni singola e cruda parola .

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