Scrittore dove sei?

Questo breve video dovreste trovarlo assai più facile da seguire, e forse interessante per la serie di domande che pone. Intellettuali, dove siete? Perché avete smesso di occuparvi della realtà del nostro mondo? Buona visione.

Share Button

15 pensieri su “Scrittore dove sei?

  1. James,
    se Manzoni avesse raccontato la storia di Enzo e Maria, cugini dei più famosi Promessi Sposi, avrebbe contribuito alla evoluzione della società, lui che di talento in punta di penna ne aveva eccome.

    I due cugini, anche loro angariati da un compare di Don Rodrigo, volendosi maritare e trovando impedimento proprio dal curato della Chiesa, si fecero alcune interessanti domande:

    “Oh… chi l’ha scritta codesta regola per la quale senza la benedizione di don Abbondio la nostra unione sarebbe impossibile? – chiese Maria.

    Ed Enzo seguitó: “E con che campa il Curato, se non con le decime di coloro che temon le sue regole?”

    E dopo altri simili interrogativi si convinsero che il Prepotente e il Chierico dovevan esser d’accordo a tener loro i piedi sul collo, come si fa colle serpi.

    Bastavano queste domande, che già le risposte parevan di troppo e cosìsi risolsvettero di partire. Misero subito quel poco che avevano sul batell e scivolaron via, la notte stessa, sopra l’acque nere e chéte del lago di Como, verso la sponda straniera e da lì raggiunsero il paese di Vollèges, nel Vallese, dove vissero felici e contenti.

    Invece di scrivere questa storia, Manzoni scrisse quella di due servi volontari, un perfetto centrino all’uncinetto, congeniale al sistema che voleva proteggere, e lo fece così bene che il suo libro ne continua ancor oggi la difesa, per quel che può, dai banchi di scuola.

    • Ruggero, ma che spettacolo! La storia dei Promessi Sposi non come andò, ma come sarebbe potuta andare… Ed eccola lì la libertà, la dignità, le scelte, la determinazione del destino. Eccoli là… E’ così!

  2. A mio parere gli intellettuali, nel senso di pensatori, coloro che si pongono domande e cercano di dare risposte, ce ne sono ancora, e per fortuna. (Io se voglio rendermi edotto di un certo argomento, in genere riesco a trovare chi me ne offre perlomeno una versione.) È questione dunque di propensione individuale, di ognuno di noi, cercarli appunto nei mezzi di informazione, prendersi il tempo di meditarne il pensiero, e quindi in definitiva accoglierne o respingerne criticamente e in piena libertà le conclusioni. Del resto tu, Simone, ne sei un esempio lampante: chi vuole leggerti o ascoltarti, conosce i tuoi libri, ti segue sul web, partecipa alle tue iniziative; viceversa, certamente non ti conosce chi non ti cerca.

    Per quanto riguarda invece specificamente la questione dello scrittore di narrativa e la sua latitanza con particolare riferimento alla figura del narratore ispirato ai temi urgenti della sua epoca e della sua terra, be’ non saprei, anche perché qui si aprirebbe il dibattito ampio sulla funzione, sociale?, della narrativa, che francamente non mi sento di riconoscerle come attributo imprescindibile.

    Ciao, un grazie a te e ai tuoi compagni di ventura,
    J

  3. Ciao Simone,
    uso questo spazio per comunicarti che domani sera sarò alla Lega Navale. Sarà bello conoscerti dopo anni che ti seguo in questo blog.
    A domani

  4. grazie Simone, non lo avevo notato..forse la letteratura marinaresca è propria di popoli conquisstatori…e l’Italia è da secoli terra di conquista ( militare, culturale..).
    Mi viene in mente Houllebeq , tra i pochi che non teme il confronto con i grandi temi, le grandi angosce quali la clonazione, gli integralismi, la disgregazione della democrazia.

  5. Ti chiedi dov’è finito il sole del Mediterraneo, perché è scomparso dalla nostra letteratura, come mai siamo affascinati dalle ambientazioni (dici “città”, io direi “paesaggi”) brumose, grigie, nordiche? Domanda molto interessante su cui non avevo mai riflettuto…provo a farlo ora…
    Il paesaggio letterario non è naturalmente mai una semplice cornice, è un paesaggio interiore che rispecchia, sottolinea ed amplifica tensioni e sentimenti dei personaggi. Io credo che il fascino del lato oscuro, delle passioni tormentate, la sofferenza più che l’amore a lieto fine, la follia più della normalità abbiano sempre esercitato una forza d’attrazione maggiore su di noi e lo dimostra la morbosità che si sviluppa quotidianamente attorno ai più efferati casi di cronaca. Anche la letteratura ha spesso scandagliato il nostro doppio negativo, le inquietudini, i malesseri che ci tormentano ed ha, di conseguenza, prediletto contesti che potessero rifletterli…i paesaggi nordici, scuri, brumosi ovviamente si prestano meglio, ma non sono i soli, io includerei tutti i paesaggi “estremi” anche se luminosi. Due esempi per tutti: l’amore folle e malato di Heathcliff è inimmaginabile senza i sussurri angosciosi della brughiera dello Yorkshire così come è impensabile la passione mortale della Lupa del Verga se non immersa e quasi generata dal paesaggio arso, bruciato dal sole della Sicilia, quello che fa perdere la ragione e trascina gli istinti fino alle estreme conseguenze.
    Perché non il mare allora? Forse perché il mare è un non-luogo, un altrove dove non si abita, dove i sentimenti non mettono radici, dove semmai ci si perde. Forse perché il mare è legato ad una letteratura di viaggio che oggi risulta poco attraente per popolazioni stanziali da cui è scomparso il senso del nomadismo anche solo mentale, società che azzerano gli spostamenti racchiudendo tutto il mondo in un ipad o al massimo confezionando viaggi all-inclusive in formato ferie da 15 giorni. Forse perché il mare è, nell’immaginario collettivo, uno sfondo rassicurante, non ha funzioni evocative-emotive forti, atte a risvegliare menti intorpidite e assuefatte a violenze, stragi e decapitazioni quotidiane. In questa escalation degli orrori che è diventata la nostra civiltà bisogna alzare ogni giorno di più l’asticella per suscitare reazioni ed il mare invece è lì, a brontolare sempre la solita storia, come diceva Verga nel finale dei Malavoglia, ed è di tutti quelli che lo sanno ascoltare…ma chi si ferma oggi ad ascoltare il mare?

  6. Ho ascoltato la tua premessa. Un fiume di domande piuttosto concitato. E la prima cosa che ho fatto e’ stata quella di andare sul sito di Mediterranea per ascoltare le risposte. Ma non ho trovato l’intero video. La seconda cosa che ho fatto è stata quella di constatare per l’ennesima volta come il parterre (si dice così?) fosse composto esclusivamente da uomini. Ultimamente sono diventata ipersensibile ma in effetti lo sono sempre stata…. Se infatti esiste un libro dal titolo ‘Dove sono gli uomini’ che pare, tra l’altro, sia stato letto quasi esclusivamente da donne, mi sono chiesta perché non ho ancora sentito parlare di un testo dal titolo ‘Dove sono le donne….nei posti che ‘contano”? Delle interviste che hai pubblicato fatte in Grecia quale è la percentuale di voci femminili? Io credo, da sempre, che questa ‘mancanza’, questa ‘latitanza’ non solo NON debba passare inosservata ma anzi debba invece connotare uno spazio vuoto che dovrebbe essere riempito. Non è possibile che l’esperienza umana di una donna non sia quasi mai presente, non è più ammissibile che nei luoghi, tutti i luoghi, politici, lavorativi e soprattutto culturali non sia presente l’altra metà del cielo. Che a guardare le stelle siamo capaci tutti ma non tutti siamo in grado di trasmettere la stessa emozione….diversificazione, altre parole, altre spinte, altri approcci indispensabili, necessari per dare una svolta, per ascoltare nuove voci, nuovi pensieri. Che io sono assolutamente convinta che ci sono, ben nascoste. Che quelle voci hanno diritto di venir ascoltate. Che in fondo non credo verrà mai agito un cambiamento degno di questa parola se non si riparte da qui. Ieri cercavo di spiegare a mio figlio, mio malgrado, per un compito a casa, cos’è il concetto di tolleranza….secondo l’art. 3 della Costituzione. La nostra Costituzione. In una nota su internet abbiamo letto che prima della tolleranza tra uomo e uomo, bisogna dirimere in qualche modo quella tra donna e uomo. Perché i diritti non sono ancora ben distribuiti. Perché ho apprezzato molto che tu abbia citato Sartre ma perché non la De Beauvoir? Perché l’ ‘intellettuale’ e’ tout court Uomo. Mi chiedo se è casuale o se invece non viene ancora oggi lasciato lo spazio a chi invece ne avrebbe sacrosanto diritto, in alcuni casi, forse, anche più di qualcun altro…. Chissà forse le sorti della letteratura, della cultura, della loro presenza e della loro incidenza nel mondo non cambierebbero. Forse. Ma io un tentativo lo farei….

    • Dipende, Antonella. Se pensi ad Amado, Marquez, Cortazar, e fino a Walcott e Hemingway, o Camus, per non parlare di mille altri, direi che non c’è bisogno della bruma e della nebbia nordica per affrontare i grandi temi della vita (ma pensa anche a Pirandello, Sciascia, Biamonti, Morante, Landolfi, etc etc).

      Inoltre, il romanzo nasce sul mare, con le Argonautiche di Apollonio Rodio, l’Odissea di Omero, i primi sei libri dell’Eneide di Vrgilio, e largamente anche con le Mille e Una Notte, il cui protagonista è Simbad il Marinaio, etc.

      E’ un gran mistero quello del mare assente nella nostra letteratura. Un mistero che però è metafora per noi. Dietro di esso si cela una delle cifre essenziali della nostra alienazione. Fino a che non comprenderemo quello continueremo a fare finta di essere americani in qualche grattacielo senza comprendere che siamo mediterranei.

  7. Delle voci che invochi, a cui nessuno dà voce, ce ne sono, ma sono poche, in numero proporzionale a quello di quanti vogliono prestar loro orecchio.

    Sembra il cane che si morde la coda, ma un qualche percentile di inversione di tendenza si può intravedere.

    Se non si può sperare nel sostegno dei tradizionali strumenti di divulgazione, perché a loro volta sostenuti da chi gli orecchi li vorrebbe ben tappati o che fa un gran clamore per assordarli con questioni irrilevanti, quel di originale che passa, passa grazie ad iniziative come questa di Progetto Mediterranea, o a quella dei Colloqui di Dobbiaco (per altri temi) che, guarda caso, ho conosciuto grazie alla comunicazione social, comunicazione liquida che filtra attraverso gli argini più compatti.

    • su questo non c’è dubbio ruggero. Io per la mancanza di voci ho deciso di partire e andare a raccogliermele da solo. Il problema è che in assenza di megafoni le voci sono flebili e lontane. Si rischia che la maggior parte della gente non venga raggiunta, e dato che sono pochi a cercare loro sponte, il cultural divide aumenta… Comunque, ognuno faccia la propria parte che è già qualcosa… ciao!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.