Canzoni. Interpretazioni.

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L’ora prima dell’alba

 

Ho finito i soldi. Proprio finiti finiti. Allora ho preso due imbarchi (che fortuna, uno preso chiamando, l’altro a seguito per una sostituzione). Non ero in vena di andare per mare, ma dovevo guadagnare qualcosa. Non navigavo in solitaria da un po’. Il primo di giorno, Spezia – Genova. Il secondo, una notte e un giorno, Santo Stefano – Spezia. E’ salito anche un po’ di mare, e il grecale che aspettavo si è rivelato maestrale, più forte del previsto. Fuori dal porto, la notte, un uomo solo a bordo di una barca, le secche della Meloria invisibili altro che sul monitor, e nella memoria.

Mentre aspettavo l’alba (l’ora che la precede è sempre la più fredda della notte) stavo sul ponte intirizzito. Non so perché mi è venuta in mente una frase: ognuno costruisce la sua canzone. Io penso per frasi, senza non viene alcun pensiero. Un po’ come quando cucino: mi viene in mente il piatto finito, allora lo smonto nella mente e provo a (ri)farlo.

Ognuno costruisce la sua canzone… La costruisce, la impara a memoria e poi la canta. Forse perché convincersi che è andata in quel modo è più importante di capire, almeno sembra così la maggior parte delle volte. Salvarsi più di conoscere. Ma quella canzone spesso è falsa. Anzi, per onestà: è una finzione, che è un’altra cosa. La finzione non è quasi mai vera, almeno non del tutto, ma non è totalmente falsa.

Quando è sorto il sole ho rifatto i conti. Come mi ha detto un’amica, sono troppo severo con me stesso, pretendo troppo da me. Può darsi. Forse è per questo che da un po’ di tempo non canto. Rendermi conto che preferisco qualcosa alla finzione mi ha impressionato. Per un autore è quasi una resa. Meno male che col sole è salito il vento, ho dovuto ridurre la velatura, mi sono anche legato. Poi ero troppo stanco, grazie al cielo, e il pensiero è finito lì. Ma come vedo ora che scrivo, non del tutto.

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6 pensieri su “Canzoni. Interpretazioni.

  1. Ciao Simone. A proposito di canzoni, volevo cogliere l’occasione di questo post per ringraziarti di cuore. Non per come mi hai aperto gli occhi su una derie di adpetti della vita, quello l’ho giá fatto molto tempo fa e ovviamente non pretendo che tu ricordi! Volevo ringraziarti per avermi fatto conoscere quello spettacolo d’uomo che è Rodriguez, nonchè per il film. Tu sai di cosa parlo. I dieci minuti post-visione ,passati da me e la mia compagna a bocca aperta, a riflettere su come la vita possa arrivare ad essere cosí imprevedibile e sorprendente, sono stati solo l’inizio di tale riflessione. Ti scrivo questo perchè in qualche modo voglio sdebitarmi e avvisarti, se non ne sei giá al corrente, che Rodriguez sará in Italia a maggio. A Milano e Roma. Io, essendo frascatano come te, me lo gusterò a Roma il 20 maggio. Spero vivamente di scorgerti fra il pubblico. Buona vita. Enrico

  2. Oscillare fra finzione e realtà, fra canto e.. e? silenzio? azione? Non avevo mai associato il canto alla finzione, però è vero mi sa. So solo che sapersela raccontare (o cantare a questo) fa parte della vita, se non altro dopo troppa realtà si ha bisogno di un po’ di sana, genuina, vitale finzione.

  3. Ché l’ora più fredda (e buia) della notte è un Qualcosa. Trovarcisi da soli, poi, è un Qualcosa-In-Più. Conosco bene la sensazione. E non credo di essere l’unico a conoscerla, tra quelli che bazzicano sulle tue pagine. Chissà che, in qualche modo, questo pensiero non ti faccia bene…

  4. A cosa serve salvarsi se non si acquisisce conoscenza (consapevolezza, compassione)? Non è una resa. Almeno…a me non pare.

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