Potrebbe, dovrebbe…

Mediterranea naviga per la Georgia

Qualcosa ha visto, per certo.

Sul ponte. SoloIl floscio tonfo del capo di cima che piomba in acqua. Il gorgoglio della prima scia. Le montagne dell’interno illuminate dal sole dell’alba. Poco prima il calcolo del vento, come staccare il pachiderma dal molo, un uomo, l’intelletto antico del marinaio, nonni e bisnonni, una vita per mare. Poi è bastato un gesto, la fede in una traiettoria capace di battere le forze avverse, e via. L’avamporto, il capo di molo, la lunga onda ormai innocua. Sguardo all’orizzonte, prima, senza preoccupazione, poi alla mappa, già trascorsa da righe. Il sentimento d’appartenenza che dà riconoscere una costa, sapere che si è a sud, e di quale nord. La prua, orientata dove c’è il ritorno. Sul ponte, solo. Il marinaio è già stato lì.

Chi è stato in mare dovrebbe essere sempre accolto. Ha maneggiato a lungo l’inesplicabile, lo ha sentito, chissà se capito. Sul ponte, da solo, qualcosa ha visto, per certo. Qualunque cosa dica, faccia, bisogna comprenderlo, tener conto che è stato laggiù, dove quasi tutto il mondo ha paura di andare. Quando torna non sa dire, ma potrebbe, dovrebbe, e non capirlo è come rinunciare a sé. Il vero ritorno, quando il marinaio sbarca, è per chi lo aspetta, per chi finalmente si ritrova. Lui, laggiù, sospeso sull’abisso, su quel ponte, solo, non era mai partito.

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