L’ultima

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Una lettrice (suppongo…)

Gregorio va in televisione a difendere l’azienda da uno scoop sfuggito di mano. L’intervistatore, tuttavia, non sa come affrontarlo. I suoi argomenti vengono sistematicamente ribaltati. Gregorio è un uomo diverso, pensa cose diverse, dice cose diverse.

Uno dei brani che considero tra i più efficaci del romanzo. Ed è anche l’ultima audio-clip da “Un uomo temporaneo” (Frassinelli). #unuomotemporaneo

Buon ascolto.

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3 pensieri su “L’ultima

  1. Ho letto “Un uomo temporaneo” solo una volta. Sto aspettando. Devo lasciare passare un po’ di tempo. Lasciare che tutte le impressioni (anche quelle che ho provato “dal vivo” e che ho avuto il piacere e l’onore di ascoltare direttamente dalla suadente voce dell’autore) si sedimentino. L’ho ripreso in mano solo stasera e oltre alla dedica :-), ho provato a sfogliarlo per vedere quali punti avevo sottolineato o comunque evidenziato con punti esclamativi o interrogativi…a latere. Si parte da pag. 84 quando Gregorio stila un elenco, una “strana classifica”. Ogni dipendente viene inserito in base a: rilievo del suo lavoro, livello di autonomia ma soprattutto PARTECIPAZIONE nello svolgerlo. Che spasso! Lo schema sovvertiva, capovolgeva quella che un tempo chiamavamo “piramide gerarchica”. Le alte cariche finivano quindi in basso mentre alcuni semplici impiegati erano in alto, in cima all’elenco. Erano, sono quelli che “reggono tutto sulle loro spalle”. e nessuno li ha mai sentiti nominare… e quindi? Bisognava “buttare giù tutto e rifarlo da capo”. Perché quello “bravo”, pensa un po’, non è nemmeno laureato! E poi a pagina 133: ” Il lavoratore deve porsi il problema del rapporto tra quel che gli si impone e quel che lui è in grado di proporre.”. Perché se il suo contributo CREATIVO resta inferiore e sottostà a regole imposte “dall’alto”, è la sua libertà (sì proprio quella!) che rimane in balia di direttori del personale che, spesso, a loro volta sono alla mercè di altri o di loro stessi, che sovente è anche peggio.
    In questi uffici “open space” (pag. 135) in cui languiva la noiosa (mortale) quotidianità (per noi oggi è stata una “festa” quando per l’ennesima volta è saltata la luce… Ognuno ha dovuto prontamente alzare il proprio deretano dalla sedia (con buona pace dei sensori…) e fingere di preoccuparsi mentre pensava che….”ma magari non tornasse più che ce ne andiamo tutti a casa!”).
    E poi, infine, appunto a pag. 150: 2ma insomma, lei è una vittima del sistema o no?”. E Gregorio risponde di no, che il sistema siamo noi, la nostra immagine riflessa….”Quel che avviene siamo noi”. e qui c’è uno scatto in cui chi legge (io per esempio) si sente preso per i piedi e scaraventato nella mischia. Senza alibi. senza protezioni. Gregorio però prova a “alleggerire” spiegando che è sulle IDEE che bisogna lavorare e ci dice, chiaramente, che abbiamo un problema. Abbiamo instaurato un rapporto “simbiotico” con la nostra scrivania. Che dobbiamo tagliare quel cordone ombelicale così nocivo…che ci abbrutisce, che ci trasforma in zombie per di più tristi e molto infelici.

    E per finire sono a pagina 161….
    “…E questo giro intorno al perno, questo tempo che se ne va senza far rumore, questa gioia e questo odio che s’infrangono solo nel silenzio e nell’azione anonima. Ogni cosa è straordinaria. E’ la temporaneità che vince sulla continuità…Le auguro un giorno di pace, sorella”.

    Mi permetto quindi di salutare l’Autore, che naturalmente ringrazio, come quelli della trasmissione “Gazebo”:
    Tanta, tanta, tanta pace interiore, fratello! 😉

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