Poesia del Mediterraneo

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“Il Fieno”, casa di Antonio a Ponza. Luogo magico…

Antonio De Luca. Chi ha letto i miei due romanzi “Uomini senza vento” e “L’Equilibrio della farfalla”, lo conosce. Un poeta, un folle filosofo. Un esistenzialista mediterraneo. Vive a Ponza, isola amata. Vi consiglio di leggere la sua prima raccolta di poesia “Adespota“, bellissima.

Qui, solo per voi, un’anteprima sull’uscita del suo prossimo volume di poesie. Prendetevi un istante, in silenzio, senza distrazione. Rispettate le parole, ma rispettate soprattutto voi stessi nel momento della poesia. Buona lettura, e buone suggestioni di mare.

 

BREVIARIO MEDITERRANEO

Ulivi secolari avete sangue nelle radici
così nelle vene mie ogni illusione
il tronco contorto è specchio al passante

vite ti aggrappi a reggere gli acini lucenti

e l’arcano tralcio spingi verso la luce
come ossa umane al loro tronco
tutta la mia vita è legata a voi

eredità di emigranti nomadi
che dall’Africa passarono per l’antica Persia
e poi sulla terra ogni passo
Tra grotte ipogee d’eremiti

la vita mistica di contadini e pescatori
animali e mestieri il gesto e il verbo
la magia della terra natale
qui banchi di pesce avvistati dall’alta scogliera
transitano con balene e delfini
per orizzonti indefiniti
salgono gli abissi dalle radici del nomade
navigheremo in eterno

Resistono le isole tra i loro resti
la materia evaporata non ha il tempo
massi scagliati da mano divina
inconsapevoli e smarriti
galleggiano alla deriva tra le terre emerse

così di noi il cammino

Oh isole tristi e nobili
tra le rive di Omero
il porto aveva degli scogli alla bocca
un tempio si ergeva dalla macchia di mirto e di lecci
tra i cipressi sentivo il mormorio della cicala
il battito d’ali di una cicogna madre
s’affacciava sopra una palma
ombra all’altare di Apollo
poi resti di anfore e resine marmi sparsi
una statua di un ignoto sapiente muschio
tra colonne mozzate capitelli abbattuti

dove sono ora Argo e Mitilene e l’isola di Paros
le isole celebranti terre di mare
Epidauro ed Olimpia
i templi e il teatro gli oracoli
i bianchi cortili all’ombra del fico
dove gli amanti riposano
bella la terra mediterranea!

il mio approdo
l’uomo che ero di molti secoli fa
dialoga col tempo insulare

chi scrive versi non ha regole

labirinti di muri a secco muraglie
costruzioni di pietra viva come basiliche
la civiltà antica il rumore della terra
un paesaggio immobile contiene ogni verità

su questo suolo trovai il necessario a vivere
condivisi l’acqua e il pane salai il pesce
rompevo gli acini e fermentavo il succo
il sole d’agosto appassiva i frutti carnosi
la sera raccoglievo legna votiva agli dei

padrone della povertà e della fortuna
avevo il privilegio ricco dell’ozio
e i divini doni della follia

le viscere bagnate dal sale materno
il Mediterraneo

una musa venne dal mare

la poesia anticipa la strada
mi assolva il tempo
la conchiglia dove il fato ha l’eco
e il mare grida profeta

solo il sogno ha la verità

scivola allora ogni giorno il mio corpo
nella culla mediterranea
tra le rive delle lontananze
in attesa dell’ultima barca
la prua che non vedrà ritorno.

Antonio De Luca

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Antonio De Luca

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6 pensieri su “Poesia del Mediterraneo

  1. Simone , si può passare a visitare Antonio a Ponza?

    Il tuffatore di Pesto

    Homme libre, toujours tu chériras la mer!
    Baudelaire

    costa ferroviaria
    mediterranea
    da un lato i binari
    dall’altro
    il mare
    ed in mezzo

    la storia

    senti
    è il Sud
    che si muove
    dentro

    lo scarabeo sacro
    le ali aperte
    sospinge il disco solare
    nel suo quotidiano
    viaggio celeste

    senti
    è il Sud
    che si muove
    dentro

    sulla bionda pietra
    calda percepisce
    lo struscio dello stercorario
    alzare il suo trofeo al cielo
    mentre il vento
    tenue di levante
    muove grezze
    tende di lino
    nel sacro tempio
    degli dei

    senti
    è il Sud
    che si muove
    dentro

    ma questo
    non è l’Egitto
    è la piana di Pesto
    quando d’inverno
    sta ancora lontana
    Salerno
    che rima già
    d’eterno

    senti
    è il Sud
    che si muove
    dentro

    Sergio Vecchio
    non ha dipinto
    i guardiani del tempio
    ma la terra
    amplia accoglie
    lente mandrie
    di dee bufale
    in testa il cappello napoleonico
    alla luce della luna
    calme migrano
    bagnati gli zoccoli
    nelle lagune delle campane
    praterie
    attaccate alle corna
    illuminate
    le stelle

    senti
    è il Sud
    che si muove
    dentro

    ai templi
    strisciano sulle pietre
    lumache
    le lunghe bave
    fosforescenti
    e tra le alte canne
    sotto lo stellato cielo
    la notte illumina
    contadini stesi
    rompono cocomeri
    con un cazzottone
    e ne mangiano
    il mollicone

    senti
    è il Sud
    che si muove
    dentro

    & lui continuo
    attratto
    dal mare

    sorvola sul senso
    di un sirtaki
    il tempo tutto
    sotto la sua scella
    tempo d’estate
    scorre ticchettando
    caldo come cicale ubriache
    su un capitello corinzio
    ragazzo italiota
    che ballava
    a fare l’uomo
    la sua vita carpiata
    come un tuffo
    sognava di andare
    sempre
    più in là
    (più in là)

    quando
    aprendo le braccia
    in un tuffo verso l’immortalità …

    vide

    quel pino alla foce
    del sele del sole
    fisso immobile
    come impresso al fuoco
    pineta di vita e di morte
    la vita vista da un uomo
    ai suoi piedi
    contro la luce del sole
    & l’acqua del sele
    su aghi di pino
    steso
    ho provato cos’è
    il sentimento del tempo
    & quindi
    mi sono compiuto
    nel continuo abbrivio
    dell’onda
    nel viaggio

    heraion
    del mio spostamento
    irrimediabile tuffo
    nell’ignoto del sé

    (perché)
    in fondo
    il poeta
    è il tuffatore
    che si lancia
    a decifrare il linguaggio
    sull’onda
    rivelatore
    (scritto sul mare attraverso
    la stilografica pioggia
    come pisciata da mille
    pennini)
    e non sa cosa
    sull’onda
    leggerà
    e non sa cosa
    dal profondo
    emergerà

    & lui continuo
    attratto
    dal mare

    (perché)
    in fondo
    il poeta
    sull’onda di parole
    è il pescatore
    al mattino
    lancia la rete la nassa
    a pescare
    che tira a riva
    la sera
    con forza con calma
    a cercare
    un significato
    d’amare

    & io continuo
    attratto
    dal mare

    senti
    è il Sud
    che si muove
    dentro

  2. Di poesia non se ne ha mai abbastanza. Grazie ad Antonio che ha creato un ritratto così vivido del suo sentimento mediterraneo ed a Simone che ce l’ha fatto conoscere.

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