Confini

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Uno degli accampamenti, entrando a dritta, porto di Mitilene

Veder galleggiare dei giubbotti salvagente mentre navighi verso un porto. Uno, due, quattro. Non mi era mai capitato. Dentro c’erano degli esseri umani. Spero se li siano tolti all’arrivo. Spero ce l’abbiano fatta, qualunque fosse la loro rotta. Quei giubbotti, in ogni caso, fanno impressione. E le decine, centinaia, di bottigliette d’acqua che galleggiano anche di più: bocche riarse da dissetare.

La barca è arrivata a Mitilene, Lesvos, cittadina dal nome affascinante, antico. Entrando in porto, sul lato di dritta, tende e accampamenti. Su quello di sinistra, il marina, dove siamo atterrati. Per qualche centinaio di metri siamo stati sul ciglio del confine, di qua l’Europa, tutto quello che sappiamo, di là l’oriente, il meridione, tutto quello che non immaginiamo neppure. La ragazza del porto, poco dopo l’ormeggio, mi dirà: “Sono tanti, ogni giorno, tra poco saremo di nuovo alla settimana scorsa, e sarà un disastro. Con le elezioni tengono tutto sotto il tappeto”. Stamani all’alba è rientrata veloce una nave della capitaneria di porto. Troppo veloce. Dall’ormeggio è partita un’ambulanza, sirene a squarciare il mattino. Era per una bambina, che non ce l’ha fatta, naufragata a un passo dalla costa, qui vicino.

Ce la farà questa gente? Ce la farò, mi chiedo? Giubbotti, uomini, sogni, pensieri, tutto viaggia su questo lembo di mare. Oggi lavori a bordo, abbiamo ribaltato la barca, pulita a fondo. Le rotte procedono. E quei giubbotti? A due nodi arriveranno a Chios domani sera. Guscio galleggiante di uomini in viaggio. Anche la barca sarà a Chios, tra una decina di giorni. Dall’altro lato del porto sento i megafoni della polizia che tenta di arginare la folla di migranti. E’ settembre, ma è caldissimo, come un tragico agosto, in cui essere bagnati, stanchi, sudati, impauriti, deve essere terribile. Tra poco vado a vedere la situazione. Forse ne racconterò.

Essere sul confine impressiona. Esserci arrivati, anche. Incrociare la rotta con dei giubbotti galleggianti, ancora di più. I confini non sono più tra paesi, ma tra mondi. E sul confine del mondo senti sempre il viaggio. Pesi le tue parole, perché non sembrino eccessive. Senti che è terribilmente duro, a volte, ma occorre procedere. Se possibile, capire…

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2 pensieri su “Confini

  1. “Possiamo passare la vita a farci dire dal mondo cosa siamo.
    Sani di mente o pazzi. Eroi o vittime.
    A lasciare che la storia ci spieghi se siamo buoni o cattivi.
    A lasciare che sia il passato a decidere il nostro futuro.
    Oppure possiamo scegliere da noi, e forse inventare qualcosa di meglio è proprio il nostro compito”.

    (Chuck Palahniuk, Soffocare)

  2. Ciao Simone
    Non so chi abbia ragione. Tra chi dice, da un’isola, “mettono tutto sotto il tappeto per le elezioni” e chi racconta, dalla Grecia, l’immane lavoro – molto diverso da quel che siamo abituati a vedere nel “nostro” mondo.
    Se hai tempo, vai a vedere, e racconta anche tu.
    Perché questo, probabilmente è viziato da partigianeria.
    https://www.facebook.com/AltraEuropaConTsipras/posts/1664097767139694?pnref=story
    Ma questo non credo.
    http://www.huffingtonpost.it/2015/09/19/elezioni-grecia-profughi_n_8163152.html?1442681972&utm_hp_ref=italy
    E insomma, credo tu sia un testimone attendibile.
    Buon vento.
    Maso

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