Chi vince?

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Questo è un uomo che ha vinto. Guardate il suo sguardo…

“Che quel dipendente non avesse avviato una causa di lavoro, poteva anche andar bene. Ma che se ne gironzolasse gioviale per gli uffici e che la maggior parte dei dipendenti lo guardasse con simpatia o il sindacato addirittura lo osannasse, questo proprio non poteva tollerarlo.
Un uomo così non l’aveva mai visto. Che uomo è uno che non si cura del giudizio degli altri, che non teme la precarietà, che non si sente emarginato? Fosse capitato a lui, sarebbe stato sconvolto. Quel Gregorio invece, continuava a salutarlo con cortesia quando lo incontrava nei corridoi, o nel parcheggio. Sorrideva. Cosa c’era da sorridere, senza più la scrivania, senza una mansione definita, senza riconoscimenti? Era in bilico, ma non barcollava. Era appeso a un filo, ma non sembrava preoccupato…”.
 
Leggo le notizie del linciaggio del direttore delle risorse umane dell’AirFrance, e sorrido. Non è tanto la paradossale attualità del mio romanzo, a farmi pensare, quanto piuttosto la tipologia della lotta scelta dalle parti sociali. Chi rischia di più, chi viene più sconfitto, quel direttore con la camicia strappata che vediamo fuggire in televisione o Sebastiano Taramelli, il suo omologo nel romanzo? E chi vince di più, chi prevale, i dipendenti dell’AirFrance o Gregorio?
 
“Si ricordi. Se la lotta è per lo stipendio è una lotta destinata alla sconfitta. Se la lotta è per la felicità allora occorre lottare diversamente“. (brani da: “Un uomo temporaneo“, Frassinelli)
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26 pensieri su “Chi vince?

  1. Quanto sono d’accordo con te, Simone!
    Ci ho messo anni a capire che, peggio dei datori di lavoro erano i miei colleghi, sempre a lamentarsi, ma quando c’era da rischiare qualcosa tutti a piagnucolare “tengo famiglia”.
    Io in prima linea a farmi sparare addosso, loro zitti ad avvantaggiarsi di eventuali conquiste. Io a minacciare di azione penale il commercialista che, in combutta col capo, ci FALSIFICAVA le buste paga, e quindi licenziata dopo mesi di mobbing, loro a prendersi i soldi restituiti senza nemmeno dire grazie. Io a convincere i precari della Regione Rossa (per la vergogna, forse) ad agire insieme per avere più forza e loro zitti a cuccia alla promessa di un rinnovo o di altri 6 mesi di co.co.co. Io forse unica a rispondere “no grazie non mi interessa”, e tutti a dire “ecco, non ha bisogno di lavorare”. Cosa spieghi a questa gente? Meglio dar retta a Epicuro che diceva “vivi ignorato”, e potare, sfrondare, scartavetrare il superfluo fino a che l’essenziale apparirà, in tutto il suo fulgore. Guardo la maestosa quercia secolare del mio giardino e cerco di assomigliare a lei, senza fretta, ogni giorno un pochino di più.
    P.S. A chi pensa di arrivare un giorno di fronte al palazzo vorrei dire: ATTENZIONE che quando ti volterai non troverai più nessuno, li avranno comprati tutti a meno di un euro al chilo.
    Ciao e auguri per la tua quarta.

  2. Parliamo di cose “reali”, per un momento…Stamattina leggevo un articolo pubblicato sul Fatto Quotodiano… In buona sostanza cosa sta facendo la Politica per “risolvere” i problemi del cittadino-lavoratore? Passa dalla gestione “pubblica” a quella “privata”, dal “welfare” al “profitto”, dai tanti ai pochi, dal basso all’alto delle piramide sociale…Il “sogno” di imprenditori e governo è quello di “superare” il contratto collettivo di lavoro e lasciare che ogni azienda se la veda da sè nelle vertenze dei rinnovi contrattuali. Parallelamente si dovrebbe varare il “salario minimo”, cioè una soglia minima di retribuzione …sotto la quale non si potrebbe andare. Quindi: un operaio metalmeccanico di una media azienda non potrà più contare sulle LOTTE COMUNI e CONDIVISE da tutti i metalmeccanici e quindi dovrà vedersela …direttamente con il PADRONE. Inevitabilmente il potere contrattuale sarà “in toto” dalla parte dell’imprenditore… In buona sostanza si legittima definitivamente l’omicidio di concetti come “unità dei lavoratori”, l’unione fa la forza, etc. etc. , concetti ormai inutili, fastidiosi, anacronostici e chi più ne ha ….più ne metta…
    Il lavoratore quindi diventa quindi “demansionabile” (e ricattabile), i diritti non esistono e, comunque, stanno nella testa del tuo datore di lavoro e dipendono quindi dai suoi “umori”. Il tuo salario è variabile e dipende da come ti comporti…(la famosa fleessibilità) e …naturalmente scioperare NON è previsto, molto probabilmente diventerà punibile a norma di legge.
    Su questo, direi, che non c’è confusione. Mi pare tutto talmente chiaro da essere abbagliante…
    Io sostengo quindi che, al di là delle scelte private e personali, da tempo, i lavoratori sostengono (anche con le loro tasse, pagate alla fonte) questo paese. Sostengo che ognuno ha diritto di lavorare e di essere tutelato rispetto agli andamenti economici e agli umori, appunto, del datore di lavoro.
    Sappiamo anche che molti, nel frattempo, hanno avuto modo e tempo di arrichirsi fino a 8 generazioni successive. mentre altri sono arrivati alla soglia “minima” del proprio “sostentamento”… La famosa “forbice”…
    Qui non c’è nessuna visione ma solo una realtà orribile, che poi è quella, già citata, della “guerra tra poveri” (con un capitolo dedicato agli immigrati che cercano di salvare la pelle e anche di “mangiare”, possibilmente…).
    Non penso ci siano dubbi. I lavoratori francesi hanno dimostrato che la lotta non è “gestita”, non è “organizzata”, ma “erutta” improvvisamente e, solo e unicamente, in maniera violenta. Le persone che ancora lavorano non si sentono “tutelate”, si sentono “invisibili”, sanno di non contare un cazzo…. effettivamente non si può dargli torto….

  3. A livello “militare” il Potere è sempre più forte.
    Il Potere,da sempre,si serve del Potere Militare per mantenere il suo potere.
    I due tipi di Potere sono fortemente interconnessi.
    Ognuno garantisce la sopravvivenza all’Altro.
    Le Lotte Operaie hanno sempre avuto un respiro diverso. Tempi diversi.
    Quel tipo di lotta non ci appartiene. Infatti è espressione della Destra
    Aggredire un Manager non porta niente di buono.
    Ci vuole Cultura della Lotta, Organizzazione, Studio.
    Per cambiare occorre muoversi anche di pochi millimetri al giorno.
    E quando sei abbastanza forte assalti il Palazzo d’Inverno e vinci.
    Preparandoti.
    Questo tipo di lotta porta solamente a soddisfare la rabbia, la frustrazione.
    Conosco metodi diversi per farlo.

    • Alberto, in parte condivido. Tranne l’assalto al Palazzo. E’ sempre stato quel che il potere adora, per poterlo a) reprimere con la violenza oppure b) per soggiacere alla rivolta e poi restaurare (con le buone o le cattive). Come diceva Thomas Sankara, la colonizzazione culturale è la più efficace, ed è su quella che si opera la rivolta. Non credo alle rivolte di massa, ai movimenti, ai partiti, alle associazioni perché sono sempre realizzate da masse che NON sono cambiate, sono le medesime che quel potere l’hanno ispirato, poi accolto, poi servito e sostenuto, e sempre, sempre…, si preparano ad accoglierne e sostenerne uno nuovo. Gli uomini, se vogliono davvero cambiare il mondo fuori di loro, devono cambiare prima il proprio, dentro di loro. Cosa assai più dura da fare, perché implica l’avocazione a sé di ogni responsabilità. Un uomo che cambia dentro, diventa diverso, dunque non più coercibile, schiavizzabile, controllabile. E questa è l’autentica rivoluzione. E’ possibile già oggi vivere diversamente, e finché nessuno lo fa individualmente, il mondo rimarrà quello che è sotto il controllo serrato e vigile della cultura del potere, che noi, inavvertitamente o meno, sosteniamo ogni giorno.

      Un uomo che cambia opera un cambiamento serio, vero, profondo, radicale e duraturo del mondo. E’ lui la rivoluzione. Quando due uomini fanno questo, poi cinque, poi tremila, poi milioni, allora la rivoluzione avviene, anzi, è già avvenuta. Il potere va svilito dall’interno, svuotato di presa su di noi, di significato simbolico e poi materiale. Non c’è alcun bisogno di assalto al palazzo d’Inverno, che poi viene sempre sistematicamente rioccupato dal potere. Quel palazzo è suo, e se lo riprende sempre. E sai perché? Perché noi, il nostro palazzo, di cui siamo nati Re, lo abbiamo abbandonato, lasciato solo, perduto. E il potere lo ha occupato, colonizzato. Siamo noi il potere quando lasciamo vuoto il nostro palazzo. Siamo noi, dunque, che dovremmo assalire.

      • Io invece concordo con te.
        Al 100%.
        Tu parli però di un qualcosa che nella Storia del mondo non è mai accaduto.
        Neanche in India con Gandhi. Dove un minimo di violenza c’è stata.
        Per tutto il resto grande preparazione. Una forte cultura del nuovo che va data, approfondita, corretta e diffusa a tutti.
        Il Potere sa tutto questo ma non riesce a dare risposte, chiamiamole, culturali. Rimane avvinghiato a lui solo il Potere Militare.
        Ebbene. A quel punto, con tutto il Popolo dietro vado al Palazzo d’Inverno e lo conquisto.
        L’ultimo step è di tipo militare.

        • Alberto, visti i risultati fin qui, cioè il mondo che è scaturito da ciò che è stato sempre fatto, direi che tentare una via nuova non sia opportuno, sia doveroso. Qualcuno, come tu citi, ha indicato la via. Va aggiornata e portata avanti. La via è individuale. Uomini diversi fanno un mondo diverso. Uomini identici a sempre fanno, con vari correttivi solo apparenti, lo stesso mondo di sempre. Nel mio immaginario non c’è alcun palazzo da aggredire alla fine del percorso. Solo un cumulo di macerie ormai inutili.

  4. …io credo di aver iniziato a vincere quando ho preso la zappetta (con la e chiusa) e ho iniziato a toccare la terra… saluti a tutti

  5. Ciao, riprendo a scrivere dopo un lungo periodo di silenzio.
    Sono stimolato dal fatto che ho letto il libro di Simone e dalla domanda che da’ il titolo al post.
    Chi vince ? Secondo me nessuno, a perdere nei fatti dell’ Air France è la dignità umana, differentemente rappresentata. Nel romanzo Gregorio reagisce in modo nuovo e spiazza il sistema, cosa che nella realtà francese non avviene perchè la reazione è esattamente quello che la società attuale si aspetta, immagina , in qualche modo cerca. Gregorio vince per un po’, anche se credo non gliene freghi più di tanto, lui migliora la vita di chi gli è intorno migliorando se stesso. Non vuole vincere perchè sa’ che non è importante ,non conta.

  6. quale uomo? a me uno che davvero pare abbia uno sguardo da uomo che ha vinto sembra il body-guard (o qualsiasi cosa sia) con la barba…in un contesto concitato di sguardi sfuggenti o sgomenti lui ha una serena determinatezza e quasi un sorrisino ironico…secondo me è un “diversamente lottatore” (niente male btw…).
    la mia lotta consiste nel cambiare punto di vista.
    ciao simone

  7. Invece io, lo scrittore in carne e ossa, l’ho conosciuto!!! 😉
    Ho avuto questa “fortuna” perchè sono riuscita a partecipare alla presentazione di un suo libro, dell’ultimo…in effetti.
    Alla domanda dell’autore: “chi ha già letto il ibro?”….non ho risposto…E’ che non ho pensato di non riuscire a parlare in pubblico, non tutti ci riescono. però, alla fine mi sono divertita… è stata una serata “sfriccicarina”…
    Il problema è che io avrei voluto porre un centinaio di domande all’autore “in carne e ossa e sangue e nervi e muscoli”, ma non l’ho fatto.
    Mi porto ancora alcuni dubbi, alcune domande in merito a questo romanzo.
    Soprattutto continuo a non capire cosa significa, concretamente, lottare “diversamente”… La lotta è lotta. Se no, è un’altra cosa… Insomma di Gandhi ce n’è stato uno solo, mica 2900!
    C’è qualcosa che non mi convince fino in fondo, che non mi sembra praticabile, percorribile, che mi pare adatto solo a un piccolo gruppo, a una “lobby”, potrei dire, senza nessun intento dispregiativo…
    Io vorrei capire il percorso praticabile per tutti. Vorrei smetterla di immaginare…Vorrei sapere da dove inizio, da dove iniziamo.
    Io ho qualche idea…ma penso di non avere la forza, penso che riuscirei meglio condividendo con qualcun altro… Non si dice, di solito, che da soli non si salva nessuno…???

    • E’ in tanti che non si salva nessuno, Barbara.

      Quanto alle persone ‘in grado di’ o ‘non in grado di’ tendo a non considerare gli esseri umani di serie a e di serie b. Per me cio che pochi fanno e’ solo un buon inizio. Quando lo fanno in tanti, ancora meglio.

      • Ho idea che …non si salvi nessuno …tout-court…
        Nemmeno io, Simone, divido gli esseri umani in “serie”…Ma hai capito cosa intendevo? Mi riferisco un po’ anche a quello che scrive Paola… Ogni tanto il tuo pensiero risulta troppo “criptico” e quindi …a mio parere… “elitario”… Ora, non penso che tu voglia fare proselitismo ma se il tuo pensiero, espresso anche in questo romanzo, è un po’ “politico”, capisci che deve essere “trasversale”….

          • Lo sostieni, certo. Ma molti ti considerano ancora lo scrittore “fancazzista”, ex manager, ex ricco, con la barchetta (con la “e” evidentemente aperta). Ma non è nemmeno questo il vero problema…ché di detrattori ce ne sono e ce ne saranno…
            Tu chiedi, rispetto a questo fatto di violenza, chi vince? e nessuno ti ha risposto se non vagamente…
            Per me è abbastanza chiaro. Vincono comunque i manager, coloro che detengono il potere economico…. con giacca e cravatta o senza, non importa. La questione è: cosa fanno quelli che nascono “vinti”? Credo di conoscere la tua risposta. Lavorano su se stessi. Ma devono anche lottare, diversamente, va bene, ma sempre di lotta si tratta… Io credo ancora, ahimè, che il singolo possa fare la sua parte ma che poi se vuole, deve, o desidera rimanere “dentro al sistema”, deve unirsi ad altri. Oppure uscire dal sistema. Tertium non datur. Gregorio infatti ci prova, lo fa, cambia quel sistema, lo migliora anche, ma poi …se ne va…quindi lo abbandona….. Non è una sconfitta. credo. E’ una scelta…forse…

          • Certo che vincono i manager. Se la lotta la fanno così vinceranno sempre. Come infatti hanno sempre vinto… Era proprio questo che intendevo dire, che ho scritto nella didascalia della foto e che citavo da Gregorio.

          • E’ un confronto interessantissimo ma sono un po’ confusa, mi sembra che state / stiamo dicendo tutto e il contrario di tutto: vincono i manager, vincono i sindacati, vincono i dipendenti, vince Gregorio…A mio avviso un uomo che scappa quasi in mutande, anche se detiene grande potere ed ha le tasche piene di quattrini non è un uomo…sindacati e dipendenti che inseguono coi forconi i manager in ecclatanti eventi similrivoluzionari per poi tornare il giorno dopo alla loro scrivania o piegare la testa al prossimo accordo al ribasso non hanno vinto…l’uomo che anche di fronte all’imprevisto più irragionevole trova una via creativa e non convenzionale per la felicità…questo si che è un uomo. Per lo meno io la penso così…e cmq mi chiedo se è così importante vincere nella vita, perchè se questo è l’importante io allora sono fuori dal gioco da parecchio tempo!

    • Barbaraaaa, anch’io l’ho “conosciuto” alla presentazione di un suo libro, ma non l’ho cagato nemmeno di striscio perché ero andata lì per sentire l’altro autore che presentava con lui! Cmq continuo a dire che il metodo Perotti non e’ l’unico, potrebbe esistere anche il metodo Gregorio o infiniti altri. Esiste sicuramente anche il metodo Barbara da qualche parte, non stancarti di cercare!

      • Si certo…intendevo tra i dirigenti e i dipendenti dell’Air France. Gregorio è uno che continua a vivere, che si è saputo adattare alle nuove condizioni e che ha saputo trarne il meglio. Da lui c’è solo da imparare!

        • Non so Paola. Forse… Certo e’ che in lui ho voluto calare, in qualche modo, il concetto di Mu Ga, la mente vuota, la sottrazione dell’ego che applicavano i maestri delle arti marziali giapponesi tanto tempo fa. Quel vuoto (che sto cercando il modo giusto per tatuarmi addosso, domani vado…) e’ la risposta al vuoto che finge di essere pieno che osservo….

          • Mi verrebbe da dirti ” Parla come mangi ” ma siccome non so come mangi lascio perdere. Simone, io sono una persona molto semplice e faccio fatica a venir dietro a svarionamenti filosofici: già quando mi hai detto che se incollo qualcosa mi rifaccio a non so che filone di pensiero giapponese sono andata in crisi per una settimana…per quanto mi riguarda se mi si rompe qualcosa la incollo, a casa mia o in Giappone fa uguale. Gregorio secondo me è un bellissimo esempio di resilienza: può sembrare uno che non reagisce, che soccombe, che si umilia, invece ha una forza rivoluzionaria, proprio nel suo trovare silenziosamente vie alternative alla felicità senza fare nulla di clamoroso o ecclatante. E alla fine, piano piano, fa quello che tutti noi vorremmo fare: andarcene via, mollare tutto, adesso basta. Trovo abbastanza divertente il fatto di discutere a più di 2000 km di distanza con uno scrittore che non conosco del protagonista immaginario del suo libro come se questi fosse una persona vera in carne e ossa, non trovi?

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