La dignità salva la vita (e rende liberi)

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Arrojado, toro libero

Questo toro si chiama Arrojado, è morto sei mesi fa, ed era diventato un toro libero (sopravvivendo a morte certa) nel 2011, a Siviglia. Lo eleggo il mio personaggio di riferimento della settimana.

Durante la corrida in cui, nei venticinque minuti canonici, doveva essere ucciso dal torero con un colpo di spada tra le scapole, Arrojado si è comportato con tanto coraggio, tanta determinazione e soprattutto tanta nobiltà da far invocare per lui l’indulto, cioè la rarissima decisione da parte del Presidente della Plaza de Toro di fargli salva la vita. Pubblico e torero hanno sostenuto questa eccezionale volontà, e così è andata. L’ultimo e unico precedente si era verificato nel 1914.

Arrojado è stato dunque salvato, è vissuto curato,  accudito e libero nelle pianure andaluse, per morire appena sei mesi fa di morte naturale.

Mi colpisce che la nostra nobiltà e dignità possa garantirci salvamento e libertà. Mi colpisce e lo condivido. Molte cose ci capitano, e fa grande differenza il modo in cui ci comportiamo. Io che ho commesso errori recenti e non mi sono per nulla piaciuto in un paio di occasioni negli anni scorsi, lo dico per tutti ma anche per me.

Non piegare la testa, non accettare compromessi, non farsi dire cazzate senza manifestare il proprio disappunto, non stare zitti quando si deve parlare, non mancare di testimoniare, avere dunque dignità e coraggio, salvano la vita. E ci rendono liberi. Perfino se siamo in un’arena, senza via di scampo, morituri designati, di fronte al fatale momento della verità. Se ha avuto una speranza lui, direi che ne abbiamo sempre una anche noi. Grazie a questo toro andaluso di avercelo mostrato.

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10 pensieri su “La dignità salva la vita (e rende liberi)

  1. Hai ragione Simone e fai bene a focalizzare ancora sul concetto di dignità. Parlavo con un amico e la discussione è finita su questo: ribellione, dignità personale, non accettare di essere parte del quadro così com’è, cercare invece il proprio percorso personale, i propri indizi, perchè c’è sempre almeno una possibilità. Solo che non la vediamo, non la cerchiamo, non la vogliamo vedere e da questo ci prendiamo il diritto di dedurre che la possibilità non c’è.
    Io mi sono imposto di urlarmi che “c’è sempre una possibilità” ogni volta che non la vedo, ogni volta che mi pare che non ci sia una via d’uscita.
    Non siamo al supermercato: dove le scelte sono quelle 3, o 5, o 10 e quel che non si vede è perchè non c’è.

  2. Concordo con simone al 50%.
    Il 50§% no.
    Non è stata tanto la dignità del toro a salvarlo ma quanto la decisione di una persone terza. Non basta la dignità. Occorre l’emozione di una persona in grado di raccogliere tale bellezza, saperla acciuffare e decidere di conseguenza.
    Il 50% si.
    Ho sempre ritenuto che le parole, sapute usare, non sono solo belle ma sono salutari.
    Dire a qualcuno che non mi piace quello che stai facendo come lo stai facendo o come lo stai pensando è affetto.
    Se non m’interessasse nulla di te non te lo direi. Perché è scomodo vederti con quegli occhi.
    Imbronciata. Rabbiosa. Ruggente.

    • Non condivido Alberto. Ho avuto sovente di fronte persone che non amavo, che non stimavo, che infatti dicevano di fronte a tutti i presenti cose inascoltabili. Da otto anni certamente (a volte anche prima), nel silenzio generale o, peggio, nel sostegno coatto dei più, ho sempre testimoniato il mio dissenso, inutile per me, essenziale per fare muro apertamente. Ogni volta, Alberto, che non testimoniamo la nostra posizione ‘contro’, sosteniamo ciò che non condividiamo. Dunque siamo correi. Questa è un’epoca di resistenza, almeno su molte questioni fondamentali.

    • Condivido le tue parole al 100%.
      Il fatto di “volerbene” parlando, discutendo e ruggendo a volte non implica indifferenza nei confronti di un qualcuno che, davanti a noi, dice ciò che non condividiamo.
      Come diceva qualcuno mooolto più importante di me “Odio gli Indifferenti”.
      E non era Piotta.

  3. Scusate il refuso!!! Uccisa a settembre ma solo ieri lo si è saputo. Non cambia la sostanza. Ovvero: la dignità ci rende liberi anche se non ci salva la vita

  4. “Loro mi taglieranno la testa ma io ho la dignità”. (Ruqia Hassan unica reporter indipendente donna a Raqqa, uccisa ieri dai miliziani dell’Isis)
    Io eleggo lei. Che, a differenza del toro, non è stata graziata.

  5. Non sono mai stata in Spagna. Odio le corride e mi piacerebbe le abolissero. Più di una volta mi è capitato di paragonarle al cimento degli schiavi nel Colosseo… Persone e non animali, certo e quindi anche peggio ma il criterio mi pare lo stesso. Sono contro le corride come sono contro il palio di Siena, ma non ci ragiono più con le persone che la pensano diversamente da me. Ogni volta è la stessa storia…. Sono tradizioni e vanno difese. “Usi e costumi” che fanno sentire un popolo coeso intorno alla propria bandiera… Mah! Comunque. Questo povero toro si è trovato in una situazione in cui avrebbe preferito non trovarsi. Almeno così io credo fortemente. per un caso fortuito, molto fortuito, lui ha “reagito” in maniera diversa rispetto, immagino, agli altri tori che quindi vengono ammazzati senza pietà e senza un “se” e senza un “ma”. Ha dimostrato “determinazione” che in un animale, in questo animale può essere segno di grande intelligenza tattica o forse stava solo cercando di salvarsi la pelle… Direi che non mi resta che esultare per lui. Due casi su quanti? Volendo evitare un giudizio su chi decide cosa, in questo caso, il comportamento più o meno dignitoso dell’animale, penso a quanto scritto rispetto appunto e invece a una persona. Penso a tutte le volte che la parola “dignità” è apparsa lampeggiando e a caratteri cubitali mentre stavo, per l’ennesima volta, ingoiando un rospo e pensando che non avevo nessuna voglia, nessuna intenzione di esprimere il mio disappunto perché sapevo, in effetti “so”, che non sarebbe servito a nulla. Avrei certamente onorato e salvato la mia “dignità” ma ne avrei pagato le conseguenze. Perché questo succede spesso, quasi sempre, in realtà… Nessuna pianura andalusa attende chi trova il coraggio di esprimere il proprio disaccordo, nessun plauso pubblico o privato, e nemmeno nessuna “legge” a proteggere, a incentivare questa pratica che dovrebbe essere così comune tanto quanto una necessità basica, tanto quanto bere o sfamarsi… Non è l’encomio che stiamo cercando, né tantomeno la visibilità ma piuttosto una estremo bisogno che l’essere umano dovrebbe ottenere “di diritto”, appena nasce, e che dovrebbe, di necessità, coesistere insieme al rispetto. E dovrebbe ottenerlo per se stesso e per gli altri. Come invece verifichiamo ogni giorno, sono proprie dignità e rispetto che latitano ovunque e che danneggiano fortemente le relazioni e uno Stato di Diritto che sia degno di questo nome.

  6. La dignità ha un valore inestimabile ed ai giorni nostri spesso si notano carenze vistose.
    Scritto ciò è altrettanto vero che non occorre necessariamente aver la presunzione di cambiare il mondo ed entrar nella testa del prossimo.
    La storia del toro è emblematica ma estrema.
    Equilibrio e saggezza al fine di minimizzare errori sono la via maestra anche se limiti e difetti ci inducono a sbagliare.
    Difendiamoci senza combattere, la vita del resto non la si può pilotare con un telecomando.

    Ciao
    Vale

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