Un giorno

Il mio tavolo da lavoro

Il mio tavolo da lavoro

Sveglia prima che il sole canti, il bosco quasi invisibile ancora, gli scoiattoli che saltano di ramo in ramo, il silenzio, soprattutto, il vociante silenzio che inizia il suo monologo intenso, caffè, due passi tra gli alberi, la prima sigaretta, le cinquanta pagine del mattino, per sognare sulle solitudini di un altro uomo, e poi il mondo dell’immaginazione che si apre nella gola profonda del grande viaggio, la creazione dei personaggi che si rianima, si svegliano anche loro, ricominciano l’opera di cui sono l’estensore passivo, a tratti soltanto il testimone, succube prima che attore, disperso nelle membra di ognuno di loro, a mescolare realtà e ipotesi, la carne e i nervi della mia vita, le mie private beghe con i grandi fatti della storia, una mota a volte putrescente, una salsa a tratti profumata, per poi perdere contatto, gradualmente, alle luci alte del giorno, il frastuono dell’orchestra della vita che si leva, rende impossibile ogni comprensione, necessita l’azione manuale, per scaricare la fantasia dal carro della sensibilità, una giornata della mia vita, qualcosa di così grande da non saperlo comprendere, tanto meno vivere, dunque il resto del giorno è lavoro, legna, cibo, decori, arte, pezzi da mettere insieme secondo un altro principio creativo, ma sempre col pensiero che vaga, si insinua nella vita della gente amata, progetta ipotesi inconcepibili, si eccita di immagini irriferibili, un viaggio assurdo, parallelo, in cui càpita ogni cosa desiderata, e càpita adesso, funestato dai mostri di ciò che non deve accadere, che pure vanno accolti, fatti entrare, perché non passino la vita alla porta, sempre da solo, ma insieme come non sono stato mai, ipersensibile, “uno così sta male”, certo, perché l’oblio del vuoto insensato invece è da “uno che sta bene”! e quindi anche le risate, la bocca che lascia intravedere i denti, per poi sfinire nel pomeriggio, ancora i libri, il fuoco (che compagno amato!), il cibo, stavolta con qualche maestria, le notizie, altre storie inventate in un film, le parole dette al telefono, così preziose, vitali! fino a che l’ultima pagina è stata letta, l’ultimo messaggio è stato mandato, l’ultimo film è stato visto, e la domanda, quella che il rumore per tutti ha evitato ancora una volta, quella che solo a brevi tratti qui è scomparsa, nel buio, prima di dormire, inevitabilmente, riappare.

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11 pensieri su “Un giorno

  1. Bello il workspace. Noto che hai abbandonato il buon ‘vecchio’ notebook Samsung con Windows per passare al Mac. Con che software ti sei trovato meglio su Windows per scrivere ed impaginare i tuoi libri ? Scusa la domanda ‘tecnica’ ma da illustratore, disegnatore e fotografo aeronautico ed astronomico ‘a tempo perso’ (ma che vorrei diventasse a tempo pieno !!) quale sono , mi sto accingendo a scrivere un mio primo libro e sto valutando con che programma affrontare al meglio la cosa su Windows ….
    Grazie, se vorrai rispondermi, e aspetto il tuo prossimo libro in libreria, gli altri ormai li ho finiti tutti, alcuni letti piu’ volte 🙂

    • Ciao Fabrizio. Il bellissimo Samsung se lo e’ mangiato il mare, purtroppo. Tributo imposto dal grande blu. Quando ho cercato lo stesso computer, migliore del Mac, non sono stato in grado di trovarlo se non a prezzi molto alti e in tempi lunghi. Il Mac era in offerta e presi quello. Tutto ciò che si dice dei Mac, almeno per uno scrittore, è mito fantastico. Il Samsung era meglio, più leggero potente e veloce.
      Quanto ai wordprocessor usavo Word su Windows e ora uso Page su Mac. Uno scrittore non ha bisogno di null’altro. Il lavoro di editing e impaginazione si fa presso la casa editrice, a cui va benissimo ricevere un file normale da processare. Considera che un romanzo come quello che sto scrivendo, lungo e pieno di materiali di studio, appunti etc, non supera i 30 megabite. Io scrivo a quando avevo nove anni e l’intero corpus del mio lavoro (tra cui almeno sei romanzi inediti e duecento racconti) è di circa quattro Gigabite. Buon lavoro!

      • Accipicchia Simone, il mare ha richiesto anchesso un tributo ‘letterario’, spero (come immagino) avessi l’abitudine di ‘backuppare’ i tuoi lavori, senno’ il danno sarebbe stato ben oltre il prezzo/valore del singolo pc.
        Ho fatto bene a chiedere a te, in poche righe mi hai dato una risposta mille volte piu’ chiara delle migliaia di pseudo – esperti dei vari sistemi, che piu’ che dare un consiglio, si fanno pigliare dal loro lato ‘nerd’ e suggeriscono l’utilizzo dei piu’ disparati software che a loro dire, farebbero ‘miracoli’, quando invece, comodita’ nella scrittura a parte, la differenza la fara’ cio’ che verra’ scritto.
        Il fatto di voler buttarmi a scrivere finalmente un libro, che parlera’ di una esperienza piu’ che ventennale nel ‘fantastico’ (ovviamente si fa per dire.. tuttaltro che fantastico) mondo della Grande Distribuzione (Dis)organizzata, e’ anche merito tuo, e dei tuoi libri, e soprattutto di quel fantastico ‘Adesso Basta’, che e’ uscito nel periodo giusto, nel momento giusto, per incontrarsi con il mio ‘Basta’ che stava pian piano uscendo, dapprima sottoforma di sussurro, poi sempre piu’ forte, fino a diventare un urlo, uno sfogo, soprattutto una boccata di ossigeno. Da quel momento molte cose sono cambiate, nella mia vita, nel lavoro e nel mio modo di pensare, e molte ancora vedranno un cambiamento, spero di riuscire in questa mia idea, che esula un po’ dai miei interessi e dalle mie passioni, ma e’ una cosa che mi frulla in mente da anni, e che adesso sento non semplicemente di voler fare ma di DOVER fare, anche alla luce delle ‘ladronerie’ a cui negli ultimi 10-15 anni noi dipendenti del settore commercio terziario e servizi siamo stati ‘sottoposti’ senza poter dire alcunche’. Ovviamente il discorso scrittura non si ferma qui, ho anche idee per un paio di libri su cio’ che invece amo, ovvero sul mio percorso di astrofilo (appassionato di astronomia) ed astrofotografo, passione che mi accompagna ormai da oltre 30 anni (ne ho 45).
        Merito tuo, dei tuoi scritti, delle tue convinzioni che diventano anche un po nostre, della tua tenacia in mare, che diventa un po’ anche uno stimolo per chi rimane a terra, per fare meglio, per essere meglio.
        Ho tutti i tuoi libri, uno meglio dell’altro, alcuni ho fatto anche fatica a reperirli (i piu’ vecchi ) ma alla fine li ho trovati , e qualcuno l’ho riletto piu’ volte (Uomini Senza Vento e Un Uomo Temporaneo li ADORO !!! ), e non vedo l’ora di poter anche solo iniziare ad aspettare il tuo prossimo volume, che sicuramente non mi/ci deludera’ !!!!
        Buon vento Simone, ti auguro giorni pieni di sole, di mare e di felicita’ !!

          • PS: ultima cosa ma non in ordine di importanza. Per il tuo prossimo libro, o per riproporre anche uno dei tuoi gia’ pubblicati, perche’ non programmi una data anche qua a Ravenna ? Mi farebbe davvero piacere venirti a sentire, e soprattutto conoscerti di persona, e poi a pochi km dalla citta’ c’e’ comunque un bel mare 😉 !!

          • Grazie Fabrizio. Vedremo. Io vado dove mi invitano i librai o dove mi organizza incontri l’editore. Ciao!

      • PS: alla fine usero’ il word processor dell’ottimo OpenOffice, comodo come il Word, ma open source e soprattutto free … del resto come dicevi tu, uno scrittore (anche uno ‘in erba’ come posso essere io..) non ha bisogno di null’altro !!! 😉
        Buona giornata e buon vento !!

  2. Un pensiero per il tuo tavolo di lavoro, Simone. Intimo, ricco, agitato. Un’immagine che rispecchia il testo, e che continua a farmi riflettere, continua a ripresentarmi la domanda.
    Non sei solo. Non siamo soli.

  3. Sensuale questo post. Intimo e ‘umano’. Il racconto di una giornata particolare ma comune…. Immersione, concentrazione, silenzio assoluto, solitudine. Per poi riemergere sporcandosi le mani, lavorando sulla ‘materia’, cercando di plasmarla… Un viaggio assurdo e parallelo, ai limiti della psicosi di uno/a che cosi’ sta male… ma perche’? Dimenticarsi del vuoto insensato, farebbe stare meglio? Ma e’ in quel ‘viaggio assurdo’, in quelle ‘ipotesi inconcepibili’, e, soprattutto, in quelle ‘immagini irreferibili’ che io mi sento a mio agio… Queste ‘immagini’ mi calzano a pennello, come un vestito nuovo, perfetto, bellissimo, come un paio di scarpe rosse col tacco altissimo ma…comode… E’ in quel luogo che mi sento rinascere, sono quelle parole che creano dentro di me l’eco della mia sensuale, intima, umana Domanda. Questo rappresenta per me il fascino, l’amore per l’Arte… Qualcosa che risuona… che ritorna in mente…. Quindi……grazie….

  4. Bello, bellissimo. E quanto di te c’è in questo pezzo! Inevitabilmente mi chiedo quale sia “La domanda” . Forse la stessa che , d’istinto, in questo momento rivolgerei a te?

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