Ci sto ragionando molto, ultimamente. Cerco di individuare nelle pieghe di ogni azione, perfino tra le rughe di ogni pensiero, il punto dove la luce mi illude, l’ambito su cui sono consapevole della realtà vera, o le direzioni verso cui non guardo per paura di vedere quello che c’è. Al tempo stesso, mi sforzo di non vedere a tutti i costi ciò che non esiste, e che anche se lo temo mai esisterà (a meno di generarlo io dal nulla).
Un bel ginepraio, che vale metà del tempo, metà delle energie, e su cui naturalmente non ci applichiamo, presi dalle incombenze, dal lavoro, dai soldi, dal calcetto, dagli amici. Mai come su questo si capisce perché facciamo in modo di non avere un solo minuto libero: per evitare guai.
Il cambiamento è questo: smettere di non voler vedere la realtà. O almeno assumere che ci somiglia come una goccia d’acqua, anche e soprattutto quando pensiamo di essere diversi. Se lo fossimo davvero, anche lei sarebbe qualcos’altro.
Caro Simone…. Anche io mi chiedo se avevo sognato tutto, se tutto ciò che sogni, che siano desideri od incubi, in qualche modo poi determini la realtà che si viene a presentare intorno a te. Credo di si. Credo che sognando, immaginando o temendo, generiamo energie mentali che sfociano in azioni spesso involontarie che determinato il nostro destino. E dunque si, fermarsi per pensarci su non è solo doveroso, ma essenziale per potere un giorno dire di avere vissuto, di esserci stati. Per davvero. Grazie per quello che sempre dividi con noi.
A volte a me serve spegnere la luce, per vedere più chiaro.
Mi piacciono molto i nomi delle tue installazioni e, altrettanto, le loro velleità.
Complimenti anche a te. Ciao!
Ciao Simone,
le cose che dici, per me, sono come schiaffi; come alcuni di quelli presi da piccolo e che ora ricordi con affetto e malinconia.
Spero mi servano per il fururo che rimane.
Un abbraccio.
Paolo B.
Se e’ cosi sei ancora vivo… E puoi fare ciò che quando ti diranno “guardati”, riconoscerai. Buon vento!