Sul filo

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Kos

Quando sono entrato qui, nel porto antico di Kos, l’altro ieri, ho avuto la mia vibrazione, un lieve formicolio tra orecchie, collo, nuca. Da quando faccio il comandante sulle barche è la mia stella polare. La mattina mi sveglio, e se ho quel formicolio sta per capitare qualcosa. E’ quasi sempre riferito alla meteorologia, ma non solo. Un mese e mezzo fa sono salpato da Kalymnos e ho detto all’equipaggio: “ragazzi stiamo all’occhio che ho il formicolio”. Detto fatto, fuori dal porto la barca non sale di giri. Una rete nell’elica. Bagno, coltello e via. Formicolio sparito. L’altro ieri entrando stessa scena. Pensavo fosse perché qui tutti si danno catena addosso ormeggiando. Invece oggi faccio per salpare e ho un’avaria all’impianto elettrico. Motore non parte, mentre sale vento e rischio un po’ nell’ancoraggio. Metto in sicurezza la barca e faccio check generale. Individuo il problema. Stasera alle 19.00 dovrei risolverlo. Intanto il formicolio si attenua, va a scomparire. Sono certo che l’ultima vibrazione si dileguerà a lavoro finito.

Ora attendiamo i pezzi di ricambio. Dunque giornata senza occupazioni. Farò piccoli lavoretti, scriverò, leggerò, altro. Il tempo ritrovato, come lo chiamava un francese amante del tè e dei salotti, cioè tempo che non avrei avuto qui e che invece appare per incanto. Come quando attendiamo qualcuno che non arriva. Non è tempo perso, ma liberato, ritrovato, apparso. Le cose per mare cambiano, senza preavviso. Come nella vita. Tutto si evolve, muta, e va sempre come deve andare. Ogni cosa che possiamo e dobbiamo e soprattutto vogliamo consolidare, far evolvere con sogni, passione, progetti, coinvolgendoci, compromettendoci, coinvolgendo, si sviluppa in quel senso. Il resto si spegne, si distanzia, si liquefà. Salvo i colpi di mano della sorte, che può sconvolgere tutto inopinatamente, costringendoci ad ampi fuori rotta o a constatare di aver perduto l’attimo.

Il tempo. Ci rifletto ora, in questo bar sulla marina. Ne parlavo anche ieri con F., passeggiando. Sperperarlo e iperutilizzarlo sono i due estremi, mentre sul filo sottile tra utilizzo e spreco il tempo rivela la sua natura possibile. Prima che tutto cambi, che sia tardi per ogni cosa, occorre usarlo, masticarlo, gustarlo, inghiottirlo. Eppure, non dobbiamo farci prendere dall’ansia di fare, progettare, lavorare, foss’anche ai nostri sogni. Cosa deve prevalere, relax o azione, attesa o marcia, progetto o libertà dai vincoli dell’immaginazione? Noi che siamo qui, dobbiamo restarci o andare? E quando saremo lì, dovremo sostare o muoverci? Cos’è “presto”, il fratello o il nemico di “tardi”? Domande. Sul filo.

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6 pensieri su “Sul filo

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  2. Bellissima riflessione e interessante la storia della premonizione… Anche io ho verificato i due estremi: tempo sperperato e tempo iperutilizzato. Ho capito perchè il super-fare non mi aveva mai attratto, sperimentando anche questa possibilità. Ci vuole il ritmo giusto, come quando si affronta la salita in bici: se la pedalata è blanda, non vai da nessuna parte, ti stanchi e torni a casa; se è troppo vigorosa, non ti godi l’esperienza, la butti sul prestazionale e il viaggio che ne risulta è pieno di nulla. La vita, poi, è più imprevedibile, ma perchè mai questa imprevedibilità dovrebbe essere giudicata come un qualcosa di negativo, a prescindere? Con un po’ di inventiva e senza pensare al tempo che scorre (ma cos’è un torrente? Mah… ), possiamo vivere l’imprevisto, la pausa, sperimentando qualcosa di nuovo.
    Buona estate a Simone e a tutti

  3. “Durante una navigazione il pericolo si presenta per la prima volta dopo una
    lunga serie di monotone giornate, quando all’ improvviso s’incontra una te mpesta. Cosi accade anche nella nostra vita: il livello di rischio non si alza finchè non ci troviamo faccia a faccia col pericolo : la vita è una danza nel cratere di un vulcano : erutterà, ma non sappiamo quando. Anche nell’azione avventurosa sono dunque presenti il tedio, la monotonia, la banalità della vita quotidiana. Tuttavia, a differenza della vita quotidiana, l’azione possiede un obiettivo definito, perseguito da una volontà che tenta di eliminare il più possibile gli elementi imposti dal destino, e si prepara alla lunga attesa dell’ occasione propizia.”……..” Bisogna lasciar maturare l’occasione,condensare
    al limite estremo volontà ed azzione per quell’attimo in cui metteremo in
    gioco tutto ciò che possediamo. Il termine ” azzione” diviene cosi sinoni
    mo di “pazienza”.
    capitolo sesto: “L’azzione e l’attesa del momento propizio”

    Nella mia vita un’onda inopinatamente ha sconvolto tutto e non so più
    dove mi trovo. SOS . Chi manda le onde ?
    Buon vento piccolo cabotaggioII
    Piccolo Principe

  4. Ho letto le tue parole ieri, mentre aspettavo seduta in macchina sotto casa che il mio ex compagno rincasasse con la bambina, giacchè avevo lasciato le chiavi a lui. Ero stanca e avevo bisogno di una doccia dopo una giornata passata a ristrutturare la nuova casa e l’imprevisto di non trovarlo lì, sommato al suo cellulare irraggiungibile, mi aveva fatto montare una fortissima rabbia.
    Quindi grazie, nuovamente, perchè ho letto, ho riflettuto, ho trascorso quei 45 minuti che potevano essere prologo di una furiosa litigata in totale relax, approfittando della pausa inaspettata. E quando è rientrato lo ho accolto con un sorriso, lui si è scusato e non abbiamo questionato.

  5. E’ incredibile.
    Quello che si legge si adatta alla vita.
    Queste righe solo l’altro ieri non avrebbero provocato il pandemonio che ho dentro.
    Il formicolio.
    Il tempo che si perde attendendo qualcuno che non arriva e che, lo so ora, potremmo chiamare “tempo liberato”
    Il formicolio l’ho avuto. Esattamente come Simone.
    Durato comunque meno del tempo di quando si lascia il cane per strada.
    Si, quando quella bestia diventa un impiccio per l’estate.
    Il tempo che perdiamo aspettando qualcuno che non arriva.
    Si. Tempo liberato.
    Forse si sta riacquistando un qualcosa.

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