Quelle buone

Parlare di un libro. Una tautologia, in qualche modo, giacché se l’autore aveva qualcosa da dire, certamente, lo ha scritto, e quel che non ha scritto non serve. Ma questa è teoria. In realtà un autore ha un mucchio di cose da dire sul suo libro, sulla storia, sui personaggi. Ogni romanzo è il primo volume di un’enciclopedia, e forse è per questo che di un autore (almeno uno di quei pochi che non scrivono sempre la stessa storia) bisognerebbe leggere tutto. Ma allora perché non abbia infilato quel che ha da dire direttamente nel volume pubblicato, questo, proprio, non lo so.

Come possano tuttavia venir fuori, quelle gran matasse di pensieri e intuizioni, è cosa misteriosa. Ho fatto presentazioni in cui sono riuscito a dire il cinque per cento di quel che avevo nel cuore, nella pancia, nelle braccia (ieri?), vuoi per la sala, per il ghigno involontario del signore in terza fila, per la voglia di bermi un Margueritas che non poteva attendere, per una parola detta storta la sera precedente, e sentita ancora più storta, perché oggi proprio non mi sento, perché certe cose non me le sentirò mai. E poi, raramente, ne ho fatte di piane, chiare (“sei troppo diretto!”), ruvide quel che basta (“ti ho visto strano!”), sentite quanto lecito (“stavi benissimo ieri sera!”), vere quanto minimo. Ascoltate… mah!

Quella che potete seguire qui sotto è una di queste, venuta abbastanza bene. Ho detto qualcosa, almeno, credo…, sul romanzo che ho scritto, che ho amato tanto, che forse è venuto fuori come si deve, su cui ho patito, e che come spesso accade a uno scrittore… mi ha salvato nei momenti difficili. Chissà. Buona visione.

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14 pensieri su “Quelle buone

  1. …Betta e Bora…. Betta è il nome del personaggio femminile del tuo penultimo romanzo – Un uomo temporaneo – che ho letto, l’anno scorso….Betta mi era sembrata un personaggio ‘utile’, forse, ai fini della storia, ma sicuramente marginale. Di Bora conosco solo quello che ho sentito raccontare fino a qui e, probabilmente, non potrei dire nulla, perché non ho ancora finito di leggere ‘Rais’…. Però…. però una cosa la vorrei dire… Bora sembra l’opposto… di Betta .. Un personaggio centrale, indispensabile, che fa discutere… Che crea opinioni diverse e sulle quali non posso, per ora, esprimere un mio parere…Ho pensato una cosa però….ho pensato a quanto sia difficile il ruolo femminile…E che forse le donne non sono né una cosa né l’altra…non sono marginali ma nemmeno così indispensabili… né sante né puttane… Sono, o vorrebbero tanto essere, come gli uomini…sono persone…Scusate se probabilmente il mio sarà un commento off-topic, ma ci tenevo a dire questo….ecco…

    • Interessante confrontare i personaggi dei romanzi. E’ bene che si riconosca la mano, ma anche bene che siano cosi diversi. Interessante Barbara. Grazie.

  2. Laura, ciao, Bora non è superba. Non l’ho mai detto. A mio parere Bora è presuntuosa, che è cosa ben diversa dall’essere superba. È altera, perché conosce il proprio potenziale, è intelligente. Ed è presuntuosa. A mio parere, certo! e non ho trovato in lei quel senso dell’accoglienza che invece si dovrebbe evincere dal suo agire, dalla descrizione che Simone ne fa. Bora non si isola. Viene isolata. Bora non si estranea dal gruppo. Viene estraniata. E Bora sceglie di restare sull’isola, sceglie di non chiedere di essere riportata nel mondo, perché sull’isola è lei ad avere il potere sugli uomini che vanno a trovarla. Bora ha la presunzione di sapere cosa gli altri pensano, vogliono, desiderano. E Dragut e tutti coloro che con Bora hanno a che fare, non fanno altro che testimoniare questa presunzione. Se non hai letto Rais, non posso descriverti ogni momento, perché ti darei delle anticipazioni e ti rovinerei il piacere della lettura, ma visto che hai deciso che è giunto il momento di leggerlo, troverai presto quei passi che la descrivono e che ti vorrei raccontare per spiegarmi meglio. Ed io penso, poi, che è il lettore che fa il romanzo, che lo vive e lo interpreta come vuole. Ciascun lettore entra nei personaggi secondo le proprie fantasie ed il proprio sentire. Una volta nelle mani del lettore, quanto l’autore ha messo su quelle pagine, diventa di tutti ed è giusto che ciascuno senta i personaggi come vuole. Io ho guardato e osservato, e proprio perché non ho visto alcuna prigionia, ho visto e sentito la presunzione di Bora. Il mio giudizio non è affatto negativo. Trovo che sia uno dei personaggi più belli di questo romanzo, il più moderno e contemporaneo, quasi futuristico per l’epoca in cui il romanzo è ambientato. E penso anche che Simone abbia voluto darle questo taglio, questo carattere ben definito proprio perché venisse fuori bene, ben diversa e distinta dagli altri. Non puoi leggere Rais se dimentichi Bora. A me è antipatica, ma la letteratura deve poter suscitare sentimenti, emozioni, impulsi interiori; se no è scrittura sterile. E questo non sarebbe una cosa fatta bene. Buona lettura.

      • Infatti non è una battaglia contro Bora. Lei vive, ed è un personaggio splendico, anche se a me è antipatica.
        Io sto soltanto difendendo una mia opinione. Io l’ho vista così, Bora. Perché non può essere compreso?

        • figurati, pieno e totale diritto del lettore, e tu sei una vera lettrice.
          però ti faccio riflettere su un aspetto (e non per convincerti di nulla, perché davvero io credo che il lettore possa e debba “riscriversi” addosso un suo romanzo, una sua storia): il presuntuoso presume cose che poi non sono. E chi sente e pensa cose che invece poi sono? E Bora non comprende in effetti, non coglie, in effetti, non centra col suo tiro, in effetti?!

          • Il presuntuoso pensa cose che poi possono non essere, ma anche che possono essere. Il presuntuoso pensa di sapere. Punto. Di saper fare, di saper dire, di sapere cosa gli altri vogliono e di sapere di tanto altro. Può accadere che alcune delle cose che pensa di sapere siano reali o giuste, o irreali e sbagliate, o che non esistano. Ma è l’atto di pensare di sapere che rende la persona presuntuosa. E Bora pensa di sapere. Bora non sperimenta prima di agire. Lei pensa di saperlo prima. Sa cosa vuole Dragut, sa come far l’amore con Dragut, sa cosa vuole l’inquisitore, sa come si muove la spia e tante altre cose. E gli altri personaggi si piegano a questa sua volontà, la assecondano. Per questo Bora non è accogliente, ma impone agli altri la propria volontà facendola passare per sottomissione, condiscendenza, comprensione. Ha forza d’animo, Bora, forza che più probabilmente è una “fortezza”. Che la salva. Proprio perché presume di sapere. A mio parere.

          • non condivido. chi dice ciò che non sa, chi assicura di poter fare ciò che appare come impossibile, è presuntuoso solo se quel che dice, effettivamente, poi, non è vero, oppure non sa effettivamente farlo. Se non è vero, o se non sa farlo, è presuntuoso nel dirlo. Se invece è vero o sa farlo non è in alcun modo presuntuoso, perché ciò che diceva era vero. Colombo disse che avrebbe scoperto il nuovo mondo, e tutti gli diedero del presuntuoso e del visionario mitomane. Solo che poi quel mondo c’era. Chi vede dove nessuno vede sembra a tutti presuntuoso. “Come ti permetti di dire che sai cosa ho dentro?!”. Peccato che se poi le cose stanno così, non lo è affatto.
            Bora vede e sa (perché osserva e capisce, con compassione, non cercando se stessa ma cercando l’altro, e grazie a ciò trovando se stessa) cosa sente e prova e desidera Dragut. “Eh, ma come fai tu che sei qui reclusa e non sai niente del mondo a supporre presuntuosamente di conoscere l’animo di un marinaio, un pirata…?”. Solo che poi quel che lei comprende “presuntuosamente” è effettivamente ciò che Dragut pensava, provava, desiderava. Cosa non facile da intuire, del resto, perché del Rais si sarebbe potuto supporre tutt’altro.
            Dunque la presunzione (presumere fino a prova contraria, sostenendo di sapere, ma sbagliandosi per eccesso) scompare, a favore dell’immaginazione, dell’intuizione (vedere prima qualcosa che non c’è) e della comprensione, della compassione. In questo suo intuito, in questa sua compassione, è la sintesi della femminilità.
            La presunzione si vede se quel che viene presunto non è vero. Se ciò che viene presunto è vero non è presunzione. E quello che immagina e intuisce Bora, relativamente a Dragut Rais, è vero.

    • Ciao Francesca,
      come per l’interpretazione di un libro,anche di alcuni commenti,visioni,pensieri,ognuno di noi ne percepisce l’essenza in base al proprio stato d’animo e vissuto.
      E comunque è anche la differenza di pensiero che stimola,a volte, accurate riflessioni.
      In questo caso, mi sono riconosciuta in Bora in qualche modo, e quindi con un grande desiderio di “essere al suo fianco” entrando nel suo mondo e facendole sentire che non è sola.
      Come vedi, da un commento nel quale mi sono sentita parte in causa, sono sorte riflessioni e desiderio di leggere Rais non rimandandone più l’acquisto. ( Anche se le letture di Alessandro D’avenia di questi giorni,mi hanno portato a voler leggere tutte le sue produzioni) . Quindi, un sano scambio di idee e confronto, è risultato positivoo e costruttivo.
      Pensa: sei riuscita a condurmi maggiormente tu verso Rais piuttosto che Simone
      Un caro saluto
      Laura

  3. …E sai qual’è il paradosso?
    Che proprio la critica sulla superbia di Bora , ha fatto arrivare anche per me ,il momento di leggere Rais.
    Perché intuisco che mi sentirò meno sola.

  4. Ciao Simone,
    questa è proprio la presentazione di Rais alla quale avrei voluto partecipare.
    Per l’ambientazione, i toni, i sorrisi, gli spunti di riflessione ,la passione che si evince dalla tua lettura.
    Peccato che ancora una volta chi si estranea dal gruppo,per cercare e difendere la propria libertà, venga preso per superbo.
    Chi ha questo coraggio, è troppo spesso percepito come scomodo,negativ,superbo. Chi guarda non osserva, dà uno sguardo e scorge il pericolo di vedere soltanto la propria prigionia.
    Forza Bora, io sono con te !

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