Corrispondenze

Nomen omen esistenziale…

Ho iniziato a scrivere a 9 anni, su una piccola scrivania che era stata di mia sorella, accanto al letto della mia stanzina, sottotetto. Poi ho proseguito mentre studiavo al liceo e all’università, su un tavolo in una risega della sala hobby (con questo orrendo epiteto si chiamava all’epoca il salone di una casa, meglio se seminterrato). Poi in una casa dove vivevo da solo, a 23 anni, e dove poi ho continuato a scrivere da sposato, poi di nuovo single, a Milano, dalla fine del ’99, e lì scrivevo sul tavolo da pranzo, ma più spesso in ufficio, dalle 6.00 alle 9.00, che poi dovevo lavorare. Ho scritto e studiato negli aeroporti, in aereo, in barca, nelle stazioni ferroviarie, nelle case di amici e parenti. Dovunque. Scrivo da 43 anni. Ma non ho mai avuto uno studio. Perché?

Forse chi pesca non va al mare? O chi va in bici non cerca una pista o un bel percorso? Forse che chi ama la cucina non ha un fornello o un frigo o un lavandino? Forse che chi si allena non va in palestra, o non si attrezza un angolo ginnastica a casa sua? Forse che chi fotografava le donne ottocentesche un po’ osée non lo faceva in un boudoire? Eppure… Quante volte i nostri ambienti non rappresentano ciò che amiamo, desideriamo. Ciò che facciamo e siamo? Ho già toccato il tema, di recente, ma ci ritorno. Perché dopo così tanti anni, pur avendolo potuto realizzare già da tempo, io ho, finalmente, ma solo adesso, uno studio.

Uno spazio unicamente pensato per lo studio, la scrittura. Dove tutto è immaginato per questo, dalla vista quando alzo gli occhi, al tavolo, all’angolo per il riposo fugace, quando ti si chiudono gli occhi, d’estate, alle luci, dove servono, ai libri, gli amati libri, la cui presenza, ne sono certo, mi rende migliore anche solo per osmosi. Uno studio, pensato e progettato per questo. Un piano intero del mio fienile-torretta ligure (quattro piani: ogni piano, una stanza). Un premio, forse. Un’acquisizione. Un riconoscimento. Una condizione. La fisica degli oggetti quando somiglia alla metafisica del pensiero. Nomen omen dell’esistenza. Corrispondenza. Io nella vita studio e scrivo, e per questo, infatti, in casa mia ho dunque uno studio. Affascinante…

La cosa, non lo nego, mi eccita terribilmente. Come i bambini che si emozionano per qualcosa che gli adulti ritengono banale, scontato. Io arrivo sempre tardi a tutto. Reagisco sempre in modo inusitato, controintuitivo. Arrivo tardi e reagisco così nel capire davvero le persone, nel vederle in azione, o nel riconoscere i miei errori, nel fare davvero ciò che dico, nel dire del tutto ciò che faccio. Sono nato in anticipo sulle mie smodate volontà e in ritardo sulle necessarie consapevolezze. Biologicamente ho 52 anni, ma a tratti ne commetto 28, ne percepisco 78. Ritardatario o precoce, a seconda delle circostanze, ma mai “nel tempo”. Uno studio. Eccolo qui. Non è bellissimo? A me sembra il luogo più luogo del mondo. Mio, s’intende…

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21 pensieri su “Corrispondenze

  1. leggendo il post, guardando le tuo foto, un pensiero sui libri.
    ciao e buone cose.

    Libri
    Ed eccoli che danzano, parlano e conoscono di te, i libri.
    Sbuffano e si arruffano, saltano e cantano, cambiano colore, umore, odore.
    Si manifestano ma, come profumi nel profondo di chi crede di possederli, si dissolvono, lasciando scie.
    Stanno seduti, sdraiati, retti in piedi o, stanchi su di un giaciglio, soli e con altri.
    Loro saggi, sapienti, eroi, tollerano la luce, la finestra, la sedia, il caldo e il freddo, l’oscurità, l’umido e la siccità, il tavolo e la penna dell’uomo.
    Sopportano tutto perché il tutto lo contengono, lo esprimono o ci hanno provato, ci provano, ci proveranno.
    Sempre un passo indietro a lui, al suo genio, al suo intuito, all’essenza prima della sua natura, del suo motivo, del suo senso di esistere.
    Loro, umili, si fanno strumento per contenerlo, custodirlo, tramandarlo.
    Piangono e ridono perché saranno lo scrigno di quel genio.
    Tuttavia distanze, spesso, ci allontanano.

  2. Oh, il tavolo quadrato. Il tavolo quadrato….è “IL TAVOLO”! Potrebbe competere solo per sua stessa forma ed addirittura a prescindere dalla mano che lo ha disegnato o dal materiale che lo forgia, con tavoli sublimi. Ti parlo di “Reale” di Carlo Mollino (una poesia, un volo leonardesco che ti consiglio di andare a guardare, se già non lo conosci), o “Doge” dall’eccellenza della matita di Carlo Scarpa o il marmoreo, etereo ed eterno “Tulip” (Saarinen), o anche lo stesso L.C.6 del Maestro Le Corbusier. Perchè il tavolo quadrato è un presuntuoso che se lo può permettere. E’ un temerario che sta avanti rispetto agli altri e ne è consapevole. Un outsider. Io pure disegno e progetto su un tavolo assolutamente quadrato. Lo adoro. E lui mi accoglie, mi connette con la parte migliore di me. Secondo me contribuisce all’evocazione di progetti migliori. ….Dunque, ora che hai la responsabilità del tavolo quadrato non hai scampo: sei obbligato a continuare a scrivere per noi Comandante! Amalo e onoralo. Buon vento!

    • Anche io amo molto i tavoli grandi e quadrati. Ci lavoro bene. Mi studio quel che citi, non ho cultura architettonica. Grazie!

  3. Bella atmosfera che riflette i sentimenti che hai dentro
    Guardando la tua casa su piu’ piani mi viene in mente la Torre di Bollingen di Jung una torre in pietra che lui definiva” un luogo dove è possibile essere ciò che fui,
    sono e sarò “

  4. È bellissimo Simone!
    Riesco quasi a sentire l’odore della stanza! Hai creato un luogo della mente (o dell’anima).
    Una fuga ed una tana.
    (Ogni tanto verrò col pensiero a nascondermi lì)

    Bellissime le scritte sui muri…era una mia fissa da adolescente.

    Come ti capisco! Ho sempre pensato di me di essere “lenta”, di arrivarci dopo…ho tempi di sedimentazione lunghi prima di vedere chiaro. Ho sempre creduto fosse un eccesso di razionalità.

    Un caro saluto e goditi il tuo primo nuovo studio…

  5. Conosco diversi registi teatrali, scenografi e produttori, noto che, questi artisti scrivono nei luoghi più impensati.
    Uno in particolare, ama viaggiare sui vecchi tram 1928 di Milano, negli orari meno trafficati per osservare la gente ispirarsi e scrivere.
    Molto affascinanti le foto del tuo ” pensatoio “, una in particolare con le due finestre poste all’ angolo della casa che guardano nel verde della natura con i suoi profumi ed i suoi colori.
    Nella tua casa vi è un pezzo di storia, sia tua che di chi ti ha preceduto, visto che la leggenda narra di un covo di briganti…
    Buon pom

    • Sì, la storia è affascinante. Dalle ricerche fatte, e in base ai documenti esistenti (o che almeno io conosco) è stata costruita da un pirata. E poi, molto tempo dopo, è stata rifugio di partigiani. Ce n’è abbastanza per fare sogni meravigliosi… Ciao!

  6. Non è semplicemente uno studio, è un Mondo intero. E tutto acquista ancora più sapore e significato perchè, come sempre, penso che avrai fatto quasi tutto da solo. Complimenti Simone.

    • Nel senso di non usare maestranze o competenze di terzi, sì. Non solo: come al solito, non ho comprato niente, forse solo la lampadina in fondo a destra, che ho trovato all’Eurospin in offerta. Il resto tutto materiale raccolto, trovato, riciclato. LO schienale del divano-letto, per dirne una, è una vecchia porta del Fienile, trovata qui quando ho comprato il rudere. Per dieci anni, su due cavalletti, è stata la scrivania, quella dove ho scritto Uomini senza Vento, Adesso Basta, Avanti Tutta, l’Equilibrio della Farfalla, e tutti gli altri fino a Rais. E ora si riposa facendo lo schienale. idea non mia, tra l’altro. Dunque riciclo pure le idee.

  7. Ho fatto lo stesso durante gli ultimi 3-4 anni, perfezionando, sistemando, spostando e cambiando, finquando non ho trovato la mia ‘dimensione ottimale’. Una stanza, sulla planimetria della nostra casa, eppure non solo ‘stanza’ ma luogo di relax, di creativita’, di idee, e perche’ no, di sogni, alcuni realizzabili, altri a breve, alcuni (pochi spero) difficili o irrealizzabili, ma chi puo’ dirlo.
    Bellissimo il tuo studio, se ti trasmette le sensazioni e l’energia che il mio trasmette a me, o almeno io percepisco cosi, sara’ una fucina di idee.
    Buon inverno creativo, Simone. 😉

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