Formidabili quegli uomini

Anni duri. Ma non sono più duri gli anni del silenzio del pensiero e della parola?

Ho fatto un incontro, in questi giorni, su “La Nave dei Libri” per Barcellona. Ho incontrato un uomo che, a 24 anni, col megafono in pugno (l’arma della parola…) un giorno urlò alla polizia schierata in assetto antisommossa: “Avete cinque minuti per arrendervi!“. Questa battuta, così controintuitiva, pronunciata verso una polizia repressiva e braccio armato di un potere duro, all’epoca, l’avrebbe potuta pronunciare solo il mio Gregorio (il protagonista di “Un uomo temporaneo“). Quest’uomo si chiama Mario Capanna, di cui trovate tutto sul web (per chi ha meno di quarant’anni almeno, gli altri se lo ricordano bene). Un omone alto e grosso, con due occhi pieni di passione ed emozione, la cultura di chi ha studiato (“la regola fondamentale che ci davamo era: studiare, studiare, studiare. Per essere i primi nella lotta, dovevamo essere i primi nello studio“), l’uso della parola di chi ha sempre pensato, intuito, tentato.

Formidabili quegli anni“, libro irrinunciabile, leggetelo. Ma anche “Lettera a mio figlio sul ’68” e poi questo ultimo, appena uscito, che leggo a breve: “Noi Tutti“. Fu uno dei primi e massimi leader del Movimento Studentesco tra ’68 e ’69, tanto durò il fenomeno in Italia (il Maggio francese durò venti giorni, e in Germania e altrove, altrettanto). Fu consigliere regionale, poi parlamentare europeo, poi deputato. Fondò DP, Democrazia Proletaria. Ripudiava la violenza in un’epoca in cui fare il passo e andare oltre pareva (e fu) per tantissimi inevitabile (“ci aiutò molto il dialogo coi partigiani, che ci ammonivano a stare lontani dalla violenza, che è una spirale da cui non esci più”). Raccontando, si commuove ancora oggi. Sintonia immediata tra noi.

Gli ho mosso una critica, sul poco peso dato all’azione individuale, tutti presi da quella collettiva (i cattolici per la comunità, i marxisti per la classe). Credo molto in questo punto. Ne ho fatto una filosofia di vita. Ma poi me ne sono pentito (anche se lui, disponibilissimo, ha accettato e argomentato).
Me ne sono pentito perché quest’uomo ha detto, studiato, e soprattutto fatto tanto, è stato tre volte in galera senza aver commesso furti o violenze, perché all’epoca la lotta era pericolosa, e si rischiava di persona. Ha dialogato con le teste più attive di un ventennio, e dato tutto il suo contributo, fino al ’92, quando si è ritirato dalla politica praticata e si è messo a lavorare su temi ambientali. E chi sono io per muovere critiche a chi ha fatto tanto, azione diretta, concreta, sulla propria pelle? Ho sempre odiato chi viene lì e ti dice che potevi fare di più… mi verrebbe da dirgli: “ma perché, tu che mi critichi, che cazzo hai fatto intanto?”.

Molto dialogo tra noi. Tanta intesa, di energia e ispirazione. Formidabili quegli uomini, in quell’epoca. Noi oggi cloroformizzati, stanchi prima di sudare, immobili, salvo rarissimi casi. Impauriti di tutto, della nostra ombra vuota, mentre il mondo ci muore sotto i piedi. E come al solito, quando siamo andati via, l’ho salutato con un profondo languore, nella pancia, nella mente, per quanto potremmo fare, per quanto siamo fragili, per quante cazzate ci raccontiamo, e per com’erano ambiziosi loro, invece, fratelli maggiori di un’epoca viva. Ma anche con uno stimolo: a studiare di più, a impegnarmi di più, a vivere l’azione diretta, attivisti almeno delle nostre deboli idee col coraggio necessario a non dover rimpiangere, domani, di non essere vissuti.

Che ricchezza incontrare uomini così, che impulso sanno ancora offrire a noi! E che bella la parola, il pensiero, gli sguardi, che ci possono unire, ci possono collegare. Quante miserie di bassa lega hanno spazzato via dal mio cuore, quegli sguardi vivi, giochetti e presunzioni che nascono dalla mediocrità…

Grazie alla vita, per uomini e incontri così.

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20 pensieri su “Formidabili quegli uomini

  1. Capanna è stato uno dei peggiori maestri del 68, la sua generazione è stata come le cavallette, che tutto hanno consumato, non lasciando nulla ai giovani. Hanno avuto il 18 politico all’università, impieghi senza concorso, pensioni d’oro. Hanno egoisticamente mangiato tutto non lasciando nulla a chi veniva dopo. Col megafono in mano hanno illuso una generazione, fregando la seguente, sempre con l’aria del maestro (cattivo). Mi spiace Simone che tu “adesso basta” lo dovresti dire a loro….

    • Mah, dipende. Le idee, il coinvolgimento, la partecipazione e l’ispirazione di quell’esperienza la salvo. Emancipazione femminile, divorzio, aborto e tanti sogni vengono da lì. Poi, certo, mille cose sono andate alla deriva, su questo hai ragione. Ma ce ne fossero oggi di quelle ispirazioni. Attenzione anche a non mescolare maestri e cattivi esempi..

  2. Ho scoperto da poco che il tanto esaltato maggio francese è durato 20 giorni e il nostro è stato il più lungo ’68, che infatti si è allungato fino al ’69.
    Secondo me ne sono stati più sondati i lasciti negativi, in primis le derive di alcune frange che poi sono sbocciate di lì a poco negli anni di piombo.
    Ma molte delle istanze sociali più sentite (e anche in – forse piccola – parte accolte) di oggi traggono origine da quell’epoca: la parita di genere, l’ambientalismo, ecc..
    E’ vero che Pasolini, soprattutto in “Lettere luterane” e “Scritti corsari” aveva già previsto tutto ma ben prima di lui altri come Marcuse (“L’uomo a una dimensione”).
    Comunque l’aspetto più triste è che non si vede una soluzione all’orizzonte per il becero materialismo contemporaneo se non fughe personalistiche.

  3. Simone, lungi da me gettare tutto quello che il ’68 ha prodotto, anzi…
    La mia perplessità riguarda l’ambito politico, dove attualmente non mi pare di riconoscere tracce del fermento di allora: la politica è diventata tutt’altro che servizio alla società, ma quasi esclusivamente terreno di gioco per affaristi. Molti dei protagonisti di allora o sono scomparsi dalla ribalta o sono stati inglobati nel grigio del vivere comune.
    Dal punto di vista sociale e culturale, al contrario, ben felice di riconoscere nel pensiero e nelle opere di alcuni personaggi un esempio sempre attuale, un manifesto e uno stimolo a non vivere la vita solo per produrre vantaggi a noi stessi.
    Nella mia risposta non ho parlato né di errori né di fallimenti. Siamo stati spettatori (e anche complici, parlando del tutto in generale), di una evoluzione della società che ben difficilmente i protagonisti di allora potevano prevedere: ad esempio mi riferisco al fenomeno della globalizzazione, al potere delle televisioni commerciali, all’assurgere del dio denaro a primo valore assoluto nel mondo occidentale. Qualche lucido visionario aveva previsto tutto questo (uno per tutti P.P.Pasolini).
    Quindi rispetto assoluto per l’esempio dato dai protagonisti di allora: io stesso sono ben fiero di avere nella mia testa, forse anche nel mio DNA, principi che si possono richiamare a quelli di allora. E in più, il mio personale esempio di vita mi fa sentire assolutamente in debito con la società, con ciò che avrei potuto fare.
    Ciò non toglie che il mio pensiero, la mia cultura (che ho coltivato negli anni con grande sforzo e curiosità personali), mi facciano sentire assolutamente in grado di interpretare quella che è stata l’evoluzione sociale, arrivando alla conclusione che l’utopia di allora poco abbia inciso sulla società, nonostante il lascito importante alla cultura.
    Spero di essere stato più chiaro.
    Ciao

    • No, ma Sanro, scusami, non sono stato chiaro io. Non mi riferivo a quel che tu scrivevi. Coglievo spunto e allargavo il campo su cose che vedo e sento altrove. Condivido totalmente quel che scrivi. Aggiungerei l’emancipazione sessuale e i diritti di pari trattamento delle donne, temi ancora in evoluzione ma che si svilupparono allora. Ciao!

  4. il 68 è stata una grande occasione persa, su questo sono d’accordo, ma quelle manifestazioni dove ne succedevano di tutti i colori secondo me sono state inutili e dannose. hanno spaventato le persone al punto di allontanarle dal movimento. è stato questo a decretarne la fine, più della polizia e dei complotti internazionali

  5. Oh, no, un altro che vive di vitalizi a circa 5000 Euro mensili e parrebbe sia vissuto all’ ombra della Madonnina di Milano in una appartamento comunale per una manciata di euro mensili…
    Non penso proprio di sia un gran ché da imparare da certi pulpiti: A me questa gente non fa vibrare le corde interiori ma girare gli zebedei.

  6. Ho incontrato Mario Capanna venticinque anni fa, marzo 1993. Lo invitai nella mia città per presentare il suo libro “Formidabili quegli anni”, nell’ambito di incontri politico-letterari che curavo in qualità di addetta alla cultura (sic) nel PDS. Ovviamente la sua venuta suscitò un vespaio nel partito, che già si avviava a diventare altro… fui sostanzialmente messa all’indice, ma ci sono ancora persone che di quella serata si ricordano quasi ogni parola. Capanna è un uomo così: quando lo ascolti parlare, vibrano corde interiori (umane, politiche) che non sai nemmeno di avere.

    • è vero. e oltre a questo, ascolti uno che era lì, che ha fatto scelte valide ancora oggi, e che non ha mai venduto l’anima…

  7. Nel ’68 avevo 3 anni. Era il 1977 e frequentavo le medie in un paese dell’hinterland milanese. Un giorno il prof di italiano comunica alla classe che 8 persone saranno premiate con un gita a Perugia a vedere la ‘fabbrica del cioccolato’. Il prof dice i nomi. Tutti bravi e tutti appartenenti alla medio-ala borghesia. Il mio nome non c’è ma il prof si scusa e dice: ‘ah no c’è anche Barbara scusate…’. Io, bravina, che sono uscita con ‘distinto’, che abitavo nelle case popolari ero stata dimenticata ma poi aggiunta… Mi alzo e in qualche modo che non ricordo, con la faccia paonazza, dico che ringrazio ma che non parteciperò. Che mi pare un’assurdità premiare chi i ‘bravi’ e lasciare a casa i ‘peggiori’. Che lo scopo della scuola non è quello. La scuola ha fallito’. Il prof nicchia e intanto un timido battito di mani si leva da un banco e poi se ne aggiungono altri. Gli ‘altri’ 20. Una schiacciante maggioranza. La mia timidezza si scioglie insieme alla paura e alla certezza di aver fatto la cosa giusta. Poche altre volte ho provato questa sensazione. Ho provato in ufficio ma il prezzo da pagare è stato altissimo. Ché io sono quella che dice le cose in faccia, tutto il rispetto però… ciaone! Quello che vorrei dire è che lo ‘studio’ inizia presto, prestissimo. Ma è una ‘istruzione’, come una citazione a ripetere. Servono tanti cervelli pensanti. Serve la polemica e la critica non l’appiattimento e l’omologazione. Questo dicevano e volevano quelli del ’68? Lo hanno (lo abbiamo) minimamente ottenuto? O forse abbiamo gettato ‘il bambino con l’acqua sporca’? Se oggi un illuminato intellettuale di ‘sinistra’ per commentare fenomeni come il bullismo deve tirare in ballo ancora la questione dell'”appartenenza” a un determinato ceto sociale, se i ricchi sono sempre più istruiti dei poveracci, se hanno di fatto comunque più possibilità, se l’ascensore sociale non funziona e forse non ha mai funzionato, se per emergere anche nello sport non ci sono aiuti statali o comunali, cosa raccontiamo ai giovani oggi? Come spieghiamo questa involuzione? Perché ‘uno su mille ce la fa’ è un po’ pochino per infondere fiducia… Il mio primo voto l’ho dato a Democrazia Proletaria. Ci credevo. E per me era l’unico voto possibile. Poi, il nulla. Fino a questo squallido scenario di politici sempre e ancira tutti maschi o anche machi, con molto molto meno carisma, meno intelligenza, per nonparlare della ‘cultura’ a prescindere dai congiuntivi. Un declino inesorabile. Che forse è proprio la risultante di un’assenza totale di innovazione nelle istituzioni che dovrebbero appunto ‘formare’ gli uomini e soprattutto le donne ‘del domani’.

    • Bellissima immagine quel ricordo, Barbara…e complimenti per l’analisi. La mancanza di cultura tra i politici e anche nella popolazione è devastante, una vera e propria epidemia.
      Temo che l’utopia del ’68 sia stata sconfitta, per tanti motivi, e credo ci siamo allontanati da quegli obiettivi in modo ormai irreversibile. Il mondo, “questo mondo” sta andando in un’altra direzione.
      Sandro

      • ha dovuto certamente cedere il passo, ma che sia stata del tutto sconfitta forse no… tanto è vero che siamo ancora qui a parlarne. Tante cose buone e tanti eccessi o errori. Ma non mi piace quando ne parliamo solo attraverso gli errori, o quando stigmatizziamo, etc. Facile per noi oggi parlare di fallimento e di sbagli. Ma quel che è stato detto e fatto, e soprattutto scritto, rimane, ci fa da parametro, ci aiuta ancora. E soprattutto, massimo rispetto per chi per cinque, dieci, vent’anni si è spesso, ha speso la sua vita, facendo cose che non avevano un vantaggio solo per sé. Ecco il punto: se analizzassimo le nostre vite, la mia, la tua, di tutti, una per una, col filtro di “cosa hai fatto che fosse anche utile per il mondo della cultura, o per gli stimoli che altri potessero cogliere, o per la generazione di occasioni non valide solo per noi stessi”…. ecco, non so quanti passerebbero l’esame. A me piacerebbe che questo parametro di analisi fosse più diffuso, che se ne tenesse maggior conto quando si valuta qualcuno o qualcosa. Invece finisce sempre che chi non fa niente viene lasciato in pace e chi si spende viene pure avversato partendo dai suoi (inevitabili) errori. E mica funziona così, però. No, non funziona così. Chi fa o dice o pensa qualcosa di cui altri si avvalgono deve essere messo in una categoria diversa, deve essere valutato al netto degli errori, anche e soprattutto per ciò che ha dato ad altri. Altrimenti si opera un costante disincentivo a fare, a dire, a tentare. E la società (dunque tu, io, noi…) ne patisce. Se il mondo è andato avanti lo ha fatto sempre e SOLO per chi si è preso la briga di essere criticato pur di tentare. E per me, per il mio animo romantico e fondamentalmente onesto intellettualmente, questo ha un profondo peso.

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