Alla via così

Ultimo riparo a Capo di Punta Sperone.

Quella sera a Sciacca, o a Mazara, tra gente che il mare lo vive (è bene stare tra gente simile, gran parte del tempo); quel mattino con F, D e R, all’ennesimo varo (è bene esserci e rimettere sempre in acqua la barca); D a bordo con la troupe, e i nuovi compagni di viaggio; la galoppata tra le onde per 160 miglia, la barca che correva bene per rotta, rivedersi col mare e fare le nostre solite chiacchiere franche; il tonno che riesce a fuggire; i racconti di una tedesca italo-greca e gli entusiasmi di un siciliano; in terra Shardana, pagare dazio e poi trovare riparo in porto, a Villasimius; ricevere LA notizia via email, e trasalire; Genn’e Mari all’alba; desiderare sempre F, ogni istante, da lontano; Alessio Satta, Varoufakīs, Alberto Serci e la luce di Cagliari; ritrovare il caos emotivo del sabato, al cambio equipaggio; i saluti un po’ commossi con F, B e gli altri; Dragut ormeggiato accanto; di nuovo in mare verso sud; ricci e pollo, la dieta dei campioni; Capo Malfatano dopo tanti anni; sbarcare su una spiaggia semideserta; fare festa a bordo fino alle 3 e le tossine che se ne vanno; P, G, A (C), e la gente (anche quella ritrovata) che (ri)diventa equipaggio; notare un’aria nuova a bordo; il pensiero di mia madre; piani per il futuro, come si deve quando ci si accorge di non essere Lemmings; rileggere Rais; Punta Sperone per caso, la solitudine e le stelle; la vela per Carloforte all’alba; il Mediterraneo tabarkino (a casa); P e G che fanno i baristi, seri e sbrigativi; saluti e traghetti (con P); e poi tutto il resto… tra cui, come sempre, la dolcezza divorante di tornare.

Non so se voi lo facciate, ma io mi appunto spesso le cose in questo formato: una stringa per un fatto, per una condizione. Dieci righe, non di più. Mi aiuta nella sintesi. È la mia protoscrittura, fin dall’inizio. Ho decimetri di taccuini scritti fitti fitti, da quando avevo (credo) poco più di dieci anni. Sono certo che se li rileggessi rivivrei tutto metro per metro. Non è un allenamento, serve a stringare, appunto, e a darmi una visione d’insieme. Poi rileggo e valuto: che giorni sono stati? Che vita è? Cosa c’è da cambiare? Mai due volte nella stessa acqua, ma sempre in acqua, mi raccomando. E mi chiedo: è sempre la stessa vita, per lo stesso uomo, nello stesso modo? O stiamo navigando per rotta, anche se a spirale? Autoanalisi. O se si vuole, solo acquerelli. Ma utili.

Poi, ma solo a mente, mi interrogo sul passo oltre. Nel tempo ho sviluppato una sorta di allergia all’uomo che sono già, a una parte di esso almeno. Concetto molto simile a quello dell’Odissea: tornare a casa, ma in che modo, con che conseguenze? Navigare per il Mediterraneo (metafora della vita) espone a sirene, mostri, divinità; l’odio e l’invidia, l’amore (o la sua chimera), le maghe che tentano di rapirti; i Feaci che ti aiutano a riguadagnare la rotta. Qual è la parte di Ulisse, e quale quella inevitabile? Mettersi o non mettersi la cera nelle orecchie, legati all’albero di maestra…

Mi fa male il mignolo del piede e quello della mano sinistra. Ho le dita gonfie. La schiena duole ma è anche più forte. E penso: ci fosse una volta che fare-stando-nel-mio non genera vita. Trovo in tasca un pezzetto di carta e leggo le poche parole scritte un mattino presto: “Solo una decina di gradi all’orza della salute. Poi alla via così“. La sera prima, in effetti, avevo bevuto un po’…

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11 pensieri su “Alla via così

  1. Piacere, Federica!
    Adesso vado a cercare il post dove Simone ha scritto “fare-stando-nel-mio”, chè mi ricordo di averlo letto un pò distrattamente, ora ho bisogno di approfondire!

  2. Tutte le donne vorrebbero qualcuno che scrivesse per loro:”desiderare sempre (F), ogni istante, da lontano”. E quindi permettimi Simone: Cara F, sei tutti(e) noi !!! 🙂 🙂 🙂

    • Avere l’immensa fortuna di vivere al fianco di un uomo come Simone è una cosa per la quale sempre sarò grata alla vita. So bene quanto tutto ciò sia raro e prezioso e auguro a tutti di avere una tale opportunità! La mia,guarda caso, è arrivata proprio nel momento in cui ho iniziato a “fare-stando-nel-mio”!!!!

      • Che bello! 🙂 Credo anche io che sia necessario coltivare la propria personale storia, per condividere in maniera “sana” con gli altri. Ma non siamo in molti..ssimi a pensarla così! Lieta di averti conosciuto Federica e, per rimanere in tono…. Buon vento 🙂

  3. Cosa intendi , alla fine, che manca poco per stare sulla giusta rotta , per poi proseguire ? Vivi dentro le cose, poi prendi le distanze per avere una visione d’insieme, più esterna, che ti permette di valutare, ponderare, determinare obiettivi più significativi?!?

  4. La tua scrittura affonda con gentilezza nell’interiore spazio sconosciuto, apre la porta e d’improvviso vieni inondata di acqua felice. Grazie

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