50 minuti. Per affrontare tutto (quasi…)

Durante l’intervista…

50 minuti di intervista su Byoblu, che contrariamente a quasi tutti i media ha almeno il coraggio del tempo. Il tempo che serve per approfondire, sviscerare, affrontare le diverse sfaccettature, alcune almeno, di un grande, immenso discorso.

Vi consiglio di prendervi il tempo che serve per guardarla e ascoltarla. E poi, se volete, di non tenervi tutto dentro, ma di consentire anche a noi, a tutti, di ascoltare voi. Scrivetemi, qui o in privato, come volete. È utile. Oltre questo, oltre comunicare insieme su questi temi, del resto, cosa c’è?

Buona visione. #adessobasta.

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33 pensieri su “50 minuti. Per affrontare tutto (quasi…)

  1. ciao Simone,
    ho recentemente visto questo video su ByoBlu e devo dire che sono tornate a galla tanti pensieri e sentimenti che mi erano nati dalla lettura del tuo primo libro e dal seguire i tuoi post e le tue interviste qui e la per il web e in tv.
    Quindi mi sono chiesto se era possibile vederci dalle tue parti. E parlarti dei miei pensieri e sentimenti che provo e che ho su questi temi.
    Un caro saluto, un abbraccio e un augurio di buon anno.

    • ciao Alessandro. In questo momento è difficile. Sto vivendo il mio inverno monastico a scrivere e lavorare. Se tieni d’occhio gli appuntamenti primaverili, qui sul sito, avremo modo di conoscerci in qualche presentazione. Sarà un piacere. Ciao!

  2. L’ho vista ora questa bella intervista Comandante! 50 minuti spesi meravigliosamente. Però ascoltarti qui mi fa sentire tanto la mancanza di un altro incontro diretto, in cui poterti rivedere e riascoltare “live”. Ci sono in programma delle presentazioni ? Degli incontri ? E se sì, dove ? Un super saluto. 🙂

  3. Caro Simone,
    intervista molto interessante e ricca di spunti. Ne commento solo uno. Importante quello che dici sul tema della “ambizione”: è vero, dobbiamo riappropriarcene, e declinarlo in positivo, oltre gli steccati di una sterile competizione, di un arrivismo dal fiato corto.
    Ambire a sviluppare le nostre capacità, le nostre capacità umane, come singoli.
    Poi ambire a costruire un nostro percorso di vita lontano dagli specchietti del consumismo, e dunque sobrio e autentico, liberi dai ceppi dei rematori incatenati ai banchi. Non più complici. La conquista della libertà, lungo processo – dici bene –, inizia se si comincia oggi, cazzando le vele, bordo dopo bordo.
    Un saluto cordiale
    Stefano Rosso

  4. Parole piene di significato infatti. Sono tentato di farle sentire a mio figlio di 18 anni che finisce la scuola superiore quest’anno ed ha tutta la vita davanti. Ora il momento della scelta in cui vorrei si guardasse dentro come spiega bene Simone.
    Ripenso al passo dell’ambizione. Ambire a migliorarsi dovrebbe essere il faro di ogni essere umano. Se non lo facciamo siamo sbagliati. Vedo intorno a me, invece, molta poca ambizione. Si rimane così e si è stanchi a 50 anni. Ma scherziamo?
    Io l’ho fatta mia, questa sensazione, e vorrei restare Forever Young e imparare sempre, migliorare. In maniera socratica, non infantile.
    Grazie Simone.

  5. Ciao Simone,
    ottima intervista, l’ho seguita con grande attenzione.
    Mi fa molto piacere il fatto che tu ti concentri maggiormente sulle conseguenze sociali ed esistenziali del fenomeno piuttosto che sugli espedienti tecnici per mezzo dei quali si possa riuscire a realizzare un progetto di libertà simile al tuo.
    A mio avviso è più importante individuare prima i motivi e dopo gli strumenti.
    Viviamo invece in una società in cui tutto deve necessariamente essere immediato e strumentale, senza che alcuna idea abbia conseguenza alcuna sul proprio essere.

    Un saluto.

    • questo è un aspetto piuttosto importante, sul quale ho riflettuto poco. Nella società dell’immediatezza, fare progetti a medio-lungo termine ha un suo elemento di eversione. Anche quella del tempo è una bella nuotata controcorrente, in effetti. ciao!

  6. Eh niente. Ti seguo da molto tempo. Quando ti leggo o ti ascolto sono colto da felicità (per te e per la prova manifesta che ‘si può fare’) ma anche da una forte amarezza (perché evidentemente non ho il coraggio). Ho rubato un giorno al lavoro, ma il passo definitivo non riesco a farlo.
    Un abbraccio.

  7. Io vorrei dire qualcosa non sull’intervista ma su quel che è accaduto subito dopo la pubblicazione del video.
    Le reazioni alle argomentazioni di Simone di alcune persone sono state molto critiche e fin qui nulla di strano perche è noto come sia facile contestare, senza soffermarsi per cogliere il senso vero delle cose ascoltate, dalla platea semianonima di cui si fa parte dietro una tastiera.
    La novità è stata proprio nelle repliche che Simone ha intavolato con parecchi di questi contestatori che non sono state risposte stizzite alle critiche ma c’è stato un dialogo pacato e di chiarimento che ha dato come risultato un vero e proprio avvicinamento se non alla condivisione di alcuni concetti che erano stati messi in campo nell’intervista.
    In questo, non voglio parlare della corretta dialettica messa in campo da Simone ma piuttosto notare l’evoluzione e maturazione nel trasmettere agli altri temi così importanti in cui non va difesa un’idea solo perché è propria ma che questa deve essere condivisa perché riguarda tutti.
    Giancarlo De Noia

    • Si. Tanta fatica eh… Non sono sempre così paziente. Ma stavolta è stato utile. Io ho notato invece un’altra cosa: solo cinque anni fa sarei stato aggredito. Ora invece 50 e 50. Il tempo passa e le cose cambiano.

      • Simone…qui di critiche ne vedo ben poche. Trovo invece reazioni che vanno nella gusta direzione: hai fatto uscire quel tarlo che è dentro molti di noi.
        Saluti

  8. Hai mai vissuto dei momenti, magari i primi tempi, in cui ti sei detto “ma chi me l’ha fatto fare” ? Questa è infatti una delle mie principali difficoltà, anche nelle piccole decisioni lavorative e domestiche. Penso, valuto, ripenso e poi decido. Dopodiché puntualmente comincio a preoccuparmi di aver fatto la scelta sbagliata, con tanto di ansie e pensieri negativi. Da qui la mia domanda. A te è capitato? Ricordi un momento particolare di ripensamento/scoramento che ci puoi raccontare? Se si, come lo hai superato?

    • Capita anche a me, capisco quel che dici. Su questa grande scelta devo dire che non mi è capitato. Ho avuto paura questo si. Per i soldi, per aver “bruciato le navi” e non poter tornare indietro… Ma non ho avuto mai il problema di dire “ho fatto una cazzata” . Ci avevo pensato per 12 anni…

      • Non ti conosco (purtroppo) ma sembri sempre molto sicuro di te stesso e sembra che tu abbia trovato la ricetta giusta per vincere paure e preoccupazioni. Non so davvero come tu faccia. Queste le abbiamo dentro, pronte a saltar fuori dal nostro inconscio o da chissà dove, pronte a rovinare i pensieri positivi costruiti con tanta fatica dalla passione, dall’impegno dedicato nella pianificazione di un progetto, dal fine uso del ragionamento razionale. La mia convivenza con questa parte di me è logorante.

        • Roberto questa tua sensazione su di me deriva tutta dalla virtualità. Tu vedi interviste e video in cui io sono pronto a parlare e devo dire delle cose davanti a una telecamera. Se avessi letto i miei libri avresti visto l’altra parte del mio mondo, almeno un pezzo. Poi resterebbe fuori ancora altro, ma per quello dovresti conoscermi di persona. E anche lì… Chissà quanto sfuggirebbe.
          Ti dico questo per ridimensionare le tue sensazioni, che nella fattispecie sono viziate da quel che ho detto.

          Ho avuto anni e anni, più di due lustri di dubbi e paure e incertezze, e senza poterne parlare come oggi si fa. All’epoca era tabù tutto questo. Ero solo. Ma, in generale, ho tutte le paure e le incertezze normali, di tutti. Dubito cento volte al giorno di quello che scrivo, di quello che faccio… Cerco di combattere il bisogno di conferme, cerco di farmene da me. Affronto le sfide che ognuno affronta.

          L’ipotesi che ci sia qualcuno al riparo dalla vita, tutto incluso, ci affascina sempre. Ci vediamo sempre più soggetti alle bizzarrie della vita di quanto non immaginiamo che siano gli altri. Ma non è così. Siamo tutti uomini e donne, uguali. Poi, naturalmente, tu sarai sicuro nel controllo di palla col collo del piede, io magari sarò più adatto a stopparla con la mano. Ma questo cambia la sostanza? Non credo.

  9. Ottima proposta, anche perché non è per nulla attaccato al denaro, anzi è generoso e spendaccione anche se, non compra tempo ed affetto.
    Vi sono aspetti delicati da valutare, è una impresa tecnologica situata nell’interland di Budapest ( città affascinante e moderna) con interessi extra CEE, quindi comprendi benissimo che non si può sottovalutare nulla ma nulla è impossibile.
    Auguri a tutti noi che misceliamo le carte della vita e rimoduliamo le priorità esistenziali.
    Ciao

  10. Ieri sera ero a cena da amici ed il padrone di casa è un imprenditore, nostro coetaneo, con 60 dipendenti.
    Mentre gustavamo un digestivo, in un momento di confronto sul tema, la persona è scoppiata a piangere, stanco e stressato, affermando che non è più padrone della sua vita:carico di averi ma povero di tempo ed affetti.
    Il vero guazzabuglio è anche morale, nel senso che ha sul gobbo 6o famiglie a cui assicurare il fine mese quindi trovare nuovi soci, vendere o liquidare l’impresa è tutt’altro che facile.
    L’impegno sarebbe quello di individuare una soluzione equilibrata al caso.
    Ora la persona è in aeroporto, in transito a Francoforte diretto in Cina, l’ho consigliato di guardarsi il tuo video, speriamo faccia effetto dirompente!
    Ciao

    • Questa è un’antica questione. Ti dico cosa farei io se fossi in quei panni: mi sincererei di avere quanto mi basta per vivere senza problemi, diciamo una quota di quegli averi di cui parli. Poi riunirei i sessanta dipendenti e gli direi: “miei cari, l’azienda è vostra. Vi faccio da consulente pre due anni, mezza giornata al giorno, per non abbandonarci. Ma ve la regalo. Tutti padroni. Io imbocco la mia nuova vita. Se avrete bisogno di un consiglio sarò sempre disponibile. Buon viaggio” . Così farebbe felici sessanta persone, finirebbe sui giornali (se lo fa c’è lo mando io) comunicando cose importanti, potrebbe stare bene, cercare il senso delle cose, intraprendere nuove attività, dare una mano al mondo.

      • Simone, ma non potrebbe semplicemente rallentare, smettere di “crescere” a livello di capitale e concentrarsi su quel che già ha e può gestire magari con tempi meno alienanti? Ritieni che una svolta debba per forza essere dirompente? A mio avviso. Se uno va a 200, starà meglio e respirerà già a 150… Portando avanti la gioia del lavoro che si è creato, suppongo su misura, visto che si è dimostrato capace di impresa in Italia… Un po’ il pensiero di Brunello Cucinelli, che stimo molto. Sono curioso di sapere cosa ne pensi

        • Ma certo che sì Leonardo. Ognuno ha tempi, modi, obiettivi. E dipende anche chi sei e cosa vuoi fare. Io, da un lato, ero incapace di scegliere cose graduali, sarei rimasto solo dentro guadagnando meno ma dando tutto lo stesso all’eventuale cliente di cui fossi diventato consulente. Insomma, non era per me. E dall’altro, ho un obiettivo sociale, comunicativo, filosofico, dunque politico, il che implica anche la necessità di un certo radicalismo. Esempio: “abbassiamo il livello delle plastiche in mare!” ok. Se io però in mare ci butto solo un piatto e un bicchiere invece di cinque, certo… ho ridotto l’impatto… ma insomma… potevo forse fare qualcosa di più?! Penso di sì. Capisci cosa intendo, immagino…

          In sintesi: se da complice di un killer gli tengo solo le armi nascoste in casa, certo, riduco la mia correità, però, diciamo che non ho proprio smesso quella vita. Se invece lo abbandono e mi metto a fare l’orto, diciamo che ho preso le distanze davvero da quel killer e dalla mia vita precedente. In entrambi i casi abbiamo un cambiamento, e un vantaggio per la persona e per la società. Ma sono cose che hanno due gradi diversi di valore, forse.

          Per sé, invece, regole non ce ne sono. Ognuno sa se e come e quanto ha senso per sé cambiare vita. E qui le variabili personali sono tantissime. Certo è che chi può, chi avrebbe forza d’animo, coraggio, iniziativa, e non fa… beh, ecco, quello, secondo me, sta sbagliando. per sé. Ma anche per tutti noi.

          • Notizia fresca di ieri: il primo step è avvenuto con un riassetto di obiettivi 2019 e prossima pianificazione organizzativa nella struttura nel rispetto dei tempi e degli equilibri.
            Fare impresa in Italia? provare per credere…

          • Ho capito che intendi… Non puoi risolvere un problema con le stesse armi con cui lo hai creato… però si potrebbe,a mio avviso, cominciare a leggerlo diversamente… Certo è una questione di priorità… Grazie Simone

  11. Intervista chiara e soprattutto coerente, cioè capace di veicolare in maniera tanto diretta quanto organica una Weltanschauung, una visione del mondo (e quindi del modo pratico per viverlo). Coerenza che può trasmettere solo chi vive quello che dice, quindi Respekt!, Simone. Condivido in pieno l’analisi e la diagnosi della follia collettiva in cui spesso siamo immersi e della fatica per crearsi ecosistemi alternativi funzionali in cui vivere. Dato per ovvio che le due domande (dove/chi sono e dove/chi voglio andare/diventare) sono i punti focali di ogni progetto di vita cosciente (ma direi anche di ogni possibile incontro con l’altro), anche per me i fronti di lavoro principali sono la riduzione ra-di-ca-le dei bisogni e l’autonomia dai riti collettivi rassicuranti, quello che nell’intervista viene indicata come l’attitudine alla blasfemia. Ecco, su quest’ultimo punto mi rendo conto ognuno deve trovare la propria strada e quindi scontrarsi con i propri limiti e farsi carico delle proprie responsabilità senza auto-ghettizzarsi. Difficile soprattutto non auto-ghettizzarsi, che è un darsi la zappa sui piedi. In questo senso l’intervista l’ho guardata come occasione di crescita e fonte di riflessione, quindi grazie. La cosa più bella però è che dopo averla vista ieri da sola, oggi a pranzo l’ho riguardata con mio padre, ex operaio metalmeccanico, 40 in officina che sono stati – parole sue – 40 anni di galera. Ha fatto il colpo da matto a due anni dalla pensione e li a mandati affan…. (e gli è andata bene). Solo che oggi, 70enne finalmente dedito proprio a quelle scelte rivoluzionarie che tu ben descrivi Simone (e che a fine intervista ha tuonato sei il primo “che parla chiaro e che si capisce tutto quello che dice” tanto che proprio a persone come te “bisognerebbe mettere in mano i ragazzi nelle scuole”), oggi mentre ti guardava vedevo il suo sorriso aprirsi, sempre di più. E quando hai ripetuto – per ben 3 volte! – il tuo sconcerto per aver iniziato “troppo tardi” il tuo cammino di libertà, ti ha guardato in video con grande affetto e ha chiosato “non è mai troppo tardi,mai, per questi salti. L’importante è farli! E’ stato bravo!”. Ecco, ti lascio questa resa, che vale per due!

    • grazie. sei molto gentile. e direi che il giudizio di uno che è stato, per sua ammissione… 40 anni in galera, vale parecchio. Senza nulla togliere al tuo. Grazie ancora. serve molto avere questi feedback. Per le prossime cose che ci sono da fare. Perché ogni cosa, soprattutto se ci viene bene, è sempre e solo… un inizio.

  12. Ottima e completa intervista,a tutti gli effetti. Ancora una volta hai sviscerato i reali problemi di una quotidianità, che per molti, più o meno inconsapevolmente, si è trasformata in una trappola infernale, come il criceto sulla ruota che, gira gira e non si muove.
    Approvo da sempre questa filosofia e continuo a sostenere che i limiti derivano dai singoli individui incapaci di smarcarsi da modelli precostituiti.
    Non dimentichiamoci che il pianeta è in mano a 7 milioni di individui ricchissimi che manipolano le sorti di tutti gli altri.
    Rivoluzione individuale è la chiave di svolta per vivere nuovi scenari atti a direzionarsi i controtendenza. Impresa molto ardua, fino a quando, lo ricordo ancora, analfabetismo di ritorno e funzionale sfiora percentuali impressionanti con punte del 70%.
    Cordialità
    Valentino

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