Qualcosa di preciso su di te

Un giorno un amico che sta disarmando un’attività edile mi regala un verricello elettrico. Solo che io ho un bosco che nemmeno De Niro in Mission. Una proda scoscesa, selvaggia. Ee poi dove lo ancoro? E poi come lo uso, riuscirà a trascinare tronchi senza una slitta o qualcosa del genere? E poi dopo aver penato per trovare il modo di fissarlo, se non ce la facesse, se fosse tutto sforzo gettato via? Però quel verricello sta lì, mi guarda ogni volta che passo dall’officina. Un giorno, guarda…

E quel giorno arriva, anzi, quel giorno e mezzo che ci vuole per tentare. Ho tre fasce da albero di barca, me le ha regalate un amico di un cantiere. Forse con quelle… Poi mi serve una verticale… ho una schiena di ponteggio vecchia e arrugginita, ma solo fuori, dentro è sana… solo che: come lo alzo da solo!? Con i miei bozzelli da vela posso fare due paranchi, con una mano sollevo, con l’altra isso. Pesa come un assassino, ma le leve aiutano l’uomo. Un giorno sano per studiare tutto, preparare la struttura, poi issarlo, fissarlo, abbozzare un timido collaudo. Mi serve una leva per far lavorare verticale il cavo. Quello spezzone di catena, dov’è? E un moschettone da pastecca. Due viti, prima il buco. Ecco…

Faccio un nodo di bozza al tronco, lascio un’asola, aggancio. Provo. Ecco che qualcosa accade. Si muove! Però sforza, devo interrompermi varie volte per migliorare l’angolo, il tiro verticale, la stabilità, le cime con cui assicurarlo man mano. Ci metto molto tempo, è diseconomico forse… almeno il primo recupero senz’altro… ma gli altri vedrai che… Insomma.

Ci pensi. L’idea ti solletica. È buona, piano piano vedi che non se ne va, quindi ne diventi certo. Solo che… e poi? E se non…? E se alla fine dopo tutto ‘sto sforzo…? Ma la vita è così: se sei fatto per mettere su quel dannato verricello e recuperare tronchi di dieci metri da un salto di cinquanta in verticale, alla fine lo fai. E se non lo fai era meglio così, perché certamente vuol dire che non sei fatto per recuperare da solo dei tronchi in un bosco. Il problema è solo conviverci, perché ti eri fatto l’idea che anche tu… i tronchi… i trapper che vedevi leggendo Zagor

Le cose, quando accadono, hanno soprattutto un valore: illustrano. Ma è un valore enorme, attenzione. Perché dopo che hanno mostrato qualcosa non hai più alcun ragionevole margine di dubbio. E lì svolti, prosegui o cambi strada. Ma tutto avanza di un passo, libera spazio al nuovo, rende atto il futuro. Per questo occorre fare. Giusto pensare, studiare, progettare ma poi bisogna fare: perché illustra a te qualcosa di preciso su di te

Tanto che chi non fa mai (non fa una festa, non fa una cena, non legge, studia, non ama, non ha un progetto da realizzare, non rompe quell’indugio specifico, non cambia…) non è che non faccia per qualche ragione, per impedimenti, o perché gli manca un dito, o per inettitudine, o per pigrizia, o perché “a me m’ha rovinato la malattia”. Non fa per paura. Di che? Di guardare in faccia, bene, chiara, netta… quell’immagine. Di sé.

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14 pensieri su “Qualcosa di preciso su di te

  1. Caro Simone,
    quello che scrivi mi da sempre energia e mi permette di vedere la strada davanti a me un pò più luminosa. E’ anche grazie a te, ai tuoi libri (e a qualche presentazione a cui in passato ho assistito) che ora, finalmente, ho iniziato a fare progetti. Per il momento niente di grandioso però è un cambiamento e come tale lo apprezzo. Una piccola variazione nel quotidiano che ora riesco a sentire possibile. E stavolta cambio strategia di attuazione: ho deciso che ogni giorno lavorerò (nel senso pratico, fisico) al progetto per non rischiare l’abbandono (chè i dubbi sono sempre dietro l’angolo se li si lascia incustoditi). Ogni giorno faccio qualcosa, anche un gesto piccolissimo ma che serve a mantenere l’attenzione sull’obiettivo finale fornendogli ossigeno.
    Ho imparato che poche cose valgono di più del credere che il cambiamento è possibile sempre, al di là delle condizioni esterne. Certo, tutto va costruito sulla propria misura, ma mai scartato a priori prima di aver tentato.
    Buon vento a tutti: a chi è già in viaggio, a chi partirà e a chi comincia ad immaginare come farlo.
    E sempre …grazie Simone

    Buon vento a tutti,

    • È così. La vita è una corsa lunga. Tutti sperano nella “svolta” improvvisa, il momento taumaturgico che sconvolge tutto e dà via a un nuovo destino. Ma il destino lo facciamo noi in un giorno qualunque, in questo mercoledì 20 febbraio che potrebbe passare inosservato, potrebbe venire sprecato, e che invece è un’occasione per fare un gesto, una cosa, un’ora di ragionamento, mettendo in fila i problemi, dall’interno all’esterno, partendo dal nostro animo, per rinsaldarlo, fino alle questioni esteriori e pratiche, per prepararci. A che? Alle scelte. Quelle sì che cambiano il destino. E sono nostre. nelle nostre mani. Ciao! E grazie.

  2. Ciao Simone,
    ti leggo da anni e volevo condividere con te e i tuoi lettori un passo importante (per me) che ho compiuto ieri; ho lasciato il lavoro.
    Ho 36 anni, lavoro da 11 come impiegato, laureato, stage e poi tempo indeterminato; ma dal primo giorno ho sempre pensato a come realizzare il mio sogno: vivere DI campagna, natura, animali, viaggiare senza ansie e giorni contingentati e dedicare il tempo alle persone che amo, senza sprecarlo in altro.
    All’inizio era solo un idea, poi alcuni anni fa comprai una casa con pochissimo denaro in Maremma, una delle zone in Toscana meno care e ancora discretamente poco urbanizzate.Poi ci passavo i weekend rimettendola, risistemando il bosco, il terreno, ho iniziato con le api ( e mi sono scoperto naturalmente portato…!)…
    Ho messo da parte un po di denaro vivendo normalmente, basta vivere un gradino sotto il tenore di vita che ci si potrebbe permettere, non mi interessano i vestiti di marca, le auto energivore, le cene ogni weekend fuori (dove nel 90% dei casi personalmente penso: con gli stessi soldi mangio meglio a casa per 10 giorni)…
    Ho vissuto questi anni, pur con un reddito fisso, COME vivrò i prossimi, con un reddito molto inferiore, essenzialmente derivante dall’affitto della casa attuale (si parla di 700 euro nette mensili, qui nessuno è milionario). Insomma, ho preparato la barca, riempito la cambusa, controllato tutto poi però BISOGNA salpare.
    E sono salpato ieri con il mio sogno….riuscirò? Spero e credo di si…ma se così non fosse, come dici te, avrò TENTATO, faticato non conto terzi ma PER ME, fatto SACRIFICI per me…
    Credo che in questo brevissimo lampo di vita che ci è concesso dobbiamo tentare di essere felici essendo quello che sognamo; certo, tutto va pianificato, organizzato, senza colpi di testa MA poi va FATTO.
    Troppi pur potendo vedo che rimandano, posticipano il tutto alla famigerata pensione, PARLANO PARLANO, giudicano, commentano…ma POI?
    Credo che la tua opera di diffusione del tuo pensiero e della tua AZIONE sia importantissima per incoraggiare molte menti…su altre purtroppo credo ci sia ben poco da fare. Di seguito una poesia scoperta per coincidenza proprio il mio ultimo giorno di lavoro
    Buon vento!

    Conosco delle barche
    che restano nel porto per paura
    che le correnti le trascinino via con troppa violenza.
    Conosco delle barche che arrugginiscono in porto
    per non aver mai rischiato una vela fuori.
    Conosco delle barche che si dimenticano di partire
    hanno paura del mare a furia di invecchiare
    e le onde non le hanno mai portate altrove,
    il loro viaggio è finito ancora prima di iniziare.
    Conosco delle barche talmente incatenate
    che hanno disimparato come liberarsi.
    Conosco delle barche che restano ad ondeggiare
    per essere veramente sicure di non capovolgersi.
    Conosco delle barche che vanno in gruppo
    ad affrontare il vento forte al di là della paura.
    Conosco delle barche che si graffiano un po’
    sulle rotte dell’oceano ove le porta il loro gioco.
    Conosco delle barche
    che non hanno mai smesso di uscire una volta ancora,
    ogni giorno della loro vita
    e che non hanno paura a volte di lanciarsi
    fianco a fianco in avanti a rischio di affondare.
    Conosco delle barche
    che tornano in porto lacerate dappertutto,
    ma più coraggiose e più forti.
    Conosco delle barche straboccanti di sole
    perché hanno condiviso anni meravigliosi.
    Conosco delle barche
    che tornano sempre quando hanno navigato.
    Fino al loro ultimo giorno,
    e sono pronte a spiegare le loro ali di giganti
    perché hanno un cuore a misura di oceano.

    Jacques Brel

    • è così. bravo. ma non bravo perché segui ciò che sostengo, non sia mai! bravo perché ti sei cucito addosso il destino, il tuo, a modo tuo, sotto la tua responsabilità. odio la gente che frigna, che strepita, e poi non fa niente. tu sei diverso. sentine l’oroglio e da questo trai tutte le energie che ti servono. buon vento di cuore.

    • Francesco, dai l’impressione di aver le idee chiare e non solo, sei giovane e spero forte al punto che riuscirai, senza dubbio a vivere come più ti piace, nonostante i saliscendi che la vita ci offre.
      Ho letto sorridendo, ricordando il mio percorso fatto anche di fatiche, sbagli, limiti al fine di ottenere e mantenere la posizione tanto desiderata fatta di frugalita’ e semplicità.
      Che la serenità sia con te.

  3. lo dice anche il proverbio simone, chi non fa niente non sbaglia mai. comunque, leggendo i tuoi articoli mi sono reso conto che io, prima di cambiare vita, devo cambiare atteggiamento. sono abbastanza energico al lavoro, nel senso che vado anche con l’influenza, se si rompe una macchina la aggiusto subito(piccole cose, intendiamoci), so fare un pò di tutto, e non ho problemi a correre qua e la e a fare un pò di fatica. mi sono però reso conto, leggendo adesso basta, avanti tutta e questi tuoi articoli, che sono un pò indolente nella vita privata; se si rompe qualcosa in casa, anche se sarei capace di aggiustarla da solo finisco sempre per chiamare qualcuno, lo stesso vale per l’automobile. quindi ora ho deciso: prima devo cambiare il mio atteggiamento, e dopo, con calma, cambierò anche la mia vita. fare il contrario non mi sembra proprio il caso

  4. Tutto maledettamente vero…
    Anche io, non faccio per paura e nient’altro. Lo so, ma fingo che non sia cosi. Come dice una canzone “i rimpianti sono solo un altro modo un po’ infantile per sentirsi intelligente”.

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