È tutto lì. Per voi.

Il libro che segue “Adesso Basta“, dopo dieci anni, è “Rapsodia mediterranea“. Dieci anni dopo quel libro, oltre undici e mezzo dopo le scelte che l’avevano generato. Un traguardo importante, per me.

L’ho scritto per molti motivi, con molte entrate, ma anche, certamente, come tributo a tutti voi che avete letto “Adesso Basta” e vi siete incuriositi, appassionati ai temi del cambiamento. E soprattutto a tutti coloro che da quel libro, o a causa di quel libro o sotto lo stimolo potente di quel libro hanno effettivamente preso in mano le loro vite, hanno cominciato a lavorarci su, e poi un giorno mi hanno scritto (in quasi 400 mila…): “Dopo anni che… domani vado…”.

L’onore e la responsabilità sono stati quotidiani, in questi dieci anni, perché quel flusso di comunicazioni con lettori sconosciuti non è mai venuto meno. Tanto che a volte con qualcuno mi sono schermito, ho minimizzato. Eppure prevale sempre l’orgoglio di aver gettato un seme, di aver detto quella parola-chiave, di aver toccato un nervo scoperto autonomamente.
Per questo in “Rapsodia” racconto anche molto di quel che è stato della mia vita in questi anni di libertà. Sono morto di stenti? Sono riuscito a trovare soluzioni ai tanti problemi che pone il vivere diversamente? Come ho fatto coi soldi, con la famiglia… Ma soprattutto, una volta “libero di”… com’è andata? Tornerei indietro? Andrò avanti?

È tutto in quelle pagine. Che contengono molto di più, ma certamente anche tutto questo. Per voi. Buon viaggio.

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12 pensieri su “È tutto lì. Per voi.

  1. Un aforisma esistenziale che, secondo me, racchiude “tutto”:
    OGNUNO DI NOI HA 2 VITE DA VIVERE,
    LA SECONDA INIZIA QUANDO SI COMPRENDE
    CHE NE ABBIAMO 1 SOLA…

  2. Certo Simone, quelle pagine contengono molto, tanto di più: esperienze, navigazione, incontri, scambi, culture, proposte, storia (e storie), filosofia… un “mare” di cose interessanti!
    Dopo aver letto Rapsodia Mediterranea faccio molto più caso a ciò che le terre e le culture che circondano il nostro mare portano nella quotidianità. Ci penso spesso e questo mi affascina.
    Sono un’appassionata di lavoro manuale, nel senso che mi piace creare con le mani e l’ultima mia scoperta è stata il macramè. Tu lo sapevi che macramè in genovese antico indicava gli asciugamani, in turco makramà era il fazzoletto così come màhrama per gli arabi? Probabilmente il macramè è nato da una necessità, una questione di ordine pratico, quella di rifinire i tessuti. In seguito si è evoluta per diventare ornamento. Il macramè è entrato a far parte della cultura genovese tramite gli scambi commerciali nel Mediterraneo e qui l’arte di annodare si è raffinata fino a produrre merletti preziosi.
    E oggi sono qui che riprendo in mano un’arte che viene da lontano nel tempo e inaspettatamente vicina nello spazio. Un’arte lenta, con regole che vanno seguite e imparate per poi poterle modificare a proprio piacimento e darle un volto più personale.
    A volte penso al fatto che oggi facciamo gesti e, perché no, pensieri che centinaia, migliaia di anni fa ha fatto qualcun altro, che non inventiamo nulla ma trasformiamo ciò che già c’era e chi lo ha fatto in origine ha imparato dalla natura (nulla si crea, … tutto si trasforma) e questo mi fa sentire parte di qualcosa di grande e fa crescere in me un senso di responsabilità e rispetto nei confronti di tutto ciò che mi circonda.
    Penso che il tuo/vostro Progetto Mediterranea sia un po’ questo: la consapevolezza di una preziosa eredità che va custodita non per rimanere nel passato ma per trasformarla rispettosamente giorno per giorno in modo da dare a tutti la possibilità di avere un futuro.
    Grazie Simone per quello che fai e divulghi: non sarà capito da tutti, ma anche pochi è già molto!

    • …Tenendo sempre fisso lo sguardo al presente e al futuro. Per cercare un modello di vita nuovo, nostro. Adesso. Ciao! E grazie…

  3. Lo sto leggendo con grande piacere, dopo aver letto ed esserne rimasto affascinato, il tuo precedente “Atlante delle isole….”
    Già, il cambiamento, la fuga da un mondo alienante e che non ci appartiene, la riscoperta di noi stessi….temi a me assai vicini e in parte sperimentati, sono portatore di un parziale fallimento: a 25 anni, nel 1989, mi sono licenziato da una grande banca nella quale, a detta della direzione, avrei fatto una rapida carriera, per andare a lavorare e a vivere sull’isola di Vulcano. Volevo vivere più lentamente con poche persone attorno con le quali stringere rapporti veri…e poi il mare..la voglia di sperimentare…di vivere semplicemente, con poche regole, i soldi non sono mai stati il mio interesse primario. Tutto rimesso in discussione, dopo qualche anno, per amore di una ragazza, poi diventata mia moglie, e reinserimento nella società “come si deve”, ma comunque cercando di “resistere” come un vietcong nella giungla: funzionario pubblico che opera in ambito ambientale, temi a me da sempre cari, l’interesse pubblico e l’ambiente, le fughe in montagna durante la settimana con sveglia alle 5 del mattino, 3 ore di auto all’andata, 3 al ritorno e 7/8 ore di escursione nel mezzo, la casa colonica sulle colline, poi venduta quando è nata mia figlia e la distanza dai posti di lavoro oltre la contestuale costruzione di un maledetto “ecomostro” davanti alle mie finestre, hanno reso necessario ritornare in città. Insomma vittorie e sconfitte, strappi e cuciture, un tira e molla che dura tutta la vita.
    Una considerazione: gli affetti, l’amore, la famiglia troppo spesso ci distolgono dal vivere interamente come vorremmo, i necessari compromessi di convicenza con l’altro deteriorano i sogni, che diventano low cost, made in China……per coerenza dovremmo essere francescani nelle scelte, diritti verso quello che sentiamo “nostro” senza debolezze e compromessi. Io non ce l’ho fatta,vittorie e sconfitte a metà.
    Manca ancora tanto alla pensione, la figlia è grande e laureata, urge un progetto per l’ultimo terzo di vita..vedremo…intanto mi dedico al kayak in mare che non è certo come la vela ma è pur sempre navigare, pilotaggio con una barca in miniatura ma di nobili e antiche origini.
    Un caro saluto.

    • Troppe cose. Vero!? E gli affetti vanno coniugati, non sono un orpello. Ma occorre fare igiene del tempo e delle cose. Ridurre ma fare ciò che resta con la massima intensità.

    • Comunque bravo Massimiliano. Le rinunce fatte e il dover ritornare indietro sulle tue scelte non significano che tu sia stato sconfitto…per sempre. Quel kayak è un mezzo nobilissimo ed è mosso solo ed unicamente dalla tua forza.
      Un saluto
      Sandro

  4. Caro Simone… ho visto che il 21 sarai ad Asti, la mia città…che bello! ormai sono quasi 7 anni dal mio cambio vita dopo aver letto Adesso Basta!!!! a martedì!
    Davide

  5. Simo … Simo, nella mia vita hai cambiato veramente tanto. Certo, come dici tu, hai gettato il seme a chi era già fertile, ma se tu non avessi comunicato più con le azioni che con le parole, probabilmente molto sarebbe rimasto vano.
    Come ti ho detto in quell’incontro di qualche anno fa a Bologna, fare la tua conoscenza inizialmente virtuale, è stata una svolta. Facevo leggere i tuoi articoli a tutti, parlavo di te con tutti (con tutti gli statali tra i quali lavoravo… puoi immaginare..) e non facevo che attendere con avidità il prossimo post, ..il prossimo libro. Io architetto, con l’immensa passione per l’architettura, che però di lavoro facevo atti amministrativi: una morte lenta, una vita profondamente triste. Secondo me, la verità è che ciò che vogliamo è già qui.Già alla portata. Solo che dobbiamo avere il coraggio di prenderlo ed assumerci l’immensa responsabilità di essere felici. Io, ovviamente, da quando ho scelto di saltare, sono assolutamente, incommensurabilmente, irreversibilmente felice ! E chi ci ferma più? In questo 2020, brindiamo ai prossimi 50 anni di buon vento!
    Cin cin Comandante! Che bello averti incontrato!

    • ricordo bene quando ci siamo incontrati, e anche la tua bella presenza virtuale qui. ricordo con te le tante, tantissime comunicazioni di persone che oggi sono in cammino, che hanno avuto il coraggio, che hanno resistito alla tentazione di crearsi alibi e di denigrare ciò che, evidentemente, li metteva troppo in imbarazzo. E oggi siamo qui, certo, ancora sul pezzo, ancora a camminare, e il percorso è ancora lungo. Ma siamo partiti. Il senso, quello è ciò che cerchiamo, e che conta. Non arrivare chissà dove o fare chissà che. Il senso delle cose. Saper stare silenziosi con armonia nell’istante del silenzio…

      Ti aspetto in una delle varie presentazioni raffaela: ciao.

  6. Eh, si, chi si vuol bene e sceglie di vivere serenamente percorre strade alternative e lavora in maniera seria per raggiungere e mantenere benessere psicofisico,lontano dal frastuono quotidiano e dalla mediocrità dilagante.
    Un esercizio riservato a pochi con le idee chiare.
    Auguri a tutte le persone perbene e di buona volontà.

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