Noi nel Mediterraneo facciamo così

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Il sole non batte ancora sui pannelli, ma il sistema energetico della casa, dopo la notte, è ancora a 51.2 V. Dunque al 65-70% della sua carica massima. Gli accumulatori sono garantiti per 4.200 cicli di carico e scarico se lo scarico non supera il 50%, che su base quotidiana vuol dire oltre 11 anni e mezzo. Dunque ogni volta che passiamo la notte senza raggiungere quella soglia sono giorni in più di durata delle batterie (in questi 80 giorni, ad esempio, mai andati al 50%).

Noi consumiamo poco, e la casa è tecnicamente una casa passiva. Il tetto è realizzato con sandwich di legno da 5cm e materiale isolante ad alta capacità. Le pareti sono di pietra da 54 cm, e di giorno, se fuori si scoppia di caldo, dentro si sta freschi come con l’aria condizionata. Il posizionamento delle finestre era già stato fatto tenendo conto della possibilità di creare correnti d’aria tra lato fresco e lato caldo della casa e in base ai venti dominanti. La struttura è disposta a mezzogiorno perfetto per il ciclo di illuminazione invernale, dunque in diagonale d’estate. Gli esperti locali dicono che la casa ha oltre cento anni, e un tempo a queste cose ci stavano molto attenti.

Il sistema di produzione energetica della casa è fotovoltaico, 9Kw, assai potente, di giorno potremmo vendere energia a un’altra casa. È totalmente off-grid (qui non c’è la rete elettrica a cui attaccarsi). Il sistema della produzione di calore è solare termico, e produce un’acqua talmente calda che non puoi tenerci sotto la mano, anche dopo una giornata piovosa.

Per l’acqua c’è un’antica cisterna interrata (tra l’altro realizzata a forma di giara, a mano, è di una bellezza commovente) che devo ancora ripristinare. 14.000 litri, non pochissimi. Preziosi.

Non vi dico la gioia. L’orgoglio.
Qui facciamo tutto col sole. Inquiniamo il meno possibile (anche grazie a una gestione molto attenta dei rifiuti, per quanto possibile. Sull’isola comunque fanno la differenziata, il che in Grecia non è per niente banale). A breve recupereremo anche l’acqua piovana. Comunque già da tempo mettiamo la bacinella sotto la doccia, quando ci laviamo, e dato che F. autoproduce ormai da anni tutti i nostri detergenti in modo naturale, la riutilizziamo per innaffiare.

Siamo autosufficienti per molte cose essenziali dunque. Paghiamo ancora la bolletta dell’acqua, che qui, dato che l’isola ne è ricca, è bassa. Ad ogni modo, quando l’energia elettrica sull’isola va via per un paio d’ore (non così raramente) noi non ce ne accorgiamo neanche. Fantastico.

F. fa il compost per l’orto, che è in allestimento. Io riciclo qualunque materiale. Ogni cosa che ci serve viene analizzata per vedere se possiamo autoprodurla invece che comprarla, un tavolo, una cucina, un divano, al momento tutto ciò che è interno alla casa lo abbiamo realizzato noi. E adesso faremo anche il fuori. Il lavandino era buttato in un angolo in una falegnameria, ce lo hanno regalato. L’altro, esterno, idem, due metri, due lavelli e due sgocciolatoi in acciaio, lo abbiamo preso per 20 euro. Recuperiamo tutto, ricicliamo, cambiamo d’uso, autoproduciamo, che sia un forno o un lavandino. Abbiamo lavorato a fianco degli artigiani, li abbiamo aiutati, per abbassare ogni costo. Stimiamo di aver realizzato lavori per 30.000 euro, che sono diventati una mancata spesa e domani saranno produzione di valore se e quando dovessimo vendere.

In tutto ciò, dovendo lavorare, faticando ma divertendoci, abbiamo accumulato chissà quanta mancata spesa necessaria per divertirci in modo “esterno”. A cena fuori ci siamo andati una volta, take-away seduti fuori dal locale, 10 euro, in 80 giorni (complice il lockdown, ma in condizioni di normalità le cose non vanno molto diversamente). Io progetto di pescare, e anche significativamente, anche perché noi adoriamo il pesce. Non sono molti quelli che sanno cucinarlo bene come noi (anche perché nessuno conosce i nostri gusti altrettanto bene). Abbiamo anche un progetto per le alghe, ma questo lo vedo più complesso. Anche se “mai dire mai”.

Questo è il nostro modello. Naturalmente si può fare molto di più, e molto meglio. Ma si può fare anche molto meno, dunque siamo già soddisfatti. Il resto verrà.

Stamattina l’alba era quella che vedete in foto. Ho preso un caffè nel silenzio rotto solo dal canto dei galli, poi dal primo lavoratore che spaccava legna per sfruttare il fresco del mattino. Poi anche dall’asino, che chiamava chissà chi. Stando lì, a pensare, a sentire il Mediterraneo che mi entrava dentro, che si impadroniva di me fino nei recessi della memoria del presente, ho fatto il punto della situazione. E ho voluto raccontarvelo.
Niente di così eclatante, solo una testimonianza di pensiero e azione, tutto, sempre, sotto la nostra responsabilità. Tutto possibile.

Buon sabato.

#lultimathule

#rapsodiamediterranea

#adessobasta

#cambiamento

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16 pensieri su “Noi nel Mediterraneo facciamo così

  1. Ciao Simone,
    ma hai cambiato casa?…Non stai più in Liguria?
    Me l’ero persa…..a che isola greca ti riferisci?

    Ovviamente sempre e comunque….buon vento!!!

    Francesco

    • Ciao Francesco. No, sono in Grecia a lavorare. Ho pensato con mia moglie di lavorare a un rudere. Il nostro lavoro è dunque un investimento, creiamo valore, facciamo una esperienza forte e intensa in comune, stiamo in bel posto dove la vita costa poco, realizziamo un insediamento a impatto quasi zero tra fotovoltaico, solare, recupero acque, resilienza, riciclo, orto etc. Io ho 15 anni più di lei, questo valore le servirà quando non ci sarò più, e intanto ci divertiamo e imaparimo a costo zero, tolti quelli dei lavori che però come ti ho detto sono un investimento. Poi vivremo sei o sette mesi sull’isola e gli altir su, affittando sempre la casa dove non siamo, per arrotondare.

      L’isola dove sono è… quella descritta nell’ultimo capitolo di Rapsodia. 🙂

      Ciao!

      • i, questo valore le servirà quando non ci sarò più,

        non mi dire che pensi gia a queste cose simone, io non ci penso mai, e brontolo mia mamma quando fa questi discorse, portano male secondo me

        • Ma figuriamoci, sarai mica superstizioso no? Io certamente no. E invece io penso alla morte mezzora al giorno da quando ero piccolo…

      • Ma lo sai che non sapevo che avessi moglie??? Ero convinto che una scelta del genere dovesse essere fatta in solitaria…
        Come è stato quindi il suo rapporto col tuo cambiamento? Sarei curioso di sapere, visto che si tratta della meravigliosa esperienza di condividere un progetto di vita.
        Perdonami se la domanda ti sembra personale, ma per me è solo per capire alcune sfumature…

        • Sto insieme a una “capatanta” . Impossibile spingerla a fare o trattenerla. Ha fatto il suo percorso. Certamente si è avvicinata a me perché sentiva affinità su grandi temi. Ma poi ha portato a compimento il suo cambiamento in modo del tutto individuale. Abbiamo comuni obiettivi, questo è certo. Una comune visione del mondo e della vita che vorremmo. Il resto è materia privata.

  2. è sicuramente un posto bellissimo e suggestivo da visitare simone, e dove magari anche fermarsi per un po. però non so se mi piacerebbe passare tutta la vita in un posto così; a me piace anche un pò di vita mondana; senza eccessi naturalmente, però ogni tanto un aperitivo o una pizza si possono fare, secondo me

    • Beh qui ci sono dei bar (uno ti stupirebbe, molto… Adatto) e ristorantini (non c’è Heinz Beck, ovviamente…). Io per bar e ristoranti ci ho passato tempo bastevole. Ora posso farne a meno. Ciao!

      • avevo letto il post in modo un pò superficiale, leggendolo bene si capisce che non siete tagliati fuori dal mondo. meglio cosi simone; abbiamo quasi la stessa età, e non siamo mica cosi vecchi da vivere di solo cose spirituali

  3. Buongiorno Simone,

    Credo che questo sia il mio secondo messaggio dopo uno del 2009 quando assieme a te ho fatto ..downshift…
    Io sto a Fuerteventura , che ho scelto con criteri assimilabili ai tuoi.
    Da qui invece che scrivere ( non ne sarei capace ) progetto ed invento , se vuoi condividere con me l’idea delle alghe …possiamo vedere …se possiamo divertirci .
    Un caro saluto,
    Bartolomeo

      • bene, per caso ho visto in passato alcuni progetti in America e Danimarca che sono stati premiati perchè hanno convertito i pescatori locali ( che pesce non ne trovavano piu’ ) in coltivatori e pescatori di alghe…
        ..devo dire anche che questo progetto potrebbe anche coinvolgere l’isola dove vivo..qui ci sono solo grossi totani in abbondanza che, devo dire, non sono all’altezza dei sapori mediterranei…resto in ascolto di Vostri spunti …Un caro saluto,

        Bartolomeo

        • ahimé per tanti, nessun pesce è all’altezza del nostro qui.. lo scrivo anche in Rapsodia esplodendo l’argomento. Ciao!

          • Infatti ho letto Raspodia e ti ho provocato 🙂 .
            Attendo vostre ispirazioni sulle alghe .
            Un caro saluto,
            B.

  4. Quanto mi dispiace che la cultura mediterranea italiana, quella della Magna Grecia, di Crotone, di Catania, di Messina, di Napoli, di Lecce, sia trattata alla stregua della “cafoneria”. Si dice mezzogiorno e si pensa alla visione macchiettistica del mezzogiorno, ai “terun”, alla povertà e ancora peggio alle mafie. C’è da 50 anni una campagna denigratoria formidabile nei confronti del Mezzogiorno. Per fortuna ogni volta che sono li respiro cultura, respiro storia, respiro umanità, ma evidentemente la dialettica terroni/poveri, padani/ricchi ha attecchito sulla mentalità di molti. Soprattutto mi dispiace per i giovani, che avrebbero territori da conquistare, terre da far rifiorire, e invece vengono costantemente indottrinati all’espatrio come se fosse una scelta obbligatoria. Questa è la vergogna nazionale.
    Poi per fortuna esiste Simone Perotti, che narra del mediterraneo, del vero mediterraneo, della culla della civiltà.

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