Su alcuni punti

Ospite del Circolo culturale di Rovigo, che ringrazio.

Mi pare siano usciti alcuni punti interessanti. Giudicate voi.

Video integrale (basta che clicchiate qui o sulla foto, e parte)

Ciao!

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19 pensieri su “Su alcuni punti

  1. Io ci sto, Simone! Belluno mi copre le spalle, Bassano il fianco dx, Padova è du’ passi oltre. Se facciamo gruppo e resistenza culturale in concreto ci sto doppio – ce n’è bisogno, lo vedo in paese, quanto drammaticamente siano legati i temi “casa”, “ambiente”, “economia” e “salute”. Appena si può uscire e usare le mani e i piedi assieme, faccio toc-toc qui. Intanto continuo a studiare, così quando sarà, avrò una proposta articolata. Grazie intanto, davvero. Mach’s gut!

  2. Ragazzi ho riletto l’ultimo mio post.
    Pieno di errori ortografici, scritti, vi prego di credermi, senza occhiali!!!!!! 🙂 🙂 🙂 Scusatemi! Simo, ti ho persimo nominato Sumo, mammamia…! 🙂 🙂 🙂 Di nuovo saluti!

  3. Sumo, non vedo l’ora di “appropriarmi” del tuo nuovo lavoro! Stefania, non vedo l’ora di venire a sentire Simone, nelle meraviglie terre Venete e nei luoghi della tua “resistenza “. Grazie ad entrambi. Però ho una confessione da tributarvi: il mio passaggio a Venezia, mi ha lasciato un apprezzamento particolare per il prosecco! Confido che saprmo trovare il giusto comprmesso!!! Un caro caro saluto.

  4. Un grazie anche da parte mia, a Simone e pure a Raffaella, di cui condivido il pensiero. Avevo tentennato già ieri, dopo aver ascoltato, sul lasciare un messaggio, poi ho pensato fosse superfluo, ripetitivo a cose già dette e scritte. Leggere Raffaella mi mostra che sbagliavo.
    Grazie Simone per questo bel ragionare assieme, questo condividere. Torno spesso qui o sulla tua pagina FB aperta – che però prima o poi chiuderai, lo so. Bello rincontrarti in video e audio. Aggiungo che uno dei passaggi che a me hanno fatto più bene è stato quello sulla paura non come entità ontologica a sé stante, ma come forza che noi stessi attiviamo, nutriamo e diffondiamo. L’ossessione insensata di chiedersi cosa sia la felicità forse non è del tutto sganciata dal meccanismo della paura in cui siamo immersi. Edonisti isterici e terrorizzati, quando sarebbe più sensato scorrere serenamente sobri ma decisi. Appunto: equilibrio. C’è tanto da lavorare e riflettere lì, oggi più che mai. A me aiuta dare un nome alle paure, descriverle e poi, dopo aver dato loro un volto, pesarle nell’economia delle mie scelte di vita. La gran parte dei timori svanisce così. O sono echi di fratture passate – che vanno accettate – o sono paranoie eteroindotte sul futuro – su cui ho scarsa o nulla capacità di azione. Le poche che restano e sono vere nel presente, possono essere riconfigurate e affrontate con un sano ellenico senso del destino.
    Aggiungo un ultimo pensiero. La cosa bella quanto ti si ritrova, Simone, è che davanti si ha una persona che sta vivendo e costruendo la propria “casa”. Le parole che usi vengono dopo. E sono parole concentriche, le tue, che tornano sempre sui temi fondamentali, senza mai ripetersi. Spirali, direbbe Rilke. E allora è come rincontrarti nelle stanze della tua casa, in cui possiamo entrare e passare leggendoti/ascoltandoti. Osservando gli angoli o gli arredamenti che abbiamo anche nella nostra, quelli che ci mancano e vorremmo, e poi quelli che proprio non fanno per noi (mi par sano infatti non essere sempre d’accordo su tutto). Ascoltarti per questo ha un sapore sia di familiarità che di scoperta e sorpresa. Lo trovo importante. Dice molto la bilancia attiva fra queste due sensazioni che susciti. E credo che lì sia una declinazione del desiderio che esprimi in chiusura all’intervista, di passare lasciando una traccia. La traccia che lasci è concreta e crea un abbrivio altrove. Rilke (resto a lui oggi) una volta da Parigi, ad inizio ‘900, nei mesi in cui raccoglieva il materiale che poi confluirà nei Quaderni di Malte (testo per me fondativo e che quest’anno ho abbinato per i doni di Natale alla tua Rapsodia – secondo me si chiamano), scrive a Lou Salomé e dice di saper bene che anche lui svanirà come un passante, ma – prosegue – nelle mani della sua lettrice deve (e “deve” in “müssen”) rimanere tutto quello che sarebbe dovuto diventare la sua casa. Un lascito non da poco, eppure non superbo o egotico. Che cosa significa quel “tutto” e che “casa” mette in piedi? Cosa dovrebbe farsene un lettore di quella “casa”? Mi ha sempre colpito questo passaggio, l’ampiezza concettuale ed esistenziale che ha qui il termine “casa” e che vale per ogni scrittore, pensatore e in fondo per ogni uomo che voglia attraversare il tempo come presenza pulsante. Casa come struttura concreta di mattoni o travi, ma anche casa come mondo interiore. Due essenziali, senza i quali non si va da nessuna parte. Da nessuna parte. La vita è in fondo questo sforzo incessante per tornare a casa costruendosela ex novo, dentro e fuori. Non importa se ne esce una baita, una reggia o una stamberga, basta non si tratti di villette prefabbricate full optional, sia in concreto che in metafora interiore. Il meglio che possiamo dare è il nostro compito sommo. Una casa che dica chi siamo, dove accogliere e invitare altri, mostrardo loro come si è risolto un problema concreto (il tuo forno greco di questa estate ancora resta nei miei pensieri!), condividendo con gli altri possibili ulteriori soluzioni per altre case e destini. Il lascito che porgiamo è in questo caso personalissimo, ma anche utilizzabile da altri. Lì c’è il fragilissimo punto di equilibrio fra singolo e comunità, secondo me. Oltre non so andare. Quello che scrivi e racconti suona rilkianamente così, come un invito nella tua casa. Quindi grazie di cuore per l’ospitalità, Simone.
    A te e a tutti i naviganti qui auguro di trascorrere un tempo fruttuoso nelle proprie case, che questa pandemia si spera ci ha fatto riscoprire, ampliare e ristrutturare. Fuori e dentro. Queste “case” ci permetteranno nel 2021 di riprendere il viaggio con un gusto e una consapevolezza nuovi.

    • Parli di casa… e ne parli in modo così ricco… e resto basito, perché su questo concetto sto studiando, riflettendo, e… non dico niente ancora… ma lo vedrai. Un caso? Non credo. Ma ti ringrazio molto. Di cuore.

      • Caro Simone, no, non è un caso, è una resa. Incosciente, forse, ma sempre una resa. Così, un movimento circolare, la vita. Come il mare, restituisce quello che si mette in circolo. Se ho fatto da ponte o setaccio o tratto di parabola, sono grata del tuo grazie. Circolo chiuso e riaperto. Un passo oltre per tutti.
        Attendo, con pazienza. Sì. Poi vedrò, e non sarà un caso, ancora. E appena passa questa follia collettiva, mi piacerebbe organizzare una presentazione del tuo libro con alcuni amici e invitarti nell’alto trevigiano.
        Sta’ bene. S

  5. Simo Simo, menomale che sei stato inventato !
    Proprio in questi giorni mi chiedevo come mai su questo nostro blog, i tuoi post si fossero diradati… cominciavo a sconfortarmi. Poi è arrivata questa bella boccata d’aria! La possibilità di risentirti diciamo “quasi live”: che bel regalo di Natale! Sai, mi manca tanto non poter più venire a sentirti dal vivo, mi mancano le presentazioni vecchio stile, in cui tu sapevi concederti e concedere ai tuoi ascoltatori, tutto il tempo necessario. E mi piace, a questo proposito, che puntualizzi che le risposte importanti, non possono stare dentro al tempo di un minuto. Bisognerà pure che qualcuno combatta per la qualità della comunicazione, in questa realtà fatta di informazione fagocitata senza elaborazione e dimenticata alla velocità della luce! Vabbè Simo, rischio di cominciare a ripetermi: grazie per quello che condividi, per la tua rivoluzione, per il tempo, per i pensieri, per i libri. Ti auguro un Buon Natale e lo auguro anche a me stessa e a tutti gli amici che come me, da ben più di dieci anni “bazzicano” questo blog. Oramai potrei parlare di “popolo Perottiano”, ma sono quasi certa che non ti piacerebbe 🙂 🙂 🙂 . Un grande saluto. Raffaela.

    • Cara Raffaella. Eh già, tanti anni di questo blog. Tante presentazioni. Tanti incontri. Tante parole. E un gruppo di amici forse, anche, o persone che comunque si leggono, si ascoltano, io voi e voi me e voi tra voi, con un fondo di rispetto e di considerazione, anche nella eventuale divergenza. Una gran cosa. Già questo un nuovo mondo. Almeno, io lo vivo così. Grazie dunque anche a te, che ci sei da sempre. ciao!!!
      (il prossimo che vuole farmi dare una risposta in un minuto lo strangolo. In un minuto sa dare una risposta il Cristo, il Buddha, Mehment, oppure chi non ha niente da dire. Io, probabilmente non farò parte del primo gruppo, ma certamente non del secondo.)

    • Stefania grazie per la considerazione che mi rivolgi! Simone, a quanto pare, attivi anche positive interconnessioni, oltre che senza dubbio, generosi processi creativi. Parlate di casa, che dire? Per me è un argomento centrale, che più e più volte ho toccato, anche attraverso il mio dichiarato interesse per il fienile dell’anima (Simo lo sai !) 🙂 e che ho rinnovato la scorsa estate, seguendo l’ “avanzamento lavori” (come diciamo in cantiere), della casa greca. Per quanto mi riguarda, sfondate una porta aperta, perché non credo esista luogo fisico, nel quale spostiamo più significati di quelli che attribuiamo alla casa. E’ un luogo intenso, il più felice ed il più amaro insieme ed una delle primordiali esigenze del genere umano. Dalla casa, come giustamente dici tu Stefania, quella fisica e quella interiore, non si può prescindere mai. Mai. Anche le persone che mi chiedono case per così dire “transitorie”, quelli che “Architè, tanto io non ci tengo e a casa non ci sto mai”, anche loro se la portano dentro. E dunque, cari Simo e Stefania, se, come spero farete questo incontro nel Trevigiano, spero spero spero di ricevere il vostro invito e di partecipare, perché per me sarebbe bellissimo !!!! Inoltre e concludo, cara Stefania io ho un legame forte con il Veneto, perché Venezia (lo IUAV) mi ha aiutato a coltivare una delle passioni più belle della mia vita, cioè l’architettura. Dunque grazie ancora a voi per essere qui e diciamoci che ci vedremo presto, in quel di Treviso…o un po’ più su ! 🙂 Un grande abbraccio. Raffaela.

      • Quando ho avuto per le mani e a mente il progetto cui accennavo a Stefania, ho pensato a te, a quante volte avevamo commentato su questo tema. Credo dunque, Raffaela, che anche tu rimarrai toccata o forse interessata, da quel che ne nascerà. E credo anche a breve. Vedremo. Un caro saluto! Ciao!

      • Ustia, certo che sì! Se, o meglio quando organizziamo, l’invito ti arriva per qualche via, Raffaella. Sarebe bello conoscerci de visu su, nell’alto trevigiano, quasi ai confini col bellunese. Io vivo in nomadismo a cavallo delle Alpi, metà a nord, metà a sud. Ma le radici e il mio “fienile dell’anima” (permettimi il prestito dal tuo idioletto Simone) lo sto mettendo in piedi in Prealpi. Dove per fortuna ci sono ancora sacche di resistenza (ci autodefinisco usando J.Berger) alla sciagurata monocultura del prosecco e dove ragionare su ambiente e casa sta assumendo davvero i tratti della resistenza concreta e militante alla follia “dei schei”. Simone è una di quelle voci a cui torno per rafforzare il fortino interiore in questa lotta. Sarebbe bello averlo anche nei luoghi di “battaglia” almeno una giornata. 😉 Ancora grazie e alla prossima!

        • da quelle parti (belluno) c’è anche un amico e compagno di viaggio con Mediterranea. Altri tra Bassano e Padova… insomma, facciamo gruppo. dai, va bene. bello. grazie! (bello il concetto di resistenza culturale)

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