I momenti buoni

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Ecco il booktrailer del mio nuovo romanzo, il mio diciassettesimo libro edito.
Si intitola “I momenti buoni” (Mondadori).
Lo lancerò domani sui vari mezzi di comunicazione.
Qui, oggi, in anteprima per voi che venite su questo blog, ormai da non so più quanti anni.

Ve ne parlerò, vi dirò tutto, vi racconterò la storia di questo progetto, così diverso.
Uno scarto brusco nella mia poetica, nella mia scrittura.
Un territorio nuovo. La mia ricerca prosegue in un mondo che non avevo mai immaginato, costruito.

Intanto, vi lascio a queste suggestioni. Ditemi che cosa vi suscitano.
Con una preghiera: da domani, se volete, condividete questo BookTrailer per aiutarmi a lanciare il libro.

Il romanzo uscirà il 26 gennaio, ma ora è già prenotabile su tutte le piattaforme online.
Facciamolo salire già oggi nelle prenotazioni.

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15 pensieri su “I momenti buoni

  1. Buonasera Simone e buon anno, sono curioso di leggere il tuo nuovo romanzo, sono curioso di scoprire come hai cambiato rotta nel tuo raccontare.
    Comprerò il tuo libro e mi piacerà come sempre.
    Buona strada.

  2. Se abbandoni il tuo luogo per dirigerti altrove e perché quello non è più il tuo luogo, ma è divenuto altrove. Ti dirigi verso ciò che non sei ancora perché non puoi più stare dove non sei più. Sei nel viaggio. In ogni istante in ogni luogo non sei più e stai diventando altro.

    • sembra che tu lo stia dicendo a te stessa…
      No scusa, ho avuto questa immagine, come se parlassi tra te e te, chissà perché…
      Ad ogni modo: non sono d’accordo, non nell’interezza assoluta di questa affermazione. Perché tiene conto di una natura umana univoca. Invece noi siamo tanti, e parti di noi, talvolta, prendono il sopravvento, dopo tanto collateralismo, minoritarismo… Siamo prevalenze alternate, guidate forse, a volte subite.

  3. Ciao Simone … prima di tutto si io la interpreto come una brusca virata del tuo scrivere ! Mi ha quasi scioccato questo nuovo tratto della tuo essere scrittore … ho voluto scrivere a caldo ed avendo visto una sola volta il trailer proprio per riferirti d impulso le sensazioni che ha evocato in me. A me ha catapultato quasi in una favola gotica in cui ci sono archetipi . Si intravede una trama il cui epilogo resta oscuro. Si intuisce anche qualcosa di spaventoso che vuole scuotere. Che vuole disperatamente svegliare. Ho amato il finale dove si vede il mare, li ci sei tu. Le parole in cui dici che ci siamo smembrati e che tu stai solo cercando di mettere insieme i pezzi . Mi manca il perché . Il tuo perché . Perché questa storia ti martellava nelle tempie perché hai dovuto scriverla perché questa storia è giunta proprio a te. Ecco forse vorrei avere il tuo perché prima di aprire il libro e leggere la prima pagina . Sarebbe come leggerlo accompagnata da te . Specialmente se il genere ed il lettore auspicato non è quello degli ultimi libri.

    • Non sono sicuro che ci sia un perché comunicabile, qualcosa di indicativo. Nel mio “Atlante” c’è una storia che riguarda un viaggiatore, che si sente attratto da una piccola isola, ci va e lì vive qualcosa di terribile, terrorizzante. Perché ci va? Cosa lo attraeva lì?
      Chi lo sa. Come non sapremo mai perché ci siamo infilati in quella storia (ognuno la sua…) cosa ci serviva, perché? Forse che non sapevamo con relativa certezza quel che ci sarebbe capitato? E allora perché?

      Oltre al fatto, Elisabetta, che cercare i pezzi di sé sparsi dovunque (Giacché la vita è esattamente una caccia al tesoro che inizia con uno smembramento, un nascondimento…) implica l’andare dovunque, altrimenti si corre il rischio di non trovare qualcosa.
      L’atto primigenio della ricerca è proprio non limitarne il campo, ma assumere che SIAMO stati smembrati e sparsi dovunque, effettivamente, non solo divisi in quattro parti, e non solo in alcuni luoghi… Sai bene cosa accade normalmente, quando si decide a tavolino che NON siamo stati smembrati, e tantomeno risediamo DOVUNQUE, perché ammetterlo significherebbe dover partire per cercarci, dover viaggiare tutto il tempo, praticamente senza REQUIE…
      Questa irREQUIEtezza è la radice della ricerca, consegue l’ammissione dello smembramento, implica la NON rimozione di ciò che sappiamo, di ciò che abbiamo visto, di ciò che ci è accaduto… e la conseguenza del viaggio.

  4. Grazie dell’anteprima Simone, intanto! Preordino e da domani diffondo, certo che sì.
    Ho guardato il trailer più volte dopo la prima visita qui mattutina (che è tra i riti quotidiani). Per me il perno, attorno a cui ruotano i “territori nuovi” della tua scrittura (una favola nera!) ma a cui anche questi tornano configurandosi come un ampliamento più che uno scarto brusco alla stessa, è nella domanda “ma diversi cos’è?”. Una domanda che echeggia in gran parte dei tuoi scritti. Una domanda che è inaggirabile oggi, dove tutti si considerano “speciali” “unici” “incompresi” “talenti da scoprire” (whatever it means), ma quasi nessuno sa minimamente o si chiede chi e quanti è. Ma a parte questo, anche una domanda che fa da volta al booktrailer. Arriva dopo un affastellarsi di suggestioni che partono da un potenzialmente già sentito che aggancia (due ragazzi, da famiglie in lotta, che diventano amici – ho pensato a un remake di Romeo e Giulietta pensa te! :-D!) e assumono progressivamente caratteri disorientanti (bello l’effetto di non usare nomi propri, ma soprannomi o epiteti in cui il nome proprio però è caduto! – il Tranquillo, Occhi Tristi. ). Si passa dalla sensazione iniziale di poter prevedere di cosa si tratta, al precipitare in “ma di che parla?”. Dalla superficie apparentemente nota all’intravedere una profondità inaspettata. Il diverso è la profondità, ha spessore specifico, e dopo il “cos’è?” (non “chi è”!!) centrale, si amplifica nella successione di domande declinanti, a cui ancora non c’è risposta. Bisogna leggere il libro per averla. E lo leggeremo.
    Una favola nera, si legge nella breve descrizione. Che ha – a naso, per me – l’odore anche di quell’epica classica che insegna e accompagna senza essere didattica o moralista (orrore!). Dove i personaggi senza nome e quindi senza banale identità si intravedono come figure, miti, archetipi, la cui profondità è inesauribile, sempre pronta ad essere declinata e quindi ricreata nel proprio vissuto. Una profondità che crea spazio, quindi, non lo risucchia. Proprio come la realtà della vita, che eccede ogni sua narrazione.
    Bon, basta chiacchiere. Preordino ora, via! Ciao!

    • Sono colpito. Sei almeno la terza o quarta persona che dandomi le sue reazioni evoca Shakesperare. Anche io lo evoco (direttamente) nel romanzo, ma soprattutto c’è tanto della sua drammaturgia (pur in chiave del tutto contemporanea) in questa storia. Belli e dannati, Gus Van Sant… Non dico altro.
      Ma, come immaginavo, se per alcuni si tratterà di una storia repulsiva, eccessiva, spiazzante… per altri sarà un istante caderci dentro, prima ancora di leggerlo…

  5. Per rispondere alla tua richiesta su come arriva questo booktrailer, ti dirò ..sulle prime la sua atmosfera, mi fa pensare un po’ ad Izzo (non so se più Chourmo o Casino Totale).
    Scoprirò gli eventuali richiami leggendolo ! 🙂
    Congratulazioni per il tuo lavoro numero 17 ! Gran bel numero. Porta bene .

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