Non da morenti

Nel caso circolasse una sensazione di instabilità, e forse di grande vuoto interno ed esterno, non preoccupiamoci troppo.
È normale. Per dure ragioni.
La prima è che la vita è fatta in modo davvero approssimativo. L’avessi fatta io l’avrei fatta decisamente meglio. E tanti che conosco l’avrebbero organizzata anche meglio di me.
La seconda è che oggi si paga tutto ciò che non è stato fatto prima. Troppo tempo buttato via. Troppe occasioni mancate. Troppo trascinarsi senza rotta di qua e di là. Naturale sentirsi perduti quando servirebbe aggrapparsi a ciò che si doveva costruire.
Se ne deduce (per piana logica) che l’opportunità, oggi, è duplice:
– da un lato, come antidoto al vuoto, bisogna mettersi a costruire qualcosa che serva. Un modello, uno schema, ciò che è necessario per parare i colpi. E da fare, come sappiamo, ce n’è tantissimo.
– da un altro, costruendo oggi, lavorando con impegno a consolidare, modificare, cambiare, non ci troveremo più, già domani o dopodomani, con questa rinnovata e aggiornata sensazione di spaesamento.
Ma c’è dell’altro.
Comprendere questo è già passare dal vuoto al pieno.
Dunque, prima ancora dell’azione, il pensiero di essa è già una salvezza.
Va da sé che questo schema e questa progettualità, andranno poi abbandonati. Prevengo l’obiezione. Non si vive bene nel dualismo dialettico basato solo sulla volontà.
E tuttavia, prima di abbandonare, bisogna acquisire. Prima di cambiare bisogna scegliere. Mentre mi pare che la maggior parte delle persone sia ferma sulla soglia del luogo da cui dovrebbe evadere. E questo non va bene.Serve dunque conoscenza del proprio perimetro, prima di ogni altra cosa. Serve aver fatto passi (soprattutto uno: il primo), serve aver capito limiti e possibilità di cui possiamo disporre e che dobbiamo temere. Serve aver attivato un circuito d’energia e di concatenazione tra desideri, progettualità, possibilità… prima di avere la forza di accettare, di convivere, di rifiutare.
Non si convive con l’assurdo (né lo si abbandona) da morenti.
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6 pensieri su “Non da morenti

  1. Ti ho sentito oggi in radio e così ho cercato il tuo sito, eccomi!
    …semplicemente per dire che le tue parole mi hanno colpita, molto.
    hanno dato forma a quello che sento che dovrei fare per salvare, prima di tutto i miei figli, dalla follia in cui viviamo da decenni.
    hai detto parole che ho detto anch’io quasi una ventina di anni fa, ma a cui poi non ho dato ascolto, forse non mi sono fidata fino in fondo del mio sentire!
    Grazie

    • Grazie, di avermi scritto e di quel che dici. Quale radio stamattina? Deve essere una replica di qualcosa perché io non rilascio interviste da qualche settimana…

  2. Letto e apprezzato molto anch’io il nuovo libro. Soprattutto la parte finale. Ché a prescindere dal sentirsi parte o meno di una nuova élite, fa sempre bene tener presenti che si agisce singolarmente, ma non da soli. Vedersi o sperarsi parte di un movimento più ampio dà, in salute e in malattia, un senso più radicato a quello che si fa.
    Tante delle riflessioni da te proposte (quasi tutte) le condivido pienamente. Ho pensato leggendoti spesso ad un autore per me geniale, Ivan Illich. Tante cose le aveva capite perfettamente anche lui.
    E ho pensato spesso in queste settimane a quel tuo “appello” di qualche mese fa sul “non andare in vacanza” quest’anno, e occuparsi invece di quanto è più che mai urgente oggi. Profetico sei stato. Il tema vacanze in questi giorni è una buona lente per leggere un paio di aspetti della società folle in cui viviamo. Meglio mettersi a lavorare, con le mani e poi con la testa, via.
    Grazie Simone, anzi grazie a tutti e due voi. Buon tempo lì, s

    • Grazie Stefania. Stefania Ivan illich, e che diamine si. Molta parte nella mia formazione. Ricordo bene tutto di ciò che ho amato. E cerco di amare per ricordare. Grazie di leggere e scrivere qui sempre con grande cura.

  3. Ci sto arrivando solo adesso …. A unire il contenuto del saggio “L’altra via” da poco terminato, alla trama del romanzo “I momenti buoni” da poco iniziato…..
    Questo tuo post mi aiuta e mi illumina: contestualizzo meglio il confronto del Tranquillo verso la vita e la sua situazione che in parte è anche la nostra…
    Sono già a metà e ti saprò dire , ma la storia e soprattutto la tecnica narrativa già mi hanno convinto e conquistato….

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