Audio-clip

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Un lettore. A bordo della sua barca. Con Gregorio…

Ecco per voi una breve audio-clip. La terza.
Un brano a settimana dal mio ultimo romanzo, Un uomo temporaneo (Frassinelli), letto dall’autore, cioè da me medesimo.

Perché, forse, nessuno come l’autore sa quale sia la musica di un testo. Ma soprattutto perché ascoltare è gesto rivoluzionario, in questa epoca di (non) vedenti.

Ogni cosa è immagine, spesso veloce, incalzante. Ma qui, come dice la polizia sulla scena del crimine, non c’è niente da vedere. Semmai, da immaginare.

Niente come le parole di una storia possono suscitare immaginazione.
Aguzzate le orecchie. Provate a sentire.

Buon ascolto.

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Gregorismo

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Tblisi – Torre di Gabriadze. Storta? No diversa.

Gregorismo, influenza destinata forse a generare una nuova cultura umana, un nuovo approccio psicologico e delle relazioni, fondato, ad esempio, sulla non reazione convenzionale, quella che il “nemico” si attende, ma su tutt’altra, distratta, costruttiva, capace dunque di destabilizzarlo. Anzi, il Gregorismo è la disposizione a non averlo neppure un nemico, tanto si è pervasi dall’iniziativa cangiante, anche perché il nemico è solo la nostra controfigura, noi con una maschera (che si chiama “merito nostro” quando qualcosa va bene e “colpa sua” quando va male). L’attitudine, il Gregorismo, a costruire senza distruggere, a inventare senza abbattere ciò che superiamo con le nostre invenzioni. L’atto stesso del fare assumendo tutta la responsabilità dell’azione invece di lamentare colpa di chissà chi. Un equilibrio interiore per nulla basato sul livellamento emotivo, semmai caratterizzato dalla continua eccitazione progettuale, dall’eterno slancio creativo, dal priapismo emozionale prodotto dall’idea, dominato dalle intuizioni eppure contraddistinto da una sorta di incrollabile serenità, imperturbabile saldezza morale, pur se venata da comprensibili e saltuari disincanti. Il Gregorismo necessita l’assenza del bisogno e l’estensione massima del desiderio, e gode nella generazione di piacere, vantaggio, emozioni altrui. Sfugge alle categorie tradizionali e ormai vecchie del denaro, del potere, della gerarchia, delle regole, degli stati convenzionali e punta non tanto al loro superamento, ma alla loro emarginazione e sostanziale estinzione. Il Gregorismo non ha obiettivi politici, economici, sociali, ma genera inevitabilmente un nuovo ordine sociale, economico e politico. Qualcosa di temporaneo, mutevole, prismatico e perdurante nella sua estemporaneità. Dunque solido, concreto, autentico.

Un Uomo temporaneo” (Frassinelli). #unuomotemporaneo. 

Per il termine Gregorismo, grazie a Ruggero Todesco

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Scuola di ambizione

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E basta perdere, porcomondo…

Dopo una lunga discussione con i miei nipoti sul TAV (essendo loro [ed io] convintamente NO-TAV, ma in modi diversi):

“Mi rendo conto che serve una “scuola di ambizione” in questo Paese, nella nostra cultura.

A questa scuola dobbiamo andare tutti, tutti quelli che sognano, che hanno idee, che hanno ideali per cambiare il mondo. Tutti quelli che sognano un mondo più giusto, che sono contro la violenza della polizia, del potere. Tutti quelli che vorrebbero dire, progettare, organizzare, quelli che non si accontentano di cambiare le regole, ma vorrebbero cambiare il gioco, quelli che credono nell’urgenza di difendere l’ambiente, la libertà, la giustizia, che non si assoggettano al sistema del mercantilismo consumista, che immaginano la fine del mercato delle armi, delle scorie radioattive, che pensano, con tutta la meravigliosa ingenuità del caso, che bisognerebbe portare acqua dove non c’è possibilità di bere, cibo dove non si mangia abbastanza, e rendere disponibili le ricchezze dove ci sono, invece che depredarle…

Per questi, per i miei nipoti, per me, bisognerebbe poter frequentare una scuola di ambizione, per focalizzarci sulle azioni efficaci, concrete, per avere a cuore l’ottenimento dell’obiettivo, l’allargamento di un pensiero comune giusto, non l’obiettivo della battaglia, perché tra lottare come obiettivo e lottare come strumento ci passa la differenza tra restare minoritari e diventare cultura dominante, dunque ci passa tutto, tutto ciò per cui vale la pena spendere parole, pensieri, gesti, azioni, vite.

Una scuola di ambizione per chi ha nel cuore battaglie che troppo spesso restano perdenti, residuali, minoritarie, perché perdenti, residuali e minoritari siamo noi che le combattiamo, pur avendo in petto i più brillanti, temerari, giusti ideali del mondo.

Basta perdere. Basta. Adesso“.

#unuomotemporaneo

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Insurrezione

Marco Guzzi, filosofo (nietzschiano). Bisogna tornare a parlare di filosofia (ad ascoltare i filosofi, discorrere con loro…) per fronteggiare la decadenza, l’impotenza. E occorre fare rete su questo. Guzzi propone di segnalarci reciprocamente i virgulti del “nascente” cioè della possibile nuova umanità che sale, pur osteggiata dal “rumore” della cultura “morente”. Sarebbe un buon inizio.

Io segnalo Un uomo temporaneo, naturalmente. Per me, uno dei possibili nascenti è lui: Gregorio.

#unuomotemporaneo

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Uno splendore…

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Come non sorridere ebbri e felici in un mondo così…?!

Nel suo spot, Eni ci avvisa raggiante che al diminuire del prezzo del petrolio anche il costo della nostra bolletta calerà, l’avrei dato per scontato, e invece per loro è una grande novità, bene, intanto l’EU, vera patria della libertà e dei diritti umani, fissa in 25 mila massimo i rifugiati che possono essere accolti in ogni Paese, direi buono visto che noi ne ospitiamo già 90 mila, ma ha altro a cui pensare  l’Europa, che per anni ha investito sui bond greci che rendevano tanto proprio perché il Paese era a rischio, solo che dopo decenni di guadagni (in cui quel rischio non si è concretizzato ma gli interessi sono stati ricevuti), la Grecia ora fallisce ma nessuno vuole accettarlo, quando rendeva , ora che devi accollarti il rischio che avevi assunto no, ma gli interessi alti te li davano per quel rischio! niente da fare, piuttosto affamiamo il popolo greco ma le banche non devono fallire, allora restituisci gli interessi maturati su quel rischio e la chiudiamo pari e patta, no!? no, ecco, questo non gredo, anghepecché… ma tranquilli, noi abbiamo le elezioni amministrative, a breve! sì, un po’ d’adrenalina, programmi fantasiosi, liste gravide di candidati inquisiti o condannati, e dove non ce ne sono i balletti si sprecano: Lega che sputa su Berlusconi ma è alleata in Liguria e altrove, Civati che ha un suo candidato (ma di che partito?), tutti che si sprecano a presentare slogan, Renzi che dice che tre regioni gli bastano (ma non dovevamo asfaltare l’avversario?!) e noi pronti a mettere la nostra firma per rendere democratico il gioco del potere (io, come ormai da dieci anni, no), cornuto sì ma mazziato preferirei evitare, fate quel che volete (tanto lo fate comunque) ma almeno non nel mio nome, “ma così sarai deciso da altri!” sì perché se voto invece decido io, eh?! ma per favore, però c’era altro che volevo inanellare in questo short summary dal Pianeta Terra 2015, ah sì: MacDonald’s e Coca Cola, insieme a Eataly-noi-siamo-la-biodiversità-italiana, sono all’Expo “Nutrire il Pianeta”, però Carlin Petrini (Slow Food) dice che è occasione persa, che mancano i contenuti, e Farinetti lo ha subito rassicurato: “al concerto di Bennato porteremo i piccoli produttori da tutta Italia”, beh, la musica è cultura, e la cultura implica contenuti, tutti tranquilli, andate a vedere il padiglione più interessante, pare che sia il Brasile, che è il prossimo Paese che salta, segnatelo in agenda, vedrete, io se avessi bond o azioni di quel Paese venderei, come farei se avessi azioni del pianeta intero, visto che un’auto ha appena fatto 1000 chilometri con un litro alla gara annuale di veicoli a impatto zero ma noi trivelliamo l’Adriatico per estrarre petrolio, addio moeche e scampi, siete stati grandi compagni di viaggio, infatti ieri quando ho parlato di ambiente in tv mi hanno guardato tutti annuendo come si dà ragione al povero fricchettone di turno, buon per loro, io figli a cui lasciare questa enorme discarica non ne ho, se regge ancora una ventina d’anni sono a posto.

Tutto sommato, dunque, niente di nuovo sul fronte occidentale. Nessuno o quasi cambia vita, tutti credono alle stesse cose di cinque anni fa, tutti si lamentano. Ma non capisco perché. Così, non è uno splendore?! #unuomotemporaneo

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Non per denaro

Sempre gli stessi errori, sempre la stessa storia, lo strumento al posto del fine, i tablet e gli smartphone che ci farebbero avvicinare, o il denaro come occasione primaria, il vero motivo delle evoluzioni, mentre è la conseguenza, lo sappiamo ormai tutti. Tutti tranne noi.

Anatema. Non imboccate quella strada. La Sharing-Economy che ci racconta questo servizio, la stessa che vedo sulla bocca e nella mente di molti. Guardatelo, poi continuate a leggere. L’ho scritto anche nella prefazione al libro “Mi fido di te” (Chiarelettere). Così non va, e sarà un’altra occasione perduta

Condividere non ha niente a che vedere con gli smartphone, e tanto meno col risparmio. Mi sembra strano doverlo dire (da solo…) per l’ennesima volta. Il mezzo, ciò che semplifica, la tecnologia, il denaro non possono generare vero cambiamento. Possono essere USATI per il cambiamento, possono favorire il cambiamento. Ma NON SONO  il cambiamento. Il cambiamento siamo noi, dentro, per motivi profondi. Per questo non accade

Possiamo vivere diversamente, decidendo un’altra vita, e possiamo condividere, per trovare maggiore energia, maggiori occasioni, stimoli, idee a cui lavorare, progetti che da soli non avrebbero fiato. Possiamo costruire altre organizzazioni sociali per non essere soli a cercare la solitudine, per costruire cultura, intrattenimento, ebbrezza, per cercare l’equilibrio e l’armonia che possano cambiare le nostre esistenze… e MENTRE facciamo questo risparmiare, MENTRE facciamo questo conoscere forse anche qualche persona nuova, MENTRE facciamo questo cambiare mestiere. Ma non PER questo.

L’Europa è nata così, e guarda com’è sta andando. Ma noi facciamo diversamente! Non cediamo alla tentazione dell’ennesima sirena, che fa delle opportunità una moda, degli strumenti la causa, del fine una fiera. Non mettiamo in comune niente per guadagnare, per risparmiare. Chi pensa di avere occasioni per sé da quello che fa con gli altri finisce sempre deluso. Non avverrà. Mentre risparmieremo e perfino guadagneremo (oltre a ben altro…) se cambieremo. Ma come si fa a non capire? E’ così semplice

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Un anno per mare


Sognare. Progettare. E poi, vivaddio, salpare. Uno da solo non saprebbe farlo, non avrebbe sufficienti forza, idee, tempo. Ma tanti, insieme, sì.

Un anno fa, da San Benedetto del Tronto, partiva Progetto Mediterranea per la sua lunga peregrinazione via mare. Già l’anno prima, nel “riscaldamento”, avevamo navigato sei mesi tra Balcani e Golfo di Venezia, ma un anno fa partivamo ufficialmente. Ora siamo nel Mar Nero, tante miglia dopo, e proseguiamo imperterriti il nostro viaggio. A bordo un gruppo di noi, che ogni settimana cambia, come era previsto. In questo anno abbiamo incontrato mare, cetacei, tartarughe, uomini, coste, baie, storie. Ci siamo riparati sempre con umiltà negli angoli sicuri che ci ha offerto la sorte. Ci siamo risollevati dalle tante, inevitabili cadute. Mediterranea ha dimostrato a ognuno di noi, uomini temporanei, che non c’è spazio per uno solo rivolto a se stesso, ma solo per tutti noi rivolti verso il mondo. Nessun interesse, nessuna deroga dai nostri valori. 45 persone che viaggiano per piccoli grandi obiettivi comuni. Da condividere.

Un anno fa salpava Progetto Mediterranea, noi a bordo. Gente qualunque, ma non gente comune. Cercatori di senso. Scopritori del nostro mondo. Per non doverci dire un giorno, con disincanto: “ah, se fossi salpato!”. Noi siamo salpati, perché il tempo va, non torna, e quello che hai tentato, vada come vada, è il tuo ritratto: lo guardi e finalmente ti vedi. E tra cento traversie, inevitabili quando si vive davvero, siamo qui, stiamo navigando.

Siamo sempre stati all’altezza? Forse no, ma tante volte sì. Una spedizione, come la stessa vita, non la giudichi dai tanti errori, ma da tutte le volte che non ti dici bugie, capisci, hai un’idea nuova o sei grato a chi te la offre, salpi l’ancora e continui a navigare. Una mappa chiara, che non prevede scuse, solo responsabilità personali, e voglia di essere migliori di ieri. Con un waypoint chiaro: ogni cosa che viviamo la dobbiamo (anche) all’altro. Ogni giorno dobbiamo ricordarci di dirgli grazie.

Qui, per ricordarcela sempre, la “carta dei valori” di Progetto Mediterranea.

Occupy Elafonissos

 

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Esce (oggi)

Esce oggi Un Uomo Temporaneo (Frassinelli)

Dedico questo romanzo alle vittime del mobbing, dei ricatti sul lavoro, agli esodati, ai licenziati, ai disoccupati, ai precari.

Dedico questo romanzo ai male impiegati, ai sottostimati, ai sottoutilizzati, e agli sfruttati, costretti a fare il lavoro di due persone o a chi percepisce la metà di quello che merita.

Dedico questo romanzo a chi è costretto a subire soprusi sul lavoro, discriminazioni di provenienza, di razza o di genere, o a chi semplicemente è costretto a convivere con l’arroganza del potere, della gerarchia e dell’ignoranza.

Dedico questo romanzo a chi svolge lavori inutili, a chi partecipa alla produzione di prodotti inutili, che servono solo a gonfiare la faretra del consumismo, e a chi lavora su prodotti nocivi, a volte letali… perché dovrebbero smettere di farlo, e dovrebbero smettere adesso.

Dedico questo lavoro a tutti noi, che dovremmo fare molto di più, comportarci in modo diverso, verso un’altra direzione, perché se le regole del gioco non possono più essere cambiate, possiamo e dobbiamo cambiare il gioco.

 

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Metodi

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Il nuovo pontile

 

Piccolo bilancio di questi quindici giorni in totale solitudine, rientrato a casa:

ripulita casa; lavato e riordinato indumenti con tre lavatrici piene; fatto cambusa sui fondamentali; tagliato e spaccato circa una tonnellata di legna; smantellato pontile ormai marcio e rifatto più grande; diserbato, concimato e piantato orto (cipolle, pomodori, cetrioli, zucchine, peperoncini, fragole, erbe aromatiche); aggiustata recinzione; letto tre libri; scritto nove capitoli del romanzo; fatto due trasferimenti di barche per denaro; studiato circa ventitré ore; visto dodici tramonti; iniziato riparazione pontile a nord; fatta manutenzione alla macchina del caffè; svuotata fossa biologica; portata irrigazione a timer lato nord est della casa; ricevute undici telefonate; tolto terriccio e rassettato angolo del compos; raccolte otto volte erbe selvatiche (soprattutto asparagi, germogli di pungitopo, germogli di mora, tarassaco, ranuncoli, aglio selvatico); visto dodici film; riordinato bancone da lavoro; sturato tubo scarico acque grigie cucina; pensato molto; fatto cinque telefonate; tenuta corrispondenza per Mediterranea; stato alla posta tre volte; realizzato tre cornici per poster e quadri; realizzata grande scritta sulla scala; bevuto sei bottiglie di vino; fatto esercizi per la schiena; aggiustata crepa scala nord est con cemento; fatto meditazione cinque volte; cucinato trenta volte; ricevute due visite; sofferta spesso la solitudine; gioito molte volte per il silenzio assoluto; avvistati quattro volte gli scoiattoli (Tracy e Alvin); uscito per compere o altro, quattro volte.

L’uomo di mare, in terraferma, ha bisogno di metodo. Ma dato che ogni uomo, rispetto alla sua vita, è paragonabile al marinaio in navigazione, il metodo serve a tutti. Il metodo non ha niente a che fare con l’essere metodici. In mare non si è mai metodici, si procede sempre, e solo, per priorità. Stando sempre nei tempi. Osservare dietro di sé la propria scia e accorgersi di non aver guadagnato acqua, è la cosa più triste che possa capitare in mare. E nella vita.

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Il Nuovo Mondo

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“Non voglio cambiare le regole del gioco, io voglio cambiare il gioco!” Andrè Breton

 

Ragionando di progetti con R., in questi giorni, mi sono accorto che ormai sono lontanissimo da questa realtà, e sto seguendo logiche ormai irrimediabilmente diverse da quelle del pensiero comune.

Sono fermamente convinto che la rivoluzione morale in atto, che nessuno nota ancora, sia enorme. E’ notevolmente superiore a quella della tecnologia, che pure pare epocale. Mentre tutti parlano di robotica, droni, app, domotica che ci cambieranno la realtà, mi accorgo di divergere sempre più dai fondamentali che regolano la nostra vita. Siamo già entrati nel Nuovo Mondo, del resto….

Nel Nuovo Mondo saranno cooperazione, fiducia, generosità, gratuità a generare valore. E’ collegata a queste condizioni morali la “ripresa”, non al PIL, e la crescita sarebbe forte, chiara, immediata, violenta, se solo qualcuno l’avesse capito e lo stesse facendo. 

E’ finita l’epoca delle cose fatte senza ispirazione collettiva; è finito il tempo dei millesimi in cui suddividere proprietà e partecipazioni; è finito il mondo in cui se io faccio di più in un progetto comune devo anche avere di più; è finita la scala di valori economica, a vantaggio di quella delle idee, del sogno e del progetto in grado di coinvolgere; è finito chi fa la corsa per se stesso, facendosi il suo piano ottuso, agendo come singolo pro domo sua, prigioniero dei suoi ragionamenti da piccolo uomo; è finito ciò che non genera benessere autentico, olistico, emozione, ispirazione; è finito il mondo della produzione e del consumo così com’è oggi, a vantaggio del lavoro per autoprodurre ciò che davvero serve al minimo del costo possibile; nel prossimo futuro genererà più economia chi ha visione di chi ha denaro. Produrrà più benessere chi è in grado di lanciarsi su territori aggregativi senza garanzie di chi cercherà la quadra legale ed economica prima di fare un passo. La fiducia nella potenza dell’ispirazione eliminerà contratti, clausole, penali, dunque avvocati, fiscalisti, consulenti finanziari, collegi dei “probi” viri, rappresentanza sindacale delle minoranze, trust, esclusive, proprietà intellettuali. Ci aiuterà più un filosofo, di questi professionisti.

Naturalmente il passaggio sarà “corsaro”, non certo regolare. La linea di abbordo tra la barca della post-modernità e quella del Nuovo Ordine Sociale sarà spezzata, non lineare. Dovremo accettare compromessi con le nostre convinzioni, e ci sarà guerriglia dei comportamenti e delle scelte. Qualcuno salirà sull’arca, qualcuno scommetterà che non piova troppo. Ma il mutamento della relazione tra uomo e società può essere compreso prima o subito dopo. pensiamo al patto sociale, alla famiglia, al mutuo soccorso, alla disposizione verso relazione e solitudine, come anche al tema dei costi della vita, della bellezza dei luoghi. E’ normale, è sempre così. Non bisognerà avere paura, o meglio, fronteggiarla con coraggio e saldezza d’animo. L’antico adagio: per amore o per forza.

Il Nuovo Mondo non avrà solo nuove regole, avrà nuovi giochi, e chi è in grado di vedere già oggi tra le nebbie del futuro prossimo venturo ha delle responsabilità enormi: parlarne, coinvolgere, progettare, realizzare, tentare. Siamo qui per pochi istanti ancora, cosa possiamo perderci?

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