Il Cantiere Filosofico


Cosa?
– lavorare al primo cantiere filosofico del Mediterraneo
– che vuol dire: lavorare imparando mille e una cosa su come si ristruttura una piccola casetta di pietra. Insieme. Dunque imparando anche io con chi ci sarà
– ma anche: incontrarsi, comunicare, parlare, ascoltare, conoscersi, affrontare mille e un tema sulla filosofia applicata delle nostre vite, alle nostre scelte, oggi.

Quando, dove e come:
– aprile e maggio (forse primi giorni di giugno, ma forse no)
– sull’isola (per sapere quale sia bisogna aver seguito questa pagina, oppure aver letto “L’Altra Via”. Un’isola si cerca, non viene rivelata)
– il giorno prima, chi vorrà manderà un messaggio a me: “domani si lavora?”
– Se la risposta sarà “sì”, ci si vedrà il giorno seguente alle 9.00. Caffè e poi al lavoro.

Dotazioni:
– mani, braccia, mente, cuore, gambe, ascolto, riflessione, energia… ognuno metterà quelli che ha
– pala, piccone, cazzuola, materiali saranno già disponibili al cantiere
– portarsi abiti da lavoro. Meglio se anche scarpe antinfortunistiche e guanti.

Perché:
– Perché le mani, saperle usare, mettersi lì con cura a fare un intonaco, o un muretto, lavorando legna, pietra, ferro, ci salverà
– Perché mente, cuore, il nostro equilibrio generale… sono muscoli. E la funzione sviluppa l’organo. È una legge.

– Perché un’isola del Mediterraneo è di per sé un eremo, un convento laico, dove per pregare bisogna proprio lavorare e parlarsi.

Certezze e desideri:
– c’e qualche certezza in tutto questo? Nessuna. A nessuno. Da parte di nessuno
– Chi verrà sull’isola lo farà perché vuole venire sull’isola, viverla, vederla, sentirla, viverci. Di sua libera sponte. Dunque a prescindere da ogni eventuale altro motivo. Senza nessun impegno con me, né io con nessuno. Liberi.
– E tuttavia, ogni giorno potrà essere un’opportunità per lavorare e comunicare insieme, oppure no. Le cose migliori si scelgono, non si eseguono. Ogni mattino.
– È un lavoro questo? No.
– È volontariato? No.
– Qualcuno ne ha bisogno? No (voi potete fare filosofia in mille modi, io posso costruirmi questa casetta da solo, con F).
– Qualcuno ne avrà un beneficio? Tutti, comunque vada.
– Ciò che vale davvero qualcosa, e la pena di essere perseguito, è sempre e solo il frutto di un eventuale desiderio, volontario e libero.

Somiglia a qualcosa tutto questo?
– Spero di no.
– Se avete notizia di uno schema del genere, non simile o assimilabile, proprio questo, ditemelo che annullo tutto.
Alla via così.

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Aprirò un cantiere-filosofico

Io e F, da aprile circa, apriremo il cantiere-filosofico sull’isola. Verso le 9 la mattina. Fino a una certa ora. Poi pausa sotto la pergola, acqua (vino) cibo e chiacchiere filosofiche. Rigenerazione fisica e mentale. A tutti gli effetti un campo di lavoro per la mente e per le braccia, cioè qualcosa per imparare dalla fatica e dal dialogo.

Poi, ognuno per le sue vie. Mezza giornata almeno, ogni giorno, bisogna stare da soli (cantiere filosofico già iniziato, con questa affermazione…).

Per quanto tempo starà aperto il cantiere-filosofico?
E chi lo sa. Vedremo. Credo tre mesi circa, aprile-giugno. Ma forse meno, chiuderemo prima, oppure più avanti. Quando si inizia a costruire, non si può mai dire quanto dureranno i lavori. Anche perché non lavoreremo tutti i giorni. Cercheremo di dare continuità, ma senza imperativi categorici.
Regole: non daremo alcun alloggio (oh signore, aiutaci…!), semmai cucineremo insieme e faremo spesa insieme. Offriremo la nostra esperienza, la nostra disponibilità, le nostre parole. Apriremo a alcuni il teatro de “L’Altra Via”. Una testimonianza, dunque. Una circostanza di vita.
Chi vorrà fare un viaggio su un’isola, lo deciderà lui e lo farà lui. Sarà una sua decisione, com’è giusto che sia. Qui non vengono villeggianti, nessun turista. E nessuno verrà per noi, ma una volta tanto, per sé. Nessuno sarà ingaggiato, saremo noi ingaggiati.
Dunque: se qualcuno verrà sull’isola, deciderà: se invece che starsene tutto il tempo al mare, a girare, a leggere, a mangiare in trattoria, a fare l’amore, a nuotare, a pescare… vorrà lavorare di pala, cazzuola, fracasso, cervello, cuore e anima (un giorno soltanto, o due, o tutti e sette i giorni della sua settimana), basterà mandare un messaggio a me, e attendere. Se per il giorno seguente è previsto del lavoro, vorrà dire che il “cantiere filosofico” è aperto. E allora sarà il benvenuto.
Un’isola, il mare di fronte, il Mediterraneo dovunque. Nelle mani, qualcosa con cui riflettere.
(nella foto: Chirashi con funghi Shitake, gamberi, surimi, alga wakame. I funghi li produce Basilio Busà sull’Etna. Me li ha mandati perché ha intuito che mi piacciono. Deliziosi. E lui deve essere un tipo molto interessante…)
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