Inizia “STORIE”, podcast di “DIALOGHI MEDITERRANEI”

“Storie senza la parola fine, ma che almeno… hanno avuto un inizio”.

È con questo bel claim, anche molto poetico, che comincia il podcast “STORIE“, il nuovo progetto di “Dialoghi Mediterranei” realizzato da Valter Carasso, viaggiatore, giornalista, “facilitatore” (come lui ama definirsi), curioso conoscitore senza frontiere di idee, convinzioni, pratiche, ipotesi di vita. È lui ad aver realizzato il mio ultimo podcast, ricordate? (qui per ascoltarlo).Tutto nasce da Catania, 12 febbraio 2024 (la seconda edizione…) dove anche quest’anno hanno avuto luogo i nostri dialoghi filosofici. Uno spazio, un’oasi, per riprendere in mano gli spazi essenziali delle idee, del ragionamento, delle ispirazioni, degli stimoli, delle spietate visioni necessarie per affrontare le nostre vite costruendo “ciò che davvero è”, e ancor più “ciò che davvero può (e forse deve) avvenire”. Perché la vita non comincia all’inizio, ma quando si decide…

A Catania, quest’anno, si sono creati gruppi di incontro e dialogo per aree regionali (proprio oggi si incontrano a Roma in venticinque, ad esempio) e hanno iniziato a raccontare le proprie vite, i sogni, i progetti, ciò che ha funzionato, ciò che è andato così così, la voglia di ripartire… Vicende e avventure di vita di persone normali, che non si sono rassegnate a una vita comune e hanno ancora voglia di scrivere nel grande libro del proprio destino.

E Valter, che è attento, ha lanciato un’idea di getto, d’impulso, senza prima discuterne con nessuno: “raccogliamo queste storie, lavoriamole per poi offrirle a tutti”.

Nasce così “STORIE” di “Dialoghi Mediterranei”, che ci accompagnerà per un anno, ogni venerdì (lancio oggi la prima puntata, che è uscita due giorni fa). E si comincia con Basilio Busà, poliedrico, instancabile, appassionato. Uno di quelli che per me è l’emblema della Nuova Élite (vi ricordate? “L’Altra Via“).

Ma Basilio non fa parte della Nuova Élite perché è preparato, capace, outstanding, pieno di energia. Non cadete in questo grossolano errore, se così fosse, staremmo parlando di persone dotate di qualcosa di straordinario… Basilio ne fa parte perché è ancora vivo. Perché crede, ha fede nella vita, e perché desidera, cioè ha gli occhi brillanti di stelle e piedi infilati nella sua terra come radici, e perché quando il degrado e la decadenza arrivano fino a lui sono costretti a fermarsi, devono ammettere la sconfitta.

Bisogna avere voglia di ciò che si desidera. Saperlo non basta. E lui questa voglia di restare vivo ce l’ha. Come ce l’ha Valter. Come ce l’ho io.

Buon ascolto dunque.

Si comincia con questa prima puntata. Ma non so davvero dove si andrà a finire, come nella più avvincente, intricata, appassionata delle “STORIE”…

Qui per ascoltare il podcast “STORIE”

Share Button

Il vento soffia ancora

Eccola!!
Finalmente strappa nel vento!!
La Bandiera del Mediterraneo a Linea Blu.

Io commosso ed entusiasta. Questa bandiera sale su una bella barca con vela latina per la prima volta in televisione, per tutti, con Donatella Bianchi autentica madrina d’eccezione.

Un enorme senso di appartenenza, anche se non l’ho mai ancora avuta tra le mani. Il grande mondo, il Settimo continente, la grande casa mediterranea. Casa mia. Nostra.La prima bandiera che unisce e non separa, che non genera dogane, che non implica eserciti e predominio, ma che comincia a cucire a ogni curva del suo vento la trama di una lunga storia a venire. Una storia d’amore.Il Mediterraneo dal grande, immenso passato, ora più che mai lavora sul suo futuro.

Issiamola tutti, ragazzi, su un gommone, su una vela, nel giardino delle nostre case, sul mare o nell’entroterra. Che sia sempre a fianco della Croce di San Giorgio, del Leone di Venezia, della croce a otto punte di Amalfi, di quella di Pisa e delle centinaia, migliaia di altre bandiere del mare a ogni longitudine e latitudine.

Il 30 giugno 2020 è la data della sua proclamazione (e futuro annuale anniversario del Mediterraneo Unito prossimo venturo); oggi sventola in televisione per tutti; il 24 luglio a Imperia, in una cerimonia pubblica e ufficiale, si celebrerà la prima issata su Mediterranea. E poi verrà il resto.

Tutto questo è già scritto da sempre, prima che ne prendessimo coscienza, nei nostri cuori mediterranei. Ora dobbiamo viverlo.

Evviva!

Ecco la puntata di poco fa, subito, in avvio, dal minuto 2’13”: https://www.raiplay.it/video/2020/07/LineaBlu-Cilento-c68014d2-0694-485a-a175-8e55c98b0c6f.html

Share Button

Sta finendo qui

ma qui dov’è…?

Una settimana dura. Questioni personali. Lo vedete, non sto scrivendo, né qui né altrove. Dunque dovrò rivedere quello che sto dicendo e pensando, a mente fredda. Ma scrivere, comunicare, farlo professionalmente, a volte perfino come fosse una “missione”, non è come tenere un diario personale. Implica una certa quota di sacrificio e di impegno. Per questo, eccomi qui, ci provo, anche macinando sassi.

Sono a Gibilterra. Un limite, una porta. Qui Vandali, Ostrogoti, poi arabi per 650 anni (!), poi spagnoli (che fecero la “Reconquista” di qualcosa che non era mai stato loro), francesi, inglesi, e ora ogni altra cosa. E Genovesi, che dal ‎XVI secolo ai primi del Settecento erano quasi la metà della popolazione. Commercianti, naturalmente, ma anche pescatori d’alto mare. Nel 1753 i genovesi erano il gruppo più grande della popolazione civile di Gibilterra. Fino al 1830 l’italiano fu usato tra le lingue ufficiali. Oggi i cognomi liguri restano il 20% del totale.

Qui la lingua ufficiale è l’inglese, ma i gibilterrini usano il Llanito (pronuncia “Yanito”), un miscuglio di dialetti andalusi e inglese con molte influenze liguri. L’arabo è parlato dal 7% degli abitanti. Insomma, un bel miscuglio. Molto “mediterraneo”, se si vuole. Non è un caso che nel mio grande viaggio io sia venuto qui, non è solo un transito obbligato per Lisbona.

Eppure, in questo momento, sono nel New England, o in qualche porto a fiordo inglese. Lo potete vedere bene dalla foto. Il clima qui è umido come una colonia britannica, ma senza il sole dei tropici, semmai le nebbie del Sussex. La “consistenza fiscale” di questa comunità richiama valori e principi del tutto anglosassoni. Denaro. Marchi di griffe importanti. Grattacieli. Tabacco e alcolici free tax. TV che mandano incessanti le partite del Liverpool. Eccessi serali di gente troppo dedita a sballarsi bevendo e urlando. Un ubriaco, ieri sera, che tentava di raggiungere la sua barca, barcollando (appunto…) sul molo.

E allora un pensiero (che mi pare già tanto riuscire a formulare in questi giorni): il meticciato non è tutto uguale. Non è come il bianco, che viene sempre a galla ruotando un disco di mille colori. C’è contaminazione e contaminazione. Come per la cucina: ingredienti diversi, diverso cibo. Il meticciato, suppongo, resta sempre una risorsa, ma può essere adatto di più o di meno a te che lo frequenti. Non è un caso che io abbia avuto sempre la tendenza ad andare a est e a sud. Qui siamo a ovest. E sento che “il mio mondo” sta finendo qui. Vedremo. Domani, Cadice.
Share Button

Parole (e immagini) su un libro

Share Button