Il vento soffia ancora

Eccola!!
Finalmente strappa nel vento!!
La Bandiera del Mediterraneo a Linea Blu.

Io commosso ed entusiasta. Questa bandiera sale su una bella barca con vela latina per la prima volta in televisione, per tutti, con Donatella Bianchi autentica madrina d’eccezione.

Un enorme senso di appartenenza, anche se non l’ho mai ancora avuta tra le mani. Il grande mondo, il Settimo continente, la grande casa mediterranea. Casa mia. Nostra.La prima bandiera che unisce e non separa, che non genera dogane, che non implica eserciti e predominio, ma che comincia a cucire a ogni curva del suo vento la trama di una lunga storia a venire. Una storia d’amore.Il Mediterraneo dal grande, immenso passato, ora più che mai lavora sul suo futuro.

Issiamola tutti, ragazzi, su un gommone, su una vela, nel giardino delle nostre case, sul mare o nell’entroterra. Che sia sempre a fianco della Croce di San Giorgio, del Leone di Venezia, della croce a otto punte di Amalfi, di quella di Pisa e delle centinaia, migliaia di altre bandiere del mare a ogni longitudine e latitudine.

Il 30 giugno 2020 è la data della sua proclamazione (e futuro annuale anniversario del Mediterraneo Unito prossimo venturo); oggi sventola in televisione per tutti; il 24 luglio a Imperia, in una cerimonia pubblica e ufficiale, si celebrerà la prima issata su Mediterranea. E poi verrà il resto.

Tutto questo è già scritto da sempre, prima che ne prendessimo coscienza, nei nostri cuori mediterranei. Ora dobbiamo viverlo.

Evviva!

Ecco la puntata di poco fa, subito, in avvio, dal minuto 2’13”: https://www.raiplay.it/video/2020/07/LineaBlu-Cilento-c68014d2-0694-485a-a175-8e55c98b0c6f.html

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Sta finendo qui

ma qui dov’è…?

Una settimana dura. Questioni personali. Lo vedete, non sto scrivendo, né qui né altrove. Dunque dovrò rivedere quello che sto dicendo e pensando, a mente fredda. Ma scrivere, comunicare, farlo professionalmente, a volte perfino come fosse una “missione”, non è come tenere un diario personale. Implica una certa quota di sacrificio e di impegno. Per questo, eccomi qui, ci provo, anche macinando sassi.

Sono a Gibilterra. Un limite, una porta. Qui Vandali, Ostrogoti, poi arabi per 650 anni (!), poi spagnoli (che fecero la “Reconquista” di qualcosa che non era mai stato loro), francesi, inglesi, e ora ogni altra cosa. E Genovesi, che dal ‎XVI secolo ai primi del Settecento erano quasi la metà della popolazione. Commercianti, naturalmente, ma anche pescatori d’alto mare. Nel 1753 i genovesi erano il gruppo più grande della popolazione civile di Gibilterra. Fino al 1830 l’italiano fu usato tra le lingue ufficiali. Oggi i cognomi liguri restano il 20% del totale.

Qui la lingua ufficiale è l’inglese, ma i gibilterrini usano il Llanito (pronuncia “Yanito”), un miscuglio di dialetti andalusi e inglese con molte influenze liguri. L’arabo è parlato dal 7% degli abitanti. Insomma, un bel miscuglio. Molto “mediterraneo”, se si vuole. Non è un caso che nel mio grande viaggio io sia venuto qui, non è solo un transito obbligato per Lisbona.

Eppure, in questo momento, sono nel New England, o in qualche porto a fiordo inglese. Lo potete vedere bene dalla foto. Il clima qui è umido come una colonia britannica, ma senza il sole dei tropici, semmai le nebbie del Sussex. La “consistenza fiscale” di questa comunità richiama valori e principi del tutto anglosassoni. Denaro. Marchi di griffe importanti. Grattacieli. Tabacco e alcolici free tax. TV che mandano incessanti le partite del Liverpool. Eccessi serali di gente troppo dedita a sballarsi bevendo e urlando. Un ubriaco, ieri sera, che tentava di raggiungere la sua barca, barcollando (appunto…) sul molo.

E allora un pensiero (che mi pare già tanto riuscire a formulare in questi giorni): il meticciato non è tutto uguale. Non è come il bianco, che viene sempre a galla ruotando un disco di mille colori. C’è contaminazione e contaminazione. Come per la cucina: ingredienti diversi, diverso cibo. Il meticciato, suppongo, resta sempre una risorsa, ma può essere adatto di più o di meno a te che lo frequenti. Non è un caso che io abbia avuto sempre la tendenza ad andare a est e a sud. Qui siamo a ovest. E sento che “il mio mondo” sta finendo qui. Vedremo. Domani, Cadice.
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Parole (e immagini) su un libro

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