Definisci uomo

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A un passo dal baratro

Crollano i ponti, le opere dell’uomo. Crollano i valori, l’unica àncora di salvezza di una vita dignitosa. Chi ha speculato sui naufraghi per avere consenso, ora rinnega le dichiarazioni sui ponti (“la favoletta del crollo del ponte Morandi”), le fa scomparire dai blog e chiama sciacalli chi gliele ricorda, per non perdere quello stesso consenso. Chissà se riflette sulla sua ridicola esistenza. Che vite sono quelle che danzano su questi pezzi di vetro? E chi vi inneggia, che piccola donna, che piccolo uomo è?

Pare che ogni cosa, ogni parola, ogni gesto di questa contemporaneità sia fatto ad arte per spingerci via, in qualche eremo, dovunque purché lontano da qui. I cani randagi famelici di ossa nude invadono le strade che noi, sempre più, prima o dopo, dovremo abbandonare. È giusto farlo? È inevitabile? Persino vivere diversamente, perfino testimoniare sembra inutile. Oppure no…?!

Ferragosto diverso. Io almeno lo percepisco così. Ero solo meno attento, meno sensibile, quando lo vivevo con leggerezza? Oppure qualcosa è cambiato? Saturo io, saturo il mondo? Come si dice…: “quando qualcuno cambia, sostiene che tutto è cambiato”. Chi lo sa. Difficile fare programmi. Che qui, in questo metro quadrato, il volume sia pieno solo di poesia, non è sufficiente a impedire la visione del caos.

Partire. Per dove, chissà. Non si fa così quando il nostro mondo sembra preda della follia? Eppure ad avere le forza di scendere in strada, si potrebbe tentare di prendere un uomo alla volta, una donna alla volta… Basterebbe? Forse no. E che immane fatica. Un sacrificio senza fine. Per poi dover ammettere l’inevitabile: nati per morire, con questa unica inconsapevole certezza, siamo esseri programmati per l’autodistruzione. Dunque a che serve?

A noi, suppongo… Ma non per sventolare bandiere di speranza. Solo per stare al mondo, per restare in piedi. Solo perché è umano. Chiunque, programmato per morire, ha dentro l’insana tendenza a sopravvivere. L’inutile speranza, l’insopprimibile utopia. Salpare, comunque, anche quando si scopre che l’orizzonte non è la linea di un arrivo, ma un’impressione ottica che avanza alla velocità stessa della vela. Costruire, comunque, anche a poche ore dalla fine, così facciamo noi, inevitabilmente, anche quando è certo che non c’è più tempo, che non servirà a niente. Quello che ci definisce… uomini.

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