Il coraggio è solo l’inevitabile

Prendiamo i primi tre della storia: Gilgamesh, Giasone e Ulisse.  I primi a incarnare l’idea del coraggio. Gilgamesh, re sumero, andò alla ricerca del segreto dell’immortalità. Il secondo andò alla ricerca del Vello d’Oro. Ulisse varcò i confini dell’ignoto sfidando gli Dei. Tre eroi. Tre uomini coraggiosi. Quasi tutto quello che è stato scritto dopo si è ispirato a loro (dall’Eneide a Orcynus Orca).

Erano dei coraggiosi? Potevano scegliere cioè una vita comoda, agiata, con meno patemi, meno rischi, e hanno invece coraggiosamente scelto il pericolo e l’ignoto? Chissà…

Gilgamesh, tiranno di Uruk, costringe i suoi giovani guerrieri a a una sfinacante vita di addestramento. La popolazione invoca gli Dei, che plasmano Enkidu, giovane ed eroico. Con lui Gilgamesh combatte senza riuscire a prevalere. Impressionato dal suo valore, Gilgamesh se ne innamora. Insieme affrontano il Toro celeste che sconvolge la città, mandato da Ishtar innamorata di Gilgamesh. Ma Enkidu, per volere sadico degli Dei, si ammala e muore. Gilgamesh è distrutto, non sa come continuare a vivere. Non può che partire, andare lontano, alla ricerca di Utnapishtim, l’unico sopravvisuto al diluvio universale, per chiedergli il segreto dell’immortalità.

Il piccolo Giasone, figlio del legittimo Re della Tessaglia, vede Pelia uccidere il padre, di cui il genitore è fratellastro, rapire la madre, costretta a diventare sua consorte, e usurpare il regno di cui è legittimo discendente. Una volta adulto, invoca quanto gli spetta, ma Pelia gli chiede in cambio, prima, il Vello d’Oro, la pelle dorata di un ariete capace di volare. Giasone parte con 50 coraggiosi eroi (tra cui Laerte, il padre di Ulisse, Ercole, di Dioscuri etc) a bordo della nave Argo, diretto nella Colchide (l’attuale Georgia), dove si trova il Vello. Non ha altre chance, se vuole emanciparsi da una vita da mendicante e recuperare il suo regno.

Odisseo (Ulisse, secondo il nome latino, Odysseus per i greci, col significato molto emblematico: “colui che è odiato”) parte da Troia dopo dieci anni di conflitto con l’intenzione di tornare a casa, a Itaca. Lungo la via, in dodici tappe, deve fronteggiare l’ira di Poseidon, che ostacola il suo rientro in patria. Non ha che la motivazione di tornare a casa, ma diventa il mito del coraggio e della curiosità, del valore e dell’arguzia.

Cosa potevano fare tutti e tre, questi grandi eroi, se non quello che hanno fatto? Il primo è disperato, e dove vive non c’è più il suo amore. Il secondo è rovinato, e dove vive non ha più niente. Il terzo vuole solo tornare a casa, perché dove si trova non è la sua partia. Le loro motivazioni sono inviduali, inevitabili, private. Il primo agisce sotto l’influsso del dolore e della paura della morte, che traduce in sogno dell’immortalità; il secondo sotto quello del desiderio di giustizia per quanto gli è stato rubato, che gli impone un viaggio avventuroso; il terzo per nostaglia e amore, che lo costringono a lottare contro gli Dei.

A tutti e tre viene attribuita la virtù del coraggio, cioè il Cor Habeo latino. Il cuore di chi sceglie, che i pavidi non hanno. Ma Gilgamesh, Giasone e Ulisse non scelgono. Stanno solo seguendo la via più semplice, quella per cui sono nati, la loro linea di minore resistenza. Hanno un sogno, non possono che partire al suo seguito. Chi non ce l’ha, non parte, anche se si racconta di averlo e di non partire perché…. Per loro, restare sarebbe stato impossibile. Andare, inevitabile. Come per noi

 

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70 pensieri su “Il coraggio è solo l’inevitabile

  1. Credo che adesso sia più chiara l’opinione Notav a tutti gli italiani e in particolare a quelli che pensavano ci fosse solo la solita difesa di piccoli interessi. Simone spero tutto bene, vedendo il telegiornale il pensiero è andato in automatico alla tua casa che rappresenta una scelta importante per chi ti segue attraverso i tuoi libri. Pensare che per il ponte volevo venire a cercarti in liguria per discutere il progetto …

    • Anthony ciao. Qui le cose sono messe maluccio. Sono stato ad Aulla oggi e sembra il giorno dopo un bombardamento. Impressionante davvero. Io sto bene, la mia casa è a posto, solo un paio di crepe per via dei movimenti della terra, ma niente di grave. Le mura hanno retto e non è passata acqua, anche grazie ai miei massicci interventi per isolarli. Poteva andare peggio, almeno a me.
      Grazie mille a te e alle tantissime persone che mi hanno scritto preoccupate!

  2. CAPITAN PEROTTI,
    sei un signore,
    lasciatelo riconfermare,
    anche nella tua casa virtuale.
    Anche stasera,è stato semplicemente bello incontrare te e MANUELA.
    Complimenti anche alle vostre opere esposte.
    GRAZIE
    Un abbraccio
    VALE

  3. Ciao

    mi sembra ovvio che abbia partecipato alla manifestazione …quindi con lo scopo di “contaggiare” gli altri ho utilizzato lo spazio di un commento per lanciare una provocazione e favorire una possibile futura partecipazione..diciamo una sorta di volantinaggio via internet…tutto quì..nessuna critica…in particolare a Simone che, con il suo stile di vita, è sicuramente meno coinvolto di me nel sistema…proprio come ho potuto leggere dal commento di Carla: “grazie a chi ci ha creduto ed è salito sui monti a lottare, noi oggi siamo qui, a rappresentare un popolo di lavoratori e di intelligenze e di creatività”
    quindi crediamoci, saliamo sui monti a lottare (nel senso più lato possibile, dalle discussioni con gli amici, hai post in internet, ecc..)..
    ciao
    Marco

  4. Se anzichè guardare quello che fa l’altro ognuno facesse la sua parte…
    Neanche io conosco Simone, ma non posso dire a nessuno di partecipare ad una manifestazione o ad una forma di protesta. Semmai prendo l’iniziativa e ci vado!!! Gli altri saranno poi contagiati dal mio entusiasmo, dalla mia fiducia in quell’attività. E mi seguiranno.
    L’11 Marzo 2011 il Giappone è stato colpito da un violento terremoto e tsunami che ha lasciato una scia di devastazione di un’entità senza precedenti.
    Nei giorni scorsi il terremoto in Turchia.
    Ora a casa nostra le piogge stanno causando situazioni tragiche e vittime.
    ” Il viaggio della vita non è liscio e privo di ostacoli, ma può essere carico di difficoltà che superano anche i nostri peggiori incubi”, scrisse Kan’ichi Asakawa(1873-1948)storico e sostenitore della pace originario della prefettura di Fukushima.
    Ogni vittima è un padre, una madre, un figlio, una figlia, un parente o un amico di qualcuno.
    Non dobbiamo permettere che sentimenti di sconfitta mettano radici nei nostri cuori.
    Ved P.Nanda, esperto di diritto internazionale, ha detto: Adesso è il tempo di coltivare profondamente la fermezza dello spirito , la forza interiore che può vincere ogni minaccia.
    Una donna di Kamaishi, durante lo tsunami, ha salvato i suoi vicini di casa. Quando le acque impetuose hanno raggiunto il secondo piano del suo palazzzo si è aggrappata ad un condizionatore mentre contemporaneamente impediva ad un uomo che teneva in braccio un bambino di essere portato via, bloccandolo con la schiena contro il muro e con la mano libera tratteneva un altro uomo per il colletto.
    Esistono migliaia di eroi senza nome.
    Non mollare!
    Questo è l’insegnamento di cui dobbiamo far tesoro.
    Non mollare Italia, anche se tutto sembra andare per il peggio.
    Ci risolleveremo, come hanno fatto i nostri nonni e i nostri padri dopo la seconda guerra mondiale, quando c’erano macerie al posto delle città ed in ogni famiglia si contavano i morti.
    Ma grazie a chi ci ha creduto ed è salito sui monti a lottare, noi oggi siamo qui, a rappresentare un popolo di lavoratori e di intelligenze e di creatività.
    Solo alla morte non c’è rimedio.

    Tratto dall’articolo di Daisaku Ikeda, presidente della Soka Gakkai Internazionale, pubblicato nel mese di Giugno sul quotidiano giapponese in lingua inglese The Japan Thimes.
    Commenti miei

    Grazie
    Carla

  5. Ciao
    ci tengo a sottolineare che la mia non voleva essere una critica, ma un invito a partecipare alle prossime iniziative NO TAV anche se le premesse non sono buone e se il metodo utilizzato per manifestare il proprio dissenso non è dei migliori (punto con il quale concordo;le proposte fatte da Simone sul Fatto, per esempio bloccare una strada, sono più redditizie)
    Converrete con me che se fossimo stati il doppio/triplo di quelli che eravamo sarebbe stato sicuramente meglio?
    Credo che il livello di apatia e disinteressamento raggiunto nel Paese possa essere combattuto solo con quanta più partecipazione possibile.
    Ciao
    Marco

    • Ne convengo Marco. Verrò, certo. Soprattutto per vedere. Però se io vengo valgo uno (che non è zero, certo…) ma se scrivo valgo mille, centinaia di migliaia. Ricordati che in una lotta serve un esercito, e un esercito è fatto di tanti con mansioni diverse. Chi scrive, chi comunica, può fare molto. ciao!

    • Sto bene. Anche se le notizie sono abbastanza raccapriccianti. Dai vicini assumo che sia stata una bella baraonda, anche se noi siamo leggermente più in alto, a 130 metri sul livello del mare, dunque le esondazioni non ci preoccuppano. Semmai le frane… In che condizioni sia casa mia non lo so. Spero non mi si sia allagata o non si siano bagnati i muri. Il trattamento che avevo fatto era l’ultima spiaggia…
      però, casa mia a parte, vedo che c’è stato davvero un caos superiore alla norma. Deve essere stato un inferno, io l’ho evitato per un pelo, ero già a Milano per la festa di stasera. Domattina però ho cambiato i programmi e torno subito giù.

  6. Ciao, un semplice augurio. In data odierna leggo del diluvio in val di vara, non so di preciso do ve tu abbia casa ma spero che la tua e quella di tanti tuoi corregionali non abbia avuto danni irreparabili e che tu (voi) siate incolumi.

  7. Marco, non per prendere le difese di Simone perchè nenche lo conosco se non attraverso i suoi scritti, ma penso che tu stia sbagliando dicendo che non abbia partecipato per quel motivo. Simone come tutti quelli che hanno un minimo di cervello, va oltre le banali informazioni pilotate dai media e non può che essere daccordo con la causa Notav. E lo dicoperchè i fatti parlano chiaro. Carta canta. e l’incontro al politecnico di torino spero che metta in luce tutto questo anche per la massa, che non fa altro che appoggiare la propria opinione sui nostri farneticanrti e ignoranti politici sia di destra che di sinistra. io nel mio piccolo non ho potuto partecipare perchè distante (svariate centinai di km)ma stavo con voi col cuore.Ogni volta cerco di aprire un dibattito con amici, parenti snocciolndo dati circa l’inutilità e la speculazione che sta dietro questa fantomatico tunnel. E penso che se ognuno di noi facesse altrettanto adesso staremo già a buon punto. Forza val di susa.un abbraccio.

  8. Ciao Simone,
    ho visto che un lettore ha accennato alla situazione Val di Susa.
    Perciò, approfittando dello spazio che questo commento mi mette a disposizione,ti scrivo per fare un po’ di propaganda per le prossime manifestazioni NO TAV, collegandomi ai temi, più volte richiamati nei tuoi post,”Sistema” e “Decisioni”: credo che la tua decisione di non partecipare alla manifestazione NO TAV di domenica 23/10 sia scaturita da quanto tu abbia letto o visto dai vari media nei giorni postumi alla manifestazione di Roma. Quindi, questa volta, penso che il sistema abbia ottenuto da te (e non solo) quello che voleva. Sei d’accordo?
    Naturlamente la mia non vuole assolutamente essere una critica nei tuoi confronti (e di nessun altro), ma solo un invito a te e a tutti coloro che non hanno partecipato alla manifestazione di domenica, in virtù di quanto letto o visto da giornali e tv, ad essere presenti nelle future occasioni.

    ciao
    M

  9. Ragazzi, scriviamo le cose come stanno:
    chi sfida le leggi della fisica in equilibrio su 2 ruote e “spinge ” a più di 300 km/orari, il buon senso lo lascia a casa.
    Ovviamente spiace di una giovane vita spezzata a soli 24 anni…
    Mettiamo quindi a parte destino e casualità, che in questo specifico caso, influenzano molto poco.
    Sui pass di accesso agli autodromi inglesi, compare una scritta:
    MOTORSPORT IS DANGEROUS.
    Avviso tipico inglese, forse banale, ma rende l’idea chiaramente.
    Saluti a tutti
    VALE

  10. Lasciare o non lasciare la tua moto che ti sta trascinando verso la morte? Voglio credere che Marco Simoncelli quella scelta l’avesse, l’abbia avuta, e che la sua vita sia il tributo che è stato disposto a sacrificare alla coerenza estrema nei confronti della sua missione, della sua passione. È la possibilità di scegliere che sostanzia e rende possibile il concetto di coraggio, “coraggio che uno non si può dare”, comunque. E qui torno ad seguire il tuo dilemma, è vera libertà di scelta? Io credo di si, anche se la verità è forse che gli uomini si dividono in vigliacchi e coraggiosi. Loro malgrado, e senza colpe in entrami i casi.

    • mah raimondo… vigliacchi, coraggiosi, boh. A me queste categorie convincono sempre poco. Nel dire che “non potevano scegliere”, in realtà non mi riferivo al libero arbitrio. Certo che potevano scegliere. Ulisse poteva dire “fanculo itaca e penelope, qui non si sta poi così male” e restarsene lì. Intendevo invece dire che non potevano scegliere… avendo un sogno, dunque avendo già scelto di seguirlo. A quel punto non serviva il coraggio, bastava semplicemente andare. Andare non implicava coraggio, perché era la scelta più desiderata, conseguenza del sogno. un uomo senza un sogno può scegliere certo, quello che vuole. ma a che serve? è una scelta tra due niente.

  11. Ops non avevo visto che avevi già postato il link nella sezione video:) Non posso che concordare al 100% su quel che dici e soprattutto mi devo ulteriormente complimentare per la facilità con cui riesci a spiegare certi concetti con una semplicità disarmante. Aggiungo che riguardo al tuo articolo sul Fatto, gli unici EROI che tutti noi dobbiamo guardare con rispetto, ora come ora, sono i cittadini della Val di susa.Non ci piove. E’ così che si vincono le battaglie e tutti noi dovremo umilmente imparare da loro,slegandoci dalla logica dei media che li fanno apparire ancora come una piccola fetta di popolazione che guarda solo al suo “orticello”. E tutto questo te lo dice uno che è molto critico verso i movimenti di piazza ed è un profondo sostenitore delle rivoluzioni individuali. Con rammarico ho visto che solamente un programma e cioè Report di ieri notte metteva i puntini sulle “I” ma lo faceva solamente alle 11 di notte. Stanotte finirò di guardare il tuo intervento subito dopo l’infedele. (l’unico programma che il mio stomaco riesce ancora a tollerare). A proposito tempo fa dicevi che eri arrivato ad una spesa mensile di 500 euro ma potevi fare di più, ci sono novità? saluti

    • Martin Eden, non esageriamo, sono 8-900, ma posso migliorare. quest’anno, ad esempio, ho speso 6000 euro dall’inizio dell’anno. forse miglioro. ciao!

  12. Ciao Mikhail, molto interessante quello che dici. A proposito di Grandi Leggi, io avevo letto che ne esiste una che afferma che la vera Conoscenza e’ una costante e viene divisa fra i partecipanti che accedono ad essa. Non ricordo benissimo ma mi pare di aver letto cio’ in “Frammenti di un insegnamento sconosciuto”, di Ouspenky, allievo di Gurdjieff. Secondo me questa e’ una legge che nella nostra epoca si puo’ osservare, almeno.

  13. Il caso ha un significato, eccome!

    Caro simone, pur essendo sostanzialmente d’accordo con te per quanto concerne la stigmatizzazione della fatalità e del cosiddetto destino, occorre tenere bene presente che anche il caso, quando analizzato statisticamente, ha un “comportamento” teleonomico.

    Urge che tu legga “Il caso e la necessità” di Jaques Monod, in cui i fondamenti del disegno teonomico delle materia e delle sue interazioni altamente complesse, che si esprimono al meglio nella biosfera terrestre, vengono descritte con assoluto rigore scientifico.

    Esiste dunque una specie di destino, insito nella materia (biologica) medesima e nelle leggi fisiche che la governano, caso o necessità a cui è impossibile “sfuggire”, sogni o non sogni. 😉

    Naturalmente questo “destino” nulla ha a che vedere con quello che qualcuno, stregone o pastore cattolico che sia, vorrebbe venderci come invetabile dogma, esercitando niente di più o di meno che un potere basato sulla indottrinazione e sulla diffusa umana debolezza di credere in una divinità che in qualche modo guidi e giudichi alla stregua di arbitro le umane vicende. Sappiamo che questo tipo di destino è solamente uno strumeno di potere dell’uomo sull’uomo, purtroppo sopravvissuto sino ai nostri tempi anche nelle nostre laiche, materialiste e moderne società democratiche occidentali.

    Ma torniamo alla necessità del caso, o meglio alla teoria che l’insieme di un gran numero di casi abbiano ed esprimano intrinsecamente un disegno ed una teleonomia.
    Basti pensare alla ricombinazione casuale dei geni, che, attraverso un gran numero di casi, esprimono una necessità (quella del adeguamento biologico ad un ambiente in cambiameno).

    Basti pensare alla nascita, nel suo insieme, di un numero maggiore di bambini maschi nei periodi post-bellici della storia umana, anche se il sesso di ogni singolo bambino che nasce è frutto del caso.;-)

    Tutti in fondo sappiamo che il nostro individuale agire e la nostra illusione di determinare il nostro personale futuro, è appunto un’illusione e che alle necessià della materia non si sfugge neppure con il più sfrenato individualismo.

    E’ pur vero che nella nostra era attuale le possibilità dei singoli individui risultano più amplificate che mai nella storia umana, eroi da te citati, ossia re e rappresentanti di una ristrettissima elite a parte.
    Ma è altrettanto vero che l’uomo è un essere animale, pur complesso, ma sempre parte di una biosfera in cui caso e necessità ne limitano notevolmente i “movimenti”.
    Paradossalmente l’idea di individualismo e di rivoluzione individuale è quindi quanto di più vicino alla divinità si possa esprimere 😉

  14. Ciao a tutti; il destino, così come lo intendiamo noi tutti, è quel disegno superiore che ci giustifica dal fare/non fare. “Ho fatto quella cosa… era destino che la facessi!” esclamiamo spesso. Come se non fosse merito nostro aver superato una prova… come se non fossimo pronti neanche ad accettare le nostre vittorie (che termine abusato lo so).
    Oppure il viceversa. Spesso si ricorre al destino per scaricarci delle colpe cha noi stessi abbiamo commesso. Spesso per nasconderci dal non aver tentato o per aver tentato con troppa poca convinzione : “Era destino che non ci riuscissi. Lo vedi che sono sfortunello?”
    Beh un destino così sono sicuro che non esiste. E’ una roba che ci fa comodo che invochiamo per non prenderci al 100% le nostre responsabilità. Per non crescere fino in fondo. Nè santo nè peccatore, nè vincente nè sconfitto, nè uomo nè ragazzo: una via di mezzo un po’ paracula, scusate, che va tanto di moda oggi.
    Però… forse esiste un’altra forma di destino Quando da bambino sogni di diventare uomo e ti immagini in un certo modo, può anche capitare di riuscirci 😛
    E di diventare quell’uomo di cui da bambino avevi una proiezione, o avvicinarti molto diciamo. In che cosa consiste il destino in questo caso? Secondo me nella proiezione che, da bambino, avevi dell’uomo che avresti voluto diventare. Perchè avevi quella proiezione? Che cos’è in te che la scatenava? Forse quella è una forma di destino, il volere essere qualcuno di ben definito è forse la manifestazione di un qualcosa che si sa… chissà. Forse ho fantasticato troppo!

  15. @ simone e chefa elena: leggo con particolare curiosità del vs intento di evento letterario/culinario e, sperando possa interessarvi, vi segnalo mio lancio di iniziativa Gruppo di Lettura e Laboratorio di narrazione gastronomica; tra le mie proposte di libri da leggere c’è anche Zenzero e nuvole…; oltre alla lettura e alla scrittura di narrazioni dal tema culinario, i partecipanti, ispirati dalle ricette dei libri letti, si cimentano nella esecuzione delle stesse, e a chiusura di ogni incontro si gusta il tutto in un gradevole “abbuffet”… Se il vs intento si avvicina alla mia idea (e mi pare proprio di capire sia così), posso inviarvi ulteriori informazioni (meglio se a indirizzo mail privato) e, magari, sperare in una piacevole sinergia.
    (incerta sia andato a buon fine post simile inviato poco fa; se già pubblicato mi scuso per replay).

  16. http://www.scirarindi.org/scirarindi/

    Il coraggio è anche quello di chi sta dietro le quinte e non desidera essere sotto le luci della ribalta.
    Il coraggio è tendere la mano a chi ha la pelle di diverso colore, a chi la pensa in maniera diversa da te, a chi ha un credo diverso dal tuo.
    Il coraggio è quello di chi protegge la vita, compito in cui le donne hanno il ruolo di vere eroine, capaci di assumersi la responsabilità dell’educazione e della cura di anziani, bambini, malati.

    La vita richiede coraggio.

  17. @chefaElena: la Musica di Paolo Fresu, accidenti, che meraviglia! Lo seguo da un po’, non l’ho mai ascoltato dal vivo, lo sogno. Sogno ogni volta che ascolto la sua musica. Sono anche già ‘capitata’ sul tuo blog, sono appassionata di cucina. Ammazza le coincidenze! Buona giornata

  18. Ok, SIMON ora comprendo un pò meglio.
    A volte capita di non afferrare fino in fondo ciò che si legge o si ascolta.
    Non sono ancora convinto del tutto,
    proverò a rileggerti con calma.
    Cordialità
    VALE

  19. Oh, fanciulle niente cazziate please!
    Oggi sono costipato ed ho voglia di tenerezze e magari coccole, anche se virtuali.
    Si, sono un tenerone, quindi niente “rose al contrario”, come
    scrisse SILVANA.
    Vediamo cosa riuscite a combinare?
    Suggeritemi anche una ricetta contro il raffreddore,possibilmente che funzioni.
    Aspetto fiducioso ma non troppo…
    CORAGGIO CORAGGIOSE!!!
    Vado a pranzo: minestrina e purè di secondo, cibo ospedaliero ed orario pure.
    VALE

  20. @ chefa, dimenticavo: eroi è collettivo, direi, comprensivo di individui, a prescindere dal sesso; mi sembra che sia nel momento in cui si cerca di fare una distinzione in base al sesso che nasce la discriminazione; preferisco parlare di individui. E poi eroine mi sa di droga, già qui dormono e bevono, qualcuno che stia sveglio, sobrio e privo di stupefacenti in circolo ci vuole!

  21. @ Valentino, a me di come virgoli e svirgoli non me ne frega un’emerita mazza: fai come più ti piace, insomma: esubera, esubera!

    @ chefa, ben ritrovata: quel brano che hai postato è splendido, in quella versione è quasi una ninna nanna; perfetta, direi, visto che qui dormono e sognano tutti, possibilmente in pieno giorno, tranne la sottoscritta. Mi sconcerta un po’ questo giornambulismo diffuso, ma pazienza: nel frattempo, vorrà dire che conto le pecore per farmi venire sonno, magari sogno anch’io.

  22. Povero, VALE, la, tua virgola fuori, posto innervosisce,!
    Io ho deciso di considerarti un poeta – cosi’ la tua virgola randomica non mi distrae troppo. Me ne guardo bene dal correggerti – sono troppo vecchia per imprese di questo tipo!
    Cara Chefa, orco se hai ragione – vogliamo parlare di dove se ne e’ andata la dignita’ femminile negli ultimi anni da bere? E di quanto ancora di piu’ degli uomini, come al solito, l’hanno pagata le donne nel tentativo disperato di farsi andare giu’ per la strozza l’impossibile vita dei nostri tempi? E di quanto strazio ci ha lacerato le viscere a far crescere i nostri figli in questo mondo dai valori rovesciati? Almeno fosse servito a qualcosa. Almeno le serate passate a badare alle mail ci avessero portato un mondo piu’ funzionante e piu’ equo… No, siamo sull’orlo dell’ennesima crisi globale, e devo stare a sentire un branco di pazzi sadici che dopo essersi liberati in modo molto poco elegante di un dittatore sanguinario pensano che la cosa migliore da fare sia instaurare la Sharia, eliminando cosi’ l’unica cosa positiva dello stato libico… Ma che bei risultati, davvero!
    Cari maschi, che ne pensate degli ultimi 100.000 anni nei quali avete spadroneggiato? Siete fieri dei risultati conseguiti? Si, grazie per la penicillina, Darwin e Beethoven, ma forse anche sulle guerre, i massacri, l’osceno sfruttamento del pianeta e le abissali disuguaglianze potevate impegnarvi un pochino di piu’, no? Non vi sembra il caso di provare a passare il testimone? E non fate i furbetti citando Caterina di Russia, Indira Ghandi e Margaret Thatcher. Donne che si sono adeguate ad un modello maschile, sposandolo al 100%. C’e’ bisogno di una sensibilita’ davvero nuova, forse questo e’ uno dei suoni dell’inevitabile

  23. ciao a tutte,
    (oggi vi saluto con il femminile plurale che vi comprende tutte, voi donne e uomini che entrate qui, lo uso perchè se fa bene alla salute sovvertire le regole del sistema, di cui tanto qui si parla, fa molto bene sovvertire anche quelle grammaticali (pure quelle decise da qualcuno che aveva evidentemente una visione molto parziale della realtà..) ..ma uso il femminile plurale soprattutto perchè simone perotti in questo post ha fatto tutti esempi di eroi uomini.. : (( : )) )

    mi riaffaccio dopo mesi, vi ho letto poco, qui e là, ho anche cucinato poco, qui è là, ho nuotato tanto, però, nel mio oceano mediterraneo più bello del mondo!

    @valentino
    sei un disastro con la punteggiatura (parla una che ha mandato all’aria tutta la punteggiatura da un bel po’, abolendo i punti perchè troncano troppo le frasi e introducendo puntini di sospensione quasi ovunque, che usa poco i punti e virgola ma che vuole le virgole al posto gisto, eccheccavolo!, almeno una virgola ferma ci vuole!!!..)

    @silver
    “Perotti, gli eroi esistono solamente perché riportano la pellaccia a casa e qualcuno ne racconta le gesta: altrimenti rimarrebbero emeriti sconosciuti, come chissà quanta gente. Come dire, è la cassa di risonanza che fa la differenza.”
    superdaccordo con te, ma.. attenzione a non cadere nella trappola.. ci sono un sacco di donne che hanno avuto storie da eroine, e anche un sacco di emerite sconosciute che fanno vite e scelte eroiche, perchè silver non hai scritto eroi e eroine?

    @simone ..e perchè simone, durante questo lungo autunno-inverno di studio e di scrittura, non ti prendi il tempo di andare a pescare un po’ anche questi modelli, anzi queste modelle? ; ))))

    @stefania
    ..”Sono una benemerita sconosciuta, ma ogni volta che resisto alla fatica e allo sconforto divento un eroe! Dovremmo diventare tutti eroi così!”..
    visto?!.. visto poi cosa succede? succede che stefania di fronte alla fatica e allo sconforto si sente un eroe!!!!! porca miseria! stefania, il femminile esiste e se non esiste ce lo inventiamo!!!..

    baci a tutte dalla “chefa”, appunto

    p.s.
    ragazze, donne e uomini, sveglia!, scirarindi!, come si dice in una delle musicalissime lingue sarde..

    p.(erotti) s.(imone)
    son qui ancora che aspetto di organizzare insieme a te un evento/corso letterario/vela/culinario a basso impatto ambientale..

    ..cià dai.. per ammorbidire il tutto vi metto una cosa splendida che mi circola nelle vene, ascoltata dal vivo da due signori (uomini) dolcissimi con cui ho avuto l’estremo piacere di chiacchierare a lungo davanti a una pizza l’altra sera dopo sì dolce concerto..
    (con paolo ho parlato diverse volte, con uri solo l’altra sera, ma oserei definirli entrambi due “eroi dolci” che, se fosse per loro, non sarebbero nessuno vista la dolcezza, la semplicità, la scioltezza, lo zero piedestallo con cui si pongono con le persone che incontrano…)
    thank you uri, grazie paolo

    http://www.youtube.com/watch?v=m8KlnlXXmvI&NR=1&feature=fvwp

    • prima o poi lo facciamo Chefa. Una serata di letteratura e gastronomia. ho anche trovato una cucina fronte strada. devo chiamarli per sapere se mi affittano il tutto.

  24. Ho seguito in streaming l’incontro di Serralunga: bello il passaggio logico per cui se c’è cambiamento, ci deve essere un sogno, ed i sogni si progettano. Il cambiamento si ottiene con costanza e solitudine, col coraggio di essere.

  25. Valentino, caro: ho molta immaginazione, ma il cancro non l’ho inventato io. E nemmeno la caduta dei capelli da chemio.

  26. Inevitabile? Indispensabile è imparare ad accettare che spesso i sogni non si realizzano e che, nonostante ciò, si deve vivere. Anche se si segue il proprio demone, anche se si asseconda la propria natura, anche se c’è l’impegno, l’energia e la volontà, i sogni possono morire. La linearità tra sogno, inevitabile, risorsa, forza e volontà, tra queste idee intendo, è troppo triste perché è semplice. Non è semplice chi lo ha fatto, ma il messaggio che sta dietro. Poi mi domando: ma quanto di ciò è frutto di una ricostruzione a posteriori e quanto ha il sapore di una ricetta per la tranquillità degli animi soli e isolati? A volte tendiamo ad attribuire una consequenzialità a posteriori alle nostre azioni e scelte, perché ci da molta più sicurezza sapere che c’è una spiegazione.

    • Fugio, quanta roba in poche righe. Un punto, precisissimo, lo prendi bene: quando fai distinzione tra ricostruzione a posteriori e ricetta. Molto vero: c’è differenza enorme. Lungi da me la ricetta, se hai ascoltato, a Serralunga l’ho detto chiaramente. Una buona parte è ricostruzione a posteriori certo: non siamo mai del tutto lucidi vivendo. Scopriamo molte cose dopo. Scopriamo anche che seguivamo un ordine senza saperlo.

      Quanto alla prima parte del tuo post, non so. Ci vedo dietro paura, o voglia di assolversi. Cose giuste entrambe, normali. La via verso un sogno vero, che dunque si realizza almeno in gran parte, passa anche per questo.

      ciao!

  27. Eh si, a scuola ero tra i più casinisti
    e nella vita pure.
    Cara, Anna, questi sono i risultati.
    Correggimi se sbaglio, se vuoi e se puoi.
    Bye bye
    Vale
    Silv, anche tu, non ricordarmi, bandane e parrucche;ne ho avuto a che fare per 5 anni,
    con la Dany.
    Auguri per la tua amica.

  28. @Mariolina
    sì, il Destino è ciò che non si può cambiare… ma da questo sarebbe scorretto dedurre che, allora, tanto vale non fare nulla. Direi che sì, ognuno fa “quel che può”.

    • Mah… il destino siamo noi. Lo facciamo passo passo e lo possiamo leggere solo a ritroso. Non è lui a segnare noi. Non nella norma, almeno. Poi per fulmini, malattie fulminanti e incidenti in motocicletta, vedere alla voce caso. Ma oltre questo, c’è gente che spera, pensa, cambia, realizza sogni. Il destino è solo i nostri sogni realizzati (o non…). E chissenefrega poi, del destino…

  29. “lo sente, signor Anderson? Questo e’ il suono dell’inevitabile’. 10 punti a chi la becca (solo 10, questa era facile).
    VALE, ahime’ non ci siamo ancora. La virgola non puo’ mai separare soggetto e predicato…. 🙂 quanto a “ne serve il 60% in meno”, lo rivendico con orgoglio: qui il soggetto e’ il 60%, singolare, non le virgole, plurale!
    Simone, mi piace tanto questa dell’inevitabile, ma ci devo pensare su.

  30. Valentino, la mia iniezione di realtà è aver saputo che una conoscente della mia età, che l’anno scorso avevo visto con la bandana in testa per nascondere la caduta dei capelli, sta male: traduzione, è condannata. Aver letto quel post mi ha fatto venire voglia di prendere i due contendenti, metterli uno di fronte all’altra, afferrarli per la collottola e sbatterli cranio contro cranio con malagrazia, lasciandoli tramortiti a terra. Magari potrebbero rinsavire, il bernoccolo sarebbe una sana iniezione di realtà.

    Perotti, spero di non doverti ricordare che non sei solo al mondo e che quello che fai e la tua sorte in genere possono essere condizionati pesantemente anche da quello che fanno gli altri. Esempio paradossale:

    “E’ bello morire per un’idea. Ad esempio, perché qualcuno ha avuto l’idea di passare col rosso.” (Romano Bertola)

    Quanto all’interpretazione, leggevo ieri questa notizia.

    http://www.ultima-ora.com/node/99739

    Se il cervello registra le stesse emozioni, com’è che esistono i malintesi? C’entrerà l’insieme di strumenti che servono a decodificarle a complicare la situazione? Volgarmente detta interpretazione del comportamento e delle parole altrui. Appunto.

    Saluti in salotto.

  31. Il coraggio e’ solo l’ inevitabile

    @Denis
    Il destino e’ “cio’ che sta” e non si puo’ cambiare…
    E’ corretto dire allora che ognuno fa quello che puo’?

    • Mariolina ciao. Lieto di averti conosciuta ieri sera, qui in Piemonte.

      Ognuno fa quello che può, certo. Vorrei dire: quello che è. E questo è argomento importante, almeno da un certo punto di vista.
      A volte sento gente lamentarsi della propria fortuna, sventura, del proprio destino (che non è la strada segnata ex ante che tutti credono). Come se “avessero potuto fare altro e, invece…”. Ma questo è impossibile. Ciò che facciamo è sempre il meglio. Conoscete qualcuno che potrebbe fare 2 e invece scientemente sceglie di fare 1,5? Mai visto. Se facciamo 1,5 è perché quello è quanto di meglio possiamo. Altrimenti avremmo fatto di più.

      Intendo dire che, considerato tutto, ma proprio tutto (potenzialità, volontà, capacità, occasioni, etc) noi quello possiamo fare facciamo. Ma se le cose stanno così ogni lamentela è assurda, inattuale, impossibile.

      Questo va ricordato. Sempre. Altrimenti si entra in un pericoloso loop tra ciò che vorremmo, che saremmo disposti a ritenere “adatto a noi” e ciò che facciamo, che invece è “meno di quello che meritiamo”. Un po’ come diceva Alberto Sordi in “Un Americano a Roma”: “A me m’ha rovinato la malattia”, come dire che qualcosa, dall’esterno, aveva limitato le possibilità di cui aveva usufruito. Ma questo, per definizione, non è mai vero.

      Un buon passo verso la chiarezza è proprio ammettere e accettare quello che siamo: che è, in grande sintesi, esattamente quello che facciamo.

  32. SILVAN, sei sempre un’artista,
    nel tuo modo di scrivere.
    Molto particolare.
    Ho un dubbio: ma ‘ste iniezioni di realtà,
    come le descrivi, non è che ti danno alla testa?
    Non si sa mai…
    Oppure il grigiore autunale di questi giorni, ti rende stravagante più del solito?
    Buon fine settimana
    Vale
    p.s. occhio a Mirello: spero non ci porti dei dispiaceri,’ sto screanzato, che non è altro…

  33. Ci pensavo oggi pomeriggio, tornando in treno, nella bruttezza assoluta della periferia francofortese… Ci vuole un dannato coraggio a non nascondersi da se stessi… Ad accettare quella grande sventura che è il proprio sogno; sì, ho scritto bene, è anche una sventura! Fatica infinita, stretti fra l’impossibilità di adattarsi e perimetrare vite più “normali” e la bufera continua di questa eterna filologia sulla vita… Mannaggia… Sono una benemerita sconosciuta, ma ogni volta che resisto alla fatica e allo sconforto divento un eroe! :-)Dovremmo diventare tutti eroi così! E se questo è inevitabile e non voglio scappare, cosa me ne freda dell’interpretazione altrui!? Io vengo prima dell’interpretazione altrui, vengo pure prima della logica!! Dovremmo diventare tutti eroi così. Allora, solo allora, tav e blackbloc e tutto il resto non hanno più le premesse minime per esistere… Mannaggia… e io che volevo autoconvincermi a mollare…

  34. queste righe, queste riflessioni mi han coccolata: essere fermamete e saldamente ancorati all’ideale di sè che si difende dentro le mani, essergli fedeli, guardarlo negli occhi mentre si percorre la strada, che scivola in bivi, che si snoda in incontri e decisioni….mentre si vive e ci si lascia vivere, tanto basta a riportarci a noi, a tendere al meglio che possiamo esprimere ….l’onestà di guardarsi per quello che si è…grazie Simone

  35. Certo che e’ strano come i corsi e i ricorsi storici ci diano da pensare . A quell’epoca di certo non avevano i nostri problemi … per carita’ ne avevano altri , ma le prospettive non potevano che essere rosee , o quantomeno ognuno di loro poteva essere davvero artefice del proprio destino . Adesso ? Chi sono i nostro eroi ? O dobbiamo essere noi eroi di noi stessi e cambiare a livello individuale ( impossibile fare altro ) . Ma se cambiassimo tutti di colpo senza sottostare piu’ ai poteri forti e a tutte le imposizioni ( fiscali , sociali ecc …) ? Cosa succederebbe ? Perche non proviamo a fare qualcosa ? Tipo nel film ” The beach ” …… lontani dal mondo ma in un nuovo mondo ( a copenaghen mi sembra esserci qualcosa del genere ) . Grazie dell’attenzione .

  36. Perotti, gli eroi esistono solamente perché riportano la pellaccia a casa e qualcuno ne racconta le gesta: altrimenti rimarrebbero emeriti sconosciuti, come chissà quanta gente. Come dire, è la cassa di risonanza che fa la differenza. Lo so, oggi sono cinica a livelli stratosferici, causa iniezione di realtà. Ma basterebbe pensare un attimo a quale percezione di se stesso ha un eroe: non credo si ritenga di molto differente dagli altri, escludendo i megalomani, ovviamente. Ancora una volta è l’interpretazione altrui che aggiunge o toglie valore a quello che siamo e a quello che facciamo: il diretto interessato non c’entra molto, semplicemente fa quello che gli è più congeniale al momento di scegliere e gli sembra la scelta migliore. Nessuno sceglierà mai la cosa peggiore per sé, è illogico.

  37. Il Destino (dalla radice greca) è “ciò che sta”, che non si può cambiare… Però non è solo una questione di situazioni materiali, ma anche di “carattere”, di “animo”, persino di “demone” personale…

  38. Bella questa!
    Eh, sì, forza e coraggio,sono doti
    che portano a risultati.
    Aggiungo determinazione ed strategia.
    Non sempre è semplice combinare la mix di questi ingredienti.
    sarebbe bello…
    Ciao a tutti
    p. s. Anna, va meglio così, con le virgole?
    Ciao bella

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