Dentro. Fuori.

 

Allora accade questo: io riporto su questo blog un brano. E’ un dialogo tra un uomo sui quaranta e due personaggi femminili. Sono in mare, e discettano della relazione tra persone, del fatto che qualcuno attende dall’altro (amante o amico che sia) parole, azioni, che l’altro invece non dice e non fa. Una dinamica corrente nei nostri rapporti, una delle questioni grazie alle quali (o a dispetto delle quali) amiamo, soffriamo, sperimentiamo la diversità. Dietro questo dialogo ci siamo noi, le nostre vite. Della facoltà di capire, accettare, gestire tutto ciò… si ciba il nostro destino.

Eppure qualcuno (legittimamente, certo…) si stupisce che io faccia filosofia invece che occuparmi della crisi. Qualcun altro bolla la faccenda come una questione arcana e complessa (quasi a dire che fa troppa fatica parlarne). Altri ancora evitano l’argomento, parlano d’altro. Qualcuno è in vacanza. Qualcuno tace…

Non è la prima volta che constato la nostra ritrosia verso i temi più profondi. E tutte le volte che ci siamo sentiti in difficoltà perché non capivamo un silenzio inatteso? E tutte le volte che abbiamo parlato, tanto, diffusamente, ci siamo aperti, senza essere attesi, forse neppure voluti…? Non sono quelli gli attimi in cui siamo morti? Non è la somma di questi momenti che genera la nostra estinzione? No?! Ah, è l’età, certo… la malattia… o in modo più attuale: la crisi… Della crisi però non moriremo. Di queste cose, invece, sì.

Non capiamo le dinamiche, non capiamo che cause hanno, non sappiamo gestire gli strumenti d’azione e di comunicazione… Le domande che contano, quelle per mettere cemento nelle falle delle nostra mura screpolate, non ce le facciamo. Il nostro nemico continua a non insegnarci nulla. I più sensibili di noi cercano scampoli di questo nella letteratura, l’ultima possibilità di non archiviare il discorso. Però… parliamo molto della crisi, e di tutto ciò che avviene fuori.

Molto interessante…

 

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95 pensieri su “Dentro. Fuori.

  1. Bello rileggere a. Distanza di mesi. Altrettanto bello scoprire che sito riebbe riscrivere lo stesso commento. E meno male. Certe cose non devono cambiare, altrimenti vuol dire che ti sei prostituito, in funzione del mondo o degli altri. E invece no. Magnifico. Quanto ai discorsi sull’essere quello che si é, discorsi non-sense per la sottoscritta, o sull’essere come si ë veramente (altrimenti come si ë? Falsamente?) una banale considerazione. La sottoscritta, nuda, l’hanno vista e la vedranno in pochi. Vestita, l’hanno vista tutti.

  2. Migliorare? E perché? Conoscere il vero sé? Quale sarebbe? Bah. Che cacchio significano ‘sti discorsi? Nei giorni scorsi ho riflettuto assai: lascerò sedimentare, dopo di che scriverò le mie considerazioni.

    Un augurio: a voi, buon Natale; a me, buoNa tale (e quale)!

  3. Notte del Solstizio d’Inverno, la notte più buia. Ma da domani la Luce ricomincia ad aumentare.
    “Io sono il padrone del mio destino: io sono il capitano della mia anima” (William Ernest Henley o anche Long John Silver)
    Buon Natale Simone, Buon Natale a tutti
    Donata

  4. … …. finito di leggere.
    Trovo più interessante la prima parte del brano e abbastanza pretestuosa la seconda.

    Uno dei temi portanti dello scritto mi sembra quello delle aspettative. Quando sono eterodirette sono causa di malesseri e fraintendimenti, mentre sono uno strumento utile se rivolte all’ analisi di sè.
    Secondo me anche quando una persona riesca ad avvicinarsi in misura soddisfacente al proprio sè, permane l’ eventualità che le persone che si volevano mantenere accanto non si rivelino aperte, tolleranti verso le acquisizioni che abbiamo raggiunto. Non sto parlando di atteggiamenti di aperto contrasto, ma del fatto che semplicemente non comprendano il risultato e le conseguenti manifestazioni della nostra evoluzione. Costoro si interrogano sulle motivazioni per le quali abbiamo tanto lavorato a livello interiore nel caso che il risultato che ne deriva vada a rendere la relazione che avevamo con loro meno appagante, ridimensionata. Siamo certi che vogliano il meglio per noi pure se questo ne impoverisce la precedente esperienza?
    Il discorso cambia quando ci presentiamo già cambiati, caratterizzati da una maggiore maturità, a nuovi individui: da subito é nostra responsabilità presentarci per come abbiamo imparato che siamo, ciò per essere onesti e non far perdere tempo agli altri sia per non comunicare attese differenti da quelle che vogliamo ci vengano attribuite.

    @ Mauro: concordo che l’ esperienza diretta é un test ineludibile, penso che di tanto in tanto sia salutare pure imporsi di provare qualcosa che supporremmo sia avulso dall’ idea che abbiamo di noi, perché potremmo averne la conferma, ma talora rimanere sorpresi di noi stessi, di come siamo fatti, di come abbiamo reagito. Insomma, qualche scossa può servire alla causa.

  5. Se la sconfitta che intendi, Silver, viene con l’assenza della vanità, mi trovi d’accordo.
    E siamo al punto di partenza: essere se stessi senza sfide da vincere, dimostrazioni da dare, scuse da inventare.
    Fa male ed è faticoso perché si passa per sconfitti. Ci vuole orecchio, come cantavano l’altra sera da Fazio.

  6. Uff… letto fino a metà. Argomentato e stimolante.

    @ Carla: spero che tu non l’ abbia presa male la domanda sulla trascrizione; leggendolo mi dà l’ impressione che sia stato dattilografato a mano e mi sono chiesto quanto tempo ci fosse voluto.
    Nel test mediamente mi piazzo sulle 100 battute (keystrokes) al minuto.

  7. Bah. “Il nostro nemico continua a non insegnarci nulla”. E meno male! Se è un nemico una ragione ci sarà, dopo tutto; ci ha feriti? Vuol farci del male, vuole portarci via qualcosa, vuole cambiarci? Ci tengo proprio a non apprendere niente dal mio nemico, ma a distinguermene il più possibile. Che dovrei imparare, come essere quel che disprezzo? Ma per carità! Alla fine devo essere ancora più uguale a me stessa di prima: altrimenti mi ha sporcata con le caratteristiche che me lo fanno disprezzare. E manco ci tengo ad eliminare quelle che mi generano sofferenza: che pretesa bislacca. Quelle sono le mie spie d’allarme, perché dovrei privarmene? Per avere cosa, in cambio, ore 10 calma piatta? Scolatevi una bottiglia, fatevi una canna o -censura- e vi dimenticate lo stesso di quel che genera sofferenza. Eliminare quel che causa sofferenza è come eliminare la febbre, una cosa molto stupida: è solo un sintomo di altro, è una difesa, cancellarla esaspera solo il malessere e allunga i tempi di guarigione. E basta con questa mania di sentirsi vincenti nelle situazioni: Corona ha fatto un meraviglioso elogio della sconfitta che mi trova perfettamente d’accordo. Non a caso, penso da sempre che chi vuole vincere è un perdente nato: per l’ovvia ragione che non si può vincere per sempre e quelli che già lo sanno partono avvantaggiati, naturalmente. E questo sbattimento finalizzato a vincere per forza ha qualcosa di patetico: ha a che fare con la realtà che ci circonda e che attesta l’esatto contrario di quel che ci piacerebbe tanto. Prenderne atto è da persone intelligenti, non farlo è da berlusconiani.

  8. Scusa Carla, avevo dimenticato un particolare non da poco…..per sapere “chi si è veramente” io credo che tutto serva fuorché studiare….anzi è proprio nell’esperienza diretta e libera che ci scopriamo e spesso scopriamo di essere completamente diversi da come ci eravamo immaginati. Sull’impegno……beh….anch’io mi impegno molto nel perseguire i miei obiettivi ma spesso i risultati miglioro li raggiungo proprio quando penso o faccio altro.

    Evviva i sognatori !!!

  9. Grazie Carla 🙂

    Io ovviamente scherzavo e, anzi, leggendo più attentamente ho notato che ci sono dei passaggi molto interessanti e assolutamente condivisibili. E’ solo che non sono abituato a leggere commenti così lunghi sui blog.

    Il titolo del libro “Conversazioni con Dio” mi piace molto.

    A presto
    Mauro

  10. Si, Mauro

    Io ho letto tutto il libro.
    Lentamente, con attenzione.
    Sottolineando ciò che per me era più rilevante. E trascrivendo ciò che volevo avere sempre a portata di mano.
    Io desidero con tutta me stessa sapere CHI SONO VERAMENTE.
    Per me è come un lavoro.
    Studio, mi applico. Sbaglio spesso, perchè le mie tendenze si ripresentano quando meno me l’aspetto. Soprattutto quando credo di aver trasformato quel lato del mio carattere che mi causa sofferenza.
    Ecco che una circostanza, una parola di un’amica, una difficoltà, mettono alla prova la mia vittoria.
    Ho imparato a non arrendermi. A guardare sempre avanti.
    Massimo Gramellini nella sua rubrica Cuori allo specchio di qualche giorno fa ha scritto: ” Il 2012 sarà un anno per guerrieri dell’anima. Quelli che guardano il buio negli occhi perchè sono capaci di immaginare la luce”.
    Ecco, io sono una guerriera dell’anima.

    Il libro, Mauro, è in due volumi. Ma ho letto solo il primo.
    Te lo consiglio

    Buona lettura

    Carla

  11. Credo che sia il commento più lungo mai inserito…
    Ho scorso qua e là il testo e sembra sia interessante, me lo leggerò a più riprese tuttavia, sorseggiando un amaro alle erbe o quant’ altro.
    Però non posso astenermi dal porre una domanda: lo hai tratto da internet (copia e incolla) o lo hai ribattuto a mano?
    Nel caso la risposta sia la seconda: che velocità di battitura raggiungi?? Puoi allegare il risultato di questo test: http://italian-speedtest.10fastfingers.com/

  12. Vale, ma che ho detto di così scandaloso?! I regali non li faccio e non li voglio: però, se vuoi, li porto a te il 6 gennaio!

    Carla, bel brano almeno fino alla ventesima riga, dopo di che ho avuto un tracollo nervoso e ho smesso di leggere. Io sono più sempliciotta: ho fame, mangio; sono allegra, rido; sono triste, piango; ho voglia di avere a che fare con qualcuno e ci ho a che fare; non ho voglia di averci a che fare e lo evito. Sarà sbrigativo, ma se ogni volta mi sto a chiedere quale strategia esistenziale sia migliore, mi ritrovo novantenne senza aver fatto niente. E la fine del protagonista dell’ultimo libro di Corona (ancora lui!) non la voglio fare. C’è di meglio.

  13. Dal libro. Conversazioni con Dio, di N.D. Walsch.

    QUANDO ne saprò a sufficienza per riuscire ad avere dei buoni rapporti di amicizia? Ed esiste un modo per essere felici in un rapporto? O è inevitabile che in esso ci sia sempre una sfida?

    Non hai niente da imparare circa i rapporti. Ti basta dimostrare quello che già sai. C’è un modo per ottenere delle felici relazioni con gli altri, ed è quello di utilizzare tali relazioni secondo lo scopo per cui sono intese, non per lo scopo che tu hai stabilito.

    I rapporti in effetti sono sempre una sfida; richiedono di continuo che tu crei, esprima e sperimenti aspetti sempre e sempre più elevati di te stesso, che tu offra immagini di te sempre e sempre più grandiose, visioni addirittura magnifiche. In nessuna circostanza riesci a fare questo in maniera più immediata, con maggiore impatto, e in un modo impeccabile di quanto tu lo possa fare in un rapporto di amicizia. In effetti, senza un rapporto con qualcosa che è Altro da te, ciò non ti sarebbe mai possibile.
    Soltanto mediante i tuoi rapporti con persone, luoghi ed eventi hai la possibilità di esistere (come quantità apprezzabile, come qualcosa di identificabile) nell’universo. Ricorda, in assenza dell’altro, tu non esisti. Così è nel mondo del relativo in opposizione al mondo dell’assoluto dove risiedo Io.
    Una volta che tu abbia compreso questo in modo chiaro, una volta che tu lo abbia profondamente afferrato, per intuito benedirai ogni e qualsiasi esperienza, tutti gli incontri umani, e soprattutto i rapporti personali, perché li vedra come costruttivi, nel più alto significato del termine. Ti renderai conto di come possano essere usati, debbano essere usati, e siano usati (che tu lo voglia o no) per costruire Chi Sei Veramente.
    Tale costruzione può essere una magnifica creazione de tuo stesso consapevole proposito, o una configurazione del tutto fortuita. Puoi scegliere di essere una persona che è il mero risultato di quanto è accaduto, oppure una persona che ha scelto di essere e di fare quanto e accaduto. E in quest’ultima forma che la creazione di SÉ diventa consapevole. E nella seconda esperienza che si realizza l’io.
    Benedici perciò tutti i rapporti, e considera ciascuno di essi come qualcosa di speciale e di formativo di Chi Sei, e adesso scegli di essere.
    Ora il tuo interrogativo ha a che fare con i rapporti umani individuali di tipo sentimentale, e questo lo capisco. Perciò consentimi di riferirmi in maniera specifica alle relazioni amorose umane, quelle che continuano a darvi tanti guai!

    Quando i rapporti d’amore falliscono (i rapporti non falliscono mai davvero, tranne che nel senso strettamente umano, se non producono quanto si desidera), lo fanno perché hanno inizio per un motivo sbagliato. («Sbagliato». è ovvio, rappresenta un termine relativo, sarebbe meglio dire che: «I rapporti falliscono nella maggior parte dei casi quando hanno inizio per ragioni non del tutto vantaggiose o confacenti alla loro sopravvivenza”)
    La maggior parte delle persone dà inizio a una relazione tenendo d’occhio quello che ne può ricavare, invece di considerare quello che potrebbe essere il suo vero apporto.
    Lo scopo di una relazione è di decidere quale parte di voi stessi vi piacerebbe che «venisse allo scoperto», non quale parte di un altro voi potreste catturare e trattene-re.
    Ci può essere un solo scopo per un rapporto, e per tutto nella vita: essere e decidere Chi Siete Veramente. E molto romantico dire che non eravate «niente» fino a quando l’altro individuo speciale non si è fatto avanti, ma non è vero. Ancora peggio, sottopone a una incredibile pressione l’altro perché sia tutto quel genere di cose che lui, o lei, non è.
    Non volendo «deludervi» gli altri cercano con tutto l’impegno di essere e di adeguarsi a quelle cose fin quando non ce la fanno più. Non riescono più a rappresentare l’immagine che vi siete fatti di loro. Non sono più in grado di interpretare i ruoli che sono stati loro assegnati. Cresce così il risentimento e ad esso segue la collera.
    In ultimo, per salvare se stesse (e il rapporto) queste creature speciali incominciano a reclamare il proprio vero essere, comportandosi maggiormente in accordo con quello Che Essi Sono Veramente. Arrivati più o meno a questo punto, voi dite che sono «davvero cambiati».
    E’ molto romantico dire che l’ingresso nella vostra vita di questo altro individuo speciale vi ha fatto sentire completi. Eppure lo scopo del rapporto non è quello di avere un altro il quale vi possa completare; bensì di avere un altro con il quale condividere la vostra completezza.
    Qui sta il paradosso di tutte le relazioni umane. Non avete nessun bisogno di un particolare altro individuo perché possiate sperimentare appieno Chi Siete e d’altra parte, senza un altro, non siete nulla.
    Ciò costituisce a un tempo il mistero e la meraviglia la frustrazione e la gioia dell’esperienza umana. Richiede una profonda comprensione e una totale volontà il vivere entro questo paradosso in un modo che abbia senso. Vedo che pochissime persone ci riescono.
    La maggior parte di voi entra nel periodo di formazione dei rapporti amorosi colma di aspettative, piena di energia sessuale, a cuore aperto, e con animo gioioso, se non entusiasta. A un certo punto, tra i quaranta e i sessant’anni (e per la maggior parte è prima piuttosto che dopo) rinunciate ai vostri sogni più grandiosi, mettete da parte le speranze più audaci e vi adattate alle più modeste aspettative, o addirittura al nulla.
    Il problema è così fondamentale, così semplice eppure frainteso in maniera tanto tragica: il vostro sogno più grandioso, la vostra più elevata concezione e la speranza più tenera hanno avuto a che fare più con il vostro diletto compagno che non con il vostro diletto Sé. La relazione è stata messa alla prova mediante lo stabilire fino a qual punto l’altro fosse in sintonia con le vostre idee, e quanto voi sareste stato in sintonia con quelle di lui, o di lei. E comunque l’unico vero test ha a che fare con la misura in cui voi siete in accordo con le vostre opinioni.
    I rapporti sono sacri, poiché forniscono le più grandi opportunità della vita — in effetti le sue uniche opportunità — di creare e di produrre l’esperienza del dare espressione al più elevato concetto di Sé. Le relazioni falliscono quando le si considera la più grande opportunità della vita di creare e di produrre l’esperienza del dare espressione, da parte vostra, al più elevato concetto di un altro.
    Lasciamo che ogni individuo in un rapporto si preoccupi del proprio Sé, di come sia, agisca e disponga, di quale Se Stesso voglia essere, di cosa pretenda e offra, di quale Se Stesso stia cercando, creando e sperimentando, e tutti i rapporti assolveranno in maniera magnifica i propri scopi, e riusciranno a dimostrarsi utili in maniera altrettanto magnifica a coloro che vi partecipano!
    Facciamo in modo che ogni persona in un rapporto non si preoccupi dell’altro, ma soltanto, unicamente del proprio Sé.
    Questo potrebbe sembrare uno strano insegnamento, perché vi è stato detto che nella più alta forma di rapporto ci si preoccupa soltanto dell’altro. Eppure ti dico questo: il focalizzare l’attenzione sull’altro — l’ossessione di cui si fa oggetto l’altro — costituisce la causa del fallimento dei rapporti.
    Come sta l’altro? Che cosa sta facendo l’altro? Che cosa gli sta capitando? Che cosa sta dicendo? Volendo? Pretendendo? Che cosa sta pensando l’altro? Che cosa si spetta? Quali sono i suoi progetti? –~
    Il Maestro si rende conto di quanto poco importi come stia l’altro, che cosa faccia, che cosa gli capiti, che cosa stia dicendo, che cosa voglia e che cosa pretenda. Non ha importanza che cosa stia pensando l’altro, quello che si aspetta, ciò che si propone. Importa soltanto come ti comporti tu in relazione a tutto questo. La persona più adorabile è la persona «egocentrica», cioè centrata sul proprio sé.

    Questo è un insegnamento radicale…

    No, se lo esamini con cura. Se non riesci ad amare Te Stesso, non puoi amare un altro. Molte persone commettono l’errore di cercare l’amore per Sé attraverso l’amore per un Altro. Certo, non si rendono conto di comportarsi così. Non si tratta di uno sforzo consapevole. E quanto accade nella mente. Nel profondo della mente, in quello che chiamate inconscio, pensate: Se soltanto riesco ad amare gli altri, gli altri ameranno me. Diventerò quindi simpatico e potrò volermi bene.

    In realtà un gran numero di persone si detesta perché ha l’impressione di non essere amato da nessuno. Questa è una malattia che si verifica quando gli individui sono davvero «consumati d’amore» perché in verità gli altri li amano, ma questo non ha importanza. Non ha nessuna importanza quante siano le persone a dichiarare il proprio amore nei loro confronti, non è sufficiente.
    Innanzitutto loro non ci credono. Pensano di essere manipolati, pensano che si cerchi di ottenere qualcosa. (Come è possibile essere amati per quello che si è veramente? No. Deve esserci un errore. Gli altri vogliono qualcosa in cambio! Ma che cosa?)
    Stanno lì a cercare di capire in quale modo si potrebbe davvero amarli. Perciò non credono a quanto viene loro detto e danno inizio a una campagna per indurre gli altri a provare il proprio amore. Per far questo possono pretendere da chi li ama che cominci con il cambiare comporta-mento.
    In secondo luogo, se in ultimo giungono a un punto in cui possono credere di essere amati, cominciano subito a preoccuparsi a proposito di quanto a lungo potranno conservare questo amore, e iniziano con l’alterare il proprio comportamento.
    Di conseguenza, due persone si perdono letteralmente in un rapporto. Si buttano in una relazione sperando di trovare se stesse, e invece finiscono per perdersi. Questa perdita del Sé è la maggiore causa di amarezza e del senso di fallimento.
    Due persone si uniscono in un’associazione con la speranza che il tutto sarà più grandioso della somma delle parti e finiscono per scoprire come ciò risulti invece assai inferiore. Si sentono diminuiti rispetto a quando erano soli. Meno capaci, meno abili, meno eccitanti, meno attraenti, meno allegri, meno felici.
    Ciò accade perché in effetti si sono diminuiti. Hanno rinunciato alla maggior parte di quello che erano allo scopo di essere – e di restare – uniti in quel rapporto.
    Le relazioni non sono mai state intese per essere in questo modo. Eppure questo è il modo in cui vengono sperimentate dalla maggior parte delle persone. Questo perché la gente ha perduto il contatto (ammesso che lo abbia mai stabilito) con lo scopo dei rapporti umani.
    Quando non ci si consideri a vicenda come anime sante impegnate in un sacro viaggio, allora non si riesce a vedere lo scopo, il motivo, celato dietro ogni rapporto. L’anima è venuta al corpo e il corpo alla vita con lo scopo di evolversi. Ti stai evolvendo, ti stai adattando. E ti stai servendo dei tuoi rapporti con ogni cosa per decidere quello che stai diventando.
    Questo è il compito che sei venuto qui ad assolvere. Questa è la gioia di creare il tuo Sé. Di conoscere il tuo Sé. Di diventare in maniera consapevole quello che vuoi essere. Questo è quanto si intende con l’essere Consapevoli di Sé.
    Hai portato il tuo Sé nel mondo relativo in modo da disporre dei mezzi con i quali conoscere e sperimentare Chi Sei Veramente. Chi Sei è quanto tu stesso hai creato per essere in relazione con tutto il resto. I tuoi rapporti personali sono gli elementi più importanti in questo pro-cesso. I tuoi rapporti personali costituiscono perciò un sacro territorio. Non hanno virtualmente niente a che fare con l’altro individuo, eppure, poiché lo coinvolgono, hanno tutto a che fare con lui.
    E questa la divina dicotomia. Questo è il circolo chiuso. Per cui può non essere un insegnamento così radicale dire: «Benedetti gli egocentrici, perché conosceranno Dio». Potrebbe non essere un cattivo traguardo nella tua vita conoscere la parte più elevata di te e starne al centro.
    Il tuo rapporto più importante, perciò, deve essere con il tuo Sé. Devi per prima cosa imparare a onorare e ad aver caro Te Stesso.
    Devi prima imparare a valorizzare Te Stesso per poter valorizzare un altro. Devi innanzitutto considera-re Te Stesso benedetto prima di poter vedere un altro come benedetto. Devi prima riconoscere il tuo Sé come santo per poter avere coscienza della santità dell’Altró.
    Se metti il carro davanti ai buoi – come ti chiedono di fare molte religioni – e se riconosci un altro come santo prima di aver riconosciuto te stesso, un giorno potresti risentirtene. Se c’è una cosa che nessuno di voi sopporta è che ci sia qualcuno più santo di voi.
    Eppure le vostre religioni vi costringono a chiamare gli altri più santi di voi. E così fate, per qualche tempo, dopo di che li crocifiggete.
    Avete crocifisso (in un modo o nell’altro) tutti coloro che sono venuti a portarvi il Mio insegnamento, non soltanto uno. E lo avete fatto non perché fossero più santi di voi, ma perché siete stati voi a considerarli tali. Costoro sono venuti tutti con lo stesso messaggio. Non hanno detto: «Io sono più santo di voi», ma: «Voi siete santi quanto Me».
    Questo è il messaggio che non siete stati capaci di udire; questa è la verità che non siete stati in grado di accettare. E questa è la ragione per cui non riuscite mai a innamorarvi di un altro în maniera sincera, pura. Non vi siete mai innamorati in módó puro, sincero di Voi Stessi Stessi.
    E di conseguenza ti dico questo: concentrati ora e per sempre su Te Stesso. Osserva per vedere quello che sei, quello che stai facendo e ottenendo in ogni dato momento, non quello che succede a un altro.
    Non è nelle azioni di un altro, ma nelle tue re-azioni, che verrà a trovarsi la tua salvezza.

    Quando la vita è vissuta tenendo conto soltanto di come riuscire a mantenere sotto controllo i danni o a ricavare il massimo vantaggio, il vero beneficio dell’esistenza va perduto. Eppure non verrete mai a conoscenza di ciò nel corso della vostra esperienza se continuerete a dare risposta alla seconda domanda e non alla prima. Poiché soltanto una persona che ritenga ci sia qualcosa da guadagnare o da perdere pone la seconda domanda.
    E soltanto una persona che veda la vita in maniera diversa – che consideri il proprio Io come un essere superiore, capisca che vincere o perdere non rappresenta il criterio di giudizio, ma lo è solamente il fatto di amare o di mancare di amare – pone la prima domanda.
    Colui che pone il secondo interrogativo dice: «Sono il mio corpo». Colui che pone il primo dice: «Io sono la mia anima».
    Lascia che tutti coloro i quali hanno orecchie per intendere, ascoltino. Perché Io ti dico questo: al momento della crisi in tutti i rapporti umani esiste un ‘unica domanda: Che cosa farebbe adesso l’amore? Nessun ‘altra domanda è degna di rilievo, nessun’altra domanda ha significato, nessun ‘altra domanda ha qualche importanza per la tua anima.

    Ora siamo arrivati a occuparci di un punto molto delicato da interpretare, poiché questo principio dell’azione sostenuta dall’amore è stato ampiamente frainteso, ed è questo fraintendimento a portare ai risentimenti e alle arrabbiature nella vita, le quali a loro volta hanno fatto sì che un numero così ingente di individui abbia smarrito la via.
    Per secoli vi è stato insegnato che le azioni sostenute dall’amore derivano dalla scelta di essere, fare e avere qualsiasi cosa produca il maggiore beneficio per un altro.
    – Eppure Io ti dico questo: la scelta più elevata è quella che produce il più alto bene per te.
    Sebbene contenga tutta la più profonda verità spirituale, il mistero di questa dichiarazione si chiarisce nel momento in cui uno decide in che cosa consiste il più alto «bene» per se stesso. E quando la scelta più elevata in assoluto viene fatta, il mistero si dissolve, il cerchio si completa, e il più alto bene per te diventa il più alto bene per un altro.
    Possono volerci intere esistenze per comprendere ciò – e addirittura più vite per renderlo effettivo – poiché questa verità ruota attorno a un’altra anche più grande: quello che fai per Te Stesso, lo fai per un Altro. Quello che fai per un Altro lo fai per Te Stesso. Questo perché tu e l’altro siete una cosa sola. E questo perché non esiste nulla se non tu.

    Ma anteporre voi stessi, nel senso più elevato. non porta mai a compiere azioni empie. Se perciò vi siete sorpresi nell’atto di commettere un’empietà come risultato del fare quanto per voi è meglio, vuoi dire che avete frainteso ciò che per voi sarebbe stata la cosa migliore.
    Com’è naturale, determinare quanto per voi è meglio richiederà da parte vostra lo stabilire anche che cosa state cercando di fare. Questo è un passo importante che molte persone trascurano. Che cosa «intendete fare»? Qual è il vostro scopo nella vita? Senza risposte a queste domande, la questione di che cosa sia «meglio» in una data circostanza resterà per voi un mistero.
    Se considerate quello che è meglio per voi in situazioni in cui si commettono abusi ai vostri danni, deciderete di porre fine all’ abuso. E questo sarà un bene per voi e anche per chi sta abusando di voi. Perché chi commette un abuso subisce un abuso quando gli si consente di continuare nel suo comportamento.

    I genitori imparano ben presto tutto ciò con i figli. Gli adulti non sono altrettanto rapidi a metterlo in pratica con gli altri adulti, né una nazione con un’altra nazione. Ma non si può consentire ai despoti di prosperare, devono invece essere fermati. L’amore di Sé, e l’amore per i despoti stessi, lo esige.
    -Questa è la risposta alla tua domanda: «Se l’amore è tutto quanto esiste, come può l’uomo trovare mai una giustificazione per la guerra?» Talvolta l’uomo deve andare in guerra per fare la più grande dichiarazione circa chi davvero è l’uomo: quello che aborrisce la guerra.
    Vengono momenti in cui dovete rinunciare a Chi Siete allo scopo di essere Chi Siete.
    Perché se chi si comporta male si accorge che la sua cattiva azione è accettabile, che conclusione ne trarrà? Mentre se chi abusa scopre che il suo misfatto non verrà più tollerato. gli sarà consentito di modificare il proprio comportamento.
    Perciò, trattare gli altri con amore non significa necessariamente permettere al prossimo di fare quello che vuole.

    La stessa cosa vale anche nei rapporti individuali e affettivi. La vita può fare appello su di voi più di una volta perché dimostriate Chi Siete, con il manifestare un aspetto di Chi Non Siete. La cosa non è poi così difficile da capire se avete vissuto già per qualche anno, sebbene di fronte agli ideali di un giovane questa possa apparire una contraddizione estrema.
    Nelle relazioni umane ciò non significa che se vi viene fatto del male, dovete a vostra volta rispondere «facendo del male» (né ha tale significato nelle relazioni tra gli stati). Significa semplicemente che consentire a un altro di continuare a infliggere danni può non essere la cosa migliore né per voi né per l’altro.
    Secondo alcune vostre teorie pacifiste non è mai giustificata una risposta violenta a quanto si considera essere un male. A questo punto non si può ignorare la parola «male», e il giudizio di valutazione che richiede. In verità non esiste niente di male, soltanto fenomeni obiettivi ed esperienze. Eppure il vostro scopo principale nella vita vi impone di selezionare, dalla serie infinita di fenomeni, un certo numero di essi che definite «male», poiché se non lo faceste, non potreste definirvi «buoni», né potreste definire «bene» nient’altro, e di conseguenza non potreste conosce-re, o creare, il vostro Sé.
    Voi definite voi stessi in base a quello che chiamate «male» e in base a quello che chiamate «bene».
    Il male più grande sarebbe perciò di non riconoscere affatto come male nessuna cosa.

    Sì, le cose che gli altri pensano, dicono o fanno talvolta saranno fonte di dolore per voi, fino a quando cesseranno di esserlo. Quello che vi farà giungere più rapidamente da un punto all’altro è la totale sincerità, l’essere desiderosi di sostenere, di riconoscere e dichiarare ciò che si prova in merito a un’esperienza. Dite la vostra verità, con gentilezza, ma senza reticenze e riserve. Vivete la vostra verità, con dolcezza, ma in maniera totale e coerente. Cambiate la verità con disinvoltura e in fretta quando la vostra esperienza vi porta nuove chiarezze.
    Nessuno sano di mente, e meno di chiunque Dio, vi direbbe, allorché vi sentite feriti in un rapporto, di «mettervi da parte, di fare come se nulla fosse». Se invece state causando dolore a qualcuno in questo momento, è troppo tardi per fare in modo che non significhi nulla. Il vostro compito è adesso di decidere che cosa significa, e di dimostrarlo. Così facendo, scegliete e diventate Chi State Cercando di Essere.

    Perciò non devo essere la moglie che soffre in silenzio da lungo tempo o il marito disprezzato o la vittima delle mie relazioni allo scopo di renderle sante, o per far sì che Dio mi guardi con occhi compiaciuti.

    Certo che no.

    E non devo rassegnarmi agli attacchi alla mia dignità, alle aggressioni al mio orgoglio, ai danni arrecati alla mia psiche e alle ferite portate al mio cuore allo scopo di dire che «ho dato il meglio di me» in un rapporto; «ho fatto il mio dovere» o «non sono venuto meno ai miei obblighi» agli occhi di Dio e degli uomini.

    Nemmeno per un momento.

    Allora, Ti prego, dimmi quali impegni dovrei assumere in un rapporto; a quali accordi dovrei attenermi? Quali obblighi comporta una relazione? A quali criteri dovrei ispirarmi?

    La risposta è una risposta che non puoi ascoltare, poiché ti lascia senza direttive e rende nullo e vuoto ogni accordo nel momento in cui lo stipuli. La risposta è: Non _hai nessun obbligo, né in una relazione, né negli altri
    aspetti della tua vita.

    Nessun obbligo?

    Nessun obbligo. Né alcuna restrizione o limitazione, e neppure alcuna direttiva o norma. Né sei vincolato da alcuna circostanza o situazione, e nemmeno costretto da codice o legge. Non sei neanche punibile per offesa, né sei in grado di arrecarne, perché non esiste niente come l’essere «offensivi» agli occhi di Dio.
    Ma torniamo agli obblighi nei rapporti affettivi e nella vita in generale.
    Non puoi credere in una relazione priva di obblighi perché non riesci ad accettare chi e che cosa sei veramente. Definisci una vita di totale libertà con i termini «anarchia spirituale». Io la definisco la grande promessa di Dio. Soltanto nell’ambito di questa promessa il grande progetto di Dio può venire completato.
    Non avete obblighi nei rapporti. Avete soltanto opportunità. Le opportunità, non gli obblighi, rappresentano le pietre angolari della religione, le basi di tutta la spiritualità. Fin quando considererete la questione nel-l’altro senso, mancherete lo scopo.
    I rapporti – i vostri rapporti con tutte le cose – sono stati creati come mezzi perfetti perché l’anima svolga il proprio lavoro. Per questo tutti i rapporti umani rappresentano un terreno sacro. Questa è la ragione per cui ogni rapporto personale è sacro.
    In questo, molte religioni hanno ragione. Il matrimonio è un sacramento. Ma non per via dei suoi sacri obblighi, piuttosto a causa delle sue ineguagliate opportunità.
    Non fare mai nulla in un rapporto in base a un senso di obbligo. Qualunque cosa tu faccia, falla in base al senso della gloriosa opportunità che -il-tuo rapporto ti offre nel decidere e nell’essere Chi Sei Veramente.

    Questo posso capirlo, eppure più volte nelle mie relazioni ho rinunciato quando il procedere si faceva difficile.Il risultato è che ho avuto una serie di rapporti sentimentali mentre da ragazzo pensavo che ne avrei avuto soltanto uno. A quanto pare io non so mantenere un rapporto. Credi che imparerò mai?

    Dalle tue parole sembra che il durare nel tempo sia la misura del successo di una relazione. Cerca di non confondere la durata con la buona qualità di un compito. Ricorda, il tuo compito sul pianeta non è quello di constatare quanto a lungo puoi far durare un rapporto, bensì quello di decidere, e di sperimentare, Chi Sei Veramente.
    Questo vale allo stesso modo per le relazioni a breve termine, anche se le relazioni a lungo termine offrono notevoli opportunità per una mutua crescita, per una mutua espressione e per un mutuo soddisfacimento.

    Lo so, lo so! Voglio dire, l’ho sempre sospettato. E quindi come fare per raggiungere lo scopo?

    Innanzituttto, accertati di impegnarti in un rapporto per le motivazioni giuste. («Giuste» in relazione al più vasto proposito al quale tendi nella vita.)
    Come ho già accennato in precedenza, la maggior parte delle persone continua a impegnarsi in un rapporto per i motivi «sbagliati», per mettere fine alla solitudine, per colmare un vuoto, per assicurarsi l’amore, o qualcuno da amare e questi sono alcuni dei motivi migliori. Altri lo fanno per salvare il proprio ego, porre termine alla depressione, migliorare la vita sessuale, riprendersi da una relazione precedente o, che tu lo creda o no, per alleviare la noia.
    Nessuno di questi motivi funzionerà e, a meno che non intervenga qualche drammatico cambiamento lungo la via, non funzionerà nemmeno il rapporto.

    Non mi sono mai impegnato nelle mie relazioni per nessuno di questi motivi.

    Sarei incline a contestare questa affermazione. Non credo che tu sapessi per quale ragione ti impegnassi nelle tue relazioni. Non credo che le prendessi in considerazione sotto questo aspetto. Non credo che tu abbia iniziato un rapporto di proposito. Credo che ti sia sempre fatto coinvolgere in una relazione perché ti «innamoravi».

    È esattamente così.

    E non credo che indugiassi a considerare perché ti eri «innamorato». A che cosa stavi reagendo. Quali bisogni, o serie di bisogni, stavano per essere soddisfatti.
    Per la maggioranza delle persone, l’amore è la risposta al soddisfacimento di un bisogno. Tutti hanno delle necessità. Tu hai necessità di questo, una donna di quello. Entrambi vedete l’uno nell’altra una possibilità di soddisfacimento di un bisogno. Per cui vi accordate, tacitamente, per uno scambio. Io negozierò con te quello di cui dispongo e tu mi darai quello che possiedi.
    Si tratta di una transazione. Ma non dite la verità a quel proposito. Non dite: «Io approfitto dite moltissimo». Dite: «Ti amo moltissimo», e poi cominciano le delusioni.

    Lo hai gia’ detto questo, ma che c’e di male nell’innamorarsi…

    Niente. Innamorati di tutte le persone che vuoi in questo , modo. Ma se hai intenzione di stabilire un rapporto che duri una vita, puoi desiderare di. Aggiungere riflessione.
    D’altro canto, se ti diverti a passare da una relazione all’altra con la stessa disinvoltura con cui bevi un bicchier d’acqua o, ancora peggio, se ne mantieni una sola perché pensi sia «tuo dovere», e poi trascorri una vita di silenziosa disperazione, se ti diverti a ripetere questi schemi derivanti dal tuo passato, continua a fare proprio come hai sempre fatto.

    Va bene, va bene, ho capito. Sei implacabile, vero?

    È questo il problema con la verità. La verità è implacabile. Non ti lascia in pace. Continua a insinuarsi dentro di te da ogni parte, mostrandoti quanto è in effetti così. Il che può riuscire seccante.

    Va bene. Perciò voglio scoprire i sistemi per avere una relazione a lungo termine, e Tu affermi che impegnarsi in un rapporto di proposito è uno di essi.

    Sì. Accertati che tu e la tua controparte siate in accordo circa il proponimento,
    Se entrambi vi accordate consapevolmente sulla premessa che lo scopo della vostra relazione e’ di creare un’opportunità, non un obbligo — un’opportunità per crescere, per esprimere se stessi in maniera completa,
    per elevare le vostre vite alla più alta potenzialità, per eliminare ogni falso pensiero o idea meschina, abbia mai albergato sul vostro conto e per una riunione finale con Dio attraverso la comunione delle vostre due anime – se assumete questo solenne impegno invece degli impegni che vi state solitamente assumendo, il rapporto avrà avuto inizio su delle ottime premesse. Avrà preso avvio con il piede giusto; Sarà una felicissima partenza.

    Eppure, ciò continuerà a non costituire una garanzia di successo.

    Se vuoi delle garanzie, nella vita allora non vuoi la vita . Vuoi la ripetizione di un testo che è gia’ scritto. La vita, per sua natura, non può offrire garanzie, altrimenti il suo intero scopo ne risulterebbe ostacolato.

    Mettiamo che io abbia avviato il mio rapporto in base a questo «ottimo inizio». E adesso, come faccio a farlo andare avanti?

    Renditi conto e cerca di capire che ci saranno sfide e momenti difficili. Non cercare di evitarli. Accoglili di buon grado. Con riconoscenza. Considerali grandi doni di Dio; splendide opportunità di fare quello per cui ti sei impegnato nel rapporto, e nella vita. Cerca con tutte le forze di non vedere la tua compagna come un nemico, o l’opposizione, durante questi periodi. In effetti, cerca di non vedere nessuno, e niente, come un nemico, o addirittura cerca di non vedere come tale il problema stesso. Coltiva la tecnica di vedere ogni problema come un’opportunità, opportunità per…

    Lo so, Io so: essere e decidere Chi Sei Veramente.

    Giusto! Ci stai arrivando!

    Mi sembra una vita piuttosto piatta.

    Allora stai puntando un po’ troppo in basso. Allarga la prospettiva dei tuoi orizzonti. Approfondisci la tua visione. Cerca di vedere in te più di quanto pensi ci sia da vedere. Cerca di vedere qualcosa di più anche nella tua compagna. Non renderai mai un cattivo servizio al tuo rapporto, né a nessuno, scorgendo negli altri più di quanto essi ti stiano mostrando. Pérché c é in loro molto di più. Di gran lunga molto di più. È soltanto la loro paura che li blocca nel mostrarsi a te.
    Se gli altri si rendono conto, che li consideri come qualcosa di più, si sentiranno sicuri nel mostrarti quanto tu ovviamente già vedi.

    Le persone tendono a essere all’altezza delle nostre aspettative sul loro conto.

    Qualcosa del genere. Non mi piace però il termine «aspettative». Le aspettative rovinano i rapporti. Diciamo che le persone tendono a vedere in se stesse quello che noi vediamo in loro. Più è grande la nostra visione, più cresce la loro volontà di accedere alla parte di sé che noi abbiamo mostrato loro, e di esibirla.
    Non è così che funzionano tutti i rapporti più felici? Tutto ciò non fa forse parte del processo di guarigione, il processo in base al quale diamo alle persone il permesso di «lasciar perdere» ogni falsa convinzione si siano mai fatte sul proprio conto? Non è questo quanto sto facendo qui, in questo libro, per te?

    P.S.
    Le poesie non si spiegano.
    Vengono dall’anima e all’anima sono dirette.

    Buona giornata, naviganti

  14. SILVANA sei tremenda!
    Le pensi di notte per scriverle di giorno…
    Risulta difficile contrastarti, anche perchè sei molto abile e lo sai, strega che non sei altro!
    Nel senso buono, ovviamente.
    Ma lascia in pace ‘sto PEROTTI, eddai, anche vicino alle feste non stai tranquilla,
    sei una mina vagante, non taci nemmeno se ti tagliano la lingua.
    Ma ognuno può scrivere cio che ritiene opportuno oppure no?
    Certo nei limiti, ammesso esistono.
    Chissà cosa hai chiesto nella letterina a
    babbo natale: non oso immaginarlo.
    Prepareremo carbone per i bimbi monelli,
    non so perchè ma tu ci fai parte a quella categoria.
    Dormi sonni tranquilli fanciulla mia, gustati la camomilla prima della nanna ed esprimi desideri e fa in modo si avverino.
    non essere avversa alle feste di fine anno, tanto i regalini li hai preparati anche tu, non far finta di niente.
    Monella che non sei altro e non sono il primo a ricordartelo.

    Vale

    p.s. bella hipert la novella raccontata, speriamo non funzioni proprio così,
    altrimenti siamo spacciati!

  15. Ah, dimenticavo: a proposito di donne ed animali semplici o difficili… Tutto è relativo! Ad esempio, uno dice: quello fa quadri, ah, beh, è un/una GRANDE artista. Gli esempi sotto dimostrano che non sembra così difficile, dipingere quadri, specialmente astratti. E quindi? Semplice o difficile? Dipende tutto dal soggetto che interpreta e dai suoi parametri di interpretazione!

    http://www.youtube.com/watch?v=NB4lVmL5wkU

    http://www.youtube.com/watch?v=dl–iMVxxaI&feature=related

  16. Ho riletto. Mi sono infastidita un’altra volta. Riscriverei lo stesso commento di ieri.

    Negli ultimi giorni mi sono completamente disinteressata di politica: nelle Marche è arrivato il digitale e la mia pigrizia mi ha portata ad avere un black-out informativo che non mi ha causato alcuno scompenso; potevano essere sbarcati i marziani sul pianeta terra, per quanto mi riguarda; a casa non ho più il computer e non mi manca nemmeno; dunque, il mio interesse per l’attualità è evidentemente legato solo al fatto di poter accedere facilmente alle informazioni, altrimenti riesco a fregarmene benissimo, da vera qualunquista. Interessante! Inoltre il governo è cambiato e il tipo che se ne occupa, all’apparenza, sembra sapere cosa sta facendo, al contrario di quello che lo ha preceduto; come l’altro, ciuccia quattrini, nessuna novità, è normale, fanno tutti così; almeno, sembra una persona “normale”. Che meraviglia, ci pensa lui, un pensiero in meno e possiamo occuparci d’altro! Leggo che Santoro ha avuto un calo di ascolti, dopo la caduta del governo, non mi meraviglia; interessarsi a Berlusconi è stato un po’ come quando guardi un forsennato che sta facendo qualcosa di incomprensibile, non riesci a capire cosa stia succedendo e ti fermi incredulo a guardare e ascoltare cercando di interpretare la situazione, in mezzo a gente che fa altrettanto. Il “fascino” di Berlusconi era tutto lì, nella sua imprevedibilità: Monti è prevdibilissimo, abitudinario, altamente tranquillizzante solo perché sembra sapere il fatto suo, nonostante abbia caratteristiche inquietanti, per quanto mi riguarda; inoltre, all’Uomo della Provvidenza non ci credo e mi infastidsce che stia lì senza essere stato eletto, anche se sarà un ottimo alibi nel momento in cui non dovesse ottenere alcun risultato. Sarà solo colpa sua, intendo. E poi è Natale, si ha altro a cui pensare: cibarie, regali, auguri. Chi se ne frega del resto? Pragmatismo, concretezza, insomma: quello che rende ridicole le seghe mentali, per capirci. In questo periodo non ci si concentra su se stessi e lo sanno bene tutti quelli che vengono a fare la questua: come dimenticare il bambinello che vive in un paese del terzo mondo? E i malati? E gli anziani? Giù bollettini e calendari e auguri prestampati: ricordati di noi! Perotti, tanto per cambiare, va contro corrente e propone post intimistici: però si meraviglia del fatto che nessuno li commenti. Eddai, su, in questo periodo c’è un sacco da fare! Come addobbiamo la tavola per il cenone? Chi va a prendere la Zia Carlotta? E cosa si regala a quello che ti viene a trovare all’improvviso? Lo spumante basterà o è il caso di andarne a prendere ancora? Perotti, tu ‘sti problemi non ce l’hai, ma i comuni mortali sì. Non ce li ho neanche io, ma a me tocca passare (da anni) per quella strana ed asociale. Scommetto che a te questo “privilegio” viene risparmiato: gli uomini se ne fregano di queste amenità natalizie, ci pensa mamma, la moglie o qualcun altro per loro; è normale che ad un uomo queste scemenze siano risparmiate. Ti pare che pensiamo a Renatino, a Gilda e a Sabrina? Tanto quelle stanno in mezzo al mare a chiacchierare di illusioni in un momento simile: non hanno un cazzo da fare, mentre i comuni mortali hanno ben altro per la testa! Se ne riparla dopo le feste.

    Vabbè, Buon Natale. Per chi ci crede.

  17. A proposito;
    spedite le letterine a BABBO NATALE
    contenenti desideri da esaudire?

    Già fatto!(idealmente,ci mancherebbe…).

    Salute e serenità, sono le 2 parole magiche che auguro accompagnino le feste e non solo.

    Un dono? perche no!
    Attendo gennaio con i prezzi dimezzati, naturalmente…

    Ah, ‘sti DS, siamo come salmoni,
    che nuotano controcorrente…
    Godiamocela, non costa nulla.

    Buoni “propositi” a voi
    Vale

  18. Eh, si, ragazzi,
    questo periodo di ridimensionamento
    generale ci farà proprio bene.
    Ritorneremo a livelli di sobrietà
    più consoni, proporzionati, e vicini al buon senso.
    Io sono contento, sembra paradossale, anche perchè non sto soffrendo minimamente e non mi
    è cambiato proprio nulla.
    Più tasse? e allora?
    Le paghi in proporzione ai consumi ed agli “averi”…

    La Gabanelli gode della mia stima per il suo lavoro, ma non ci racconta nulla di nuovo, ci ricorda semplicemente ciò che sta accadendo.

    STEFANIA, sei simpatica, non preoccuparti, nessuno ti richiama, almeno penso, non è semplice esprimersi scrivendo, occorre concentrazione e calma.
    Io per primo a volte mi “ingarbuglio”: succede.

    Buona giornata
    Vale

  19. Un turista tedesco si ferma in un albergo greco e chiede se hanno camere libere. Alla risposta affermativa dell’albergatore, lascia 100 euro alla reception e chiede la chiave per vedere se la camera è di suo gradimento. Appena sale, l’albergatore corre a portare i 100 euro al fruttivendolo che riforniva il ristorante dell’albergo. Questi, di corsa, li porta al trasportatore, il quale, a sua volta, li porta al contadino da cui si riforniva per conto dell’albergo. Il contadino li porta ad una ragazza con la quale scopava dietro la promessa di darle i soldi appena li aveva. La ragazza corre all’albergo in cui portava i clienti, promettendo di pagare la camera appena avesse avuto i soldi. Appena i 100 euro sono di nuovo sul banco della reception, scende il turista tedesco, che si riprende i 100 euro, dicendo: “Zimmer non essere di mio kradimento !”. Così funziona l’economia in Grecia (e, forse, anche in Italia)…

  20. Mauro, io credo che la crisi ci aiuterà a rifocalizzare il nostro pensiero su ciò che è importante e ciò che non lo è. Saremo costretti a rivedere le scelte, personali e comunitarie, prese negli ultimi decenni. Ci dovremo sforzare di vivere dignitosamente con meno risorse, questo ci obbligherà a ricominciare a prenderci cura delle cose, che non potranno più essere buttate vie quando ci pare (che follia), e delle persone, dalle quali non ci separeremo più tanto facilmente, soffocando con ansiolitici e consumismo il nostro bisogno di amare ed essere amati. Credo che inizialmente saremo spronati dalla necessità, ma, strada facendo, allacciando legami più saldi con cose, persone e ambiente, potremo riscoprire quanto sia bello legarsi, quanto ci renda più solidi. Svanirà la confusione mentale che c’è, il rumore, le continue tentazioni pubblicitarie e si ristabilirà il silenzio, quello che ti permette di scegliere, di pensare, di capire. Avremo modo di riflettere sui problemi reali, magari grossi, ma perlomeno affrontabili, perchè reali, appunto.
    Vabbè poi magari qualcuno lancerà qualche bomba nucleare e nulla di tutto ciò potrà avvenire. Speriamo di no!

  21. Non so se qualcuno sta vedendo la puntata di Report di questa sera…..L’Africa defraudata dal mondo “sviluppato” che deve continuare a crescere, Passera stasera da Fazio ci spiega che la crescita serve a pagare il debito. Che tristezza……Ma siamo proprio sicuri che questa crisi non sia una benedizione ?

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