Non lavatevi…

Scoglio di Daskalia, sud di Antipaxos. Tappa per un bel bagno

C’è M., che ha perso il lavoro, non ha più legami sentimentali, ha avuto un incidente con la moto. Si definisce “il fuggitivo”. E’ arrivato a bordo teso come una corda di violino. Avevamo appena preparato un vassoietto di gamberi crudi marinati. Si è seduto, gliene abbiamo dato uno, ha sfiatato via qualcosa. Dopo tre ore aveva un’altra faccia. C’è P. che ha deciso che ora basta, si occuperà solo della propria felicità. “Ho già perso troppo tempo”. Ha 52 anni e quando è sbarcata le lacrime le rigavano il viso. C’è H. che si è sentita dire cose che nessuno le aveva mai detto. Erano cose evidenti, normali, e mi ha fatto impressione che non fossero mai uscite. C’è G., che sta per cambiare lavoro, ma che il prossimo impiego sarà molto, molto diverso dall’attuale. Ci sono C. e S., che sono venuti a vedere “se era una bufala” e che quando hanno capito che Mediterranea c’è davvero, partirà davvero, metterà la sua prua verso un destino ignoto carica di speranze, mi hanno detto “noi vogliamo esserci. Cosa dobbiamo fare?”. C’è S., ingegnere, che ha un po’ patito certi discorsi, ma che ha capito che togliersi le scarpe aiuta. Il problema semmai è rimettersele. C’è L., un uomo a un bivio. Non so cosa farà ora che torna a casa, ma non vorrei essere chi lo sta aspettando. C’è G. che a un certo punto ha detto tra sé, guardando il mare di Meganisi: “Va bene. E’ definitivo” e l’ha urlato altre volte, sempre più forte, carico di vita e voglia di muoversi. Ci sono M. e A., che vivono la medicina tibetana, il sesso tantrico, e sono altrove, dunque esattamente qui, ora, del tutto. C’è S. che ha lasciato tutto due anni fa, ha denaro ancora per uno, ma non si preoccupa: “qualcosa avverrà. Ho delle idee, ma nessuna ancora chiara.” E naturalmente tutto avverrà. C’è I., che è venuta per farsi dare una spinta, e D., che la spinta se l’è data da sola, e P. che quando è sbarcato è andato a Igoumeniza e, sul molo, ha deciso che tornava a bordo, e la spinta l’ha data lui a me. E poi c’è…

Scorrono i volti, su Mediterranea. Volti e anime che si somigliano, pure se sono diversi. Gente che si è messa in cammino. Facce spesso tese, poi cariche di meraviglia. Molti si interessano alla nostra spedizione. Qualcuno semplicemente vuole godere di un momento di libertà. Con ognuno parliamo, dialoghi intimi, pieni. Esce sempre fuori qualcosa. Per me. Per tutti.

Mi viene un dubbio: che tutto questo abbia a che fare col mare, con la vita sospesa su dieci metri d’acqua trasparente. Forse patiamo troppo la nostra lontananza dal mare. Bisogna pensarci, capire se è vero. Certo, guardando le macchie azzurre e verdi accanto a Mediterranea, ricordando il bordo a vela di qualche giorno fa, o le serate sulle isole interne, capisco che non è un caso. Il mare c’entra eccome. C’entriamo noi, la distanza tra l’albero e la chiglia della nostra barca vitale, tra la prua e la poppa del nostro mondo interiore. Lontani dalla nostra anima liquida, abbiamo le bocche riarse, il cuore impolverato. Uomini e donne senza vento, e senza un mare dove provare a tenere la rotta. 

Il sale che ho sulla pelle mi aiuta molto a vivere. Lo dico a tutti: “non lavatevi. Non con l’acqua dolce, almeno. Lasciate che il sale resti su di voi, vi disinfetti, vi tolga via un po’ di odore di terraferma e di disincanto”. Qualcuno, appena imbarcato, mi guarda con orrore. Poi, dopo due o tre giorni, lo guardo io. Ci sorridiamo…

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47 pensieri su “Non lavatevi…

  1. Commossa anch’io dalle storie di questi amici, fino a poco tempo fa sapevo cosa significava emozionarsi mettendo piede in barca, ora sono travolta e provata dai cambiamenti della vita e dalla riscoperta di sè, anzi forse ancor di più dalla consapevolezza di ciò che son stata e di ciò che desidero essere…quindi dalla conoscenza di me. A 29 anni “mi sono vista” e ho provato dolore per il lavoro da fare e sollievo per essermi finalmente “vista”.
    La stessa commozione, gioia ed eccitazione tipica di una bambina felice, che ho provato quando in diverse occasioni ho scelto di dormire avvolta dal sale, è una sensazione di pienezza.

  2. @ Carmen

    Grazie per il tuo commento sui miei post. fa piacere leggerlo. non sono l’unico marco a scrivere qui pero forse per chi legge sono riconoscibili diversi stili per esprimersi e scrivere.

    Un Saluto,
    Marco

  3. Potrei aggiungere a quello che ha detto Antonella che spesso la necessità è proprio quella di comunicare e approfondire con gli altri non solo con Simone. Ho sentito più di una volta e con più di qualcuno un percorso, una sensibilità, un sentire molto simile al mio che poi per qualche ragione non si può approfondire. Sarebbe bello invece farlo in privato, condividere vedendosi, incontrandosi, comunicando progetti. La dimensione non dovrebbe essere solo virtuale. Ma partire dal virtuale per diventare reale dove il virtuale è solo un pretesto e un inizio. Questo manca.

    Sul fatto che chi è qui sia solo un parassita sulla pelle di Simone… Mah sarò forse presuntuosa ma il mio lavoro mi ha insegnato che tutti possono imparare da tutti in ogni momento e che per imparare davvero che si sia allievi o maestri c’è bisogno di umiltà.

    Senza umiltà è difficile che si riesca a guardare gli altri come guardiamo noi stessi. E soprattutto difficile che si riesca a imparare qualcosa davvero.

  4. Perché chiedersi che senso ha per uno che ha FATTO conversare con chi non ha fatto, che insegnamenti può trarre visto che le persone interessanti o che hanno qualcosa da dire sono sicuramente altrove?
    E’ proprio porre la domanda in questi termini che genera l’idea del maschio alpha ( o del guru come si è detto in altre circostanze…).Ragionare così presuppone che esista un percorso univoco in grado di dare un senso dignitoso alla vita e, dato che Simone l’ha intrapreso, si pone ad un gradino più elevato rispetto al quale noi, poveri parassiti, possiamo scegliere solo tra l’accodarci o il contestare. Finora, al contrario, ho sentito Simone ripetere in continuazione che la sua esperienza è il risultato di un percorso personalissimo e ha sempre incoraggiato a cercare la propria via, ad inseguire ciascuno il proprio daimon. Personalmente, poi, ho trovato nel CONFRONTO, nella DIALETTICA tra esperienze diverse e diversi sensi della vita il significato più profondo di questo blog che non è solo comunicazione unidirezionale con il padrone di casa (per questo basterebbe anche solo una mail…), ma è RELAZIONE pluridirezionale con Simone e con tutti gli utenti… Da qualunque interlocutore può nascere uno spunto interessante di riflessione e, a volte, giudizi troppo sommari sul pensiero altrui, stigmatizzazioni troppo frettolose possono precludere spazi di conoscenza. Caro lobbysta, fai riflessioni interessanti, ma con una punta di spiacevole “superomismo” che ti penalizza…in fin dei conti anche lo Ubermensch di Nietzsche aveva tutto un altro significato…ciao

    • Antonella, ciao. Oltre a citare uno dei miei libri piu’ amati, dici cose che condivido. La parola “parassita” e’ fuorviante. Io ho preso il buono del ragionamento del Lobbysta, che non credo negasse quel che tu dici. Naturalmente ripeto e ribadisco quel che tu ricordi delle mie tante sottolineature. Io non sono speciale. L’unica cosa speciale e fare, essere salpato. A modo mio. Inimitanbile, ma utile per prendere ognuno le proprie misure. La comunicazione con me e tra di noi e’ preziosa perche’ al di la’ delle tante chiacchiere che sentiamo, poi AGIRE e’ cosa di pochi e le testimonianze non sono molte. Utile raccogliersi intorno ad esse e ragionarci, come mi pare facciamo qui. Un caro saluto da Corfu.

  5. Qualche mese fa, ho detto a Simone che avevo appena finito di leggere “Stojan Decu, l’altro uomo” e lui mi chiese: . Confesso che non sono riuscito a dere una risposta; però adesso, alla luce di queste riflessioni, credo che in quella vicenda umana ci sia “l’uomo intellettuale” a cui molti di noi vorremmo assomigliare, salvo poi scoprire che non siamo riusciti a resistere alla tentazione di allungare il braccio e battere sulla spalla del vicino per attirare l’attenzione. Il talento ha senza dubbio un grande fascino anche se non è sempre supportato dalla virtù …
    Un saluto.

    Paolo B.

  6. Qualche mese fa, ho detto a Simone che avevo appena finito di leggere “Stojan Decu, l’altro uomo” e lui mi chiese: <>. Confesso che non sono riuscito a dere una risposta; però adesso, alla luce di queste riflessioni, credo che in quella vicenda umana ci sia “l’uomo intellettuale” a cui molti di noi vorremmo assomigliare, salvo poi scoprire che non siamo riusciti a resistere alla tentazione di allungare il braccio e battere sulla spalla del vicino per attirare l’attenzione. Il talento ha senza dubbio un grande fascino anche se non è sempre supportato dalla virtù …
    Un saluto.

    Paolo B.

  7. WOW! Due comunicatori che si affrontano…

    Molto interessante quel che dici Lobbysta, sul serio.
    Senti forse a te non te ne frega niente di condividere le cose, hai paura di perderci e se lo dici tu avrai certamente ragione.
    Però se almeno un po’ tu lo facessi, e secondo me dovresti perché mi sembri un bel tipo, potresti dare a “noi parassiti” la possibilità di evolverci.
    E chissà che non ci guadagnerai un po’ anche tu, che di persone interessanti in giro non ne potresti trovare qualcuna in più.

  8. O.T.

    ..se vuoi !

    che bello, lo dico sempre io rivolgendomi alle persone alle quali tengo molto.

    Fondamentalmente perché ritengo giusto che ogni scelta, anche se apparentemente la migliore, debba essere comunque incondizionata da svariati aspetti inerenti il contesto che la circonda e da chi la propone.

    Tutto qui, complimenti

  9. Sinceramente stare qua sopra a dialogare tra di noi mi dà sempre la sensazione di mettermi comodo in casa d’altri. Ciò detto, faccio considerazioni (spero) rapidissime in nome della semplice buona educazione, chiedendo scusa a Simone per lo spazio che uso e a coloro ai quali rispondo per non citarli direttamente; se lo facessi il brodo si allungherebbe.
    Quando ho preso il brevetto di pilotaggio, ho capito nel giro di pochissimo che una sola ora di volo saggiamente utilizzata può fornirti materiale per tre giorni di racconti e aneddoti in sala piloti in aeroclub (con accompagnamento di un bel po’ di bicchieri di rosso). Quello che voglio dire è che la mia diffidenza non è né verso la comunicazione, né verso la condivisione, per quanto compulsiva (sebbene non riesca a capire perché dovrei twittare o postare “a cosa sto pensando” su facebook: anche per mestiere cerco di lasciare ad altri tutta quella parte), bensì verso il narcisimo che, per citare Lowen, non consiste nell’essere innamorati di se stessi, bensì della propria immagine riflessa. In sostanza, il dubbio è: sto gridando al mondo che è stato bellissimo liberare il mio garage, invitandoli a fare lo stesso perché è una cosa meravigliosa, o sto gridando al mondo quanto sono stato bravo a liberare il mio garage e, nell’invitarli a fare lo stesso, sto cercando solo di trasmettere loro il concetto “mettetevi in fila dietro di me, che sono il maschio o la femmina alpha” (almeno in tema di ripulitura dei garage)?
    E’ chiaro che non tutti i racconti dei piloti sono cialtronate e, a stare ad ascoltare bene, puoi imparare qualcosa che potrebbe perfino salvarti la pelle, un giorno. Quindi è chiaro che è difficile rinunciare all’interlocuzione e che a volte un lavoro per altri versi insopportabile merita di essere portato avanti almeno perché ti dà l’occasione di confrontarti con persone interessanti. Ma, nella mia esperienza almeno, 1) le persone che sono le più interessanti da stare a sentire sono quelle che parlano meno volentieri, 2) dopo un po’ che le sei state a sentire, anche quelle che hanno qualcosa da dire bisogna lasciarle andare, come si lascia andare la tetta della mamma. Mica è una cattiva cosa essere allattati, ma poi occorre andare a procacciarsi il cibo da soli.
    Ed è per questo che leggo i post di Simone e tendenzialmente ignoro quelli dei suoi commentatori, perché quelli di cui ho parlato nel primo post (e qualcuno di loro si è anche risentito) sono semplicemente (e lo dico con serenità, perché in natura tutto è lecito) dei parassiti. Possono parlare tutta la vita sulla base di spunti altrui.
    Simone al contrario alcune cose le ha FATTE. Per questo ho letto tutto quello che a scritto. Perché, appunto, è pieno di cose che ha FATTO. Perciò anche di quel che scrive Simone preferisco la parte saggistica e il resoconto e le riflessioni quotidiane qui sul blog, piuttosto che i romanzi (che vivo come omogeneizzati: la traduzione in termini più facilmente comprensibili ai più di idee ed esperienze).
    Da ciò spero chiaro quel che intendevo quando chiedevo a Simone che senso avesse tenere aperti i commenti sul suo blog (che senso avesse PER LUI, non tanto per noi), dato che le persone da cui può imparare o con cui può aver senso conversare per uno che ha FATTO un passo come il suo sono – almeno io credo – ben diverse da noi.
    E con ciò, finalmente, mi taccio in via definitiva e torno nel mio limbo.

  10. e vabè il sale addosso…fa bene… toh anche sui capelli ci può anche stare…però simone…diglielo ai tuoi ospiti che però il bidet si deve fare ogni tanto che il sale tutto sto bene non fa..

  11. @LOBBYSTA
    A PROPOSITO DI CONDIVISIONE COMPULSIVA
    è capitato anche a me,di non vivere il momento per immortalarlo e condividerlo su facebook , fino a quando ho fatto la Tua stessa constatazione, un insight!
    “ma che mi frega di ri-guardarmi questi delfini domani?… guardali ADESSO, pezzo di somaro! ”
    si trattava delle mie figlie, ma nuotavano anche loro.
    per me è stato un passaggio esistenziale che ha determinato tanti di quei cambiamenti a catena che sarebbe vertigine pensare di scriverli tutti.Purtroppo vedo troppe persone inconsapevoli di quello che si perdono cercando di riprenderlo, sembra un esercizio di stile letterario ma è letteralmente così.Trovo che tu sia una persona capace di profonda consapevolezza e ciò di solito mi piace, delle scelte di solito non me ne curo. ciao

    @MARCO
    non so se tu ce l’abbia più lungo o meno, comunque trovo i tuoi post diretti e cazzuti ovvero, buon aggressività senza violenza, un equilibrio difficile e se leggere Perotti aiuta…vabbè va…vado a farmi ‘na nuotata,montalbano docet.

  12. Lobbysta, mi ritrovo molto in ciò che dici, hai introdotto dei temi profondi e sui quali ci sarebbe molto da disquisire. Cambiare vita dovrebbe essere un processo traumatico e devastante non nelle accezioni negative ma nel senso di molto importante e molto profondo. Tutto dopo un’analisi accurata, completa e spietata su ciò che si è veramente, ciò che si ha, ciò che si vorrebbe veramente e ciò che si è disposti a perdere. Per me dopo tanti anni trascorsi in una attività il cui fulcro è la comunicazione tra alti e bassi, amore e odio sono giunto negli ultimi tempi a pensare veramente di lasciare perché questo ultimo periodo è poco gratificante ma, ammetto con fatica che c’è un ma, ho molta paura di perdere la possibilità di comunicare, trasferire e farmi traferire, negoziare, ascoltare, parlare per convincere ma anche per essere convinto, in definitiva di conoscere investigare quotidianamente la natura umana nei meandri con i suoi pregi e difetti in modo da conoscere di più gli altri per conoscere meglio me stesso. Alla fine non è l’azienda, il prodotto, il risultato, la finalità ma il gusto sta nel processo stesso personale per arrivare a, ciò che gratifica è il progetto che si realizza e nel quale ci si riconosce. Lo so che per qualcuno è difficile capire e potrei ad altri apparire superficiale perché non ho parlato di soldi ma qui (forse in modo immodesto) credo di potermela cavare anche peggiorando di molto la mia condizione economica, in pratica correrei il rischio ma, non trovare più una quotidianità nella quale confrontarmi con gli altri in modo profondo, mi preoccupa.
    Non è la solitudine della quale ho estremo bisogno come l’aria e sta su un altro piano ma la parte di vita relazionale da capire, il ritmo, i tempi. Ho estremo rispetto e ammirazione per tutte le forme di vita anche molto alternative che vedo descritte ma siamo diversi, lasciare tutto per isolarmi da qualche parte anche se un luogo ideale è solo un passo ma poi se devo vivere solo per ovviare alle necessità trovandomi in una dimensione dove potrebbe mancarmi la possibilità di Comunicare e Confrontarmi adeguatamente non sarebbe la soluzione per me. E’ comunque doveroso essere alla ricerca e l’esperienza che sta affrontando Simone dimostra che con caparbia si possa trovare un’alternativa completa su più fronti, coerente e molto gratificante. Grazie per gli spunti interessanti.

  13. c’entra poco … ma mi pare che riflettendo sui libri di Simone si può dire che abbiamo quasi tutti barattato la libertà in cambio di sicurezza (sulla quale ci sarebbe ben da discutere), ora se ne è andata pure la sicurezza.

  14. Un ringraziamento a te, Simone, per l’attenzione e la lunga risposta: chiedo scusa per questo ringraziamento così tardivo, ma… le ragioni sono le solite, ovvie.
    Hai inquadrato perfettamente la questione, in particolare con la citazione dalle Operette morali. Non me la ricordavo affatto e invece coglie proprio il centro del bersaglio.
    E’ chiaro che qui non si discute di giusto o di sbagliato (del resto ho premesso che – in una situazione analoga alla tua – il mio istinto sarebbe fare lo stesso).
    Sostanzialmente è una questione di attitudine personale: per una serie di ragioni che mi hanno portato ad essere (per ora) così, io anelo all’indipendenza più totale, quella che ti consente di stare con tutti, sempre, perché non hai bisogno di nessuno, mai (e diamo ovviamente per assolte le disquisizioni puramente nominalistiche sull’impossibilità di non avere mai bisogno di nessuno).
    Un giorno ero sul tetto di un peschereccio e cercavo di inquadrare nell’obiettivo della mia amata telecamera un gruppo di delfini che passavano veloci sotto la barca e poi saltavano fuori. A un certo punto mi sono fermato e mi son detto: ma che mi frega di ri-guardarmi questi delfini domani?… guardali ADESSO, pezzo di somaro! Così ho posato la telecamera e mi sono goduto la scena (che rivedo anche adesso, senza bisogno di schermi o elettricità).
    Ecco, riguardo al desiderio di comunicare ho sempre la sensazione (/timore) di essere uno che non riesce a godersi quel che vive se non attraverso la sua riproposizione. E sto quindi cercando di starmene sul tetto di una mia metaforica barca a guardarmi i miei metaforici delfini senza bisogno di telecamere o di carta e penna per raccontarlo a qualcuno.
    Lo ripeto, ad nauseam: così mi sento di fare io, oggi. Ognuno sceglie di essere ciò che è. Il difficile, spesso, è accorgersi di averla fatta, una scelta.
    Buona navigazione
    A

  15. Ciao Simone! Non sapendo dove scrivere, provo qui… 😛 Stò leggendo il tuo libro “ADESSO BASTA” e cavolo, mi è venuta voglia di condividere qualche pensiero (scusa la pretesa) E’ un libro che va dritto all’anima, che “fa male” se lo si legge con il cuore ed onestà, che fa brillare gli occhi e lo sguardo se lo si assapora con l’anima. Devo ancora finirlo, ma devo dire che mi piace e spesso mi viene da rileggere o ripensare ad alcuni concetti che esprimi , i racconti, le emozioni…Curiosità questo libro l’avevo regalato io al mio compagno anni fa quando eravamo “solo” amici; ma non lo ha mai terminato. Lui poi ha iniziato con la vela 🙂 pensavo di leggerlo per “poterlo aiutare e capire di più in alcuni periodi “NO” causa lavoro e invece…mi stò rendendo conto che serve più a me! Questo è il bello della vita! Ad agosto faremo la nostra prima vacanza in barca a vela: Marsiglia_Mentone. Sono curiosa per questa nuova esperienza e non so perchè ma il mio “sesto senso da streghetta” mi sussurra che tutto questo non è un caso…Cercherò di seguire il tuo consiglio : non mi laverò e lascerò il sale ,il mare e il sole sulla pelle! Buona estate! Stefania

  16. Chiedo scusa per il messaggio di natura personale ma vorrei cortesemente invitare, se può, se vuole, Silvia (la ragazza che domani parte per le Baleari) a scrivermi in privato pbalasso@yahoo.it . Stessa identica situazione sua, stesso identico mare … avrei una montagana di cose da chiedere e condividere considerato che ho vissuto per 8 mesi a Mallorca .Grazie !

  17. Ciao,
    3 cose:
    1-conoscono una dermatologa che dice ai suoi pazienti che lavarsi tutti i giorni (con l’acqua calda) fa male alla pelle perche noi non ci siamo evoluti per lavarci cosi tanto. (per fortuna che a me piace fare le docce con l’acqua fredda).

    2-Per me il questo blog o i libri di simone sono un aiuto decisamente importante per il mio cammino sul mio sentiero verso l’equilibrio. (indipendentemente anche dal DS). Per me capire quali ragioni spingano Simone a scrivere e comunicare e’ si interessante ma di secondaria importanza. Prima di tutto mi fa bene qual che leggo qui.

    3-Mi sento un po chiamato in causa quando il Lobbysta scrive di quelli che scrivono per far a gara a ci c’e’ l’ha piu lungo…
    Ogni tanto scivo si col desiderio di affermare quel che ho fatto, a volte posso essermi descritto in maniera migliore di quel che in effetti sono.
    Pero trovo meglio cosi che il contrario.
    Se valorizzo le cose positive che ho fatto fino ad adesso riesco a motivarmi meglio per i passi futuri. Se enfatizzo le cose che non ho fatto o vedo descrivo a voi e a me il bichhiere sempre mezzo vuoto, cado nel vittimismo e rassegnazione e oltr a godermi di meno la vita non vado avanti.
    E’ decisamente necessario “partire da un positivo” per poter affrontare anche le cose negative.

    Saluti
    Marco

  18. Questo post somiglia molto ad alcune pagine dei miei resoconti sommari di quando facevo la psicoterapeuta di gruppo:iniziali puntate, drevi didascalie caratterizzanti e…”spinte”, termine che usavo molto,è sul quel crinale che si gioca tutto, uno analizza, cerca, trova, supera cammina ma…ci vuole la spinta per “spoggettare” per rotoLARE dall’altra parte O buttarsi nell’abisso, dipende…
    L’ho sempre detto che la psicoterapia non è l’unica psicoterapia, ci sono altre cose che svolgono la stessa funzione: incontri, viaggi, lutti/nascite, avventure nel deserto come nel mediterraneo che di cielo e vento in comune ne hanno. Quanto al lavarsi, lo dice sempre il mio pediatra “sporchi nudi e al sole, devono crescere” ed io…un po’ per pigrizia, un po’ per il gusto di contrariare mia madre , un po’ perchè è cool, per di più lo dice Perotti…non lavatevi.

    @ruedeflorence
    trovo il tuo garbo e il tuo appassionato distacco assolutamente affascinante

  19. Caro Simone, io amo il mare, ma dalla terra ferma. Mi piace quando descrivi che sei seduto in qualche “baretto” sul molo, o sotto un ulivo davanti al mare. Ho battuto le città del Mediterraneo che ho amato di più: Corniglia, Alghero, Salina, Istambul, Essauira, Marsiglia, solo per sedermi davanti al mare e concedermi quello che non potremo mai portarci via, che esiste nel solo istante in cui guardiamo, e che non fa parte dei ricordi ma del piacere di vivere, per citare Izzo.
    Leggo ciò che scrivi da tanto tempo, non sento il bisogno di avversarti, non mi interessa smascherarti, nemmeno voglio sapere se guadagni tanto o poco. La tua vita è così distante dalla mia che potrebbe anche essere romanzata, ma io ti leggerei comunque perchè le tue parole, le immagini che trasmetti, mi fanno bene, illuminano di blu le mie giornate al neon. Questo mi basta.
    Buonanotte

    • Ruedeflorence, ciao. In quei bar, a Bastia, a Bonifacio, a SidiBou-Said, a Istanbul… ho sempre trovato la vita, la mia, come tu la tua. Sono legato a quelle e a tante altre città di mare perché in quei piccoli bar (come quello che sta di fronte alla Cala, Palermo, lato sinistro guardando verso la terraferma) siamo nati; da lì, da quelle dimensioni sociali ed esistenziali, noi proveniamo. Siamo uomini e donne del Mediterraneo, e tanti dei nostri problemi derivano dal fatto che non viviamo così. In quei bar, invece, quando ci troviamo lì per caso, anche per poco, ci sentiamo a casa. E la vita è cercare di tornare a casa. ciao!

  20. Io il sale sulla pelle la sera me lo devo togliere, ma proprio non riesco a tenerlo su… invece l’odore del bosco, delle foglie bagnate, della segatura quando taglio la legna, della resina mi piace, mi piace da morire, ecco lì si che non mi lavo 😀

  21. Un mesetto fa, ho venduto il mio appartamentino di città. E domattina, il mio compagno ed io saliremo su un aereo diretto alle Baleari, alla ricerca di una casa dove vivere e dove avviare un piccolo b&b.
    Ci abbiamo provato a fare la stessa cosa qui nel sud Sardegna.
    Due anni fa (prima aspettativa, poi dimissioni) ho lasciato il mio lavoro sicuro in università per venire a vivere al mare, un mare che ho amato fin da bambina, e dove sognavo di vivere un giorno.
    Sono stati anni da incubo, dove nulla dei nostri sogni si è avverato. Ci hanno provato in tutti i modi a metterci i bastoni tra le ruote, a sabotarci, a demolirci, e forse in parte ci sono riusciti.
    Spesso hai parlato della violenza che suscita chi anche solo prova a fare, a cambiare. Be’, l’abbiamo provata sulla pelle, e non è stata una passeggiata: non esito a definire questi due anni un’esperienza devastante.
    Oggi penso che, evidentemente, non era il mare giusto. Oggi, forse, tutta l’amarezza di questi due anni ha trovato un senso, ed è quello di farci capire che non è qui che dev’essere.
    A dirla tutta, ancora non so esattamente dov’è che dev’essere… ma forse il bello sta proprio in questo.
    Il mio, il nostro cambiamento è iniziato con i tuoi libri, e i tuoi messaggi in bottiglia sono una calda compagnia.
    Non smettere mai, Simone.

    Hasta luego, marinero 🙂

  22. Mi riallaccio ai commenti sull’ultimo post pubblicato nel mese di giugno. Anche io auspico l’apertura di un gruppo di scollocamento su Linkedin. Sono certa che saremmo in buona compagnia.

  23. a me il lobbista pare uno snob incredibile… non legge i commenti lui e sa già tutto di ognuno di voi. infatti si vede proprio da ciò che scrive che non legge i commenti, ha troppo da fare in parlamento eh eh…

  24. E se il motivo per cui esiste questo blog fosse semplicemente perché Simone è una persona che ancora, nel nostro tempo, si fa delle domande?

    “Perchè?” chiede chi ha voglia, curiosità, desiderio di conoscere.
    “Perché?” chiede chi non si limita. Chi non si lascia vivere. Chi non accetta.
    “Perché?” chiede chi sa di non sapere.

    Anche io vengo qui per questo, come voi. Trovo domande e risposte. A volte domande e basta. E me le porto dentro.

    (..) Con ognuno parliamo, dialoghi intimi, pieni. Esce sempre fuori qualcosa. Per me. Per tutti. (..)

    Fare domande. Cercare risposte. Trovare la propria.
    Bello, no? 😉

  25. Riflessioni interessanti e che in parte condivido del lobbysta. Dove a mio avviso scivola clamorosamente è proprio nelle sue considerazioni sulla domanda finale che pone a Simone: perché scrivere della propria scelta, perché voler convincere, voler condividere con gli altri. A mio avviso il motivo non è legato alla provenienza dal mondo della comunicazione, semplicemente ritengo sia un fatto ancestrale la voglia (bisogno?) di voler condividere/convincere gli altri quando si è entusiasti di qualcosa, quando hai smascherato un’illusione, abbandonato una cattiva abitudine. Anche sgomberare un garage dopo anni o riparare una finestra da soli può far venire voglia di raccontarlo e di convincere gli altri di quanto siamo stati bravi.
    E quando si crede di aver compreso una verità, quando si ha la sensazione di unire i puntini, quando ci si sente fieri di un risultato ottenuto verrebbe voglia di “espandere” la propria formula e di convincere tutti che ognuno di noi ha il proprio garage da svuotare.

    • Massimiliano ha in gran parte ragione. La conferma è nelle Operette Morali di Giacomo Leopardi, che insieme a Pasolini è stato il maggior moralista dell’epoca moderna. Lui spiegava che l’uomo “naturale” (che contrapponeva a sé in quanto uomo “intellettuale”) è del tutto incapace di vivere quel che vive (soprattutto le emozioni positive) senza allungare il braccio, dare uno scossone a chi ha accanto e dirgli “guarda!! che bello!!”. Questa “incapacità” a godere da soli, questo bisogno di condividere, quest’urgenza di mettere in comune è un atteggiamento ancestrale, che cultura, educazione, opportunità tendono a cancellare, a chiudere, ad annullare. Personalmente capisco chi contempla qualcosa da solo, lo rispetto, ma io sono del genere che tanto faceva “invidia” a Leopardi (nel Passero solitario, soprattutto), e sono sempre in cerca di condivisione, verso di me e da me.

      C’è poi (per rispondere al lobbista) la parte intellettuale. Io sono (non “faccio”) uno scrittore, con due anime, quella narrativa e quella saggistica. Scrivere è comunicare. Anche chi riempie un diario e lo tiene nel cassetto sta componendo un messaggio in una bottiglia, che lo sappia o no, che lo voglia o no. Non si vergano segni fuori da sé (il pensiero è già un graffito, interno, proprio, concreto) se non per dare forma e sema a un pensiero invisibile. E la forma serve per essere vista e condivisa. Per chi come me scrive e pubblica finendo in mano a centinaia di migliaia di persone c’è solo estroflessione, l’esplicitazione dello stesso processo comunicativo. Diciamo che uno scrittore che pubblica è solo uno che ha fatto pace con l’evidenza che ha bisogno di condividere e comunicare.

      Infine c’è la politica. Politica, in questa epoca, è pensare, progettare, fare e poi testimoniare. Manchiamo di testimonianze contro, diverse, alternative, a cui ispirarci, da rifiutare, da accogliere, ma almeno verificando, ragionandoci, mettendo in discussione il “modello unico”. Io, per parte mia, sento questa responsabilità. Chi mi avversa, chi mi appoggia, chi mi chiede guardingo, chi mi contrasta convinto, si sta comunque relazionando con me, con un principio, con un’idea, con un modello pratico, applicato, che (per me) funziona, che non si può rifiutare in quanto fenomeno, semmai in quanto esiti e premesse applicabili. In questo senso assolvo al mio sentimento d’impegno. Un autore, in questa epoca, deve dire cose forti, vere, possibilmente fatte, che coincidano con l’azione, al cospetto delle quali sia possibile tutto ma non l’indifferenza.

      Dell’esperienza della comunicazione, della lobbying, del marketing, ho portato via l’apetto tagliente e pericoloso, ma anche utile ed efficace, della rappresentanza. Uno che abbia un prodotto buono, o un’idea utile, rappresenta questo al cospetto dei decisori, o dei clienti, per convincerli della sua idea o del suo bene. Si capisce chiaramente che se il bene è inutile e dannoso e l’idea tragica e disdicevole, la comunicazione può essere letale, perché minimizzarà i difetti, occulterà le gabole, convincerà dell’inconvincibile. Tuttavia, usata con onestà, giocandocisi la propria vera vita, essendo disposti a testimoniare, in caso di bene utile o di idea valida, comunicarla in modo appropriato sarà uno strumento di grande impatto per qualcosa di buono. Molte volte mi sono detto, quando lavoravo, “se quello che so fare potessi farlo non per quest’azienda di merda ma per comunicare altro, idee, ipotesi, tentativi, soluzioni possibili…!” Ed è quello che faccio. Naturalmente, nel farlo, mi espongo. Molti, accecati da sentimenti impuri, diranno che tutto questo avviene pro domo mia. Fa niente, ci sta. Io so dove sono, chi sono, cosa faccio, e vado per la mia rotta. La mia motivazione nel farlo è chiara. La loro (che rubano tempo al loro fare per sostenere qualcosa contro il mio) quanto meno torbida (salvo dirlo una volta e poi tornare al gravoso impegno di fare loro ed esporsi loro, cosa che si guardano bene dal fare. Troppa onestà, troppa fatica).

      Su una cosa Lobbysta ha ragione: verso alcuni è inutile. Ma le cose non si fanno sempre e solo pensando alla loro efficacia. Si fanno anche (e soprattutto) perché si avverte che sono adatte a noi, che sono ciò per cui siamo nati, che se anche producessero un solo risultato, quel risultato sarebbe il nostro, e la nostra vita si sarebbe compiuta. Guardate che un risultato “nostro” è cosa importante, rara, dalla potenza quasi infinita.

      Un caro saluto da Paxos, seduto a un tavolino sulla terraferma, sotto un ulivo col tronco bianco di calce, davanti a un mare memorabile.

  26. @lobbysta

    la dipendenza dalla comunicazione cui tu fai riferimento fa parte delle cose che perotti ama fare e gli permettono di realizzare il distacco, scrivere e fare charter per poter navigare, alias.. vendere una idea, fare propaganda perchè è comunque il suo mestiere, se per una vita hai fatto questo allora non puoi stravolgere, in qualche maniera torna a galla anche se dici di fare ceste di vimini.

    E, se è vero, come è vero che più o meno a tutti “ci piace anche essere convinti di qualcosa da qualcuno che ci piace”, io sono di quelli che non mi fido di chi vive vendendo una idea e negandolo.

  27. Ahh, Simò ma quanto è bello poter vedere le persone che vedete voi.
    Duro, durissimo il sabato lasciarli andare, vi ho visti a te e G. il sabato mattina.
    Sarei rimasto per gli altri 3 mesi anche solo per osservare le persone che passeranno.

    Cmq, all’arrivo a casa mi hanno detto che puzzavo, ma erano solo i vestiti cavolo, era finito tutto quel che di pulito avevo! Mi sono assaggiato, sapevo di mare.
    Da domani mi andrò a lavare facendo un bagno alla spiaggia di fronte l’ufficio 😀

  28. Ogni tanto mi vieni in mente, mentre aspetto qualche parlamentare nel corridoio dei Presidenti, o seduto in Transatlantico. Io lo faccio ancora, il lavoro che tu hai abbandonato. Ogni tanto mi chiedo se ci siamo mai incrociati, davanti a una Commissione, o alla Buvette al Senato. Questo naturalmente anni fa, prima che tu smettessi e scrivessi Adesso basta, ché adesso la tua faccia la conosco.
    Ogni tanto capito qui sul blog e leggo qualcosa, sempre con piacere. Raramente leggo anche i commenti. I migliori sono quelli ingenuamente entusiasti, ma la maggior parte degli altri li trovo di una scemenza senza confini. Ci sono quelli che scoprono l’acqua calda socio-economica del tipo che se tutti facessero come te, non ci sarebbe più nessuno che lavora in ospedale. C’è un divertente libretto di Watzlawick (Istruzioni per un successo catastrofico) che parla di questo, cioè dell’errore che si fa partendo da un fenomeno e credendo di poterne misurare la portata semplicemente moltiplicandolo, senza rendersi conto che cambiare la dimensione del fenomeno cambia definitivamente il fenomeno stesso. In sostanza, se agisse come te un numero di persone così alto da farci preoccupare di non trovare medici all’ospedale, significherebbe che nella società si sono GIA’ verificati cambiamenti così profondi e radicali che ci staremmo da tempo preoccupando di ben altro.
    Ci sono quelli che non riescono proprio a resistere a venire a fare il gioco del Chi ce l’ha più lungo, uomini o donne che siano. I migliori sono quelli che, loro sì, sanno cosa significa “fare downshifting” perché loro sì che l’hanno fatto. Loro, o almeno qualche amico loro. Mio cugino, mio cugino, cantava Elio tanto tempo fa.
    E poi naturalmente ci sono quelli che non è possibile e che non si può stare senza soldi a meno che non si abbiano già i soldi. Bah… diceva una vecchia signora contadina ormai scomparsa “l’uomo non fa ciò che non vuole”. Sono appena stato a trovare un amico che ha mollato tutto e ha aperto un agriturismo, facendo una vita non molto dissimile dalla tua. L’ho aiutato a riparare delle cose che non poteva permettersi adesso di sostituire. Lui è contento così. Io non credo che lo sarei, quindi non lo faccio. E’ tutto lì. A qualcuno suonerà semplicistico. Ma la realtà è che ci infastidisce ammettere che è semplice: vuoi una cosa? Paghi il suo prezzo e la ottieni. Ma non importa: ognuno sa i fatti suoi. Io so che certamente dormirei e respirerei meglio in campagna, ma è un miglioramento che dovrei pagare con una attenzione costante ai soldi. Perché i soldi sono così: se ne hai pochi devi starci molto attento, se ne hai molti anche di più. Ho sempre fatto di tutto per averne abbastanza da non dovermene sempre preoccupare, perché è una cosa che non sopporto. Ognuno sa quello che avrà.
    E qui veniamo al punto di questa mail, alla mia domanda per te (magari avessi tempo e voglia di rispondere, ma so bene che hai altro da fare). Che cosa te ne frega dei commenti, di tenere un blog e tutto il resto? Tu hai fatto quello che volevi, hai detto quello che avevi da dire. Di gente con cui confrontarti certamente ne incontri. E poi, tutto sommato, avrai già abbondantemente avuto modo di scoprire che la gente con cui è interessante confrontarsi la incontri soprattutto nei posti dove non è previsto il confronto, o addirittura dove ci si stupisce anche semplicemente che ci sia qualcuno con cui parlare.
    Me lo chiedo perché penso che, nei tuoi panni, farei esattamente come te. Mi viene da pensare che per tutti noi che abbiamo lavorato o lavoriamo nella comunicazione, nella lobbying, nelle relazioni c’è qualcosa in più di cui liberarsi, oltre a quelle molte e grandi di cui ti sei liberato tu, ed è l’attitudine a convincere gli altri di qualcosa. Perché a noi piace convincere gli altri di qualcosa, qualcosa che sappiamo, che abbiamo imparato, che abbiamo capito. E mi azzarderei a dire che ci piace anche essere convinti di qualcosa da qualcuno che ci piace. Eppure, mi chiedo, non è questa una ulteriore, sottile, forma di dipendenza? E soprattutto, non soffri quella frustrazione derivante dal fatto che, in linea di massima, come ti capitava coi parlamentari, quelli che stanno a sentire quel che gli dici, e che poi addirittura lo capiscono, sono un’infima minoranza?

    Vabbè, sono pensieri senza pretesa. Considerazioni di un pomeriggio senza impegni, in quell’interregno tra un lavoro che si sta lasciando e un altro verso cui si va.
    Buona navigazione
    A

    • Ah….! Un Lobbista… Quanto acume e onesta’ in questa tua email. Spero proprio di trovare il tempo e il modo di risponderti con cura. Mi interessa farlo. Grazie per quel che scrivi. Ricordo quelle stanze, non mi mancano… Ma c’erano anche persone in gamba. Lieto che una di loro giunga fin qui.

  29. ciao simone e a tutte le persone che sono con te…… buona navigazione, mi pace molto leggere i post!!!!!e’ come se a distanza mi piace immaginare con il pensiero di essere insieme a voi….. chissa un giorno di poter venire
    di persona con voi……… ciao!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

  30. l’idea del sale addosso… il messaggio che fare la doccia dolce tutti i giorni in barca non è proprio necessario, che il sale non fa male e anzi fa bene.. e la poesia della descrizione…delizioso oserei dire!

    però che affacciarsi ad una finestra e osservare in sette giorni di vacanza o vivere in un modo nuovo in sette giorni di vacanza non è un cammino, ma una evasione…. per poi riconfezionarsi nello schemino borghese e riprendere i propri ritmi…sa molto di insalatina biò in un salottino in centro..tutti fricchettoni ma con la carta visa in tasca

  31. bello questo post. molto realistico e divertente. l ho letto tutto senza fermarmi mai a chiedermi “cosa vorrà dire?”. rende bene l idea su quanta insoddisfazione c è in giro e poi per forza il mondo è pieno di depressi. mi piace proprio. l idea del sale del sole… della mente libera dai pensieri funesti.

    • Ratzinger, è sorprendente: il modo in cui tu leggi quel che scrivo è praticamente sempre il contrario di come l’ho scritto e di ciò che volevo dire. direi 100% dei casi. Naturalmente chi legge ha tutto il diritto di dare alle righe che scorre il senso che gli pare più opportuno. E’ il diritto del lettore. Tuttavia mi colpisce la diversa prospettiva con cui guardiamo alle stesse cose.

      A me non viene in mente “quanta insoddisfazione c’è in giro” o un “mondo pieno di depressi”. Al contrario: vedere tanta gente in cammino, che regisce e fa, studia, si ingegna su come cambiare modi, luoghi, fatti, vite… mi rende speranzoso, mi colpisce perché non pensavo ci fosse tanta gente energetica e in movimento. Vedi, una stessa scena può dare due sensazioni diverse. ciao.

  32. Adoro il sale sulla pelle, mi fa sentire vivo, mi sento pienamente uomo con il mio odore e vorrei portarlo con me tutta la settimana in ufficio. Riuscirò a spiegare alla mia compagna il concetto?

  33. Bello. Bellissimo.
    Pur amando la solitudine vien voglia di partire subito: un ricchissimo quadro pieno di vita.
    Gira la testa pensando al profondo di ciò che scrivi.
    Finalmente tra un po’andrò al mare….. penso che proverò a lasciare di più il sale sulla pelle..
    Ciao! Buon vento!

  34. Avete creato un laboratorio di VITA sul mare… complimenti.
    Bella l’idea del non lavarsi in viaggio in nave, perchè la natura non è sporca. Io penso che lo sporco sia un prodotto della nostra società artificiale… e i corpi flaccidi e bianchicci dell’uomo della città, abituati all’umido dei vestiti, alla luce artificiale dei luoghi di lavoro, quando vengono esposti al sole e al mare si ravvivano, tornano ad essere corpi e non semplici involucri da iper valorizzare con cosmetici e abiti alla moda…
    La vecchia pelle borghese si brucia e si spacca e quella nuova, temprata e forte prende il suo posto, insieme ad un colorito che sa di aria, di sole, di salute e di semplicità.

  35. Ciao Simone , appena tornata a casa dopo una giornata al mare , vado per fare la doccia poi torno giù per vedere le novità in fb e trovo il tuo post …… che faccio ???? Battute a parte il tuo post è pieno di emozioni e mi sono scese le lacrime. Spesso mi emoziono quando leggo i tuoi post …..forse è un segnale che la vita che faccio non mi appartiene… . Ciao a tutti e buon tramonto !!!

  36. Che il Buon Vento porti a tutti voi suggerimenti speciali perchè la vita è speciale ma breve e sprecare il tempo inutilmente è stupido. Per quanto mi riguarda vorrei varamente cambiare radicalmente la mia vita ma, per ora, impegni e affetti importanti non me lo permettono. Il progetto comunque c’è e Mediterranea pottrebbe essere la prima tappa. Vi auguro di stare bene, di fare tesoro di questa esperienza e naturalmente……..buon vento.

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