“Adesso Basta” a Roma

Oggi a Roma. Associazione della Stampa Estera, via dell’Umiltà 83c, ore 18.00. Oltre a me, Domenico De Masi. Presenteremo insieme “Adesso Basta”.

Ci vediamo lì. Buona giornata a tutti.

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21 pensieri su ““Adesso Basta” a Roma

  1. Certo che c’e’ un marito che lavora (un po’ invidioso perche’ a smettere ci ho pensato prima io) e abbiam dovuto fare i conti. Tu fai cosi’: nella inevitabile seconda edizione di questo “best-seller” aggiungi una piccola appendice con 2 o 3 storie un po’ piu’ normali : esiti meno radicali (riscaldamento libero) e punti di partenza meno eccezionali (io l’AD lo vedevo solo passare in corridoio) mille grazie per questo scambio Simone. Saluti ancora Adele

    • allora nella 4° edizione, perché ne hanno fatte già 3 in meno di un mese!!!! Il tuo consiglio è valido, ma vedila dalla parte opposta della medaglia. Chi ha fatto più strada ha la sensazione (veo o non vero che sia) di lasciare molto di più. Fa più in fretta a lasciare chi è lontano da traguardi importanti (o ritenuti comunemente così) o chi è a venti metri dall’arrivo? Il mio arrivo era vicino. Mi aspettavano incarichi al massimo livello, bastava stare lì, ormai c’era chi lavorava per me, facevo la parte “alta”, prendevo alcuni onori, avevo molte responsabilità. Due o tre anni al massimo e… sarebbe arrivata la grande opportunità, quella per fare soldi veri, per contare davvero. E infatti… 6 mesi fa, nonostante fossi fuori da un anno e passa, mi ha chiamato un head hunter e mi ha proposto “the big one”, cioé la proposta che tutti quelli che fanno il mio mestiere hanno nel mirino fin dall’inizio. Ho detto no durante la stessa telefonata. Ti racconto queste cose perché tutto questo, scelta e libro, sono giocati sulla mia carne, quella vera, ed è costato coraggio. Non voglio farmi dire bravo necessariamente, ma voglio che si conosc la realtà, per poter giudicare pienamente, senza pregiudizi o misunderstanding. In bocca al lupo!!

  2. Enrico, lieto di sapere che non sono né l’unico né il primo. Certo, con tutto il ben di dio che citi nel tuo racconto… la notizia non è che tu abbia smesso, sarebbe stata che tu avessi continuato!!! Io ho fatto e faccio una cosa decisamente più modesta. Ma sono felice che avendo sostanze e possibilità tu le abbia ben sfruttate. Quanti ricchi conosco che continuano a lavorare a testa bassa perché non hanno niente nel cuore…! Un saluto!

  3. Caro Perotti, non ho letto ancora il tuo libro, ma mi pare di aver capito, dai vari commenti, di cosa si tratta e premetto che condivido il tuo pensiero: lo condivido talmente che 10 anni fa in tempi non sospetti quando tu non pensavi certo di fare quello che poi hai fatto e di cui hai scritto, ti ho ampiamente preceduto senza scriverci però sopra. Semplicemente dopo 20 anni di lavoro come impiegato tecnico e quindi analista finanziario in una banca, e 9 anni in uno studio di pubblicità, io e mia moglie, in parte x speculazioni finanziarie ben azzeccate e x una eredità inaspettata ci siamo trovati con una notevole autosufficienza finanziaria e senza figli. E abbiamo fatto, anche se in altra maniera, quello che hai fatto tu; abbiamo ristrutturato una vecchia casa del 1530 con la torre che era di mia nonna in mezzo a un bosco con vista mozzafiato, a 30 km dalla nostra città, ci siamo trasferiti li, abbandonando qualunque lavoro, abbiamo reso la casa a costo zero tramite pannelli termosolari, fotovoltaici e riscaldamento a legna, che abbiamo gratis nel nostro bosco a pochi metri da casa, con l’acqua gratuita grazie alla sorgente e alla nostra cisterna medioevale da 60 mt. cubi e ora dividiamo la vita fra periodi in cui abitiamo li, coltivando i nostri hobby (x mia moglie pittura e scultura ed io lettura, musica, modellismo, bricolage, poesia, giardinaggio e filmografia) e intrattenendo e ospitando gli amici nelle 2 stanze libere. Alterniamo queste attività con viaggi all’estero per incontrare amici stranieri, o per puro diletto. Dimenticavo di aggiungere che sulla nostra proprietà abbiamo anche una grande varietà di cibi autoctoni sani come frutta verdura castagne funghi tartufi olive e uva, quindi basta aggiungere un po’ di pasta, latte e qualche uovo comprati al negozietto a 3 km da casa x vivere felicemente immersi nella natura e x rimanere in contatto via internet coi nostri amici e conoscenti. E’ vero, siamo sempre sul suolo di un paese di merda e dittatoriale come l’Italia, lo riconosco, ma sul nostro terreno privato viviamo discretamente ascoltando l’eco delle porcate che si manifestano via via nel nostro sfortunato paese e sui suoi derelitti abitanti. Avendo ora 55 anni speriamo di poterci godere ancora una ventina di anni di questa vita. Saluti a te e complimenti x esserti unito al “club” dei rinsaviti, e se ti va vienici a trovare. Enrico Costantini Guiglia (Modena)

  4. Credo che uno scambio civile di opinioni sia sempre una fonte di arricchimento. Quello che mi dispiace notare è una sorta di “malinteso” sulle intenzioni di Simone (almeno secondo ciò che ho inteso io leggendo il suo blog e un pezzettino del libro che finirò presto).
    Simone non sta dicendo “prendete e fate come me”, non mi pare il tipo che faccia adepti e poi nel libro spiega chiaramente che certe decisioni sono più “semplici” (o meno complicate) per chi ha in partenza un reddito decisamente medio-alto.
    Credo che Simone abbia solo voluto rendere partecipi le persone di ciò che era un suo disagio e di come ha cercato di superarlo, intraprendendo un percorso più consono alla propria natura. Non mi pare abbia mai detto “mollate il lavoro e campate d’aria”, ma piuttosto “se siete insoddisfatti, cercate qualcosa che vi piaccia e fatelo”! A me sembra che a lui lavorare piaccia e giustamente lo fa per vivere. Non ne è più schiavo.
    Ha cambiato prospettiva: ha cominciato a lavorare per vivere in un mondo dove pare che la gran parte delle persone viva per lavorare. Ha dei talenti (tipo quello di comunicare) e si guadagna da vivere. “Downshifting” non vuol dire smettere di lavorare, oziare, è soltanto un ridimensionare i bisogni materiali per rispondere meglio ai bisogni più intimi di ciò che siamo.
    Neanche invita la gente a fare passi avventati: suggerisce vivamente di studiare bene le cose, di pianificare.
    Molta gente si è ritrovata in questo disagio e altri si sono sentiti meno soli nelle loro scelte “anticonformiste”.
    Altra gente non ne capisce il senso, non ne sente la necessità!

    Per esempio, la mia idea “downshifting” che vorrei mettere in atto ora non è un lasciare il lavoro tout-court, ma lasciare QUESTO lavoro, QUESTO ambiente, QUESTA gente che ho intorno e mettermi a fare qualcosa che mi piace: cioè cucinare. Sto raccogliendo informazioni per un progetto. Alla fine forse lavorerò di più e guadagnerò di meno, però farò qualcosa che mi piace.

    Il mondo è bello perché è avariato ;-)))
    Spero di essere riuscita a spiegare tutte le riflessioni che avevo in mente.
    Buona giornata a tutti

  5. bella storia adele. Molto bella. Questo è downshifter come e più del mio. La mia scelta è più radicale, ma non più autentica e impegnativa della tua. Tu sei in target (come dicevamo in azienda), cioé sei il soggetto/persona/generazione/condizione tipo del ragionamento che, come pare, migliaia di persone fanno. Io non parlo di figli, per me, perché io ho deciso di non averne. Mia scelta, che mi nega alcune cose importanti e mi offre (a parer mio) una prospettiva di vita adatta a quel che io so, posso, intendo essere e fare. Tu non parli di mariti/compagni, per altro. Chissà se anche questa è una scelta… Però di storie simili alla tua me ne arrivano moltissime, e dimostrano che nonostante le problematiche sono in molti a voler vivere il viaggio come genitori più assidui, presenti, per godersi soprattutto la vita con i figli in modo migliore, e poi anche per poter essere genitori in modo più presente. Certo che voglio conoscere la tua storia. Una storia di talenti veri, a quanto pare, tanto, come, più dei miei…

  6. Va bene Simone. Non penso che la tua storia non sia genuina, penso solo che la tua storia professionale (e il suo talento)siano un po’ fuori dalla norma. Io ho due figli magnifici di 7 e 10 anni che mi hanno piano piano trascinato verso me stessa. Prima le lunghe assenze dal lavoro per maternita’, poi il part-time, poi, grazie alla tecnologia, il lavoro a casa almeno due giorni alla settimana, con l’arrosto sul fuoco durante le interminabili conference calls e adesso..basta. Quando ci sono dei bambini in casa bisogna cucinare, giocare, disegnare, cantare, cucire, pensare, lavare, risparmiare, fare nuove amicizie tra i genitori dei loro amici (che finalmente vengono da altri ambienti e fanno altri disparati mestieri)magari organizzare vacanze e viaggi insieme a loro….insomma, bisogna vivere meglio. Sono proprio le cose semplici e autentiche di cui tu parli come di una conquista che in qualche modo si impongono. Con dei bambini bisogna interessarsi della loro scuola a pezzi e magari mettere a disposizione le proprie competenze e capacita’. Bisogna collaborare con gli insegnanti, organizzare raccolte di fondi e individuare attivita’ a cui destinarli per migliorare la qualita’ del tempo che i bambini passano a scuola. Insomma, mi si e’ aperto un mondo, di problemi ma anche di buone e autentiche relazioni, di condivisione, reciprocita’, concretezza. Una vera e propria rete di magnifiche mamme, lavoratrici e non, con scambi di vestiti usati dei bambini, preziosissimi scambi di tempo (con costo della babysitter praticamente azzerato)scambi di idee e belle conversazioni. Tutto questo mi ha reso definitivamente insopportabile i contenuti (contenuti?)del mio lavoro, le modalita’e le relazioni di quell’ambiente. Avro’ la liquidazione e anche la buonauscita ma, come te, non avro’ la pensione. Non ho neanche una mappa troppo precisa, per un po’ vorrei fare niente, quel niente qui sopra descritto. Con due bambini, una famiglia, si hanno meno gradi di liberta’, ma, perdonami davvero il sentimentalismo, almeno due dei miei grandi sogni sono gia’ realizzati. Ecco, tu non parli di figli nel tuo libro, questo e’ il mio punto di vista. Ti raccontero’ come avanza il progetto. Saluti Adele

  7. Ciao Simone.

    Ho comprato il tuo libro come ebook. Il fatto è che non riesco ad aprirlo, dato che è in un formato che non posso leggere con i miei sistejmi linux e mac.

    Potresti mettermi in contatto con qualcuno che mi possa inviare lo stesso ebook in un formato più aperto (come pdf)???

    Grazie.

  8. Bella testimonianza:

    Giulio Marino:
    A Febbraio di questo anno ho detto “basta” anche io. Oggi assaporo la libert… Visualizza altroà e sto piano piano riprendendomi la mia vita. Quella vita abbandonata, o forse mai cominciata, per seguirne un’altra che ho scoperto con il tempo appartenere ad una persona che non ero io. Non nascondo che vi sono momenti in cui è dura. La gente, amici e non (ma forse più i primi dei secondi), mi guarda a volte con imbarazzo, a volte con malcelata invidia, a volte con timore. Solo in rarissimi casi mi riconosce il coraggio di mettermi in gioco. Il più delle volte pensano che sia solo un incosciente o un viziato. Fino a un po’ di tempo fa passavo momenti in cui mi chiedevo “Ma forse sono solo un pazzo?”.
    Ultimamente però ho cominciato a capire del perchè di queste reazioni e sorrido di tutto questo…
    E poi grazie a tutti voi da qualche giorno ho scoperto che non sono neanche troppo solo, o alla peggio che siamo in tanti ad esser pazzi. Teniamo duro e ricordiamoci che solo il “pazzo” del villaggio fu colui che ebbe il coraggio di dire apertamente che “il Re è nudo…”

  9. Adele diamoci del tu, se vuoi. Certo, se qualcuno ha qualche talento è un bene, questo consente qualcosa. Io spero di fare bene quel che faccio, è da queste cose che traggo la mia vita. E della mia vita, appunto, si tratta. Capirai dunque che non tratto l’argomento come una storia di copertina o come una vicenda qualunque. Io ho qualcosa a cui tengo molto, come credo te, e un po’ tutti: la mia vita, frutto delle mie scelte, pagata con i miei sforzi, resa dignitosa spero dal mio impegno. Per un uomo questo è importante credo, almeno io sento questo come un valore fondante. Mi pare ragionevole sempre discutere, coprattutto in modo così civile, e non rifiuto certo le critiche. Solo, quando fanno capo alla presunta genuinità della mia prestazione umana, difendo con vigore quanto di meglio ho fatto, quanto mi è costato sforzi e impegno fare. Cose delle quali sono orgoglioso e per nulla reticente a esprimere il mio orgoglio. Ora basta, almeno per parte mia. E grazie davvero della partecipazione di idee e comunicazione. Cose importanti.

  10. Beh, luca, a giudicare dal fatto che tu e Adele siete gli unici a dire questo mentre migliaia di persone si sentono in sintonia con tutto questo, direi che non hai ragione. Però vedi, il bello della comunicazione è questo, ognuno porta la sua prospettiva, legge le sue parole, comprende i suoi messaggi. Io rifiuto solo con onestà e con orgoglio la qualifica di snob o di quello che ha paracadute. I miei calli alle mani e il mio aver detto no a cose di valore (quando qualcuno dirà no a cose di valore, torna qui e parliamo a parità di coraggio vero, concreto, non a chiacchiere) sono una buona pezza d’appoggio. Ognuno esibisca le proprie così parliamo più concretamente, senza dichiarazioni d’intenti che magari finiscono con l’essere un poco aleatorie.

  11. Su non se la prenda, non facciamone una questione di riscaldamento, lei ha le spalle ben coperte dal suo talento ! ancora saluti Adele

  12. Simone. Probabilmente Adele ha il riscaldamento a casa (che magari costa piu’ di 50K€ ma cosa importa?) e magari potra’ contare su una piccola pensione. Quello che probabilmente Adele non ha, e’ un network di amicizie come il tuo che ti consentono di pubblicizzare adeguatamente il libro e le opere e, cosa non banale, ti daranno ampie possibilita’ di rientrare nel giro se le cose dovessero andare veramente male. Anche la consapevolezza di non rischiare tutto puo’ aumentare il senso di liberta’. Avere un paracadute consente di fare scelte importati come questa con maggiore leggerezza.
    Leggendo il tuo libro c’e’ sempre quest’aria un po’ snob nella quale la gente comune credo faccia fatica a riconoscersi.
    Un caro saluto
    Luca

  13. Adele salve. Quante parole grosse… “sopra le righe” “rampante”… io e lei mi pare che ci esprimiamo in modi simili, e anche il suo andar via da una multinazionale sembra simile al mio. Chissà perché le sue incertezze sono maggiori delle mie, da cosa deduce questo? Lei ha il riscaldamento a casa? Io no, perché non posso spendere troppo e devo bruciare legna che non pago ma taglio. La sua casa costa 50mila euro? La mia sì, ma per abitarci ho fatto una gran fatica per ristrutturarla da solo. A lei non danno la liquidazione? A me l’hanno data, è servita per dare tanti denari a mia moglie, come prescritto da un ingiusto diritto matrimoniale. Lei avrà la pensione? Io no, perché ho solo 17 anni di contributi. E’ ricca di famiglia? Io no, non ho proprietà immobiliari o cose analoghe. Insomma, io sono molto lieto della sua scelta e spero davvero che le sue incertezze siano il meno possibile. Lei sembra preoccupata di stabilire che le mie sono poche. Perché? La domanda non è diretta a me, che so come stanno le cose, ma a lei. Forse la risposta le è utile. Davvero tanti in bocca al lupo per la sua scelta, che io so bene essere difficile e piena di incognite. La stimo molto per il coraggio e non mi interessa affatto postulare che lei abbia le spalle più coperte di quanto dichiara.

  14. Buongiorno Simone,
    sono abbastanza d’accordo con Luca qui sopra, la sua e’ decisamente una storia sopra le righe, in cui e’ ben difficile riconoscersi e per cui non vedo il bisogno di scomodare parole grosse come “rivoluzione”, “liberta’”.. Erano sufficienti, giustamente, “cambiamento”, “evoluzione”, “responsabilita’”. In fondo lei ha solo cambiato lavoro (il linguaggio, invece, mi par di no) Io lascio il lavoro in una multinazionale del software americana (uno stolido bestione, altro che quick and reactive !) alla fine del mese, con grande entusiasmo ed emozione e qualche incertezza in piu’ di lei, che mi sembra un “rampante” anche nel “downshifting”. Saluti Adele

  15. Ciao Luca, peccato che non c’eri ieri sera, perchè avresti capito lo spirito del libro di Simone. Il quale spirito poi ad un certo punto viaggia sulle proprie gambe che possono anche essere diverse da quelle di Simone. Nel senso che la cosa più bella che è uscita fuori, è proprio la necessità, che iniziano a sentire in tanti di riappropriazione di una modalità umana, non alienata, nel lavoro, che abbia un senso per chi lavora e non per entità astratte. Ossia lavorare non vuol dire, e non può voler dire essere o dover essere schiavi. Schaivi, capisci. Questa è la nuova schivitù. E questo è forse l’urlo , è forse il motivo cardine per cui questo libro ha tanto successo. La gente dice, “Bello!! Qualcun altro pensa che non possiamo essere schiavi. Qualcuno ha dato voce a questa sofferenza” Lui è anche riuscito a non esserlo. Ti pare poco? E la sua è una proposta piena di bellezza e capacità, ma poi ognuno ne faccia l’uso che crede e lo adatti alla propria vita, questo lo penso io. E ovvio che l’autore difende la sua di soluzione, ma non mi sembra che lanci anatemi contro chi non può seguirla. L’importante però è capirne la bellezza nella suo messaggio originario. Che alla fine dice, possiamo farcela. Ognuno a suo modo, lui ha portato la sua testimoninza e lui non poteva che raccontare la sua. Che ha, tral’altro il garndissimo valore e l’immenso privilegio di essere vera. Concreta. L’ha fatto. E’ accuduto. Non lo ha solo raccontato o sognato. Fatti non parole.

  16. Caro Luca,
    dobbiamo prendere quel che ci serve e gettare il resto, in tutte le cose. Per me l’ “utilità” e lo spirito del libro sta nella forza, nella vibrazione, nel messaggio, non nei conti (per i quali ti dò tutte le ragioni). Avremmo molto da dirci in proposito e spero che tu pubblichi anche un tuo indirizzo e-mail. Apprezzo sempre e in tutti i casi le voci fuori dal coro – sono sempre alla ricerca di nuovo humus per la mia crescita.
    Buona giornata e felicità, Sonia

  17. Diciamo la verita’: il tuo libro e’ un’autentica BUFALA, una presa in giro!
    Soprattutto quando parli di soldi (parte non poco rilevante nella scelta). Quante persone pensi che esistano di 35 anni, rigorosamente single che guadagnano dai 3,500 ai 5,500 euro netti al mese in grado di risparmiare 60,000 euro l’anno (!!!) per 12 (DODICI) anni senza potersi permettere di i) innamorarsi (l’amore costa denaro e fa perdere focalizzazione); ii)sposarsi (la moglie costa e non e’ in budget a meno che anche lei non abbia 35 anni, uno stipendio da 3,500-5,500 euro/mese e che sia disposta a risparmiare 60,000 euro/anno…..); iii) avere figli (costo certo, nessuna possibilita’ di reddito…..).
    I 12 anni di pianificazione sembrano proprio studiati a tavolino per far tornare i conti, che altriemnti non tornerebbero mai.
    Il calcolo poi che hai fatto del budget familiare e’ puerile. Un ragazzino di 3 media saprebbe fare di meglio!
    Rimane poi il dubbio che tu abbia effettivamente pianificato il downshifting come ci vorresti insegnarci o, come sembra di capire dal tuo libro quando parli della buonuscita che ti ha consentito di “liquidare la moglie”, non ci sia stata un’accellerazione improvvisa dovuta al cambio di AD della tua azienda.
    Non mi stupirei quindi di ritrovarti “nel giro” tra 12-18 mesi quando l’euforia del momento e, soprattutto, i soldi saranno finiti.
    Ultima cosa, non meno importante: la conclusione del libro e’ fantastica! L’idea utopica della “comune” nella quale vivere tutti insieme e’ splendida! Strano che nessuno ci abbia mai pensato prima, non trovi??!! Ma veramente credi che la gente abbia l’anello al naso che che ad una proposta come questa dica ancora “cioe’ cazzo, al limite che figata, perche’ non lo facciamo ??”. E’ una chiusura in linea con il libro.
    Un consiglio a tutti. Se siete realmente interessati a fare downshifting non comprate il libro, ne rimarreste delusi.

    Luca
    ps – spero che il mio commento venga pubblicato sul blog e speso sorpattutto di ricevere delle repliche in modo da aprire un dibattito sul reale valore della bubblicazione

  18. Ciao Simone, mi sarebbe piaciuto venire a incontrarti a Roma ma sono un pò indaffarata (piacere, non lavoro 😉 ), venerdì parto per il Sinai e torno tra un mesetto. Alla fine ho recuperato il tuo libro come Ebook 🙂 , presto lo finisco e ti mando i commenti che sto scrivendo. Buona serata romana! Sonia

  19. Ciao Simone, sono quello che è andato in India in moto, senza però mollare tutto!
    Scherzi a parte, come stai? Non ho la tua mail e ti scrivo qui. Ho comprato il tuo libro e me lo sto leggendo: ancora complimenti.
    Spero di rincrociarti presto, ciao
    Roberto Parodi

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