Film e storie (infinite)

Le cose vanno veloci. Mentre esce il nuovo romanzo (di “Uomini Senza Vento” pare che ce ne siano pile alte un metro nelle librerie, e che la sera siano alte la metà… mah!) un’importante casa di produzione compra i diritti del mio Adesso Basta per farne un film del cinema. Un film. Incredibile…

Ci vedremo, vedremo noi stessi, la Generazione C, quelli che cambiano vita, seduti nella sala buia, dove di solito vediamo altro. Se fanno un film di questa storia, vuol dire che non è una moda, che non è un fenomeno da lifestyle. Solo della realtà fanno i film. Solo la finzione ci dice qualcosa della verità.

Mentre fioccano le idee per attori, regista, e ognuno la vede a modo suo, io continuo a scrivere. Idee tante, voglia di metterle su carta ancora di più, desiderio di vivere questa nuova vita in tutte le sue forme, alle stelle.

Leggete, se avete voglia, l’intervista su infinitestorie.it: http://www.infinitestorie.it/frames.speciali/speciali.asp?ID=910

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31 pensieri su “Film e storie (infinite)

  1. Bravo Simone, complimenti davvero!
    Beh io ci vedrei bene un regista come Ligabue ;-))) un po’ Adesso Basta pure lui!
    Spero di non averla sparata troppo grossa.
    Ho letto qualche commento … beh … fai bene ad essere felice, semini e raccogli! PErchè non esserne felice??? Ma anche io come una ragazza ti disse, ti chiedo di sorridere più spesso nei tuoi videi! ciao!

  2. @Exodus:
    io questa cosa dell’opera che sfugge di mano all’autore l’ho capita in prima liceo dalla mia prof di Italiano.
    In una interrogazione mi fece commentare “nella nebbia” di Pascoli. Io ne feci una interpretazione profondissima, articolata etc. etc. e lei mi diede otto.
    Poi mi disse: “tutto molto bello, molto itneressante e profondo, ma sappi che il Pascoli non si sognava nemmeno di voler dire quello che della poesia hai capito tu”.
    Io obiettai che non era possibile, perchè se la mia interpretazione era bella interessante e profonda, e soprattutto coerente con la semantica dello scritto, evidentemente l’autore doveva necessariamente voler dire quel che io avevo colto e capito.
    Lei mi rispose che il vero artista è quello che sa cogliere ciò che sta in noi anche – e soprattutto – senza volerlo.
    E che c’è una immensa distanza tra la capacità intellettuale (di quella del Pascoli lei aveva una stima bassissima…) e la qualità artistica.

    Per quanto riguarda Simone, beh, non voglio fare paragoni, ma stiamo parlando (o sbaglio?) di uno scrittore, e cioè di un artista?

    E allora, Simone, nè tu ti devi preoccupare (e non lo fai, anzi, gioisci!) nè nessuno di noi deve scandalizzarsi se la tua opera va oltre le tue intenzioni, o le tue aspirazioni… guarda che succede nel tuo blog: si va ben oltre le tematiche di “Adesso Basta”! e perchè? Perchè ci sono i lettori!

  3. Scusate non continuo perchè mi sembra mi si voglia tirare per i capelli in cose che non ho detto (m’è finita come Marx di cui parlavo prima). Quindi è la stessa evidenza di questo piccolo post a dimostrare quello che ho già scritto.

    Io ho composto un’opera (ho scritto un commento). Subito se ne sono appropriati i lettori, che hanno letto cose che io non mi sono mai sognato di tirare in ballo (poi dirò quali). A quel punto la mia opera (il commento) mi sfugge di mano, non è più mia, la si tira a destra e sinistra facendole dire cose che non ho detto. E io posso anche dire “non è così”, ma chi mi crede? Eppure l’ho scritta io, non un altro, deve essere per forza come dico io. Eppure mi dicono: “ma come, leggi, non l’hai scritto tu questo? Vuol dire questo, deve per forza voler dire questo…!”. E io giù a dire, “ma no, non è così, ho scritto io, non è così…!”. Ma ormai è troppo darti, un (chiamiamolo) potere se n’è impadronito, foss’anche qualcuno che continuasse a dire “ha scritto così, guardate, ha detto questo” ad alta voce per un paio di giorni. Finchè tutti si convincono che quella è la verità. Io ho scritto un commento (ho realizzato un film, ho scritto un libro, ho creato un movimento politico…) che ha detto questo. L’opera non è più mia.

    Nonostante le intenzioni dell’autore, qualunque autore, di non farsi fagocitare da un sistema, lui non è fagocitato, l’opera sì. E chi conta di più, l’autore o l’opera, se l’autore del commento (libro, etc…) può continuare a dire “non volevo dire questo” e continuano a tirare in ballo cose che non c’entrano?

    Spero di aver dimostrato nel piccolo ciò che era alla base del mio commento iniziale quando dicevo che un’opera (NON UN AUTORE, NON SIMONE PEROTTI, NON UN ESSERE UMANO), un simbolo, un messaggio, qualcosa in cui credere può essere facilmente essere manipolato da chi “ha interesse a farlo e il potere di farlo”. Attenzione: non è detto che la manipolazione arrivi dai “cattivi” ma anche dai “buoni”. A fin di bene, forse, ma sarà sempre manipolazione, stortura, e quindi falsità. Per questo invito a non fare di nessuna opera “film, libro, partito, movimento…) un totem, perchè è facile girarlo da una parte e dall’altro. E l’autore non può farci niente, come spero di aver chiarito prima.

    Io sinceramente credo che non esista il potere “buono”. Nessun essere umano sa gestire il potere, ce n’era uno ed è finito in croce. Il potere è delle masse, nel senso che si sviluppa in modo impetuoso dalle masse, ma è acefalo. Quindi appartiene a chi (“buono” o “cattivo”) sa manipolare le masse, traendone quella forza che gli necessità. Credo non ci sia bisogno di fare esempi storici tutti lampanti: il più buono è quello che manipola meglio, il più cattivo quello che si stufa di manipolare e inizia a menare. Il potere su di sè è un altra cosa, non è manipolativo.

    Spero di aver chiarito quello che intendevo, se non ci sono riuscito meglio, come ho scritto prima è un esempio facile facile di come l'”opera” sfugga di mano.

    Ciao!!!

  4. Riprendo questa frase di Stefano:”Poi se queste “passioni” si sono rivelate anche fonte di denaro e di successo, tanto meglio, significa che la scelta di cambiar vita è stata giusta”. Non sono d’accordo. Allora siamo alle solite, sono il denaro e il successo il centro della vita, ciò che giustifica le azioni delle persone. Addirittura le azioni sono positive se generano denaro e successo. NO. Questa è una logica che non condivido. Le azioni di Simone sarebbero state giuste anche se non ci fosse stata la fama e il successo, se fosse rimasto a guidare la sua barca e vivere con i lavoretti che trovava, nell’anonimato, in serenità. Lui sarebbe stato un uomo libero comunque. Io la vedo così. Ciò che ammiro di più di Simone è l’equilibrio interiore e mentale (almeno è quello che sembra da quello che scrive).

  5. Allora…

    C’è qualcosa che non va, Exodus, nella tua teoria del potere.

    Secondo me:

    PRIMO) la massa non ha potere, è il burattinaio colui che muove le articolazioni di chi compra e fagocita. E’ proprio il grande fratello ad avere il potere.
    SECONDO) in base al punto PRIMO il potere è dell’individuo che lo esercita ATTRAVERSO la massa. C’è una bella differenza. Anche perchè poi ti contraddici. Infatti, subito dopo aver detto che il potere è delle masse, affermi che l’uomo ha potere solo su se stesso. Non dovrebbe essere così, secondo la tua teoria. Se la massa ha il potere, allora questo potere si estende molto al di là dell’individuo stesso.
    Il potere buono è di colui che lo esercita a partire da se stesso per estenderlo anche agli altri. Non ATTRAVERSO gli altri ma PER gli altri. Prendiamo Che Guevara. Ma prendiamo anche Simone, visto che siamo nel suo blog. Credi stia mercificando se stesso? Che si stia svendendo? Io credo che lui stia usando la sua parte autentica mettendosi in gioco. Pubblicare un libro, fare un film, intervenire in televisione…ovviamente tutto questo smuove diversi interessi. Magari è Simone che usa il potere per godere di una certa stabilità. I canali oggi sono molti, perchè non usarli? Prendiamo lo stesso blog: qui Simone parla di se stesso, ha il “potere” di farci acquistare il suo libro, di farci entrare in un cinema a vedere il suo film. Sicuramente si fa pubblicità, ma sta a casa sua, siamo noi che veniamo a trovarlo. Lui dice quello che fa e perchè lo sta facendo. Magari non ti spiattella tutta la verità, ma le sue parole godono di un’alta percentuale di trasparenza, secondo me. Il suo “potere” è quello di poter parlare ed essere ascoltato, in questo momento. E devi ammettere…che è un gran potere. Ma parla sempre partendo dal suo punto di vista senza cercare di forzare i pensieri altrui. Io per esempio non condivido alcune delle sue teorie, ma amen, alla fine lui ce l’ha fatta, non deve mica convincere me o te. E neanche quelli della televisione.

    Per quanto riguarda Guevara…ho detto e ribadisco assolutamente che tra lui e Granado ci sono delle differenze che ho riscontrato negli scritti, questo non vuol dire che non si conoscessero, anzi. Il loro legame è stato senza dubbio speciale e pur nelle diversità erano in grado di esprimere opinioni sull’altro. Che poi è quello che ha fatto Granado con la sua affermazione. Niente di più. E considerando la personalità del Che (un uomo molto autoironico) non è, ripeto, così inverosimile.

  6. Ciao,

    scusate credo di aver causato un fraintendimento con le parole che ho usato, anche se poi ho cercato di spiegarlo bene. Per “Potere”, io intendo una forma di

    consenso di massa a cui tutti si adeguano, da cui tutti cercano di trarre vantaggio ingrossando le sue fila. Non un qualche gruppo potente. Che pure ci sono.

    Ma è la massa, l’immaginario, l’adesione ai valori che crea “potere”. Anche il fanatismo, la cieca credenza, l’adesione incondizionata, l’odio o l’amore mal

    riposto creano questo tipo di flussi sociali. Non parlo di un grande fratello.

    Detto questo: io non credo che noi possiamo avere potere se non su noi stessi. E comunque limitato in quanto, detto buddista: l’uomo nasce, soffre e muore,

    tre verità. Quindi possiamo avere potere sulla vita adesso, ma comunque limitato. Noi non influiamo su molto. Però può darsi che qualcuno pensi di “potere” e in quel caso, magari ha ragione, non posso dirlo io. Quello di cui sono invece sicuro è che abbiamo “l’illusione di potere”.

    Comunque non vorrei aver dato luogo ad un fraintendimento, “potere” era visto come appropriazione, distorsione, utilizzo e manipolazione di un’opera per fini propri.

    # Giulia: dopo quanto hai scritto sul tuo blog, la citazione che hai riportato è semplicemente inverosimile, tu stessa scrivi degli abissi di differenza esistenti tra il Che e Granado, cosa vuoi che si immedesimi il secondo nel primo?

  7. Ciao Giulia, hai colto perfettamente nel segno e direi in maniera molto più elegante ed adeguata di come ho commentato io (;-) brava!). Sta tutto nelle nostre mani, siamo noi che decidiamo se utilizzarlo bene questo potere o male.
    Ma una cosa è certa e viene fuori anche da alcuni interventi su questo blog: il potere logora chi non ce l’ha.

  8. Umh…bene bene, il discorso si fa sempre più interessante. Penso che.

    Penso che il “potere” possa avere (anzi, ha) due facce, come quasi tutte le cose. Un po’ quello che succede tra magia nera e magia bianca. Tutto dipende dalle intenzioni, dai presupposti e soprattutto…dagli utilizzi. Se si usa il proprio “potere” (che può tradursi in carisma, soldi, ferrea volontà e via dicendo) per un buon fine, ovvero per qualcosa che non sia un semplice rendiconto personale, ma qualcosa di usufruibile da altre persone, anche solo a livello di ispirazione…ebbene…(riprendo fiato) è un potere buono. L’esempio di Guevara calza a pennello, direi. Ovviamente il rischio della mercificazione c’è, ma quello fa parte di un altro potere, diverso da quello alimentato dall’ideale guevarista (per restare in tema Guevara). Che poi mi viene in mente un aneddoto carino citato nel libro di Granado (“Un gitano sedentario”) che riporto fedelmente (forse è fuori tema, ma in un certo senso è anche azzeccato):

    “(…) la discussione sulla banalizzazione dell’immagine del Che lo ha stancato.
    – Non ne potevo più su questo argomento, al punto che un giorno, a una persona che mi ha scritto via internet, ho risposto da buon cordobese che sicuramente il Che avrebbe preferito che la sua immagine finisse sul seno di una ragazza piuttosto che diventare una statua su cui cagano i piccioni – “.

    Tra l’altro, considerando lo spirito caustico di Guevara, non è inverosimile.
    Questo comunque per dire che il potere malsano, quello che occulta e trasforma, deve sempre e comunque vedersela con la trasperenza e la forza d’intenti di chi, nonostante tutto, va avanti.

  9. # Simone:

    Potere è “chiunque abbia interesse a farlo e possa farlo”. Ho lavorato molti anni nel settore commercio e marketing, so che non esiste un “grande regista” che controlla tutto, ma sono “tutti” che saltano sulla barca di successo sfruttando l’onda. Dal piccolo venditore che ti dirà, ad esempio “guardi questo libro è come , ad esempio, “Adesso Basta””, fino al politico che dirà “vogliamo recuperare certi valori come ha fatto lo scrittore…”. Se si preferisce si può interpretare come “cavalcare l’onda”, cosa che chi detiene poi davvero “il Potere con la P” sa fare meglio di altri. E’ un fenomeno culturale e per me è inevitabile nel senso che l’ho fatto anch’io nella mia attività e lo fanno tutti comunemente. Come fa una persona ad opporsi quando non sa niente di quello che sta succedendo? Un libro è un opera. Una volta lanciato non è più dell’autore, ma di dominio pubblico.

    ricordo a questo proposito la celeberrima reprimenda e dissociazione di Marx dai marxisti! Gli facevano (e fanno dire) di quelle cose cui lui accennava solo marginalmente…

    Posso dire poi che la formula semplice semplice funziona eccome (coi grandi numeri) in quanto è semplice, immediata, efficace e comunemente attuata. Se non funziona non importa in quanto il tempo di vita è cmq breve (specialmente oggi). Ma basta guardarci intorno nel mondo dell’editoria (ma della comunicazione in generale) per accorgerci che ci sono poche regole sempre valide. Che poi ciò non vada ad incidere sull’originalità, le scelte, il pensiero dell’autore, non lo metto in dubbio infatti non parlavo di un autore, ma dell’uso che il mondo della comunicazione fa dell’opera.

    Ma i casi sono tantissimi, da Muriel Barbery che chiede di togliere ogni riferimento sul “riccio” nei titoli del film tratto dal suo libro, fino a Michael Ende con la sua “storia infinita” che disconosce e critica tutto (salvo ripensarci in un secondo momento quando si accorge che è una battaglia persa),

    Spero di aver reso senza equivoci il mio pensiero, non sto parlando del lavoro, la vita, la sensibilità di un autore, sto parlando del fatto che qualunque opera, segno, movimento può essere utilizzato da chi vi ha interesse. Bisogna stare attenti.

    Per il Che poi, se si chiede ai giovani ma anche ai trentenni, voglio vedere quanti sanno ciò che ha fatto e detto realmente, la sinistra italiana affosserebbe ancora di più (a livello atomico), anche quella che lo dipinge ovunque. Il Che è sicuramente l’icona più abusata dal punto di vista politico insieme a Mao Tse Tung che la Cina capitalista usa come emblema. Mao spossessato del suo pensiero al servizio del capitale, per unificare una grande nazione in nome del denaro. Se succede a Mao, non vedo perchè non possa succedere a chiunque altro.

    Poi, come esperienza personale, uno dei motivi che mi ha spinto a lasciare disgustato il mondo del marketing è invece proprio questo, scusate se ci ritorno: ho venduto tantissimo seguendo una formula facile facile e neanche capivo in cosa consistesse. Dovevo solo dire certe parole e comportarmi in un certo modo, seguire un copione. Ha sempre funzionato. solo che mi logoravo io. Ma se uno ha la capacità di non logorarsi, prenderà quelle formulette e ingannerà tutti. Se qualcuno non ci crede, provi ad ascoltare un discorso del nostro Amatissimo Premier (Santo Subito) e poi valuterà se le formulette funzionano, basta contare quando le schede si tirano furoi dalle urne.

    Come ho già scritto: un libro è un libro, un film un film, un politico è un politico, un’opera è un’opera, etc… Piace, non piace, è interessante, non lo è, benissimo. Per quello che ricordava Fulvio, asta ricordare questo e non farne un totem per essere sicuri da non poter essere stumentalizzato.

  10. Per rispondere a tutti quelli che parlano di potere e cadere nella rete e restare fedeli a quello che si predica:

    Non mi sembra che Simone abbia fatto una scelta ascetica nella sua vita né tantomeno abbia deciso di tagliare i ponti con il mondo in cui vive. Ha solo deciso di vivere come preferisce e nel modo che lo può far star bene. Se poi nascono i frutti da quello per cui ha abbandonato la sicurezza e la sua vecchia vita, dipende da lui? Cos’è, il diavolo (o potere) che lo tenta e lui rischia di ricadere nel vortice della sua vita passata basata sul fare quello che non vuole fare?!?!?!?Ma per piacere!!!!! Questi moralismi cadono in egoismo bello e buono!!!Mi volete dire che se decidete anche voi di fare downshifting per fare nella vita quello che vi piace, ogni cosa che poi farete dovrà essere lontani dai canoni culturali del mondo occidentale ( in cui viviamo?!?!!?Mi sembra che Simone viva a La Spezia non in luoghi lontani da tutto e da tutti (senza scomodare il Tibet, potrei dire anche semplicemente in cima alle apuane). Ciò che fa di Simone una persona vera è il suo essere fedele a ciò che è e che ha deciso di scegliere per vivere senza rimpianti. Lui ha scelto, ha lasciato il sicuro per l’insicuro. La sua fermezza d’animo sta nel dire no a ciò che non vuole e si a ciò che vuole. Caro Fulvio, hai idea di quanto cosi prodursi un film da soli se “campi” dei proventi dei tuoi lavori saltuari e precari, o comunque remunerati per vivere con il minimo indispensabile? Questi soldi che ricaverà Simone serviranno….per fare quello che vuole lui!!!Ma come ci permettiamo di dire quello che dovrebbe fare lui? chi siamo per sapere se resterà fedele al downshifting anche se ha deciso di accettare una sfida che esce dai canoni della vita normale di tutti noi. Mi dispiace ma questo è integralismo signori miei, di quello intransigente….e pertanto non è lesivo della libertà degli altri di scegliere. C’è un principio fondamentale da tenere a mente: la nostra libertà finisce dove inizia la libertà degli altri. Simone, vai avanti…sei un essere umano libero.

  11. Purtroppo non son bravo come te nello scrivere ma quello che dici è perfettamente allineato con quello che avrei voluto esprimere.

    Il ‘successo’, se vogliamo parlare di ‘successo’, è arrivato senza che lo cercassi.

    Tu stai facendo una cosa che ti piace e per fortuna funziona. L’avresti fatta in ogni caso e avresti continuato a farla (certo con meno soddisfazione visto che anche tu dici che per uno scrittore è frustrante non essere letti).

    Non parlo di successo misurandolo con il denaro ma come ottenimento di risultati.

    Sai scrivere, scrivi da sempre mi sembra il minimo che tu possa sperare che oltre a te ti legga qualcun altro.

    Il denaro è una conseguenza ancora una volta come lo è stata quando hai deciso di cambiare. Ce n’era meno, punto. Con quel meno hai fatto i conti.

    Se ora ne arriva di più vorrà dire che potrai avere più comodità (come la nuova stufa). Dubito che tu abbia bisogno di molto di più di quanto avessi prima e quel di più avrà il giusto peso (ognuno glielo attribuisca, io sono abbastanza convinto di conoscere quello che gli darai tu).

    E mi piace sognare ad occhi aperti una vita simile. Sono ancora lontano dal metterla a fuoco. A volte provo ad immaginare come potrebbe essere se, anzichè attraversare l’Italia in auto per incontrare un cliente potessi usare quel -tempo ‘diversamente’ dando la giusta direzione al mio timone.

    -ste

  12. Mi sembra che alcuni stiano prendendo una direzione sbagliata: a me non sembra che Simone, con le sue scelte di vita, abbia voluto ergersi a contestatore del Sistema o a denigratore del successo. La sua è stata semplicemente una scelta individuale che lo ha portato ad abbandonare il “certo” (carriera, stipendio sicuro, riconoscibilità sociale) per dedicarsi alle sue passioni e ad una vita da uomo libero. Poi se queste “passioni” si sono rivelate anche fonte di denaro e di successo, tanto meglio, significa che la scelta di cambiar vita è stata giusta. Ciò che conta è aver conquistato la serenità e il controllo della propria vita.

  13. ciao Simone,
    è bello vedere come il tuo sogno di una vita stia prendendo forma. Deve essere una sensazione meravigliosa. A volte anche questo può bastare per trovare una nuova spinta nella ricerca dei propri anche se mi rendo conto che non basta.
    A proposito di quanto dice Fulvio mi permetto di dire che alle volte anche io sono un po’ confuso e mi sembra che non ci sia coerenza nel tuo atteggiamento verso la ‘nuova vita’.

    In realtà pensandoci non è così.
    Banalizzando: non hai mai detto che ti vuoi allontanare da questo mondo, hai detto che ti vuoi allontanare da certi clichè. La tua intenzione era quella di godere della tua vita, facendo quello che più ti piace senza doverne dare conto.

    Non mi pare di avere letto da nessuna parte che tu voglia fare l’eremità a zero euro al mese. Sostieni che per poter vivere bastino meno euro di quanto ci sembri. E’ solo una conseguenza questa di una volontà di voler fare dell’altro non l’elemento principale. Scusa l’estrema semplificazione ma a me sembra questa la sostanza del discorso.

    Ora stai ottenendo ciò che volevi e per tua fortuna e merito lo stai ottenendo potendo gestire la tua vita e non mi pare che in questo ci sia incoerenza.

    Mi viene solo da farti i complimenti. Evidentemente sei stato coraggioso e bravo. Mi pare anche che prima del ‘cambio’ fossi una persona ‘di successo’, cioè che riusciva nelle cose in cui faceva e questo a sostegno ulteriore di un mio personale pensiero.

    Le persone che ‘spiccano’ possono fare qualunque cosa (compatibilmente con i limiti umani) e riuscirebbero comunque.

    Li chiamano ‘talenti’ in certe realtà che tu ben conosci. Forse l’identificazione di questa parola è l’unica cosa veramente azzecata di quelle realtà (salvo poi non farne un buon uso).

    Quindi, per concludere, complimenti Simone per questo ulteriore passo. Suscita ora curiosità sapere quale sarà il risultato.

    ciao-stefano

    • grazie stefano, però attenzione…

      qui parliamo molto di “successo”, e ci riferiamo forse a copie vendute, film, notorietà. A me però questa vita piaceva anche prima di questo e so bene che mi continuerà a piacere dopo, cioé dopo che (rapidamente come si sono accesi) i riflettori si spegneranno. Il “successo” va e viene con grande velocità e sarebbe patetico non tenerne conto. Ecco perché io ho il timone dritto per la mia rotta, e non lo cambio certo per ragioni come queste.
      Intendo dire dunque che la giustezza di una scelta non sta in “questo” successo. Sta nel benessere che porta. Anche questi articoli di giornale spariranno tra breve, come la mia vita, il mio corpo, i miei libri. La vita non aveva senso prima e non ne ha adesso, non è che qualcosa cambi, col successo.
      Se le cose stanno così, la prospettiva deve e può essere un’altra. Anche tutta questa esigenza di giudicare, definire… Che senso ha? Io non ho mai parlato di eremitaggio o accattonaggio, né dell’essere clochard. Io vivo con poco e questo mi consente di scegliere la vita migliore (per me). Punto. Se il libro mi porta dei soldi vuol dire che posso comprarmi la stufa a pellets e il verricello per la legna (totale: 3.500 euro, un botto di soldi) così ho la casa più calda e faccio meno fatica con la legna. Ma io la legna continuo a tagliarla, perché è una scelta che mi piace, non solo una cosa scomoda e faticosa. Io la sera quando l’ho tagliata mi sento bene, ho faticato, sono stato da solo nel bosco, e queste sono cose di valore, e non c’è film del cinema o premio nobel per la letteratura che mi possano impedire di fare questo. Questo è: tenere il timone al centro. Secondo me…

  14. Ciao a tutti,

    Anzitutto complimenti a Simone per i successi in corso.

    E’ uscito un tema interessantissimo, che credo di leggere nelle parole di Fulvio: “Sono solo diffidente verso un mondo che cerca di omologare i sogni, di vedere con i tuoi occhi e con quelli dell’avversario contemporanemanente, che ha bisogno di possedere il tuo punto di vista e quello dell’avversario, per annientarli entrambi nella marmellata….”

    Ma questo riguarda qualunque tipo di successo.

    E’ normale che il potere fagociti tutto quello che “funziona”. E lo riutilizzi. E magari il creatore dell’opera, del movimento, del gesto, viene espropriato e gli si fanno dire cose e sostenere cause che a lui neanche sarebbero passate per l’anticamera. Mi viene in mente il gaio straccione Francesco che quando si è visto che “funzionava” una Chiesa ricca e potente l’ha preso come modello da imitare (ahem.. da far imitare). Ma anche a tanti uomini di cultura che si sono trovati prestati alla politica, all’ideologia, alle correnti, addirittura da morti. Ma in generale va tutto così, è sempre andata così, non c’è scampo da questo. Il Potere non può non riutilizzare, appropriarsi, espropiare, tutto quello che “funziona”; farne una sua bandiera, un film, libro, gadget, fumetto, alla fine un simulacro della realtà originaria prestato a degli scopi terzi. Credo infatti che il Che si stia rivoltando nelle magliette.

    Ma capire questo fa parte dell’evoluzione di una persona, trovare l’antidoto a questa pervasività del sistema di potere, che è sempre esistito e sempre esisterà, è un passo fondamentale nell’approdo ad una vita di pace interiore, indipendenza di giudizio, libertà mentale, spirituale. E’ assolutamente necessario “non avere maestri”. Non parlo di una fede religiosa, ma di maestri “umani”. Se c’è questo “distacco”, mantenendo rispetto, ammirazione, etc… si riesce a gestire anche l’inevitabile “omologazione, esproprio, fraintendimento”, e non farsi coinvolgere, anche solo con la rivolta critica, in un gioco che è gestito ad arte per farci piombare tutti nel grande calderone del villaggio globale. Una volta entrato non esci più, la testa ribolle e vuoi vincere, dire la tua, “partecipare”.

    Voglio dire che non possiamo fidarci del successo, di qualunque tipo di successo, in quanto ricercato e manipolabile da chi ha interesse a farlo. Godiamoci il libro, il film, quello che verrà, ma non trasformiamo niente in un “totem”. Ovvero: non diamo a nessuna opera l’opportunità di essere ritorta contro di noi.

    Ciao ciao.

    • Exodus, il Potere (mi piacerebbe capire meglio cosa intendi con questa parola) non si impossessa di me proprio per niente. Non è affatto inevitabile, questo. Al contrario, siamo noi, come individui, che dobbiamo cavalcare per evitare di essere cavalcati. Quando ci si confronta con numeri maggiori, con messaggi che vanno a tante persone, si deve scegliere da che parte stare, ed è possibilissimo resistere a lusinghe varie o difendere i propri messaggi. Dunque non sono affatto d’accordo con quanto dici su questo punto. Mi suona un po’ banale e ovvio “il successo divora tutto” è un po’ come “piove governo ladro”. Il “successo” di Che Guevara non è finito in magliette e bandane, ma nei suoi libri, nei suoi interventi all’ONU, nella sua prospettiva politica e militante, che ha lasciato un segno profondo e che è patrimonio di tutti. Dunque il successo non lo ha affatto divorato, annullato, anzi, ha consentito a un numero sempre maggiore di persone di conoscerne i messaggi e seguirne il filo. Quanti Che Guevara non sono finiti in magliette e libri e dunque, almeno per quanto riguarda i libri, è un peccato che non abbiano avuto successo…
      Se il successo fosse negativo e l’anonimato positivo, tout-cour, l’interpretazione della realtà e dei comportamenti sarebbe più semplice. Ma la ricerca di queste formulette sempre valide non funziona, ahimé. Le formule non ci sono. Conta l’interpretazione, conta il comportamento, conta la responsabilità e la fermezza con cui si dice, si fa, si corrisponde. Cosa su cosa, parola su parola, non a grandi blocchi.
      Buon giornata

  15. …Il film ok, basta che non scelgono Accorsi come attore principale. Ehehehe.

    Sono tornata anch’io dal mio viaggio, ma ho idea che sto per iniziarne un altro.
    Bentornato anche a te, questo blog è felicemente contagioso.

  16. Bravo!!!
    sono veramente felice per te !! e per tutti quelli che credono nella possibilita’ di uscire dalla ” marmellata ” e schiavitu’ dell’ omologazione e del consumismo.

    Non torni nel mucchio ,come dice e non dice qualche invidioso , anzi aiuterai qualcun altro ad uscirne.

    E’ ben questo il mestiere di scrittore ,
    ci fai sognare e riflettere, come ti ho gia’ detto una volta.

    Eri proprio tagliato per questo, hai fatto un giro lungo ma ci sei arrivato!

    E se non gioisci TU , sul TUO blog, dei TUOI successi, mi dici chi altro lo deve fare ?
    Continua cosi’ vai forte !

    Barbara

  17. Lungi da me voler sopprimere la gioia per i propri successi o la manifestazione della stessa: questo è sempre bello. Non si tratta di trattenersi, di non dire per un qualche recondito senso di colpa nascosto che ci impedisce di gioire.
    @Simone: sai che ho compreso e amato il tuo percorso, come dici tu, tu sei dentro il mondo e non hai velleità di cambiarlo ma già quello che hai fatto è grande, importante per te, io direi importante per il tuo essere uomo qui e adesso.
    Io mi sarei aspettato indifferenza da parte tua, ma non indifferenza simulata, bensì vera. Non perché sei un santone lontano dal mondo e nulla ti può tangere o perché dovresti rifiutare le logiche del mondo in cui siamo, ma perché il tuo gioire mi fa cadere tutto il sogno nel calderone del già visto, già sentito, del triturato…il film dovevi farlo tu con le tue mani e poi venderlo alla casa di produzione che ti pagava meglio!!

  18. Ciao Simone, esprimiti, esprimiti, resta fedele a te stesso. Anch’io non ce la faccio a non esprimere gioia per una cosa bella che mi accade o a fingere moderazione. E spesso anche se non parlo, parlano i miei occhi. Diciamo che mi controllo negli ambienti formali (ma gli occhi smentiscono anche quello haimé), più per educazione che per altro, ma questo blog è un luogo di incontro e di scambio di esperienze belle e brutte tue e di chi visita il tuo blog, quindi apri sempre il cuore e continua a condividere con noi i tuoi successi ed insuccessi!ciao aspetto aggiornamenti!!!

  19. Forse continui a vivere con il metro che avevi prima, quello dell’esporre il successo, perché credo che fosse qualla la massima manifestazione della soddisfazione nel mondo della comunicazione dove hai vissuto per tanti anni. Ma non voglio trovare ragioni a tutti i costi perchè è stupido e mi porta fuori argomento. Non so cosa significhi scrivere e scrivere e scrivere perché non l’ho mai fatto, non ho romanzi nel cassetto né ho voglia o capacità di scrivere racconti, quindi forse non comprendo a fondo cosa significa ricevere tali riconoscimenti. Sono solo diffidente verso un mondo che cerca di omologare i sogni, di vedere con i tuoi occhi e con quelli dell’avversario contemporanemanente, che ha bisogno di possedere il tuo punto di vista e quello dell’avversario, per annientarli entrambi nella marmellata. Vorrei vedere applicate altre categorie di pensiero che esulino dai percorsi obbligati della comprensione e commercializzazione a tutti i costi e di tutto. Una scelta di vita come la tua, se reale, va contro ogni possbilità di comprensione da parte della società contemporanea, a meno che non la si voglia ridurre a spettacolo puro.

    • @ fulvio

      credo di capire cosa intendi. Io genero diffidenze a volte. Che io abbia fatto una serie di scelte anticonformiste e che al tempo stesso gioisca per un film che viene fatto su un mio libro, posso comprendere, spiazza. Però vedi, io non ho alcuna velleità di cambiare l’uomo e il mondo e resto anche io un essere-nella-realtà, anche contraddittorio dunque. Non mi spaventa questo, lo accetto. A me pare già moltissimo essermi sviluppato dal groviglio di inautenticità e di schiavitù del lavoro-per-produrre-denaro-che-non-serve, mi sembra già un miracolo questo. Che io viva fino a sessant’anni e poi muoia dopo aver tentato ogni cosa per essere più libero, per potermi esprimere come voglio, mi pare già tantissimo. Sento, so, capisco che questa testimonianza, attraverso il libro, i libri, il film, ha valore più ampio, e ne godo, ne sono perfino responsabilizzato. però io resto un essere sulla terra senza provenienza né fine, cerco di vivere nel modo migliore, cerco di dare senso alle mie giornate, come sento che molti, moltissimi potrebbero fare e non fanno. Io sono un uomo che ama la comunicazione, la mia verso gli altri e viceversa, l’incontro tra opinioni, tra testimonianze, e comunico quello che ho da dire. Se questo sembra una vendita o viene paragonato al marketing, non so che farci. Io sono così. Se poi la gente compra i miei libri o no, le cose non cambiano. Ho fatto la mia scelta di vita quando i miei libri vendevano poco o niente. Per due anni del successo giunto con Adesso Basta non potevo avere neppure la speranza. Eppure ero felicissimo, soffrivo e godevo delle mie scelte esattamente come oggi. La mia focalizzazione era tutta nella direzione dell’autenticità del mio tempo, delle cose che facevo e continuo a fare. Da allora, dopo Adesso Basta e Uomini Senza Vento, non è cambiata una virgola. Domani inizio il taglio della legna per l’inverno, farò i corsi di vela, me ne starò nel fienile a leggere e scrivere, vedrò la mia compagna, e tutto sarà identico. Non mi faccio influenzare dal successo, così come non lo temo e non temo di comunicarlo. Un uomo che sa dove andare, o almeno ne ha una qualche diea, non deve farsi fuorviare dalla fatuità ma non deve neppure temere la vita. C’è un centro, c’è un equilibrio, e sta dentro, e io quello cerco, e quando mi pare di viverlo qualunque cosa può capitare senza che io perda il mio filo. Insomma, occorre coraggio, forza d’animo, energia, e quando ti pare di mettere insieme un po’ di queste dotazioni ogni cosa può capitare, ma senza che questo stravolga dentro, senza che ci si sbilanci. Io penso di avere un mio percorso, non mi interessa il giudizio di chi vede in questo qualcosa o qualcos’altro. Per me è giusto, e la riprova è che da quando vivo così sto meglio. A me basta questo. Non mi intendo di giusto o sbagliato in generale, ma so qualcosa di giusto o sbagliato per me. E mi pare già moltissimo. Io credo nel percorso individuale, non in quello collettivo. O meglio, se mai un percorso collettivo può essere, deve seguire i tanti percorsi indivuali che lo rendono fenomeno. Io faccio il mio. E in questo non metto né autismo né propaganda, non vedo solo il mio ombelico ma neppure mi interessa possedere la big picture. Sono già tutto impegnato così. E se questo è parziale, giusto solo per un verso, criticabile, non posso farci granché. Io non voglio avere ragione per te, voglio avere ragione per me. Sarà poco, ma per un quarantenne che nasce nella cultura del senso di colpa, del dovere, del ruolo, ti assicuro, è tantissimo. ciao!

  20. Ciao Simone, e bentornato.
    Sai che ho “sentito” le stesse cose che ha postato Fulvio?
    Ma chissenefrega, a volte è impossibile rinunciare all’autoreferenzialità, anzi a volte è necessaria!
    Quindi vai avanti sereno, che noi qui ti si sopporta e (se necessario) supporta!

  21. Mi viene spontanea, scusa Simone, ma la riflessione è quella: quanta autoreferenzialità!! So che nelle tue parole e nelle cose che hai fatto c’è anche tanto altro, ma trovo un pò di cattivo gusto in questo tuo riferirti al tuo libro, al film che uscirà, alle montagne in libreria. Vedrei meglio un profilo un pò più basso, poi è ovvio, il blog è tuo, scrivi ciò che ti aggrada. Ma capisci che hai i lettori fissi e quando ci sono ste cadute è come se dessero un pugno alla tua faccia. Come un personaggio di un romanzo che ad un certo punto fa qualcosa che proprio non ti aspetti. Comunque bentornato a casa.

    • Fulvio ciao, grazie della tua critica, che comprendo. Io però non riesco a non gioire, a costo di sembrare eccessivo. E’ sempre stato così in vita mia: si doveva gioire in silenzio, si doveva mantenere un profilo basso, non dare nell’occhio, oppure essere fedeli a una certa immagine… e io invece me ne fregavo e dicevo tutto, mostravo tutto. Ho imparato a moderarmi, col tempo, ma oltre una certa misura non riesco. Io sono una persona entusiasta (anche dei successi altrui, a cui partecipo attivamente, con identico entusiasmo) e non condivido il calcolo e la moderazione nell’esternazione dei sentimenti. Cosa vuoi che debba calcolare… c’è tutto il tempo per farlo, nella quiete della tomba. Ora invece godo di quello che capita. Sai che scrivo da quando avevo 9 anni? Ma quando dico “scrivo” intendo dire che ho decine di racconti, oltre una dozzina di romanzi, scritti e tenuti da parte perché non avevo tempo per lavorarci adeguatamente e dunque farli leggere… sai cosa vuol dire scrivere senza pubblicare? E’ un’angoscia per uno scrittore… Oggi il sogno di un bambino, quel bambino che a nove anni scriveva tre romanzi gialli invece che giocare ai soldatini, si realizza. E io non ho alcuna paura di mostrarmi come realmente sono, e cioé felice come un’aquila, perché anche questo, come tutto il resto nella mia vita, viene dalla tenacia, dall’impegno, dal fatto che non mi sono mai perso d’animo, per vent’anni, senza una soddisfazione, senza un riscontro. Cosa dovrei fare adesso, moderarmi? Non mi sono mai disperato, ho fatto quello che dovevo e poi che sentivo, ma oggi questi riscontri, le tante email della gente, i riconoscimenti, mi fanno un enorme piacere. Resto quello che ero, non muovo il timone di un grado, vado per la strada che sapevo, volevo e che spero giusta. Ma sono molto, molto felice di quel che capita. E lo dico senza problemi. Se questo appare eccessivo, autoreferenziale, come tu dici, lo capisco. E capisco quel che tu mi suggerisci. E’ sensato. Ma non sempre riesco a farlo. Direi anche che, in parte, non voglio. Ma grazie delle tue parole, che tra le righe vedo affettuose. ciao!

  22. Caro Simone, intanto ben tornato dal tuo Viaggio. Ti ho seguita sul tuo blog con le foto, i video e i commenti di chi frequenta il sito. Riguardo al film: era ora! Da quando ho seguito sui media i passi della tua scelta e soprattutto leggendo il libro ho immaginato la tua storia impressa su una pelliccola. Spero che i tuoi passi vadano in buone mani, anzi navighino in acque buone. Un abbraccio e in bocca al lupo per tutto. Antonella

  23. figata! ma io questa cosa la avevo gia’ predetta tempo fa in uno dei tuoi post e se ben ricordi ti avevo dato anche consigli sulla colonna sonora e parte degli attori… vattelo a ricercare!
    comunque e’ semplicemente , almeno in parte il filone mitico dei film di gabriele salvatores…. tourne’, Marrakesh Express …. perche’ alcuni contenuti per me sono simili anche se non identici…. beh, ti auguro lo stesso successo!
    mf
    p.s. per la colonna sonora cerca dalle parti di casa tua…. conosci “zibba”? cercalo sulla rete, e’ un rocker italiano molto bravo ma ancora semi-sconosciuto …
    se vuoi un suo contatto chiedi.

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