Rotte

Le due barche della Rotta dei Pirati a Bizerte

Le due barche della Rotta dei Pirati a Bizerte

Generalmente è autunno, la prima volta. Poi corrono i primi venti di libeccio e le foglie volano altrove. E’ in inverno che si pensa, si studia, si verificano cuore e polmoni. Per una rotta servono soprattutto sentimento e fiato. A primavera si mettono date nelle caselle bianche, si copre di bianco il buco nero invernale. Gente si aggrega, sconosciuti, amici, persone amate. Poi non si pensa più. Si scivola verso il mare come slavine urlanti.

Alla fine, il silenzio. Solo la prora che canta tra le onde. Il tempo del viaggio. Giorni sempre uguali, storie che cambiano parole, si divertono a invertire il senso. Il pensiero della casa lontana, di una casa che si vede altrove, dove si potrebbe vivere senza scarpe, senza denaro. Un bar, l’immagine di noi seduti a sorseggiare un caffé. Miglia che si rincorrono, si mescolano ad altri viaggi. Per arrivare da qualche parte, prima o dopo.

Poi arriva il poi. Cioé oggi. Ed è un oggi qui, a Cagliari, ultima tappa della Rotta dei Pirati (si chiamava così il viaggio immaginato, sentito, progettato). Si mette il piede a terra, per la solita operazione di tendere una cima, di chiudere un nodo alla galloccia. Ma non è come sempre. La gente sbarca, si saluta. Per non vedersi più, forse. Forse sì. Ma questo viaggio, quello pensato, diverso da quello progettato, diverso da quello fatto, dunque questi viaggi, sono conclusi.

A cosa si pensa dopo un viaggio concluso? Cosa c’è oltre una prua giunta all’ormeggio?

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3 pensieri su “Rotte

  1. ‘Alla fine, il silenzio.’
    Mi piace questo momento alla fine di ogni esperienza! E’ il momento in cui si ferma nell’anima tutto ciò che vi rimarrà per sempre! 😉

  2. Cè la malinconia di chi se ne va via, e un pò di invidia per chi invece si sta imbarcando. C’è il dispiacere di non poter più continuare l’avventura, di allontanarsi dal mare, che per tanti giorni ha fatto compagnia. Cè la voglia di piantare tutto e rimanere perchè si è stati tanto bene. E’ un sogno che si desidererebbe continuare e invece ci si deve svegliare. Però rimane almeno il ricordo delle sensazioni e delle emozioni, delle meravigliose rade e porticcioli, e delle stellate godute sdraiati con il naso rivolto al cielo, degli amici e compagni di viaggio che hanno condiviso la navigazione e l’esperienza. Rimane il ricordo di avere vissuto momenti irripetibili. Un saluto capitano e buon vento!

  3. Caro Simone la capacità che hai di descrivere a parole sensazioni ed emozioni è sorprendente…..tu mi dirai…ma io sono uno scrittore..e questo lo so ..ma non basta… quando ti leggo vedo scritto quello che a volte provo con il cuore, con la mente, con i sensi….ma in me che non sono scrittrice si ferma dentro e non riesce a venir fuori, tu invece lo sai fare molto bene. Ciao simone, buon ritorno a casa

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