Reading… ingombranti

Affari Italiani, nota testata online, dà notizia delle mie presentazioni. Il “fenomeno” di Adesso Basta si fa sempre più sentire. E non manca di generare qualche… fastidio. Chissà perché…

http://www.affaritaliani.it/culturaspettacoli/simone_perotti_tour_da_record_in_libreria_ma200110.html

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22 pensieri su “Reading… ingombranti

  1. Per Lidia: “quella che ha lasciato il lavoro in banca”
    Lasciare il posto di lavoro in banca viene vissuto come un peccato mortale dagli altri nella nostra società…poi in Italia, ancora peggio! Ma non ti preoccupare, io ho lasciato un posto nelle ferrovie dello Stato 15 anni fa e ancora adesso non tutti l’hanno ancora smaltita la mia scelta…bisogna andare avanti per la propria strada cercando significati più profondi nelle cose che si fanno, la vita comunque offre sempre opportunità. Il mio pittore preferito, Kandinsky, lasciò il posto di lavoro di professore universitario nella Russia del tempo per imparare a dipingere, e pensa che cosa è diventato…e soprattutto che cosa ci ha lasciato! Quanto ha potuto essere se stesso dipingendo. Non avremmo avuto un i suoi splendidi quadri se lui non avesse avuto il coraggio di seguire la sua strada. In bocca al lupo Lidia!

  2. “Interessi enormi volano sulle nostre teste come razzi”, questa frase mi ha colpito molto ed è vera purtroopo, però ti permette di vedere le cose da una prospettiva diversa. Io sono una downshifter già da anni, nel senso che è proprio nel mio DNA vivere la vita con calma, seguendo i miei tempi, mi sono trovata un lavoro vicino a casa per scelta(da andarci a piedi per intenderci) e fino ad un anno fa lo facevo solo part-time (lavorare part-time è la cosa migliore del mondo, lo consiglio a tutti, indipendentemente dagli impegni famigliari, io non avevo bambini), vivere a basso consumo. Il risparmio mi è naturale perché non mi serve spendere tutto il mio reddito per vivere comprando le cose essenziali, senza rinunciare a nulla, non c’è bisogno di rinunciare, basta ESSERE. Detto questo, concordo con Isaac e con quanto scrive Simone, la mia vita è la testimonianza di un modello alternativo che ritengo migliore e più a dimensione d’uomo di quello attuale.Vedremo come finirà…

  3. Caro Simone, spero che sarai d’accordo a dare spazio a questo mio post con un piccolo appello per Haiti. Io credo che sia molto importante e non del tutto fuori tema e sono certa di raggiungere qui delle persone sensibili e veramente in gamba (che non per caso si sono raccolte attorno a te). Da domani (spero) comincero’ a lavorare come volontaria per una associazione attiva ad Haiti in questi giorni di grandissima e gravissima emergenza. Mi avvicino per la prima volta a questo mondo e so di dover imparare tutto, comincero’ con il lavoro di ufficio che e’ quello che so fare. Quando ancora lavoravo dicevo sempre che questa era una cosa che mi sarebbe tanto piaciuto fare, uno dei miei sogni, ma mancava il tempo, poi come si fa con i figli e lo stipendio, ecc.. ecc…..Vorrei dire a tutti voi di questo bellissimo blog che ogni giorno insegna qualcosa (e mi diverte anche tantissimo) di fare qualcosa per Haiti, se potete. E’ una buona occasione per cominciare a cambiare sè stessi. Ciao Adele

  4. A volte però mi trovo a guardare indietro. E allora so a chi questo libro non è destinato. So che non va a tutte quelle persone con cui sono cresciuto, che si sono accontentare di galleggiare, bestemmiare al tavolo del bar, tirare a campare in giorni tutti uguali. Non va ai rassegnati, ai cinici pigri. Appagati da una sagra o da una serata in pizzeria. Rimasti fermi a scambiarsi le fidanzate, scegliendo tra chi è rimasto spaiato come le scarpe dentro scatole impolverate, dimenticate in fondo a un armadio. A chi crede che per diventare adulti bisogna caricarsi in groppa i fallimenti di un altro, piuttosto che rilanciarsi insieme in una sfida. A queste persone non va. Io non scrivo per loro. Non scrivo per persone nelle quali non mi riconosco, non scrivo mandando lettere verso un passato che non posso nè voglio più raggiungere. Perchè se guardo indietro so che rischio di finire come la moglie di Lot, trasformata in statua di sale mentre guardava la distruzione delle città di Sodoma e Gomorra. è questo quel che fa il dolore quando non ha nessuno sbocco e nessun senso: ti pietrifica. Come se i tuoi pianti o quelli che non riesci a versare, a contatto col tuo rancore e col tuo odio si rapprendessero in tanti cristalli, divenendo una trappola mortale. Allora, quando mi guardo indietro, l’unica cosa che mi resta, in cui mi riconosco, che riesce a circoscrivere in un perimetro e un percorso come il contorno di un corpo che vive e respira, sono le mie parole. (Roberto Saviano)

  5. Io sono un giovane studente che vorrebbe potere credere in qualcosa di vero, di credere che una parte del sistema è sana e funziona bene. Invece il vedere cosa e come il giornalista/commentatore in questione scrive, conferma in me che l’unica via è uscire dal perimetro. Lo spunto di Barbara è molto interessante, perchè io tante volte penso: “Ma dai non è possibile che a 22 anni debba già pensare di mettermi da parte..E poi se restano solo i ‘cattivi’ al timone che fine facciamo?” Però sono sempre più convinto che il cambiare sè stessi, i propri consumi e stili di vita sia il primo passo da compiere e per compierlo si deve seguire la via profilata da Simone e da altri.
    Poi voglio credere che un giorno saranno così tanti quelli che hanno scelto di uscire dal sistema, in modo che il vecchio collasserà lasciando posto ad un mondo più vivibile, pieno di persone che sapranno di nuovo sognare e vivere con poco.

  6. Perché ti meravigli di queste reazioni? Credo che tu sia pienamente consapevole di essere un’anomalia (e per fortuna non unica) di un sistema che ci viene spacciato come l’unico possibile. Tutto ciò che è anomalo è “pericoloso” perché non controllabile. Il “sistema” cerca di sviluppare gli anticorpi a tutto ciò che è estraneo e non corrispondente ad alcuno schema prestabilito. Sei un bug del software con il quale si tenta di programmare la società 😉
    Immagino che il gabbiano J. Livingston sia una delle tue letture. Perché fu mandato via dallo stormo? Perché rifiutava di volare solo per mangiare. E la paura dello stormo qual era? Se tutti facessero come lui cosa ne sarebbe di noi, del nostro stormo, della nostra vita? Che esempio può essere per i giovani dello stormo? Un “diverso” è pericoloso, e lo vediamo ogni giorno in ciò che ci circonda.
    Ma la diversità è ricchezza e ogni “sistema” e ogni “schema” non è buono o cattivo a prescindere. Come dici nel tuo libro, se tu sei contento di appartenere al sistema nessuno vuole obbligarti a uscirne. A me non sta bene, quindi sono libero di non farne parte 🙂
    Buona vita!

  7. Che cosa spaventa e nello stesso tempo attrae di “Adesso basta”?
    Uscire fuori da una strada ben tracciata e iniziare a percorrerne un’altra che non risulta su una cartina o che, se la ricerchi sul navigatore satellitare, ti esce fuori la scritta “percorso sconosciuto”.
    Di solito difronte ai cambiamenti radicali di rotta i pensieri sono “è impazzito”, “lo sapevo che prima o poi ne combinava qualcuna delle sue”, “tanto vedrai che prima o poi tornerà ……”, “anch’io vorrei …..ma….”, “lo dicevo io che stava diventando strano” “ma cosa vuoi di più di quello che hai, cosa vai cercando”.
    e così via.
    Insomma il più delle volte non si vuole cercare di capire cosa succede dentro ad un altro individuo ma si vuole subito catalogare e giudicare, posto poi che non si scatenino meccanismi di involontaria o volontaria invidia.
    Rarissimamente ci si trova davanti un soggetto che ti abbracci e ti dica (pensandolo dal profondo del suo cuore)… “è quello che volevi? …..bene sono felice per te” e lì chiuda la conversazione. Siamo talvolta il popolo dei cervellotici ricercatori dei meandri più nascosti del perchè e del percome!!!!!!
    Forse varrebbe la pena talvolta respirare profondamente e sentire se stessi e gli altri. Proferire pochissime parole e vivere la propria vita anzichè passare il tempo ad indagare su quella degli altri.
    Credo che tu Simone vada preso ad esempio, nel senso CHE vada letta la tua storia e poi BASTA. Il tutto dovrebbe ritornare dentro ognuno di noi e lì sedimentare. E’ come l’aver messo del concime in un campo. Il concime fa il “suo mestiere” senza neppure fare troppo rumore.
    Continua a girare caro Simone per portare ad altri la tua storia. Lascia al vento il blaterare ed il surplus di parole……il vento sa cosa farne!!!!
    Baci
    PAOLA

  8. ciao Simone,
    veramente acido il commentatore di Affari Italiani ( invidia il tuo coraggio, secondo me) e bella e equilibrata come sempre la tua risposta.
    Ti vorrei fare una domanda che non e’ una provocazione : E’ necessario e salutare un cambio di prospettiva e RIPRENDERE IL TIMONE
    della propria vita, ma non pensi che quelli che sono piu’ sensibili a questi temi, quelli che hanno letto il tuo libro in una notte, e che sono virtualmente sul punto di fare downshifting sarebbero anche quelli che potrebbero contribuire a umanizzare e tutto sommato a migliorare il sistema ? uscirne non vuol dire fare spazio per chi e’ disposto a vendersi l’ anima per restarci ? e’ uno spunto di riflessione, in certi settori e’ difficile restare senza adeguarsi, ma mi viene in mente fatte le debite differenze
    che serve anche chi e’ ” il sale della terra” e ci aiuta con l’ esempio a mantenere la nostra umanita’. che ne pensi ? ciao
    Barbara

    • Barbara, vedi, io credo che con questo sistema di cose l’unica via sia uscirne, cambiare e testimoniare il cambiamento. Da dentro ci si è provato a lungo, da Olivetti fino a oggi, ma non è bastato. Non dico che non sia servito, certo, e ho molto rispetto per chi si batte dall’interno, ma la mia opinione è che sia perduta la battaglia. Interessi enormi volano sulle nostre teste come razzi. Il perimetro della nostra azione è terribilmente limitato, come singoli. Dove riesce ad estendersi è nel fare in prima persona, cambiare, vivere in modo diverso, testimoniare che si può. Questa è la mia opinione, ma naturalmente chi sa cosa è meglio? Diciamo che nell’incertezza, io preferisco vivere come credo. Sì il commento è un po’ acidello, ma ci sta. Sai ogni fenomeno porta con sé una serie di conseguenze, alcune in sintonia altre in divergenza. E’ un bene, se ci pensi. Pensa che mondo insopportabile se tutti la pensassero allo stesso modo…

  9. Caro Simone
    ieri sera ho assistito all’incontro in Fnac e sono molto contenta di averlo fatto.
    Ti ringrazio perché, se avevo ancora qualche dubbio sulla persona Simone Perotti, me l’hai tolto.
    Ti avevo percepito un po’ individualista, molto concentrato su di te, sulla tua esperienza, con la voglia sì di condividerla ma senza altra pretesa che di suggerire che una vita diversa, ma solo a livello personale, è possibile.
    Quando hai parlato di Corona e dei frollini mi è apparso chiaro che è proprio questo stile di vita nel suo insieme che disapprovi, che condanni e che suggerisci ad altri di contestare.
    Mea culpa non aver letto attentamente ciò che scrivi, non averne colto certi aspetti che in realtà sono espiliciti, soprattutto sul blog.
    Sono stata molto felice di constatare che allora non siamo in pochi a pensarla così, io ne parlo spesso e molto volentieri ma con le persone che mi sono vicine e con le quali, fortunatamente, abbiamo sintonie d’intenti. Però ce lo diciamo fra di noi.
    Se lo dici tu, a una platea di persone che, come ieri sera, hanno deciso di essere lì ad ascoltarti, probabilmente senza aver ben chiaro “dove andrai a parare”, (diverso è per i lettori del blog, lì si sceglie scientemente di cercarti e leggerti) hai un effetto che noi, tanti altri che la pensiamo così, non riusciamo ad ottenere.
    Allora, senza essere né guru né inconsapevole fondatore di un movimento, sei uno di noi, uno come tanti, che dice delle cose importanti e che ha la fortuna di poter essere ascoltato.
    E mi fa molto piacere.

  10. Caro Simone, son tornata a scriverti da una postazione in una fantastica bibbbbblioteca e finalmente non più dal “carcere”lavorativo dal quale sono evasa da un po’. Si,come dicevi ieri sera nella presentazione del tuo libro in Fnac a Milano, mi sono ripresa il timone della mia vita, è una sensazione impagabile!Ha un valore INESTIMABILE.Hai chiesto un commento ed eccomi qui:siete stati bravissimi sia tu con la tua lettura molto sentita (si capiva che eri sincero e che non facevi il furbetto come dici che tanti credono….lasciamoli nella loro paurosa convinzione!), che Daniele con la sua lettura sentita e più teatrale (bravo!).I temi noti e potenti mi hanno commosso in certi punti e l’idea di farne letture in giro per i teatri è forte e stimolante, credo che porterà buone cose.Ora ti saluto e spero ci siano altre occasioni di risentire quanto stai portando avanti con forza e determinazione.

  11. Per me fare “down-shifting”, assieme alle motivazioni più forti coltivate negli anni, è stato anche un atto di coraggio… che a volte viene meno… proprio in virtù del fatto che tanto impavida non sono. Lavorerò in banca fino a fine febbraio (preavviso!), e sto cercando un lavoro part-time, perchè mi sono resa conto che se avessi invertito le due cose non sarei mai uscita da questo girotondo. Le condizioni ideali non ci sono mai, se aspettiamo quelle siamo finiti. Da una parte, mentre guardo la mia collega che si preoccupa solo se e quando verrò sostituita mi scatta l’embolo al cervello, però in questo frangente ho anche scoperto persone che si sono fermate ad ascoltare le mie motivazioni, ma seriamente, non come un atto dovuto, non come colleghi, semplicemente da esseri umani che per un attimo si fermano ad ascoltare… Questa è una cosa bella che mi è stata donata in questo momento.

  12. Lo diceva anche jim morrison …«A volte il vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato» … vera, verissima!

  13. Grazie per la risposta immediata. Ci vuole sicuramente del coraggio nella vita, è che non capisco perche bisogna sprecare energie nel far capire qualcosa a persone che comunque mai riusciranno a capire. E’ solamente tempo buttato, che, non torna più, e comunque è difficile non fermarsi a riflettere sulle proprie scelte. E’ per questo che resto convinto, che una scelta “drastica” come la tua, debba essere anche sommata ad una forte personalità, che magari ti “insonorizza” dai commenti negativi, di invidiosi che sempre ci saranno

  14. Ciao Simone, mi collego a questo argomento. Tu dici ascolta e poi manda a quel paese. Giusto, ma non è proprio così facile. Quando tutti intorno a te vivono la loro vita imperniata sul lavoro, e tu sei la pecora uscita dal gregge, è difficile non farsi buttare giù da tutti quelli che pensano che in un modo o nell’ altro tu stia sbagliando. Putroppo, che il tuo downshifting sia volontario o che sia stato un downshifting “forzato” da altre cause, se non lavori sarai sempre etichettato come quello “che non sta facendo niente” Non pensi che sia così?

    • Caro Vi84, se qualcuno pensa questo ma vive in modo insensato e assurdo, è un bene che te lo dica. Vuol dire che tu, invece, hai cambiato strada. Ragazzi, siamo figli di Colombo, che continuò a credere che avrebbe trovato terra dopo mesi che navigava. Un po’ di coraggio e di convinzione ci vuole, è necessaria. E questa se non te la dai te… non la trovi all’hard discount. Se uno crede in una cosa la fa, ad onta di chi gli rompe le scatole. E chi crede vince sempre.

  15. Posso permettermi di dirti una cosa Lidia? Cerca, se puoi ,di guardare avanti a tutte le cose belle che ADESSO puoi fare. Concentrati sul bello che vuoi fare e non pensare al passato. Sei stata coraggiosa, IO TI AMMIRO, non voltarti troppo al passato.

  16. Ciao Simone. Dammi una parola di incoraggiamento che funga da antidoto contro tutti quelli che stanno cercando di farmi pentire della mia decisione (sono quella che ha lasciato il lavoro in banca)… A presto! E Buona navigazione a tutti.

    • mandali a quel paese… ma prima ascoltali. Magari qualcuno di loro dice cose utili e sensate. poi frulli tutto e decidi. ciao!

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