Grazie!

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94 pensieri su “Grazie!

  1. Noi siamo ciò che facciamo nel nostro tempo libero: quindi per avere un mondo di soddisfatti bisognerebbe riuscire a far diventare un lavoro ciò che facciamo per hobby. Bisogna ammettere che una o due generazioni fa ciò era più accessibile: volevi fare il dottore e diventavi dottore, oggi non è più così automatico; anche con tutta la buona volontà ti devi adattare.

  2. aiuto!… essere e non essere,
    fare e non fare,
    sognare o essere desta
    …mi si sta incasinando tutta la testa ; -)))

    perdonate tutt*… ma erano così puliti e nitidi e essnziali e stappamutande quel mare, quel cielo, quel sole e quella nuvola arancione adagiata sull’acqua,
    che questo post poteva essere addirittura senza parole (e senza comment)…solo colori e suoni di vento e di mare…

  3. “L’essenziale è invisibile agli occhi”.

    Non è mia, Perotti, come ben saprai: quindi, non cito la fonte. E non eri tu che hai fatto quel bellissimo discorso sulla parte emersa e quella non emersa di una barca ne L’estate del disincanto? Ah, quella era letteratura. Peccato, mi aveva trovata completamente d’accordo, lo penso da una vita che la parte emersa non dice molto, serve solo a gestire (più o meno efficacemente) il rapporto col mondo esterno e con gli altri; ma è solo la parte in superficie, che io chiamo apparenza o esteriorità, ti piaccia o no. Comunque, non devo e non voglio convincerti di niente: c’è già fin troppa gente che si appiccica etichette in fronte, si confeziona ad arte e cerca di convincerti della bontà di quello che è o non è o di ciò che ti propina; sono le persone in vendita. Ne trovi a iosa nei blog e su Facebook, pronte a svenderti la loro interiorità in cambio di un po’ di attenzione da parte del primo che passa; in cambio ti includeranno tra gli “amici”. No, grazie. Io non devo venderti un bel niente e non sono in vendita: non voglio manco diventare amica tua, quindi non me ne viene assolutamente nulla dal convincerti di qualcosa; molto semplicemente, tu la pensi in un modo e io in un altro e considero questo spazio una sorta di tavola rotonda in cui si confrontano idee e opinioni; se divergenti, la discussione sarà solo più ricca ed approfondita. Non credo siano previsti ricchi premi e cotillons per chi partecipa, ha la trovata più geniale o la tua approvazione. Quindi, va bene così.

    Non ricordo chi fosse, forse 1light, che ha fatto il bellissimo esempio dei semi che rimangono nel terreno per anni, aspettando il momento favorevole per germinare; chiunque coltivi qualcosa sa bene che la coltivazione è spesso un’incognita, anche fornendo tutte le cure e garantendo le migliori condizioni possibili. Vale per qualsiasi cosa, i fattori in gioco sono diversissimi quando hai a che fare con altre persone: puoi garantire solo per quel che riguarda te e la parte che spetta a te, il resto è imprevedibile perché NON dipende da te.

    Quanto all’essere e al non essere, giusto ieri sera mi è capitata una cosa che serve a spiegare cosa intendo. Percorrevo la strada della Riviera del Conero, nell’omonimo parco: all’improvviso, davanti alla macchina che mi precedeva, sono passati quattro cinghiali in fila l’uno all’altro, tre grandi e uno piccolo, e il conducente non è riuscito ad evitare quest’ultimo, sbalzandolo sul ciglio della strada. Si è fermato a qualche centinata di metri per controllare i danni all’auto. Il cinghiale era rimasto sicuramente ferito e ho pensato che la situazione potesse costituire una situazione di pericolo: mio nipote un paio d’anni fa ha sbattuto con lo scooter in piena notte contro un cinghiale ed è stata un’esperienza da dimenticare; così, prima di andare a casa sono passata in questura, visto che è vicina a casa mia e ho segnalato l’accaduto ad una pattuglia che stava partendo in quel momento. A casa, accendo la Tv e guardo il televideo e la notizia dell’ultima ora è che uno ha investito un bambino in bicicletta mentre attraversava sulle strisce pedonali, sbalzandolo a 40 metri; ed è fuggito. Ecco, io so per certo che non sono una che fuggirebbe, in una situazione del genere, e me ne compiaccio moltissimo: ma di convincere qualcuno di questo non me ne frega un tubo. Lo so io: mi basta e mi avanza.

    @ 1light Quanto hai scritto mi dice che la tua insegnante di piano era una sadica: con le tue attitudini musicali non mi sembra c’entri molto; in compenso, le tue motivazioni e la tua determinazione ad imparare non erano molto forti, se ti sei arresa per così poco. Il mio primo insegnante di piano non era un bravo insegnante e non facevo grandi progressi; andai da un’altra ed è stata anche un’insegnante di vita. Mi ha insegnato a suonare il piano e molte altre cose. Io Flora Gerini non la dimenticherò mai finché campo.

    Buona giornata.

    • Appunto Silver. Anni… come dicevo… Ma poi, a un certo punto, si DEVE vedere la pianta che cresce. Altrimenti, niente semi. Abbracci.

  4. Prego Simone!!!….non c’è di ke!!! 😉
    Sono Claudio, downshifter convinto dopo aver fatto palestra col precariato nei call-centers; ho letto entrambi i libri ed è inutile dire ke condivido pienamente tutto quello ke c’è scritto; la realtà consumistica è alla fine dei suoi giorni, la crisi creditizia sta facendo pensare di + le persone su quanto spreco sia stato perpetrato da decenni; inizia l’era della decrescita x tutti; solo decrescendo si arrikkisce il proprio io e si ristabilisce un senso alla propria esistenza; una vita fatta di sveglia presto, traffico per andare al lavoro (sottopagato, ripetitivo e poco fantasioso), consumi inutili e seguire la moda è un’esistenza programmata da altri, unicamente x arrikkire i loro conti bancari (offshore); solo spendendo il giusto necessario alla sopravvivenza, contando sulle proprie capacità e interagendo maggiormente con gli altri si riesce a cambiare pienamente registro. Un caro saluto a tutti ricordandovi ke + siam poveri interiormente + cerkiamo di arrikkirci esteriormente.

  5. A volte mi chiedo….chissà come vivranno i barboni…..e mi spavento….bellissima la citazione di beckett di Simone, come tutto il teatro di becket. Trovare un equilibrio non e’ facile eppure son convinto che tutti ci possono arrivare. Il concetto di “barbone” mi sono accorto che attecchisce solo in città…. non ho mai visto un barbone in campagna o al mare e allora perché i barboni non se ne vanno dalla città ? Loro si che sarebbero liberi anche se forse sono liberi “da” e non liberi “di”, forse sono “malati” ? Chissà…..

    Buona notte,
    Mauro

  6. Francesca,
    io non abito in italia e quindi probabilmente la legislatura e’ diversa.
    Ti consiglio di informarti bene da fonti certe. (io all’epoca ho ritenuto opportuno investire qualche soldo in un avvocato che mi spiegasse bene tutte le conseguenze possibili).

    Per me aver deciso di staccare per un anno consapevole dei rischi lavorativi e’ stato un passo fondamentale. Con quel passo son cresciuto. E’ stato un prendere piu sul serio le mie esigenze, prendere una decisione e assumersene le responsabilita.

    Penso che senza aver fatto quel passo, ora mi sarebbe molto piu difficile o impossibile sapere mettere le giuste frontiere sul lavoro, sapere dire i miei no.

    Prendere la pausa mettendo in conto di perdere il lavoro e’ stato anche un confrontarsi con le mie paure e quindi una crescita.

    In bocca al lupo!

    M.

    p.s. mi e’ piaciuta l’ultima discussione del blog sul “si e’ qel che si fa”.

    Un mio caro amico mi diceva spesso: l’uomo si vede in azione!

    Beh, mi sembra vero.

  7. Mettiamo che nel momento in cui nasciamo siamo un foglio bianco: ora la matita comincia a disegnare, va in una certa direzione, poi gira, si ferma, torna, cerchia, striscia, sale, scende e via così. Nulla si cancella. In qualsiasi momento si può osservare qualcosa, bello o brutto, ma si vede il disegno.
    Come fai, Silver, ad immaginare quello che non è stato, dunque qualunque altro disegno possibile? Immagini tutto il foglio nero? Quindi tutti i disegni sovrapposti?
    Tutti avremmo potuto suonare il piano, per esempio io ho trovato un’insegnante acidissima che mi ha fatto tagliar le unghie così corte da far male, e dopo due lezioni sono rimasta a casa. Cosa significa questo per te?

    • ma soprattutto, se qualcosa non è stato, non sarà che non è stato perché non ci apparteneva, perché non era per noi, perché non era nelle nostre corde? Ma come fa a non essere, a non avvenire, qualcosa che siamo, che è adatto a noi, che ci riguarda? No no… questa è la cultura cattolica e marxista che si fondono. Le culture per cui “arriverà!” “vedrete!”. E invece no, non arriva, non c’è, non si manifesta. Quello che deve avvenire, perché siamo noi, perché è proprio roba nostra, perché ci riguarda, perché è alla nostra portata… avviene, lo vedi, c’è. Almeno prima o poi. Almeno nel medio termine. E basta parlare di quello che non si vede (Silver non equivocare, ieri quando hai parlato dell’apparenza ho avuto un mancamento. Quello che si vede non ha nulla a che fare con l’apparenza, sono due cose che non c’entrano nulla una con l’altra). Quello che non si vede non si vede per un motivo semplicissimo: non c’è. Altrimenti si vedrebbe.

      Diciamo che in cinque-dieci anni massimo massimo, tutto quello che si doveva manfiestare (in quanto vero, possibile, adatto a noi) si manifesta. Chiunque lo può e lo deve vedere. Se nulla avviene nella direzione sperata, quella di cui noi siamo convinti, che noi attendiamo… possiamo serenamente dedurre che non c’è, che non avverrà mai, che era una fregnaccia pensarci e attendere. Ed è un momento essenziale, la comprensione di questo. E ho detto 5-10 anni, che vuol dire che sono stato molto, molto cauto. Potremmo dire 2-3, o comunque un tempo non infinito. Basta vivere di quello che non facciamo, che non manifestiamo. E’ un’alienazione, una mistificazione. Se abbiamo sempre pensato di essere in un certo modo ma quel certo modo di essere non lo diventiamo mai, non si vede, allora era una balla. E smetterla con le balle è un ottimo modo per iniziare a crescere.

  8. @Dona
    Il tuo ragionamento, su quanto può essere diversa l’idea che abbiamo di noi stessi rispetto a come siamo in realtà o come gli altri ci vedono, mi ha ricordato la storia di Uno, nessuno e centomila, dove il protagonista, Vitangelo Moscarda, a partire proprio dalla presa d’atto di apparire diversamente da come lui pensava di essere (il naso storto allo specchio, fattogli notare dalla moglie), arriva a cambiare totalmente vita, abbandonando tutti i vecchi schemi, rinunciando a vivere di usura, rischiando anche la rovina economica, mandando a rotoli il matrimonio, e tutto per inseguire la libertà totale.
    Era un downshifter?

  9. E lo so Simone, il problema è che ormai ai cosiddetti “intellettuali” credo molto poco, so che è sbagliato perchè da sempre, nella storia di un popolo, queste persone hanno costituito parte della struttura portante della società.
    Ultimamente, come anche tu mi confermi, se le cose non partono DAL BASSO non cambia nulla.
    In merito a:
    “Una bella responsabilità negarsi al nuovo in attesa di un vecchio o presente che non c’è. Il tempo d’attesa deve essere lungo, perché le chance vanno date, a profusione, ma poi, a un certo punto, è necessario avere senso della realtà e accorgersi, finalmente, che non c’è nulla in arrivo”

    Si, bisogna avere un sogno, sperare e darsi da fare per realizzarlo, ma sempre con la lucidità di capirne l’impossibilità, essere pronti anche alla rinuncia, al cambiamento di rotta. Questo forse è quello che spaventa molti, riuscire a cogliere i segnali per compiere la virata, per non finere nel pieno della bufera o rimanere ad aspettare il vento che non verrà mai.

  10. Prego Simone! 🙂

    L’altro giorno abbiamo provato a parlare di cambiamento con due colleghi in momenti separati.

    Il primo ha provato a difendere le proprie scelte, ma dopo un giorno di riflessioni ha comprato Avanti Tutta. Ci farà sapere al ritorno dalle vacanze.

    L’altro collega invece non ha voluto sentire ragioni. A quel punto ho scelto di non insistere più di tanto perché di fronte a uno che mi dice…”se ti rompi una gamba e hai un contratto, sei tranquillo”…mi cadono le braccia! In sostanza solo chi ha un contratto ha diritto alla vita!

    Le due persone in questione hanno due caratteri diametralmente opposti. Ci hanno sorpreso entrambi. Ci aspettavamo la reazione del primo dal secondo e viceversa!

    Un saluto a tutti i naviganti

    • pankogut, vedi, mai credere troppo nelle previsioni. le persone sono del tutto imprevedibili. grazie della promotion! so che è sentita…

  11. Dona, le dichiarazioni di intenti delle persone dicono molto: e le ascolto sempre con attenzione, quanto meno perché dicono cosa, quelle persone, ci tengono a sembrare. E’ vero che è pieno di gente che ambisce ad avere il tornaconto che le viene dal definirsi in un modo piuttosto che in un altro: chi vorrebbe spacciarsi per ladro? Quindi, è pieno di gente che ci tiene a definirsi onesta e non lo è. Personalmente, quello che sono lo so io e non è indispensabile che lo sappia e lo condivida il mondo intero: mi son sentita dire di tutto e di più, nel bene e nel male e ogni volta ho pensato che, alle persone che lo dicevano, era utile pensarmi in quel modo. Con me e quello che sono, non c’entrava un bel niente, insomma. La mia molteplicità (inesistente) non c’entrava nulla: era solo un loro modo di vedere le cose. Basta vedere cosa succede a voler interpretare i testi delle canzoni, una roba esilarante: ognuno ci vede quello che gli pare e con le persone succede esattamente la stessa cosa. E’ il modo di guardare che è molteplice, non ciò che si guarda.

  12. Se il nuovo non lo vedi e non lo vuoi vedere, è perché ti piaceva di più il vecchio. Che poi tu lo veda migliore di quanto non fosse davvero, è un’altra storia. Alla fine ognuno si crea la realtà a sua immagine e somiglianza. La ricerca della novità a tutti i costi mi fa tanto centro commerciale. Preferisco le botteghe, anche se stanno sparendo: per me sono meglio dei centri commerciali e non me lo leva nessuno dalla testa.

  13. No, il piano è solo una strada che hai abbandonato, non so perché e non voglio saperlo, e ce ne saranno chissà quante altre: e le strade che hai abbandonato, per necessità o per scelta, perché attirato da altre, ti connotano né più né meno come le altre; sono potenzialità non messe in atto. La personalità è fatta di ciò che hai fatto e di ciò che non hai fatto: è il lato scuro della luna. Nell’epoca del trionfo dell’apparenza e della realtà solo di ciò che si vede, si manifesta, si mette in piazza, non posso non essere attirata dall’esatto contrario, cioè da quello che non si vede; ma non per questo significa che non c’è. Spesso quel lato emerge solo post mortem, trovando vecchie lettere, o poesie dimenticate in un cassetto o attraverso il racconto di persone che ti svelano particolari che non conoscevi: è piuttosto triste, scoprire il lato scuro della vita delle persone dopo che sono morte; meglio trovarlo in vita, direi.

    Quanto all’altro discorso, quello dell’attesa inutile, forse hai ragione: bisognerebbe stabilire un lasso di tempo entro il quale avere le dimostrazioni che ci aspettiamo dagli altri; ma l’unico comportamento da cui posso avere certezze si dà il caso sia il mio. Su quello altrui non ci faccio molto affidamento. Da sempre. E quando le dimostrazioni non arrivano non mi stupisco. Di solito mi stupisco del contrario: e ogni volta scopro che mi sono sbagliata, infatti.

    • “Nell’epoca del trionfo dell’apparenza e della realtà solo di ciò che si vede”

      Silver facciamo due discorsi diversi. Non c’è problema. Buona serata!

  14. Perotti, ho appena letto che hai il rimpianto di non aver continuato a studiare il piano. Ora, basandomi su quanto hai scritto, potrei fermarmi lì all’informazione, alla voce “studio interrotto”. Invece, la gamma di possibilità che mi si apre davanti spazia dal motivo per cui hai iniziato al motivo per cui hai smesso e lo scenario cambia in base alle ipotesi: cioè a quello che va oltre il visto, la facciata fornita dall’informazione; dietro c’è ben altro, poco o molto che sia. Tutto sommato, l’informazione non mi dà molto, quello che c’è dietro darebbe molto di più. Tu continua con il tuo metodo, comunque, io continuo con il mio.

    Ti ho già detto che c’è poca introspezione psicologica nei tuoi personaggi ed è un peccato: dietro alle azioni e alle inazioni c’è sempre un motivo. Sai qual è quello che mi è piaciuto di più? Maria de L’estate del disincanto, perché è quello che ha più spessore e si muove come foglia al vento, senza pensare e programmare; è proprio il contrario di quello che fa la gente oggi. Affascinante, direi.

    • silver resta il fatto che se non ho continuato a studiare il piano vuol dire che non sono un musicista. A me interessa questo dell’analisi della realtà. Il problema è che vedo un mucchio di gente che, per proseguire sull’esempio, dice che vorrebbe fare il musicista, che doveva fare il musicista, che un giorno farà il musicista, ma non lo fa. Dunque, non lo è. Il che non è male o bene. Meglio una cruda realtà di una falsa convinzione. Se quello che si suppone ci sia non si vede, vuol dire che non c’è, non che c’è ma non si vede.

  15. Tra “dire e fare”… credo che molta gente sia convinta di essere diversa da ciò che è in realtà. Non so se sarò capace di spiegare ciò che intendo, magari faccio un esempio.
    Una persona X si descrive come sensibile, interessata, attenta alla sostanza e non all’apparenza, altruista e pronta all’ascolto, ed è veramente convinta di essere in quel modo. Si guarda allo specchio e vede quella immagine di sé.
    Però, nella vita di tutti i giorni quella persona con i fatti smentisce questa immagine.
    In pratica l’idea che ognuno ha di sé stesso (proiezione di ciò che si vorrebbe essere?) non è la sostanza di quell’essere. Pur restando così convinti di esserlo da prendersela quando gli altri ci fanno notare l’incongruenza.
    Mi sono “arzigogolata” eh? 🙂
    Buona domenica

  16. Io, le liste, le aborro. Odio i programmi, le tabelle di marcia, tutto quello che somiglia ad un binario su cui devi stare. Per arrivare dove? Ad una destinazione immaginaria, che il più delle volte è solo una fantasia del tuo cervello e poggia su basi fragilissime che si scontrano con la realtà e i comportamenti altrui.

  17. Perotti, quanto sei drastico: non è tutto così semplice. Ho sempre pensato che l’incomunicabilità tra le persone abbia una ragione di fondo: ognuno di noi, nel tempo, si forma una specie di codice comportamentale al quale gli altri si devono attenere nelle varie situazioni; un codice molto personale, ovviamente, che si fonda sui propri valori, sull’educazione ricevuta, sulle esperienze vissute e i comportamenti altrui vengono valutati in base a questo schema molto personale per qualsiasi tipo di relazione. Più uno è evoluto, più la gamma di comportamenti previsti possibili è ampia. Purtroppo, quando qualcuno non ha comportamenti che rientrano nella nostra griglia mentale sorge il dubbio che lo si sia sopravvalutato, in qualità di amico, collega, fidanzato, ecc. Il “torto” altrui, a quel punto, è solo quello di non somigliare all’idea che ci siamo fatti di quella persona e del comportamento che dovrebbe tenere nei nostri confronti e una miriade di rapporti finisce per questo stupido motivo, perché il comportamento di qualcuno non rientra tra quelli che hai previsto per lui. Da sempre ritengo che la soluzione più ovvia sia cercare di capire le ragioni degli altri, ovvero provare almeno a comprendere il motivo per cui ci si è comportati in un certo modo: a volte serve, a volte no, ma il tentativo è doveroso. Sempre. Per me.

    • Silver concordo, occorre cercare di capire. E fa il 50% della faccenda. Poi, dall’altra parte, occorre cercare di spiegare/dimostrare/manifestare, che fa un altro 50%. Serve pazienza, sempre, per dare la possibilità a quel 50% di estrinsecarsi, sdipanarsi da tutti i rovi che trattengono. Poi, a un certo punto, per una questione di igiene comportamentale doverosa, occorre prendere atto. Conosco un mucchio di gente che resta appesa per una vita a cose che non ci sono, attendendo sempre che si manifestino. Ma quelle, semplicemente, non ci sono. Il problema però non è del soggetto atteso o del fatto che quelle cose non ci siano, bensì di chi attende, che non ne prende atto. Perdere tempo è grave tanto come non investirlo. Ogni minuto passato ad attendere invano (quando è ormai chiaro che è invano…) è un minuto tolto a qualcosa che potrebbe invece arrivare, ma che essendo noi in attesa di qualcosa che non c’è (e che dunque non arriverà) non trova spazio/tempo per manifestarsi e raggiungerci. Una bella responsabilità negarsi al nuovo in attesa di un vecchio o presente che non c’è. Il tempo d’attesa deve essere lungo, perché le chance vanno date, a profusione, ma poi, a un certo punto, è necessario avere senso della realtà e accorgersi, finalmente, che non c’è nulla in arrivo. Cfr Samuel Beckett

  18. Nella barca ho visto pensatori a gettone con un superbo narcisismo che, invece di portare a novità e voglia di cambiamento (… Travaglio), mi risulta fine a se stesso.
    Insomma c’è la voglia di sembrare diversi, di mettere nel proprio c.v. anche quest’esperienza della barca per l’Italia, non si sa mai che un giorno possa venir tirata fuori a proprio vantaggio, ma senza esporsi più di tanto, senza perdere pubblico/potere/denaro.
    Quando vedo la foto di uno scrittore in posa da grande pensatore, con lo sguardo perso nell’infinito del proprio q.i., mi vien proprio da ridere, poi mi pare patetico e mi chiedo come la gente possa ammirare e mantenere una cotanta testa di bronzo. Società e cultura si comportano ora più che mai nello stesso modo, senza distinzione di colore politico.
    Ma penso anche che molte persone abbiano avuto modo di riflette proprio grazie all’inziativa di 7mosse (ecco, io per esempio) e che qualche seme di ragionamento libero abbia attecchito.
    Ci siamo adattati a tutto per tanti anni e ci vorrà tempo per riprenderci le redini della nostra vita e quindi anche del futuro del paese.
    Cambio argomento un attimo: guardando la tv ho visto i titoli di coda di “Things to do before you’re 30”, quindi non ho visto il film, però mi ha dato lo spunto per pensare che ora qui noi aspiranti o praticanti ds, stiamo girando il nostro personale film “Things to do after you’re 40”. Chi, a vent’anni, l’avrebbe mai detto? Che meraviglia!!!

    • ciao 1light. Carina l’idea: far una lista delle cose da fae prima di una certa data. Io sono un patito delle liste. Ne ho sempre una sul tavolo con le cose scritte sopra, per punti. Poi cancello una volta fatto. Adoro vedere che c’è un programma, che lo sto seguendo. Io sono un anarchico, che devia volentieri dalle proprie direzioni, per questo le liste mi fanno da gavitello, da boa, da rotta.

  19. grazie di questo saluto simone
    iltuo intervento:”Fare è l’applicazione di ciò che pensi, progetti e poi, appunto, fai.” lo trovo giustissimo ma mi sorge un dubbio,a volte quello che pensi progetti e poi fai è molto condizionato dall’esterno,anzi nella nostra società e nella nostra educazione è “l’esterno”che ha dettato le regole della nostra crescita e della nostra vita,intesa anche come modo di pensare e agire nelle situazioni ,insomma se vedo qualcuno fare soldi e davanti ad un confronto dire che vorebbe fare altro ma non riesce ad uscire da questo schema,ha paura del dopo,immediatamente si sente un fallito,o intimorito dagli spauracchi che questa società ci martella in maniera subdola ma costante,cosa devo pensare ?che vorrebbe ma ha bisogno di spinte insistenti,oppure è uno che sostanzialmente vuole fare soldi.
    ho l’impressione che pensando che ci possa essere sempre un’altra possibilità (questo è il mio pensiero)lo schema del sei quel che fai possa essere sempre messo in discussione e a quel punto perdo la capacita di riconoscere i “buoni” dai “cattivi” e resto bloccato.
    forse bisogna affidarsi maggiormente all’istinto????
    un saluto e nuovamente grazie a tutti per i continui spunti.

    • Ciao Morris. Io penso che tu ti sia risposto da solo.
      Se uno vorrebbe ma non fa, è uno che non può (a meno che non ci voglia un po’ di tempo prima che riesca a fare).
      Il che vuol dire che, per quanto voglia, ciò che è (lui + il sistema in cui vive, dunque inclusi i condizionamenti), è quello che gli vedi fare (soldi, nel tuo esempio). Se fosse veramente diverso (dunque se riuscisse a vincere i condizionamenti etc), farebbe cose diverse.

      Io non sostengo affatto che esista un nostro “essere” al netto di cultura, condizionamenti, stimoli etc. Noi SIAMO esattamente quell’insieme di cose (cromosomi nostri, influenza del sistema, mode. Quel che Emile Zola chiamava race, milieu, moment). Il punto è che io CREDO con una certa convinzione che si POSSA influire sulla nostra provenienza, si possa pensare e fare per cambiare (non del tutto, ma almeno in parte). Ne conosco una marea di persone che DICONO che vorrebbero… ma poi…

      Attento che in questo io non esprimo alcun giudizio. Io non credo tanto nei buoni e cattivi che tu citi. Dico solo che il fraintendimento tutto interno alla cultura cattolica per cui si fa una cosa ma poi se ne dice un’altra (es: si va a messa [dire] ma poi si vive come dei veri bastardi [fare]) a me non convince, non piace, rifiuto questa posizione.

      Se ci fai caso, nella nostra epoca il 99% delle persone dice cose diverse da quelle che fa (la politica, l’impresa, i lavoratori, tutti…). Ebbene, io dico soltanto che non credo in ciò che viene detto se non collima coi fatti, con le azioni. Se non collima, io credo che chi ho davanti non sia ciò che dice di essere ma ciò che gli vedo fare. Il tutto, lo ripeto ancora, non OGGI, ma nel medio termine, perché oggi potresti stare ancora tentando, potresti solo essere fallito in un tentativo, mentre il cambiamento potrebbe intervenire col tempo. Però se vedo un comportamento ripetersi nel medio termine, capisco che di quello stiamo parlando.

      Ti faccio un esempio: ho abbandonato al loro destino (e me al mio) due amici nello scorso anno. L’ho fatto nonostante a uno soprattutto volessi molto bene. Ma ho dovuto farlo, perché erano tre o quattro anni che le loro parole non collimavano con i loro comportamenti. Non dico che siano peggiori di me, né che sbaglino. Non è un giudizio di valore, il mio. Solo che io non voglio perdere altro tempo a credere alle loro parole. Dopo un po’ credo solo alle azioni. E le azioni non c’erano.

  20. SILV SILV, fantastica!
    STREGATTO mi ha stregato.
    Sono sincero e non sapevo chi fosse.
    Mi sono informato e ho sghignazzato 3 minuti.
    IT’ S MORE FUNNY!!!
    E non dirmi che vado in Gran Bretagna in vacanza…
    Ragazzi, mi tolgo dai piedi per 10 giorni, mi disintossico anche dal PC e non solo.
    Vi lascio in pace, non vedevate l’ ora.
    Parto tra poco in moto, mi godrò il tramonto lungo la VIA EMILIA fino a
    PARMA, per poi salire sull’ appennino al fresco.
    SALUDOS
    VALE

  21. “Per quanta poca voce abbiamo avuto, comunque, una voce siamo stati. Mi sarebbe piaciuto che fosse più forte. Però la domanda è: dove sono le altre voci?”

    Non sono d’accordo, sai bene quante associazioni, movimenti, parte dell’opinione pubblica, rendano note come possono, dalla mattina alla sera, le nefandezze che succedono ogni giorno in questo paese e le possibili soluzioni. Mai, o quasi, se li fila qualcuno.
    Solo dopo le comunali e i referendum ho la sensazione che l’aria stia cambiando. La gente comincia a capire, mi pare che ci sia un risveglio dal torpore duranto circa vent’anni.
    Dai, c’è un mare di gente che denuncia e propone, qui in patria. Il progetto 7 mosse, che non mi ha mai convinto, era per di più qualcosa che andava verso l’esterno, invece di girare per l’Italia e le sue realtà, facendosi conoscere, andava lontanto…Avete perso l’occasione di farvi conoscere e capire, di condividere la cura col malato, ve la siete suotata e cantata da soli. Mi dispiace ma su questa cosa non mi trovo d’accordo. Ciao

    • aspetta renato, allora non mi sono espresso chiaramente.

      Non mi riferivo affatto all’idea per cui noi saremmo stati gli unici benpensanti che agivano e gli altri tutti pusillanimi che non fanno una mazza. e ci mancherebbe! C’è pieno il mondo di gente che lavora, opera, denuncia, progetta, fa. Pensiamo al volontariato, all’associazionismo, le realtà che tu ricordi. Nulla di tutto ciò.

      Io ho detto “gli intellettuali”, che hanno il microfono in mano ma non lo usano per pensare un nuovo sistema, nuove soluzioni, nuove proposte. Quanti filosofi, scrittori, intellettuali senti che prendono, progettano, fanno cose come le 7 mosse o simili o diverse, ma insomma… per alzare la voce, farsi sentire, sfruttare la loro notorietà a questo fine? Non molti, credo. Molto più attiva è la base, quelli che intellettuali non sono, che il microfono non ce l’hanno, ma operano.

      Non credo che noi “ce la siamo cantata e suonata”. Abbiamo fatto, pensato, scritto. Solo che ci hanno seguiti in pochi (nei media), e questo credo per le due ragioni che ricordavo. Peccato sì. Ma resta che per me quel mese è stato speso bene, ho messo a fuoco alcune cose, ho detto la mia da un piccolo palco. Mi sarebbe piaciuto che anche altri, ben più noti di me, fossero attivi. Ma comunque…
      ciao!

  22. Boh, mettila come vuoi, Perotti, ma a me è sempre interessato quel che c’è dietro un cancello e dietro la facciata. Del cancello e della facciata non mi frega niente, si esplicitano già da loro. E se uno è un assassino gradirei sapere perché è diventato un assassino. La superficie non mi dice niente, mi dice molto di più quel che c’è sotto. A volte, per carità, non c’è niente: splendide confezioni di torte senza torta. Appunto. E’ la regola: mi dissocio.

    Ciao, Perotti, buona vela e buon mare.

    • ma il fare non è la facciata silver. il fare è la manifestazione dell’essere. se passi la vita a fare soldi sei uno che tiene ai soldi. hai mai visto un monaco che passa la vita a fare soldi? Occhio a non confondere le due cose. Fare è l’applicazione di ciò che pensi, progetti e poi, appunto, fai. Uno che ti ama tanto ma non si cura di te con azioni, resta uno che ti ama tanto? direi di no. Uno che non ti dice mai niente, ma nelle azioni si vede che ti pensa, che tiene a te, che opera per farti stare bene, è uno che non ti ama perché non te lo ha detto? Dai…

  23. Gli intellettuali in Italia… gran parte sono prostituiti al sistema, imbonitori di coscienze, quando dovrebbero esser voce critica. Mi spiace il tono secco, ma lo dico con una certa cognizione di causa o quantomeno questo è quello che vedo io. L’accusa che Pasolini volgeva contro la classe politica italiana – che sempre quella è, se non peggio – la scaglieremo un giorno, anzi si solleva già ora contro la nostra pseudo “intelligencijia”, l’accusa di “aver lasciato che il paese crescesse per crescere, sviluppasse ricchezza senza capire dove ci avrebbe portato. [Così]…la progettazione dell’interesse particolare ha assunto un connotato collettivo, divenendo l’ideologia del progresso a beneficio delle tasche di pochi, nello spazio insindacabile di tanti accordi taciuti”. A me piaceva l’iniziativa di 7mosse proprio perchè alzava la voce su quegli accordi taciuti…troppo audace anche per gli intellettuali “istutuzionalizzati”! Ma insomma…cerchiamo di tener vivo il dibattito anche noi, nel nostro piccolo quotidiano impegno. (E grazie all'”onda domabile e indomabile al tempo stesso” che movimenta questo spazio di discussione! Leggervi è diventato un appuntamento quotidiano.)

  24. “Silver ciò che si è, è sempre definito da ciò che si fa.”

    Pensa, io ho sempre pensato che uno è soprattutto quel che non ha fatto, per i motivi più svariati. Perotti, pensare che uno sia quel che fa è da ottimisti positivisti! E non è diverso dal portare divise colorate. Valore aggiunto e ben visibile, insomma.

    (Povera me, adesso chi lo sente?)

    • Silver, sai che non posso essere d’accordo. Ciò che non sei, non fai. Ciò che sei (nel mix tra quel che vorresti, quel che puoi, quel che riesci cambiando), fai. Mai visto uno che uccide non essere un assassino. Mai visto uno che pur di non far del male è disposto a patire un danno, non essere buono. Soprattutto in condizioni di stress, o quando c’è da decidere da che parte stare, o quando possiamo scegliere se fare il nostro interesse o trovare una mediazione, o quando possiamo scegliere tra quel che ci conviene umanamente e quel che dobbiamo… si vede ognuno di noi di cosa è fatto, cosa decide, come si comporta. Un uomo libero dentro diventerà un uomo che agisce per la libertà. Uno schiavo, anche se parla di libertà (parlare ha due caratteristiche: è facile ed è gratis) rimarrà uno schiavo. Ecco perché dicevo “temporaneamente”, perché ho visto uomini schiavi che però pensavano e agivano per la libertà che ancora non avevano ma che, a breve, avrebbero avuto.

      Conta solo ciò che avviene. Quello che dovrebbe avvenire, poteva avvenire, sarebbe stato bello che avvenisse… non avviene perché non è vero, non è nelle corde di chi sta parlando. Se lo fosse avverrebbe. Iniziare a tagliare deciso sulle zone grigie della nostra responsabilità è l’inizio dell’autenticità.

  25. “anche io avrei sperato (da ex comunicatore…) in una eco più ampia del progetto. Il libro “7 Mosee per l’Italia” che è stato pubblicato con i contributi di tutti è abbastanza interessante, ricco, si vede che c’è stato del pensiero dietro. E’ disponibile sul sito 7 Mosse. Però i media ne hanno parlato poco.”

    E’ vero che i media ne hanno parlato poco e la cosa ha stupito anche me, ma fino ad un certo punto: in questo paese di provincialotti non si guarda più alla validità di un progetto o ad un’idea, ma al valore aggiunto attribuito da chi la propone. Leggendo adesso tra i blog di FQ, vedo che adesso la ribellione al governo passa attraverso l’uso di un qualsiasi indumento di colore arancione: evvai con l’arcobaleno; in due anni siamo passati dal turchese di Mesiano, al viola del popolo (quale?), al rosa delle donne incavolate (un colore che aborro), all’arancione dei ribelli. Sei pro qualcosa e ti metti una divisa che denuncia la tua appartenenza (magari di un bel verde leghista!); sei contro qualcosa e risolvi il problema mettendoti una divisa che denuncia la tua appartenenza; proprio quel che detesto, risalire a quello che uno è dal suo aspetto esteriore e dai colori che indossa; è una vita che mi rifiuto di assoggettarmi a questa idiozia collettiva. Rendiamoci conto: uno dei ricordi più tristi della mia infanzia è il saggio all’asilo, tutti con le bandierine bianche e rosse, la maglietta a righe bianche e rosse, i pantaloni corti e la gonnellina a pieghe bianche: sembravamo delle scimmie ubriache, un trauma, non ho mai voluto entrare negli scouts perché si vestivano tutti uguali! Dunque? Ostrega che inventiva, ‘sti intellettuali: il mio gatto ne aveva molta di più ed era anche pigro. Eviterò scrupolosamente di indossare qualsiasi indumento arancione per tutta l’estate, nonostante abbia una maglia arancione che mi sta da dio: ma continuerò a parlare malissimo del governo in tutte le occasioni in cui potrò farlo. Vabbè, questa tirata per dire che ormai ci siamo abituati a vedere delle belle confezioni di pasticceria, riccamente colorate e decorate: però quando le apri, dentro non c’è un cavolo, nessuna torta, manco una crostatina alla marmellata: l’importanza è l’involucro, il vestito, l’apparenza, tanto serve solo ad attirare l’attenzione per il tempo necessario e a farne parlare; e ci siamo abituati a non trovare un tubo dentro, lo si dà per scontato che tanto dentro non c’è niente. L’iniziativa delle 7mosse era intelligente e genuina: forse tropoo e, il fatto che non ne parlino, lo dimostra. Il libro dovrebbe avere maggior diffusione, secondo me: mi ha colpito che molta gente fosse informata del progetto dalla radio, che gli ha dato abbastanza spazio quotidianamente; ma quelli che seguono quei programmi, sono gli stessi che si collegano ad Internet, parliamoci chiaro. Sui giornali, invece, si aveva l’impressione di una gita tra vip: e in Tv ne ha parlato il Tg3 in modo non molto diverso e pure frettoloso. E diciamo anche che ci si è abituati ai grandi nomi che si prestano a progetti filantropici, di beneficienza per purgarsi la coscienza e averne un ritorno d’immagine e quindi si fa di tutta un’erba un fascio, molto superficialmente. C’è poco da stupirsi, insomma. Comunque ribadisco che il libro dovrebbe avere maggiore diffusione, perché quel che c’è dentro è molto interessante e degno di attenzione: non si potrebbe allegarlo a qualche giornale?

  26. Tranquilla ZIA SILVANA, non preoccuparti.
    La Grecia: magari!!!
    KALIMERA, oltr che buon giorno, ha un altro significato. Scopritelo voi.
    Non aspetto le vacanze estive, per combinare marachelle.
    Non ne ho bisogno.
    Anche perchè ho tutto l’ anno a disposizione.
    Programma estivo 2011

    10 giorni a luglio APPENNINO REGGIANO

    agosto in città: pochi lo sanno, MILANO è bellissima e vivibilissima.
    Accudisco piante e bestiole varie di amici e conoscenti, lavoro part time e riposo

    10 giorni a settembre GOLFO DEL TIGULLIO

    Non male, a mio avviso, noi DS del resto, ce lo possiamo permettere…

    BUON PROSEGUIMENTO A TUTTI
    VALE

  27. grazie a te simone
    per averci fatto navigare sullo stesso mare con voi.
    bella iniziativa e bella esperienza.
    io pero’ qualche pezzo me lo devo esser perso: intendo dire che non ho piu’ visto e sentito nulla sulla parte propositiva verso l’Italia e le sue priorita’. Sul sito 7 mosse e’ tutto chiarissimo, ma poi in giro non mi pare se ne sia parlato molto , o sbaglio? eppure e’ strano perche’ mister Farinetti deve essere un buon comunicatore…..
    Io avrei desiderato che “gente non del palazzo” portasse avanti questo atteggiamento propositivo verso i problemi nazionali…. in questi giorni poi se ne sente proprio bisogno per rincuorarsi da questa classe politica incapace e truffaldina.
    Per quanto riguarda la “trilogia” come sai me la sono letta tutta e adesso aspetto la chicca del film che mi incuriosisce non poco.
    un abbraccio,
    mf

    • anche io avrei sperato (da ex comunicatore…) in una eco più ampia del progetto. Il libro “7 Mosee per l’Italia” che è stato pubblicato con i contributi di tutti è abbastanza interessante, ricco, si vede che c’è stato del pensiero dietro. E’ disponibile sul sito 7 Mosse. Però i media ne hanno parlato poco. Credo per due problemi:
      – un po’ di mancanza di impegno da parte dei partecipanti. Sarà una mia opinione ma nessuno si è “speso”, o ha “speso” la sua notorietà, per fare comunicazione. Immagino che se alcuni dei grandi nomi presenti avessero chiesto al loro ufficio stampa di trovargli spazio per un’intervista… l’avrebbero trovato. A volte le persone note considerano “già abbastanza” aver dato la loro adesione a un progetto. IO sarei andato (e sono andato) oltre.
      – parecchio scetticismo dei media, che a volte giudicano le cose non da quello che sono ma da chi le dice. I grandi nomi coinvolti, la barca a vela, etc… hanno fatto storcere il naso a parecchi. Secondo me ingiustamente. MI sarebbe piaciuto che i critici (soprattutto Il Giornale, che ha attaccato Farinetti e la sua iniziativa in due o tre articoli abbastanza duri) avessero preso uno per uno i punti, i contributi, le idee e li avessero criticati anche duramente uno per uno, ma serenamente. In modo da innescare il dibattito. Invece non è successo. Io ho fatto cinque o sei interviste, ma anche qui più per la curiosità, da parte dei media, verso la mia mia storia e i miei libri, che non per il genuino e semplice interesse su ciò che potevo dire all’interno del progetto 7 Mosse.

      Ma tutto sommato, quel che è stato fatto (progettare, realizzare, effettuare fisicamente e intellettualmente l’impresa, e per quanto possibile comunicarla [ricordiamoci anche che su internet è stato un successo con 100.000 collegamenti in un mese sul sito 7 Mosse], scrivere un libro a molte mani e mandarlo per le vie ufficiali al Presidente della Repubblica, etc) aveva un suo preciso senso. La domanda semmai è: dove sono tutti gli altri che potrebbero fare cose analoghe? Come mai intellettuali, imprenditori, opinionisti che hanno in qualche modo il microfono in mano non lo usano in egual modo? Non sarebbe legittimo attendersi che nascessero in questa epoca così difficile per il nostro Paese decine di iniziative simili che, quindi, facendo impatto quantitativo, massa critica, dimostrassero un ampio arco di dissensi e proposte per il cambiamento? Come faranno, i critici del futuro, a non stigmatizzare gli intellettuali di questa epoca, così silenziosi, così proni, così poco battaglieri, tanto da far pensare che siano morti, che abbiano perso la voce o, peggio, le idee? Sarà molto difficile non farlo, arrivando addirittura a sostenere una certa connivenza, terribile perfino da pensare…

      Però è così. Per quanta poca voce abbiamo avuto, comunque, una voce siamo stati. Mi sarebbe piaciuto che fosse più forte. Però la domanda è: dove sono le altre voci?

  28. Come mi piacciono le persone che quando sentono che è il momento giusto (ribadisco quando è momento giusto) non temono di mostrare i propri sentimenti, che si buttano, che non hanno paura né vergogna di saper amare, che si offrono, che si danno così, che sono vere così!
    Simone, si vede benissimo che ti rendi conto di quanto ti vogliamo bene!!!
    Stasera ho ricevuto un premio, insignificante per tutti tranne che per me, un premio senza gara che non avrei mai pensato di conquistare e che invece mi sono meritata con la pazienza, la fatica e la perseveranza.
    Beh, è anche merito di questo blog, perché per riuscirci mi sono presa del tempo, rinunciando a cose che ho capito non interessarmi più, condividendo qui il bisogno di fare la cosa giusta per me stessa.
    Quindi anch’io: grazie a te e a tutti voi.

  29. Boh, sarò egocentrica se penso che è più logico definire ciò che si è piuttosto che ciò che si fa? Tutti a dare una versione personale di cosa significhi fare downshifting: sarò superficiale, ma mi sembra si possa riassumere nel pribilegiare ciò che si VUOLE fare, rispetto a quel che si DEVE fare se imposto da altri. In qualsiasi campo.

    P.S. Valentino, l’abbiamo capito tutti che vai in vacanza in Grecia e che ti stai allenando a ripassare i saluti in greco per andare a combinare danni all’estero. Povere donzelle, prevedo fiumi di lacrime. Sei irrecuperabile, bambinone. Attento a non trovare quella che ti mette la pelle alla rovescia, ché dopo son dolori. Ma per te.

    • Silver ciò che si è, è sempre definito da ciò che si fa. Pensaci un istante… A parte in periodi temporanei, magari anche dilatati, nella media le nostre vite sono esattamente quel che facciamo. Ogni volta che si cede alla tentazione di dire “lui fa così, però in realtà è cosà” stiamo facendo casino. Ripeto, ci sono epoche in cui facciamo qualcosa che non ci è proprio, però se non siamo ancora cambiati, è anche e soprattutto perché siamo prevalentemente così.

  30. per M.

    come hai fatto a chiedere l’anno sabbatico?Che tipo di azienda è la tua? E’ un privato?
    Anche a me piacerebbe prendere 12 mesi di pausa, ma penso che siano a discrezione del datore di lavoro se darteli o meno (almeno nelle aziende private medio-piccole).

  31. Accade Gigi…
    quel che accade sempre,
    …e cioé che viviamo l’Oceano smisurato,
    le albe mozzafiato
    nel turbine delle grandi onde,
    le notti col cuore in gola,
    i riposi dopo una lunga guardia notturna…
    tutto…
    in base a come siamo noi,
    a quel che siamo diventati dentro,
    a come e se sappiamo relazionarci con noi stessi,
    cogliendo
    il mondo
    come un nostro riflesso,
    avendo la lucidità e la pazienza
    di ascoltare e vedere
    quel che c’è fuori
    perché ciò che sta dentro
    lo abbiamo già visto e ascoltato.
    Nell’oceano non c’è possibilità che non vi sia anche nell’ufficio,
    da dove
    state leggendo queste righe.
    Ho visto uomini fare giri del mondo
    in solitaria
    senza cogliere alcun cambiamento.
    Ho visto ho letto… Fernando Pessoa
    che mai si mosse dalla Baixa e dal Chado,
    comprendere ogni cosa lontana.
    L’idea che in qualche luogo vi sia qualcosa di più
    o di meglio per capire o per vivere
    è del tutto infondata
    “I viaggi sono i viaggiatori”,
    scriveva Pessoa
    “Noi siamo i nostri viaggi viaggiati”.
    “Non occorrono posti nuovi,
    “ma occhi nuovi”
    Capisci cosa voglio dire?

    🙂 Il testo l’ho un pò sistemanto, ma non più di tanto, aveva già il ritmo… adesso manca la musica….io ci metterei un rap!

  32. Simone,
    tu dici:
    “Nell’oceano non c’è possibilità che non vi sia anche nell’ufficio da dove state leggendo queste righe.”

    beh, l’oceano non lo conosco, pero mi sembra verissimo quel che dici.

    Saluti,
    M

  33. Ciao Simone,
    che bel video. Io non sono mai stato in mare come te. pero dopo quel video di un minuto vien voglia.

    Il resto del messaggio non c’entra tanto col video:
    Oggi pensavo che in fondo un mio DS lo sto gia facendo.
    Tempo fa ho preso 1 pausa (tot 12 mesi) dal lavoro che mi spettava per legge(il x’ non e’ importante). Il mio datore di lavoro prima della pausa mi ha promesso mobbing e licenziamento. Io, sicuro della mia scelta (non senza paura e timori), ho accettato l’idea di poter perdere un lavoro che in fondo mi piace e ho detto al mio capo: “beh, mi vuoi buttare fuori quando torno? ok, sei libero di far quel che credi opportuno. io prendo la pausa comunque, ci si vede tra un anno”.

    Poi son tornato. avevano bisogno di me e non e’ cambiato niente, niente pressioni, ne mobbing etc (verso di me, mentre verso altri, per altre ragioni si).
    Sono tornato molto piu sicuro del mio valore e con meno paure.
    Ho lo stesso lavoro a tempo pieno di prima solo che ora mi gestisco molto piu autonomamente:
    -faccio misurare il mio rendimento solo in termini di risultati e non accetto piu come metro il num. di ore passate in ufficio.
    -dico chiaro cosa son disposto a fare e cosa no.
    -la mia giornata di lavoro in genere va dalle 9 alle 17. (ma a volte dura anche meno).
    -vado e trono al lavoro in bici spesso allungando per i boschi (e’ una delle mie passioni)
    -Pausa pranzo spesso di 1h a casa con la famiglia o in bici per i boschi.
    -quando sono in ufficio lavoro sodo e se devo viaggiare per lavoro lo faccio. ma non butto via tempo.

    le mie settimane sono molto piu vivibili: ho piu tempo per me e per stare con chi voglio e far cio che mi piace.

    In confronto alla vita di prima una marcia l’ho scalata (non sono in folle ma la vita che faccio mi piace). in futuro chissa: potrei scalare ancora o dedicarmi con piu energie a un lavoro che mi corrisponde ancor piu. Al mio progetto ci lavoro comunque. poi vediamo che forma prendera.

    In fondo ho scalato marcia senza cambiare troppo lavoro. (stipendio e carriera tra l’altro son rimasti intatti).

    Probabilmente non e’ per tutti, pero e’ meno impossibile di quanto si pensi normalmente.

    Saluti,
    M

    p.s. e poi da orgoglio e soddisfazione l’aver avuto il coraggio di seguire le proprie esigenze e i propri desideri

  34. GRAZIE A TUTTI VOI!!!

    Grazie per aver condiviso, in forma seria e tragicomica, allegra,
    scanzonata,
    polemico/costruttiva,
    favorevole /contraria,
    scambi di esperienze,
    storie di vita,
    idee,
    progetti,
    insegnamenti,
    riflessioni
    atti a migliorare
    la qualità di vita
    …e non solo.

    Un simpatico ed affettuoso
    abbraccio a tutti voi.

    KALIMERA
    VALE

  35. grazie a te Simone!

    perchè “così come laviamo il nostro corpo dovremmo lavare il destino,cambiare vita come cambiamo biancheria”(Pessoa)…e questa è per me l’essenza di ciò che scrivi…intanto mettere in chiaro il “cosa”,la necessità del cambiamento…poi il “come”,faccenda complessa,piena di variabili,a cui sta all’individuo trovare e dare senso…ognuno è alla ricerca del suo “come”,tu ne hai proposti alcuni tra i mille possibili,stimolando però chi ti legge a contare sulle prorie forze,a tracciarsi la propria rotta…spesso ha il sapore di una pacca sulla spalla di un vecchio amico…questo io lo chiamo generosità e credo che quella pacca l’abbiano sentita in molti…
    ciao y buenavida
    marco

  36. Perotti, tu devi sorridere più spesso: sei più bello, quando sorridi! E qualsiasi messaggio mandi è più coinvolgente a livello emotivo, quando sorridi: non puoi dire che sei felice del tuo downshifting con la faccia di uno a cui hanno appena ammazzato il gatto. Come si può fare? Ci sono. Immaginati che siamo tutti lì con te a farti il solletico! Ciao, Perotti: grazie ancora per quel bel video, me lo sono guardato più volte. E mi sono commossa pure io. Eh, gli ormoni …

    Stacchetto musicale. Buongiorno.

    http://www.youtube.com/watch?v=XIIzNQ8HdkY&feature=related

  37. Senza far diventare il Perotti un Santo nè un Santone, meglio, molto meglio apprezzarlo come scrittore… GRAZIE Perotti per averci ringraziato! Che il buon vento sia sempre con te

  38. ma grazie a te!
    mi sono perfino un po’ commossa (saranno gli ormoni, come dice il toro cuspide gemelli ascendente ariete).
    e un grande abbraccio (anche se solo da un caldo ufficio milanese…)
    🙂

  39. Che bello questo video 🙂 il ringraziamento e’ reciproco ! Quel qualcosa di grosso che volevi dire ce lo puoi dire qui in privato ? Ti volevo poi chiedere la trilogia della libertà di quali libri si compone, sicuramente AT e AB…il terzo ?

    Grazie e buona giornata !
    Mauro

    • Mauro la Trilogia è composta dai tre libri scritti poco prima, durante e dopo la grande rivoluzione che ho fatto nella mia vita: “Adesso Basta” (uscito per primo, ma scritto per secondo); “Uomini senza Vento” (scritto per primo e uscito per secondo) e “Avanti Tutta” (scritto e pubblicato per terzo). Ciao!

  40. Lettera aperta di ringraziamento

    Grazie Simone perché ho perso una decina di chili rispetto al mese di febbraio; grazie perché ho riesumato dalla cantina la bicicletta per utilizzarla negli spostamenti quotidiani; grazie perché ora mi nutro – con prodotti biologici possibilmente – prima mangiavo semplicemente; grazie perché vado a correre nel parco nei momenti oramai resi liberi dall’obbligo delle inutili e deleterie abitudini, come ad esempio il tempo letteralmente bruciato con persone che sono lì per interesse, per denaro, e si vede subito quando a far da collante nei rapporti interpersonali è il vil denaro.
    Grazie perché non avverto alcuna necessità di entrare in un negozio di abbigliamento, gadget, chincaglierie e similari, grazie perché mi diverto ad osservare in una vetrina quante cose in bella mostra sono inutili, non necessarie, alcune persino dannose per il nostro benessere psicofisico, oltre che per l’ambiente.
    Grazie perché ora riesco a leggere fra le righe, laddove prima non riuscivo o non volevo vedere.
    Grazie Simone perché ora vado controcorrente, scegliendo accuratamente luoghi, percorsi e orari per quanto possibile meno frequentati dalla furia distruttiva della routine quotidiana scandita dai rintocchi 9-13-18.
    Grazie perché parlo poco, pochissimo, centellinando le parole con persone che sono lì per interesse e dialogando con chi mi aggrada; grazie perché trascorro la maggior parte del tempo in ottima compagnia e sto scoprendo un mucchio di cose interessanti. Grazie perché sto vivendo il percorso e questo è già di per sé una fantastica avventura, una conquista quotidiana per niente scontata, una diuturna sfida con i limiti, paure, tentennamenti nella progressiva acquisizione di una identità che vive di molteplicità, di una granitica forza di resistenza agli insulti all’umana ragione e al buon senso, di una incrollabile fiducia in se stessi, nonostante noi stessi.
    E grazie anche per la stanchezza che a volte affiora a suggello di una giornata trascorsa a lottare per la mia libertà; grazie perché ora sono più forte e gli altri non sempre sono disposti a perdonartelo.
    E’ più facile strisciare con carta di credito che camminare con postura eretta lungo le strade non asfaltate, per sentieri scoscesi, mangiando polvere mista a sudore, col vento a favore, perché, anche se a fatica, stiamo percorrendo la retta via.
    E quindi uscimmo a riverere il sole.

    Firmato Cearg, il cambiamento in atto, questa fantastica avventura.

    Apro il sito e… sorpresa: lo scritto di cui sopra è stato pensato e predisposto in bozza nella prima mattinata del 7 luglio e temevo che non avesse attinenza col tuo post…ora posso dire che mi sbagliavo.
    Un caro saluto

  41. Ahahahahah! Mi sono vista i video del viaggio oceanico: il sesto è antidepressivo. Ancora rido!!! Anche perché mi sono tornati in mente i dileggi sulle sbronze. E ho riso più forte!

  42. …che maraviglia! Mi fai venire in mente B. Moitessier. ..in mezzo all’oceano… Ci arriveró anche io un giorno! Me lo sono messo come 1 tra le cose da fare nella mia vita.
    Per favore Simone, racconta di più di cosa accade all’anima, alla mente e alla pancia di un uomo quando questo è un puntino in mezzo ad un oceano…e a vela…

    Gigi DD

    • Accade Gigi… quel che accade sempre, dovunque, essendo noi e la nostra cultura (dalla biologia al nostro linguaggio) una sintesi di antropocentrismo ed egoreferenzialità (salvo slanci improvvisi e sporadici)… e cioé che viviamo l’Oceano smisurato, le albe mozzafiato nel turbine delle grandi onde, le notti col cuore in gola, i riposi dopo una lunga guardia notturna… tutto… in base a come siamo noi, a quel che siamo diventati dentro, a come (e se) sappiamo relazionarci con noi stessi, cogliendo il mondo come un nostro riflesso, avendo la lucidità e la pazienza di ascoltare e vedere quel che c’è fuori perché ciò che sta dentro lo abbiamo già visto e ascoltato. Nell’oceano non c’è possibilità che non vi sia anche nell’ufficio da dove state leggendo queste righe. Ho visto uomini fare giri del mondo in solitaria senza cogliere alcun cambiamento. Ho visto (ho letto…) Fernando Pessoa che mai si mosse dalla Baixa e dal Chado, comprendere ogni cosa lontana. L’idea che in qualche luogo vi sia qualcosa di più o di meglio per capire o per vivere è del tutto infondata. “I viaggi sono i viaggiatori” scriveva Pessoa. “Noi siamo i nostri viaggi viaggiati”. “Non occorrono posti nuovi ma occhi nuovi” (Proust). Capisci cosa voglio dire?

      Il vero punto di aver atrraversato l’Atlantico non è l’Atlantico, ma sono io che ero lì. Contava più perché fossi lì, con quale animo, quale sguardo, come ci fossi arrivato, cosa mi attendesse all’arrivo, che giorni avevano preceduto la partenza, con quali pensieri, e che giorni l’avrebbero seguita… che non quell’onda, quella che ho visto una mattina, alta, minacciosa, che con un colpo di timone sono riuscito per fortuna ad addomesticare, e che mi è parso di capire, nella sua essenza di onda, domabile e indomabile al tempo stesso. Come me…

  43. Un sentito ringraziamento a te,
    CAPITAN PEROTTI,
    per averci coinvolto,
    in questa fantastica,
    esperienza di vita.

    Un abbraccio di cuore
    Con stima
    VALENTINO

  44. E avevi lo stesso sorriso della foto con Stojan. Ciao, Perotti. Sogni d’oro e con gli splendidi colori del video.

  45. Perotti, ma quanto sei tenero! Che pensiero carino, io l’ho apprezzato moltissimo, davvero. Quindi, ti abbraccio pure io!

    P.S. La miseria, che colori. L’invidia mi ha fatto sua.

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