Tentazioni…

 

Una preminente società internettiana internazionale mi comunica che potrei fare un bel po’ di soldi col mio sito. Lo frequentano un migliaio di persone al giorno, decine e decine di migliaia di impressions… Numeri che cominciano ad avere un valore. Per di più numeri relativi a gente che non viene solo qui a curiosare distrattamente, ma si sente parte di un mondo di valori, ha in comune qualcosa di profondo. Morale: mi darebbero 500 euro al mese se accettassi di mettere la pubblicità ai lati di queste pagine.

500 euro al mese sono la soluzione a tutti i miei problemi. In questo momento non devo preoccuparmi di niente, perché ho preso i soldi dei libri e per 3-4 anni sono a posto, ma nel prosieguo non dovrei più lavare barche, potrei andare in mare quando voglio gratis (e ospitando gratis gli amici, che oggi invece pagano), se non vendo sculture  non dovrei preoccuparmi troppo. Potrei perfino comprare materiali per farne di più belle, o un trapano nuovo (il mio ha vent’anni e sta per tirare le cuoia), o le pietre per un muro di contenimento, o rifare i cuscini della barca, o… Insomma, per uno che non ha stipendio fisso e vive con 8-900 euro al mese, 500 sarebbero una manna.

Com’è ovvio ho declinato cortesemente. Non posso certo tuonare contro il consumismo e poi vendere spazi pubblicitari su merendine o automobili nelle pagine del mio sito. Ma sono sincero, mentre declinavo mi scocciava assai di perdere quei soldi. Lo ammetto. Mi sono accorto che mi sforzavo di escogitare un modo per accettare. Questa per la libertà è una guerra, non una passeggiata per signorine. Se poi un giorno mi trovassi in difficoltà, sai che ironia della sorte il rifiuto di oggi? Ho provato, ancora una volta, la differenza tra dire e fare, tra pontificare e poi agire di conseguenza. L’avevo già provata quando dovevo lasciare stipendio, lavoro, ruolo, carriera. Un conto era desiderare di scrivere più di ogni altra cosa; un conto era parlarne affascinando tutti con teorie rivoltose; un altro era dare atto, agire: dire no a tutto, a un certo punto, per essere conseguente a un’idea.

Ho tentato solo una cosa: ho chiesto se potevo eliminare tutte le pubblicità tranne libri e campagne sociali. Non si può fare. E poi il budget sarebbe diventato 5 ero al mese o poco più. Peccato. Fare comunicazione su certe cose, cose utili, potendo parlare a tanta gente, sarebbe bello. Proverò a studiarci su.

 

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126 pensieri su “Tentazioni…

  1. Valentino, era ora di pranzo, era giovedì: in realtà ha detto Forza gnocchi! Lo sai che è fissato con le patate, no?!

  2. Ciao Simone, nonostante in internet si trovi di tutto non riesco a contattarti ad una mail valida, ho addirittura trovato un omonimo in gmail …
    Mi puoi scrivere la tua mail per cortesia che ho piacere di contattarti??

    Grazie
    Anthony Buhagiar

  3. La gente vuole FORZA GNOCCA:
    così batte la notizia ANSA:IT delle 13.04 di oggi.
    La battuta verrebbe attribuita al PRESIDENTE DEL CONSIGLIO:

    … NON SO PIU COSA SCRIVERE!

    Saluto tutti
    VALE

  4. Riguardo alla comunicazione non ricordo chi è che diceva che “non si può non comunicare”……Questo vuol dire che qualsiasi cosa si faccia, sia che si parli, si scriva, si gridi o si stia in silenzio nell’anonimato o nel pubblico dice qualcosa di noi. Sta a noi poi capire se quello che stiamo dicendo/facendo ci porta nella direzione dell’autorealizzazione o nell’allontanamento da noi stessi….io credo che la direzione vada cercata proprio nelle proprie emozioni prima ancora che sulle aspettative di un pubblico, più o meno numeroso che sia, o di un ideale.

    Mi piace molto il richiamo di Simone alla sobrietà.

    Buona giornata,
    Mauro

  5. Ciao Simone,
    a parte l’interlocutore che lasciava a desiderare, ti faccio i miei complimenti per la presentazione di ieri sera. Le due ore solo letteralmente volate. Sentirsi ripetere certi concerti aiuta ed è importante.

    E’ stato divertente ascoltare i commenti dei miei vicini: chissà che macchina ha? la camicia sembra firmata! devo capire quanto è coerente con quello che dice. ma sarà vero? e così via! :-))

    Alla prossima
    Ciao

  6. “Per esser più precisi, non avevo nessun bisogno di case, di giardini, di piscine, di un ufficio, di una segretaria, di un telefono interno, di tre macchine e di un milione di dischi e di libri. Non avevo bisogno di altri vestiti. Nello stato d’animo in cui ero quella notte, non avevo neanche bisogno di mangiare. Potevo nutrirmi di aria umida e di visioni notturne. Mi sentivo il corpo più leggero, più sottile, più duttile e tutto sommato invincibile.”

    E’ Simone Perotti? No, anche se potrebbe sembrarlo. E’ Elia Kazan, il romanzo è “Il Compromesso”. Siamo nel 1967.
    Il Downshifting ancora non esiste come teoria, la Società dei Consumi è ancora nelle prime fasi di sviluppo, ma il bisogno e la consapevolezza dell’Uomo di una vita autentica, sobria, in sintonia con la Natura, libera da condizionamenti e compromessi è già superbamente descritto.

    A volte pensiamo di trovare le domande ( e le risposte) guardando avanti o intorno a Noi, e invece se ci voltiamo scopriamo che quelle stesse domande ( con le medesime risposte) vengono da lontano, qualche volta molto lontano.
    Ogni tanto vale la pena voltarsi, non è disdicevole, anche se ci vogliono convincere del contrario.

    Ciao a Tutti.
    Alla prossima.

    PS: scusa Simone se ho inserito un riferimento letterario, ma penso sia in linea con i tuoi contenuti.

  7. Apprezzo e trovo molto interessanti, per motivi diversi, sia i commenti di Red che di Giovanni. La metafora del vecchio pescatore ( che per me è vita vera, poichè sono figlio e nipoti di pescatori isolani)mi serviva a porre un accenno critico al fenomeno della manualistica: ne siamo letteralmente bombardati e, se date un’occhiata agli scaffali delle librerie, è diventato un fenomeno socialmente invasivo. Non c’è campo, settore, disciplina dove un pinco pallino, se personaggio pubblico è meglio, non ci voglia propinare la sua ricetta di felicità, di sport, di management, di torta al cioccolato etc..etc. Personalmente lo trovo un fatto desolante, ci trattano come un gregge di pecore incapace di apprendere se non sotto mediatica istruzione di un buon e disinteressato ( ??!!) pastore, come se la personale esperienza e i processi di autoapprendimento fossero stantie risorse dell’intelletto umano. Ovviamente il fattore tempo è un punto rilevante di marketing editoriale, non basta imparare ad essere felici, meccanici, pescatori, golfisti, velisti…bisogna farlo presto, in poco tempo ( e quindi le roboanti affermazioni dei titoli), perchè non sappiamo più apprezzare la lentezza della conoscenza, il gusto meraviglioso e unico dell’errore: lento e sbagliato vuol dire fallimento, stop.
    Infine stiamo mettendo ai margine della Società i Vecchi, quelle persone che una volta nelle nostre case erano i portatori di una saggezza e un sapere antico , a cui si chiedeva il consiglio utile e che soprattutto portavano una ricchezza inestimabile: la Memoria. Come al solito faccio un esempio semplice ( lo faccio per me soprattutto). Sicuramente Vissani o un altro Chef famoso possono svelarmi qualche segreto innovativo di cucina ed è apprezzabile farci ricorso, ma io mi chiedo: oggi, per un Vissani, quanti altri manuali di cucina scritti da personaggi dello spettacolo solo per cassa ( loro e dei loro editori) vengono editati e venduti? Non sarà meglio chiedere alla nonna che spendere 20€ di libro ammiccante di una improvvisata cuoca di mezzogiorno televisivo? E questo non vale solo per la cucina, anzi!Pensateci…..

  8. Signori e Signore, ecco a voi le rotte di Postumia! Ovvero, ciò che rimane e si tramanda nel tempo secondo un velista downshifter e i frequentatori del suo blog. Tanto per cominciare, mi discosto da questa diffusa deferenza nei confronti della rete. La rete, al 90%, è fatta di cretinate di cui si potrebbe tranquillamente fare a meno: vale a dire che si è persa la finalità principale, cioè quella di un mezzo per passarsi indormazioni e veicolare contenuti vari. Ci si è messa la socializzazione di massa in mezzo e paf! si è snaturato il tutto. Poi, siamo d’accordo sul fatto che dia libero sfogo a chi non conta un tubo e può sentirsi un padreterno aprendo un blog e blaterando del più e del meno con emeriti sconosciuti, dai quali, a vederli, si fuggirebbe subito a gambe levate: un centro commerciale, né più né meno, dove l’offerta è variegata, dalle cioffeghe al prodotto di lusso. A volte mi chiedo cosa rimarrà di tutto questo tra dieci anni, ma non so rispondere, al momento mi limito ad osservare e l’unica conseguenza che ho riscontrato è che mi si è abbassata la vista e mi sono venute le occhiaie da gufo. Poi? Ho incrociato, è il termine più adeguato visto che conoscere è decisamente eccessivo, un sacco di gente di varia natura: ma prendendo un traghetto per la Grecia, dopo aver bevuto un paio di birre, avrei ottenuto lo stesso tisultato in 24 ore anziché in due anni. Ah, ho anche stretto la mano al Perotti e ci ho fatto una piacevole conversazione; ho appreso l’esistenza di libri e brani di musica e letteratura che non conoscevo; potevo ottenere lo stesso iscrivendomi a qualche circolo culturale della mia città. Sono venuta a conoscenza dell’esistenza del downshifting che io chiamavo “Mi sembra stupido buttare soldi in cretinate e pretendere di realizzarsi nel lavoro quando ci sono modi molto più intelligenti per farlo” e ci voleva indubbiamente più tempo a pronunciarlo; inoltre il termine inglese fa figo e non impegna. Insomma: non è che la si sta sopravvalutando un po’, ‘sta rete, a furia di starci incollati come cozze allo scoglio? Se ci guardiamo indietro, è pieno di oggetti insostituibili di cui riusciamo a fare a meno anche se sembravano assolutamente indispensabili, a suo tempo. Saluti salati.

    P.S. Perotti, questo è un ultimatum: se non mi passi manco ‘sto commento (e saremmo a quattro e io odio i numeri pari) non basta la foto in costume da bagno, la voglio nudo. E se la tua donna è gelosa non me ne frega un tubo, è un problema tuo.

  9. Riguardo la questione della pubblicazione, a seconda di come si guarda l’ argomento, mi viene da pensare che avete entrambi ragione, pur ciascuno dei due mettendo in rilievo uno degli aspetti in misura maggiore dell’ altro.
    Il messaggio di taluni pensatori è stato tramandato in seguito via manoscritto, per via della significatività del contenuto, tuttavia è stato il diffondersi delle copie manoscritte di esso che ha garantito che arrivasse a noi, nonostante censure di epoche successive, guerre, incendi di importanti biblioteche, ecc. E purtroppo molto altro è andato perduto e non perché non fosse significativo, ma perché non si era fatto in tempo a distribuire in un numero sufficiente di copie da garantirne la sopravvivenza. O perché una conoscenza non pubblicata, tramandata per via orale é semplicemente andata persa o si é fatta così imprecisa da disperderne il valore.
    È con Gutenberg che si ha la possibilità di abbassare i costi della pubblicazione dei libri e permetterne la fruibilità.
    Ma la democratizzazione della cultura diventa anche un fatto commerciale.
    Battutaccia: così gli editori hanno pure avuto il vantaggio di non dovere pagare i diritti di autore a Platone & Co. 😀 😀

    Riguardo la questione del profilo pubblico vs anonimo, mi sorgono delle perplessità:
    E se a portare aiuti agli homeless ci va un personaggio vip, tipo un Bono Vox, su un fiorino, piuttosto che in suv, non é che salta fuori una polemica sul fatto che fa il buon bigotto, che sta recitando un copione, ma che alla fin fine, si fa anche della pubblicità pur utilizzando per una causa giusta dei mezzi giusti? Il fiorino, piuttosto che il suv!
    Torna a essere rilevante a quale aspetto si vuole dare maggiore rilievo. Se nel fatto di mettere la faccia per una campagna sociale o, alle ricadute inevitabili che riguardano l’ immagine del personaggio pubblico.
    Comunque, le buone pratiche svolte nell’ anonimato magari primeggiano nella genuinità, ma se non pubblicizzate rischiano di rimanere esperienze circoscritte, perché viene a mancare il passaparola, la clickata su internet, la diffusione di un esempio, anche per imitazione, se non per convinzione.

    Sulla pesca: dal vecchietto che la sa lunga (che è una sorta di figura leggendaria che non può mancare in un buon racconto di pesca: chi può scordare nonno Ippei, nella serie del cartoon Sampei il pescatore ^^ ) si può selezionare il meglio della vecchia pesca, non disdegnerei però anche di selezionare il meglio della moderna pesca che ha sviluppato materiali, tecniche e approcci che non sono da ignorare. Ma, discorso della pesca a parte, é del paradigma in sè che mi preme parlare: lo stesso atteggiamento di selezionare ciò che è efficace ed efficiente sia del nuovo che del vecchio é applicabile a tanti altri campi. Ricordando che non é nella storia che stanno tutte le risposte alle nostre necessità; una ampia parte di esse deve essere ancora scoperta. Anche perché la diffusione di un certo tipo di benessere, negli ultimi decenni, ha portato ad ulteriori pretese e a spostare il confine tra ciò che é necessario e quel che é superfluo.

  10. Mah, secondo me ultimamente è diventato più difficile distinguere tra mezzo e messaggio, forse proprio perchè il messaggio è sempre più rarefatto, nel senso che chi comunica ha sempre meno da dire e cerca di nascondersi dietro mezzi sempre più visibili ed invasivi.
    D’altra parte, se invece mezzo e messaggio fossero inscindibili, sarebbe impossibile fare campagne crossmediatiche, cosa che invece chi ha un messaggio forte riesce a fare con grande efficacia.
    Ma non trovo in realtà una contraddizione così diametrale tra quanto scrivono Luca e
    Simone, alla fin fine se Platone si è spostato dai rotoli delle biblioteche antiche ai volumi degli amanuensi, ai paperback dei supermercati ed agli eBook, questo non significa proprio che il messaggio ed il mezzo sono ben distinti, e che il messaggio può attraversare, nello spazio e nel tempo, tutti i mezzi che lo trasportano?

    Infine, una piccola nota. Qual è il parametro secondo il quale valutiamo il successo di un messaggio? Il numero di copie di un libro vendute sotto Natale o la sua capacità di raggiungere la mente delle persone e provocare un cambiamento?
    Perchè se il parametro è il primo, allora (forse) i libri di Vespa possono essere considerati di successo, se è il secondo, ditemi voi!

  11. Caro Simone,

    mi spiace doverti contraddire, e prima di farlo voglio comunque fare una premessa: non sono così sciocco da non comprendere che le attività dell’Uomo sono da sempre regolate da rapporti economici( chiamalo baratto, moneta, titolo azionario, etc), quindi su questo punto concordiamo e lo lascerei stare. Quello che invece è totalmente inconciliabile, nelle nostre opinioni, è la distinzione che fai tra mezzo ( media) e messaggio, per cui secondo te i media non influiscono sui messaggi/contenuti, che sono buoni o cattivi di per sè, da cui ne discende che un buon messaggio può e deve utilizzare qualunque media che ha a disposizione. Ora eviterò di citarti la lunghissima serie di studi di eminenti pensatori sulla pervasività sociale dei media, che hanno reso il contenuto del messaggio quasi insignificante rispetto al mezzo usato, perchè non è mia abitudine usare citazioni in un confronto dialettico. Gli studi e i libri stanno lì, chi è interessato se li cerca e se li legge. Ti voglio però fare qualche considerazione molto più spicciola. Tu hai optato per la vela, evidentemente questa scelta è anche dovuta a un tuo intimo desiderio di approccio ecologico al mare, personalmente molto apprezzabile e condivisibile. La vela è un mezzo antichissimo, superato dalla scoperta del motore a scoppio e nessuno può negare che tale mezzo ha contribuito fortemente e in maniera decisiva allo sviluppo dell’Uomo, come la stampa alla diffusione del Sapere. Eppure tu hai scelto la vela, un mezzo antico, e per andare in Corsica impieghi certamente più tempo di un motoscafo. E ne sei sicuramente contento e orgoglioso perchè quel mezzo ti appaga, ti avvicina forse di più all’intima natura umana. Prova a spostare questo concetto nel mondo dell’editoria o di qualunque altro settore economico ( nella bioedilizia si stanno per esempio recuperando materiali antichissimi) e forse comprenderai il mio pensiero. Ma forse la verità è un’altra, purtroppo, e cioè che ciascuno vuole il cambiamento del mondo in generale, ma non nel suo particolare. Per cui a Perotti, come a qualunque altro, va bene la vela per il mare ( e abbasso le moto d’acqua), ma preferisce la TV, il Web, l’E-book per l’Ipad e le video-interviste per la promozione dei libri, autoconsolandosi e autogiustificandoci, con la teoria che il mezzo non scalfisce e non corrompe il fine. Ma io ti ripeto: un libro di Bruno Vespa ha successo perchè è un buon libro o ha buoni mezzi di promozione? Non sarà che cercando nuovi ( o antichi) mezzi di promozione si scoprano anche buone idee e buoni libri? Personalmente considero un dono superbo la sobrietà mediatica di certi autori, la loro modesta ritrosia al coinvolgimento volgare di certo marketing editoriale e altrettanto dono reputo la “fortuna” di certi libri o film diventati veri e propri “casi” per essersi fatti conoscere attraverso il semplice ma faticoso passaparola ( forse la vela dell’editoria). Se ci pensi Platone si è spostato tra gli uomini per oltre 2000 anni in questo modo e solo da una trentina negli scaffali degli Ipermercati.

    • Luca, capisco. La pensiamo in modo diverso su questo punto. Non è un problema. Rispetto il tuo pensiero. In questo momento però stiamo facendo un uso convinto e massivo di internet per confrontarci, e a me questo sembra importante, cioé che il media venga usato bene. Quando serve ad altro, viene usato male. Il media resta quello che è, la differenza la facciamo noi.

      L’esempio tra vela e motore calza, ma solo in parte. Il media, in questo caso, non trasferisce informazioni, non è un media comunicativo. E’ un mezzo, cioé uno strumento per vivere. La stessa cosa vale per il lavoro: un mezzo per sostentarsi e per esprimere qualcosa attraverso l’attività. E’ buono, è cattivo? Fatto così, come avviene oggi, è pessimo. Ma fatto diversamente era e potrebbe tornare ad essere migliore.

      I libri di vespa vendono molto per mille ragioni. Io non li ho letti e non saprei dirti se sono buoni o cattivi. A naso penso che non mi piacciano, ma solo a naso. Certo godono di un marketing pazzesco e lui di visibilità quotidiana. Questo influisce molto. Però vedi, anche qui, dove pure potrei condividere il tuo pensiero, almeno in parte, io non riesco a non spostare l’asse sulla responsabilità dell’individuo che si fa rincoglionire (si fa rincoglionire) dalla pubblicità sui libri di Vespa (io anche ne sono soggetto, ma non me li compro), poi li compra (lui, li compra, non viene obbligato) e poi (forse) li legge. Di chi è la responsabilità? Certo, anche chi pompa sui media ha la sua fetta, ma…

      Io considero un dono superbo la sobrietà sempre, in qualunque azione. Non mi ritengo non sobrio nel comunicare le mie idee, che sia attraverso i libri o su altri media. Spero solo che le mie idee, i miei studi, i miei romanzi, possano essere letti, apprezzati e diano informazioni quando informano o emozioni quando raccontano. Non ti dimenticherai, se l’hai letta, l’intervista, anzi, le interviste in cui auspico per me di vendere sempre 10.000 copie a libro (8.000 euro per me) e mai un milione di copie (800.000 euro per me). per un semplice motivo: con 10.000 copie ti continuano a pubblicare e puoi scrivere, puoi pubblicare, ne hai la garanzia. Con un milione diventi una star e la tua vita è seriamente minacciata. A me non interessano i soldi quando pubblico un libro. Tanti o pochi che siano sono benedetti per vivere ma l’obiettivo non è arricchirsi (sarei stato ben strano a tentare di arricchirmi così quando avevo ben altri modi per farlo). E’ scrivere, che costituisce la mia vita. Non vorrai sostenere, spero, che scrivere deve bastare e non è importante pubblicare, vero?! Scrivere è comunicare. Comunicare a nessuno è la morte della comunicazione. ora mi fermo va che altrimenti intasiamo tutto. Scusami, scusatemi, le risposte prolisse. Ciao Luca! Grazie di questo scambio.

  12. Complimenti per la coerenza Simone di sicuro hai fatto la scelta che pochi avrebbero fatto pero’ come detto da te al momento questi 500 euro sarebbero comodi ma non del tutto indispensabili.
    Permettimi pero’ un appunto squisitamente tecnico: penso che sulla tua decisione pesi anche una scarsa conoscenza dell’advertising on line. Mi spiego: probabilmente questa societa’ e’ una concessionaria ovvero si sarebbe presa in gestione gli spazi disponibili e pensato lei a venderli riconoscendoti una contributo fisso di 500 euro mese, se questo puo’ sembrare comodo in realta’ tu non avresti controllo sul tipo di pubblicita’ che verrebbe messa sul tuo sito e questo potrebbe andare in conflitto con i contenuti che scrivi.
    La soluzione per tirare fuori dei soldi dal sito con le pubblicita’ (monetizzare come dicono gli esperti) e’ che tu abbia la liberta’ di scegliere che banner e che tipo di pubblicita’ apporre. Io sono dell’opinione che su un sito se la pubblicita’ e’ a tema con gli argomenti questo puo’ essere un arricchimento dei contenuti e del sito in generale. Ci sono molti circuiti pubblicitari che ti permettono quali campagne scegliere, certo ci si sbatte un po’ di piu’ ed all’inizio e’ spaesante ma capito il meccanismo si arrivano a fare dei numeri interessanti.
    Adesso senza nulla togliere alle tue attivita’ ed ai tuoi libri ricordiamoci che tu puoi permetterti di praticare questa vita in virtu’ dei proventi dei tuoi libri, purtroppo non tutti siamo scrittori e non tutti possiamo campare con i diritti d’autore e molti che praticano il DS usano il sistema delle pubblicita’ on line proprio per avvicinarsi allo stile di vita che tu proponi…
    Concludo dicendo che apprezzo la coerenza di non aver accettato una proposta del genere ma non scarterei del tutto l’esplorazione del mondo dell’advertising on line!

  13. Che dire: congratulazioni !

    Io non ci riesco proprio: passo molto del mio tempo a preoccuparmi per avere una certa sicurezza per il futuro e mi rendo conto che in qualche modo questo mi “schiavizza” e tu riesci a rinunciare ad un’entrata sicura.

    Seguo quando posso le tue avventure ed evoluzioni marine ed i tuoi commenti e post, cercando di capire il tuo segreto per poterti davvero emulare, ma per il momento sono molto, ma molto lontano.

    Tutta la mia ammirazione ed i miei complimenti.

  14. Ecco finalmente si arriva al punto. Con parole semplice e precise hai sostenuto quello che io cerco (maldestramente) di sostenere da sempre. E’ tutta una questione di equilibrio.
    Equilibrio fra stimolo economico e stimolo idealistico nella divulgazione di un idea o di una posizione.
    Equilibrio fra tempo dedicato al procacciamento di risorse economiche e temèo dedicato alle proprie passioni, affetti e libertà.
    Equilibrio fra aspirazioni puramente materiale (aimè troppo spesso consumistiche ed indotte) e aspirazioni spirituali ed affettive.

    L’assoluto non è nelle umane cose ed un sano bilanciamento fra negotium e libero perseguire delle passioni, fra utilità della comunità (o sociale) e passione individuale, fra semplice comunicazione di idee fine a se stessa e adeguato ritorno economico da questa comunicazione, è a mio avviso l’obiettivo a cui in definitiva si dovrebbe aspirare.

    Non credo affatto sia possibile cambiare radicalmente e velocemente il sistema in cui viviamo, ma credo che giocoforza questo sistema, grazie anche e soprattutto all’intelligenza umana, che si esprime anche in scelte come quella del nostro simone (se non ci fosse bisognerebe inventarlo), possa evolversi verso qualcosa di diverso e più adeguato al uomo ed alle sue aspirazoni. Aspirazioni che, come detto, si esprimono essenzialmente attraverso il raggiungimento di un equilibrio fra visioni, desideri ed esigenze contrapposte.

    Come già detto, vedrei come fumo negli occhi una pubblicità generica su queste pagine, mentre, anche solo per una semplice questione di coerenza comunicativa, vedrei molto bene la promozione di attività, servizi e, perchè no, anche beni in linea con la filosofia DS.
    Tale pubblicità darebbe un adeguato ed “equlibrato” (si spera) ritorno in termini economici al creatore di queste pagine. Il ritorno in termini di soddisfazione della voglia di divulgare e comunicare le proprie idee è già senz’altro garantito. Ecco che si instaurerebbe un equilibrio a mio avviso sano fra aspirazioni spirituali (peraltro forti) ed aspirazioni (od il perseguimento di necessità) economiche.

  15. Beh Simone, è difficile poter trovare un punto d’incontro con te, se in un colpo solo annulli tutto il pensiero di McLuhan e ascrivi il “successo” di Platone e Socrate al fatto di essere stati editati migliaia di volte. Mi permetto di dire che le tue sono le classiche approssimazioni culturali di chi ha fatto/fa il Comunicatore di mestiere ( aziendale o individuale poco cambia nelle tecniche e nei “contenuti”).
    Saluti

    PS: solo un appunto: tra Platone e Socrate e l’invenzione e la diffusione della stampa corre più di un migliaio di anni. Non mi pare abbiano avuto bisogno di editori nel frattempo….

    PS2: Grazie Silvan, stima reciproca.

    • Vedi Luca, prima della stampa c’erano i monaci amanuensi, c’erano i codici miniati, e l’opera di trascrizione, conservazione, diffusione editoriale, certamente diversissima dalla stampa in poi, era assidua, organizzata, costosa. Nella Venezia del XVI secolo concetti come la libertà di stampa, la diffusione e distribuzione di libri, il rischio d’impresa dell’editore, il marketing editoriale, etc, erano già presenti e assai importanti nell’impresa culturale. In un bellissimo libro di Laura Lepri (non so se già edito, altrimenti sta per uscire. Io l’ho letto in anteprima) si mostra come l’editore facesse molta attenzione al ROI (Return on Investment), ovvero al parametro fondamentale di ogni bilancio. Valutavano quante copie stampare in base al potenziale di vendita del libro.
      Ti dico queste cose solo per farti notare che la fortuna di alcuni pensieri, di alcuni testi, e in generale del sapere, è sempre andata di pari passo ad attività del tutto umane come il negotium, cioè la transazione, la vendita e l’acquisto. Nel cosro dei secoli ci sono stati anche molti mecenati, grazie ai quali l’arte e la cultura si sono diffuse. Se non ci fosse stato il Papa, ad esempio (ahimé…) Michelangelo non avrebbe lavorato. Lo stesso dicasi per Leonardo, il massimo artista di tutti i tempi.
      Prendersela col marketing e con il consumismo ha senso dove questo eccede la sua funzione, dove diventa ipertrofico e totalizzante, cioè dove il mezzo sostituisce il fine. Non in assoluto. Pensare e fare in silenzio è cosa anche apprezzabile, ma non contrapposta a fare, dire, promuovere, divulgare. Divulgare non coincide solo con vendere, ma con comunicare. Grazie al cielo, in questo modo, abbiamo saputo e seguito le gesta di Ghandi, di M.L. King, e di mille altri meno noti di loro, che non si sono limitati a esistere diversamente ma hanno percepito il valore dell’esempio, della testimonianza, della comunicazione.
      Ripeto, la mia critica al sistema è sui contenuti e sui modi di CIO’ che si propugna, comunica e diffonde. Non sul media. Che infatti non è il messaggio.

  16. Ma ‘sto Luca da dove sbuca? E’ un genio! Non è irrisione, è il caso di precisarlo.

    Perotti, non è la prima volta che non siamo d’accordo, quindi non mi preoccupo: anche perché pure io non sono d’accordo con te, quindo siamo pari. Sul gettone di presenza ti darei ragione se il guadagno andasse interamente a te, ma come hai spiegato più volte, a te va solo il 10% e il resto va ad altri. Il gettone di presenza, per questo motivo, mi sembra sacrosanto perché per ogni copia che venderai in più ci sarà un sacco di altra gente che ci prende quattrini: dall’editore, a chi fornisce i materiali, alla libreria, ecc. Quanto alle trasmissioni televisive rifileranno spot pubblicitari /anche quelli che aborri, magari(, guadagnandoci sopra, a chi resta lì sintonizzato ad ascoltare quello che dici: Perotti tu fai guadagnare soldi a un sacco di gente, te ne rendi conto? Smettila di fare beneficienza! Oppure falla a quelli giusti! Mica ti invitano e ti pubblicano libri perché gli sei simpatico così tu li ricambi con le visite di cortesia!!!

  17. Ti devo ringraziare per questo franco e interessante scambio di opinioni. Solo un paio di precisazioni: la contraddizione ( o lo scorno) che vedresti nel fatto che anche io “comunichi” qui opinioni personali, mentre critichi nel contempo questo approccio, non esiste de facto. Se la mia linea guida è l’anonimato, tale è anche la mia comunicazione: io posso essere Luca o mille altri, non ho un libro da promuovere, nè il bisogno di “confermarmi” nell’orgoglio delle scelte fatte, nè tantomeno dover rincorrere la necessità di mostrarmi coerente a me stesso. Semplicemente vivo la libertà di poter esprimere il mio pensiero ed eventualmente il piacere di condividerlo, come una idea tra le tantissime altre, senza targa nè sponsor, magari scrivendo qui oggi e mai più. Sono molto d’accordo con te sulla necessità di migliorare, anzi trasformare radicalmente la Comunicazione attuale, ma non condivido gli esempi utilizzati e l’equivoco tra divulgare conoscenza e comunicare. L’esperto sei tu e saprai quindi fin troppo bene che la Comunicazione, una volta inserita storicamente come elemento del marketing mix, ha perso totalmente la sua valenza di “mettere in comune” per diventare strumento persuasivo di induzione di bisogni, spesso inutili. In poche parole, si comunica per vendere ( dubito che Platone avesse questo scopo per la divulgazione di Socrate o che Socrate stesso ci abbia mai pensato). Si potrebbe però obiettare che se il fine è giusto, l’uso del mezzo è irrilevante, ossia perchè non usare un banner se si tratta di un’associazione umanitaria o del miglior libro sul downshifting che sia mai stato scritto? Mi potrò permettere un SUV, se lo uso per distribuire pasti caldi agli homeless della città, o no? Si, si potrebbe dire così, ma poi, non so perchè, mi suona sempre dentro una domandina: ma siamo proprio certi che anche per perseguire cause giuste dobbiamo soggiacere ai mezzi sbagliati di questo Sistema? Ma non sarà che operando per cause “giuste”, non si riesca, con sforzo e fatica, anche a trovare mezzi giusti? Faccio l’esempio che più calza all’occasione: scrivere libri può essere un’opera meritoria, soprattutto se propugnano buone idee, ed è anche corretto farci un giusto guadagno, ma è proprio necessario tutto il Circo Barnum, che è diventato il mondo editoriale? Fascette, presentazioni-markette, video-interviste, siti dedicati, premi fasulli, riviste patinate, libri -sequel come fossero telenovelas, agenti che ti dicono pure come tagliarti i capelli e che camicia indossare, testimonial politici e non, e infine un grande e inutile blablabla. Non ti viene mai in mente che se Platone e Socrate siano arrivati sino a noi senza tutto ciò, il merito fosse delle loro Idee? E che il loro primo insegnamento è proprio nell’avversione alla Comunicazione e alla ricerca invece del dialogo interiore, considerando la parola scritta e financo quella orale un mezzo travisante il pensiero? Dubito fortemente che un libro di Bruno Vespa resista 2000 anni nella Storia dell’Umanità, nonostante sia comunicato molto bene e temo di saperne il motivo…. Saluti!

    • Beh non direi Luca. Platone & co li conosciamo perche sono stati stampati, promossi e venduti alcuni miliardi di libri sul sapere umano. E grazie al cielo, aggiungerei. Non tutto quello che si vende partecipa della cultura mercantile, che è assoggettamento alla vendita e all’acquisto di qualunque valore. Altra cosa è che vi sia negotium tra le persone, cosa che avviene da sempre e non è un problema. Ma non ad ogni costo, non ad ogni metro.

      La comunicazione, e qui credo divergano i nostri pensieri, non è negativa, per me. E’ uno straordinario strumento e più ce n’è e meglio è. Il problema è cosa ci passa sopra. Il media non è affatto il messaggio, come sosteneva Marshal McLuhan. Il media è il media, e il messaggio è il punto. Dipende come si usa il media. Altrimenti sarebbe come dire che il vino è un veleno perché qualcuno diventa etilista o la tv è il demonio perché oggi è in preda a un circolo di pazzi. Io tendo sempre a spostare la responsabilità dei fenomeni su chi comunica e su chi riceve il messaggio, non sul mezzo. Tutta la cultura, il sapere, la comunicazione, da sempre, ha viaggiato su mezzi di comunicazione che grazie al cielo c’erano e grazie al cielo sono stati il veicolo di pensieri. Il negozio su questi “prodotti” a me fa molto piacere che ci sia. Oltre al fatto che io ci campo, almeno in parte. Cosa che mi fa ancor più piacere.

      A questo proposito però, ti ricordo una mia antica proposta: portare il prezzo di qualunque libro sotto le 300 pagine a 8 euro e sotto le 1000 pagine a 12 euro. Io sarei ben lieto di guadagnare meno se i libri fossero più alla portata di tutti.

  18. Boh, letto quanto ho letto, dico boh. Non capisco questo bisogno di giustificarsi agli occhi del prossimo. La gente crede o non crede a qualcosa sulla base di convinzioni squisitamente personali: formate dove, per altro? Boh (e tre); esperienze personali, libri, giornali, discussioni, famiglia di provenienza? Non è dato appurarlo: comunque, sulla base di quelle convinzioni sarà giudicato quello che dici e quello che fai; molto probabilmente saranno convinzioni in linea con l’epoca e l’ambiente sociale nel quale vivi. TUTTA ROBA CON LA QUALE NON C’ENTRI NIENTE! Però bisogna convincere ad ogni costo dei perfetti estranei della bontà dei tuoi ragionamenti e della loro aderenza ai fatti; e, per farlo, si mette in piazza la propria vita nei minimi dettagli. Ma stiamo scherzando? Ma manco cinque minuti ci spreco! In realtà, a seconda di quello che è GIA’ il tuo modo di pensare, sarai predisposto a cogliere gli aspetti che ti sono congeniali in quello che dice qualcuno, tralasciando il resto e, in tal caso, tenderai a non mettere in dubbio ciò che afferma; allo stesso modo, chi è avverso ad un simile modo di pensare si concentrerà sugli aspetti che si prestano meglio ad essere confutati e cercherà il pelo nell’uovo. E tu ti metti pure a cercare di convincerlo, impresa impossibile? Io credo che dovremmo essere noi ad infastidirci dell’incongruenza tra ciò che diciamo e ciò che facciamo: gli altri che c’entrano? Predicare bene e razzolare male deve dare fastidio a te, non agli altri, per gli altri è una distrazione, una forma di catarsi, fare le pulci al malcapitato di turno: per non farle a se stessi, principalmente, l’ho già scritto altrove. Anch’io sono estremamente coerente su certe cose ed assolutamente incoerente in altre e le distinguo benissimo tra loro: le seconde hanno a che fare con gli altri, sono incoerente laddove le mie incoerenze sono dovute alla mia convivenza e alle mie relazioni con qualcun altro. Quando non vivi da solo in cima ad una collina in una casa circondata dal fossato con i coccodrilli, càpita. I compromessi con se stessi derivano dalla necessità di non poter pensare solo a se stessi, mi sembra di un’ovvietà disarmante: come se ne esce? Il giorno che ci arrivo, ve lo faccio sapere, sarete i primi. Nel frattempo, mi tengo le mie incoerenze e non me ne preoccupo più di tanto: non ho un pubblico di spettatori che hanno pagato il biglietto e, se vivo male le mie incoerenze, ne pago il prezzo io, mica qualcun altro. Quindi, perché dovrei perdere tempo a dargli spiegazioni?

    Sul dilemma perottiano, ne convengo, fare pubblicità alle aborrite multinazionali o alle compagnie telefoniche dai contratti poco chiari e dalle mille eccezioni sarebbe incoerente coi suoi principi. Trovo più logico percepire un gettone di presenza per il tempo dedicato a parlare in trasmissioni televisive, presentazioni di libri suoi o di altri, iniziative legate alla vela, ecc. Se il tempo è denaro, ti venga pagato: in fin dei conti lo sottrai a te stesso e ai tuoi affetti a vantaggio di terzi; a meno che non si faccia un favore personale in nome dell’amicizia o della stima per qualcuno. Mi sembra un distinguo opportuno, da farsi.

    Saluti da me e da Mirello.

    • Silver non condivido tanto la prima parte del tuo discorso. Lo scambio che commenti, i nostri scambi tutti, qui o altrove, sono confronto. Io non voglio convincere nessuno, perché nessuno che non voglia convincersi potrei mai persuadere. Però spiegare, ascoltare, prendere i temi da angolazioni diverse per poterli meglio comprendere, è il sale della relazione umana. Serve eccome a capire, ancor di più a capirsi, a mettere sotto prova le proprie convinzioni ferree per scoprirle caduche, meritevoli di maggior sostegno o profondità. A me perlomeno fa questo effetto.

      Una precisazione: quando vado in tv, in radio, a presentare i miei libri non prendo alcun gettone. Aggiungerei, purtroppo, se non fosse che sono io che non li voglio.

  19. Oggi Luca ci hai fatto scoprire il concetto di downfishing, imparare a pascare da un vecchio, filosofia e strategia di chi ce l’ha fatta.

  20. Grazie Simone della risposta e del suo contenuto, che in parte condivido. Penso però di non essere riuscito a far passare il concetto base che, a mio parere, dirime la questione banner e in generale quella dei compromessi. Ci riprovo, senza ovviamente la pretesa di infallibilità del pensiero. Siamo tutti d’accordo che mai come in questa Era, la forza dell’immagine ha soverchiato quella della sostanza, così come la Comunicazione quella dei contenuti. Di fatto prevalgono le idee che possono godere di “buona immagine” e “forza comunicativa”, non necessariamente le migliori o le più utili per la Società. L’ho presa larga, ma arrivo al punto. Nel momento in cui la nostra esperienza di vita ( qualunque sia) diventa, per caso o volontà precisa, un “riferimento” culturale ( in questo caso sotto forma di manuale best seller), perde gran parte della sua soggettività e si sottopone a una ipotetica restrizione di scelte. Divento concreto: io sono un downshifter “anonimo”, quindi paradossalmente posso più facilmente accettare qualche piccolo compromesso per mantenere la mia condizione, i conti li faccio davanti allo specchio, ma se mi chiamassi Simone Perotti che, volente o nolente, è diventato un “modello” pubblico di una teoria, inevitabilmente sarei sottoposto a un giudizio di coerenza, che si espande anche ai comportamenti e agli eventuali compromessi. Insomma è la storia della moglie di Cesare, che è “costretta” a essere la più onesta delle donne. Uno dei segnali di maggior decadenza della nostra Società, senza voler entrare in considerazioni politiche, è proprio lo scollamento tra Modelli Pubblici e comportamenti privati. Di pretendere di essere “pubblici”, con i numerosi vantaggi che ciò può comportare, ma di rimanere individuali e privati nei comportamenti, compreso quelli non virtuosi: mi pare troppo comodo. Non è certo il tuo caso. Personalmente penso che questo post aveva 2 scopi: accrescere presso il tuo target “la buona immagine” ( “mi hanno offerto, ma ho rifiutato”) e comunicare comunque la possibilità di dover/poter accettare qualche futuro compromesso ( “sono umano, quindi potrei cedere…”). Tu mi dirai che invece era una semplice pagina di diario, una testimonianza. Ok, sarà così. Io però ho ormai troppi capelli bianchi per aver imparato che la vera ribellione a questo Sistema si consuma nell’anonimato, nelle testimonianze involontarie dei piccoli e concreti gesti quotidiani e che nell’anonimato si nascondono le storie più belle e più autentiche, quelle senza immagini e senza comunicati, ma anche le più sofferte, le più combattute. Senza polemica, preferisco imparare a pescare sedendomi vicino e guardando un vecchio pescatore che comprando un manuale di pesca di un new fisher illuminato sulla via di damasco, buono solo per altri aspiranti new fisher in cerca di un lampione sulla stessa via.

    • Luca, capisco quel che dici. Anche io in parte lo condivido. E’ decisamente spiacevole, quasi odioso, veder divergere pubblico e privato, soprattutto in uno scrittore. Devo confessarti che in tanti anni ho spesso cercato il contatto con chi leggevo e che ammiravo. L’ho fatto con Sebastiano Vassalli, Milan Kundera, Maurizio Maggiani, Nico Orengo e molti altri. Quando, spesso, non necessariamente con riferimento a questi nomi, ho constatato la divergenza che dicevamo sopra, ho molto sofferto e patito.

      E’ anche per questo che sono stato così disponibile a riferire quasi ogni cosa della mia vita privata. L’ho fatto perché volevo essere letto con una certezza (il più possibile certa, almeno), che si poteva essere d’accordo o meno sulle idee, sui principi, sulle analisi, su tutto, ma una cosa doveva essere chiara: io non stavo parlando di cose che non ho fatto. Ci tenevo moltissimo. E’ quasi un punto d’onore per me. Detesto tutta la fuffa intellettuale che predica e razzola in modi diversi. Detesto gli autori che scrivono pagine dolcissime e poi sono scortesi, maleducati, venali o cose simili. Detesto chiunque faccia e dica cose in contrapposizione. In quel caso sì, viene da chiedersi: “ma perché scrive queste cose se poi vive diversamente?”

      E’ naturale che ognuno di noi si contraddica, sia ipocrita quanto basta, sbagli e si tradisca dieci volte al giorno. Nessuno rpetende da sé e dagli altri una perfezine che non esiste in questo mondo. Chissà se ti proponessero qualcosa in contrasto col tuo fishing-experience, cosa faresti Luca. Ma non mi interessa. Scrivendo questo post hai fatto come me: hai avuto un pensiero e l’hai comunicato. In questo momento ci leggono migliaia di persone su questo blog, cioé assai di più di quante leggano il libro di un esordiente. E’ comunicazione, editoria, confronto, e tu hai deciso di farne parte, con tuo scorno forse, ma con mia e non solo mia grande soddisfazione. E sai perché? Non certo per la piccola contraddizione nel tuo pensiero che ciò mi consente di disvelare. Proprio no. Bensì perché questa si chiama “cultura”, cioè pensiero che si fa comunicazione. Sai che tragedia se Platone non avesse riferito il pensiero di Socrate, che non scrivendo nulla poteva essere perduto? E sai, senza la voglia di comunicare, quante esperienze, scoperte, pensieri, intuizioni non avremmo potuto conoscere e praticare? Una tragedia, quando la cultura si fa silenzio.

      E vengo a un punto importante: lo so che mi si vorrebbe santo, talmente santo da fare senza dire, da rifuggire, da nascondermi. Io però ai santi che fuggono preferisco i santi che militano, cioè quelli che fanno, dicono, sono dentro e non fuori. Non appartengo a queste schiere, però credo nella comunicazione, in modo quasi religioso (se non fosse che odio le religioni). Il fatto che, come tu giustamente dici, siamo immersi nella pessima comunicazione, non deve farci tagliare lo strumento, ma cambiare il fine e i linguaggi. E’ assai opportuno che si invada la comunicazione di “buona” comunicazione, che si scalzi la merda e si occupi spazio coi fiori. Io mi auguro di essere fiori, nel senso che, d’accordo o non d’accordo che si sia, perlomeno quel che comunico è vero, non è fuffa. Ecco perché ci tengo così tanto che si sappia.

      Capisci forse meglio, ora, ciò che mi anima e perché le tue ipotesi sulle mie motivazioni al post siano solo in parte vere. Ma non del tutto. Certo che ho scritto questo post pro domo mia. Tutti i post che scrivo li scrivo perché mi va, perché credo in quel che dico, perché credo nella comunicazione e perché ho a cuore che si pensi bene di me, che mi si ritenga uno che non dice cose diverse da quelle che fa. Mi offrono soldi, rifiuto (dunque cose mie, interne alla mia vita), e che si sappia almeno, diamine! E con orgoglio, pure. Cornuto ok ma mazziato no. Perdonami questo, ma io sono effettivamente orgoglioso quando qualcosa mi riesce. Spero non sia grave…

      Quanto al mettere le mani avanti e dire “sono umano…” beh, certo, sono umano… tutto può accadere a me come a chiunque altro. C’era bisogno di specificarlo? Tuttavia, sulla eventuale furbizia di questo, ti faccio osservare che mi sono esposto così tanto su alcuni principi, e ho preso così tanti impegni, almeno virtuali, sulla mia adesione ad essi e sul mio odio verso le ipocrisie, che se davvero avessi voluto fare quello che calcola, che mette le mani avanti, che si tiene aperte le porte… beh, direi proprio che ho sbagliato metodo. Uno che si comporta come dici tu dichiara molto ma promette poco. Il contrario di quel che faccio io. E comunque, anche su questo, eccomi con un’altra, ennesima, rassicurazione: io non prenderò mai pubblicità sul mio sito. Spero un giorno di poter pubblicizzare libri con gli editori, o pubblicizzare campagne sociali. Lo avevo già scritto. Ma prodotti o roba simile mai. Un saluto.

  21. Vedi Simone, io penso che ci portiamo dentro sempre qualcosa di quello che siamo stati ed è da lì che proviene, a mio avviso, questo tuo post e quel dubbio se accettare o meno l’offerta. Chissà a quanti compromessi hai dovuto sottostare nella tua “vita precedente”, prima della scelta liberatoria. E chissà quanti passi ancora richiede questo percorso, se senti il bisogno di documentare quell’offerta e le tue perplessità, quando sarebbe più naturale, proprio in virtù di quella scelta, farsela scivolare addosso come un fatto insignificante della giornata.
    Leggo commenti paradossali, basati sul concetto “per la libertà si possono accettare compromessi”. Mi pare un ossimoro. La libertà senza qualche aspirazione ideale io la definirei diversamente, più specificatamente farsi i c…. propri. Per quello si possono accettare tutti i compromessi che ci offrono, l’importante è che ci lascino fare ciò che ci piace e come ci piace. Se la mia libertà ha come obiettivo fare lo skipper o lo scrittore, sarò pronto a mettere una reclame di pesticida sulla barca o una fascetta markettara sul mio libro. Se la mia libertà è tentare di vivere diversamente dagli schemi omogeneizzanti della Società dei consumi e del profitto, troverò anche il modo di fare lo skipper e lo scrittore in modo diverso, perchè misurerò la mia libertà non dal numero di regate, di libri, di contatti che ho realizzato, ma dalla mia capacità di restare fedele alla mia aspirazione ideale. Quindi, come vedi, si torna al punto di partenza e alle tante e diverse motivazioni del downshifting: i dubbi di oggi dipendono solo dalle aspirazioni di ieri. Ciao!
    PS: molto apprezzabile e meritoria la scelta di ridurre le presentazioni e concentrarsi sulla scrittura: le giostre sono belle, ma fanno girare la testa….bisogna saperci scendere al momento giusto.

    • Luca ciao. Mah… cosa vuoi che ti dica. Tu prendi il discorso dal bandolo della teoria e dei valori. Bello, utile, appassionante. Stabilire i due estremi, tuttavia, aiuta solo a comprendere l’ampiezza del problema, ma non lo risolve. Tra le due punte della tua forbice (accettare tutti i compromessi, non accettarne nessuno, ovvero essere guidati dall’idealità o dalla concretezza) c’è la realtà, e anche la mediocrità. Chi è in grado di fare tutto è in cima alla graduatoria. Io non so fare tutto, neppure tutto bene. Provo. Ho il mio apparato ideale, che tutti conoscono, e tento di dargli fiato nella realtà. Con le mie graduatorie. Sempre però con i piedi di qua della linea, perché di là sarebbe solo teoresi.
      Le mie aspirazioni erano grosso modo queste: libertà, passioni che invadono la mia agenda sbattendo fuori ciò che passione non è, tempo, il tutto per tramite (e col fine) di un diverso sistema di vita, anticonsumista per quanto posso, non impattante per quanto riesco, autentico per quel che sono e sarò. Al di là della teoria, sempre. Molto concretamente ho scelto, detto molti no, perso molte opportunità secondo il parametro corrente, colto molte opportunità secondo un parametro nuovo. Quest’è.
      Certo il tuo discorso sulla soglia del compromesso io l’ho affrontato. So quanto sono disposto a perdere. Ognuno, che faccia teoria o pratica, dovrebbe saperlo di se stesso. Tu lo sai? In pratica? E’ utile confrontarsi con quella soglia. Sappiamo meglio chi siamo al di qua e chi saremmo (o eravamo) al di là.

  22. Bene, bene- certo non e’ esaurito l’argomento “soldi”, ma finalmente qua gli vedo attribuita una dignita’ assai maggiore che in altri commenti (stavo per scrivere “post”, ma i post li fa Simone e lui all’argomento soldi ha sempre dato la dignita’ che si meritava)…
    Allora, i soldi, o meglio una relativa abbondanza di essi, ti permettono a) di scendere meno a compromessi, b) di non dannarti l’anima per la loro mancanza, leggi per non morire d’ansia trasformando il downshifting in una corsa al prossimo lavoro saltuario che mi consenta di pagare l’affitto o qualsiasi altro conto mi assilli sul momento.
    … Ma e’ tutto qui? Ho la sensazione che mi stia sfuggendo qualcosa…

  23. Boh io ho letto il libro di Valentini ma non mi è piaciuto per nulla, ho provato vergogna per aver buttato soldi in un libro così.. Adesso Basta è 1000 volte meglio.

  24. Caro Simone,

    non ci vedo niente di male 500 euro al mese sono una bella cifra, potresti eventualmente selezionare le inserzioni , no Suv o altro, sul sito di Gad Lerner ci sono pubblicità di pannelli solari e di rustici in liguria.

    Ciao Marcello

  25. Perotti, ma l’hai letto il libro? Guarda che non si intende in quel senso lì: e mi spiace doverti contraddire, ma il discorso di fondo ha molti punti di contatto.

    Piuttosto, ho appena letto il tuo articolo su FQ, a proposito degli annunci classisti sul Freccia Rozza: quanto sei polemico, Perotti, è una roba che non ci si crede, sei peggio di me, è meraviglioso, sei meraviglioso! La prossima volta che qualcuno mi accuserà di essere polemica, potrò finalmente dire che ce n?è uno peggio, anzi che ne CONOSCO uno peggio! Queste sì che sono soddisfazioni. Comunque, hai ragione, c’è un che di cafone negli annunci di cui parli: ma del resto, c’è una deriva da Italietta arricchita e cafona anni Cinquanta/Sessanta, quella dell’epoca dei commendatori, per intenderci. Di che ci stupiamo?

  26. Buongiorno Simone, sabato alle 18 mi son presentata bella bella a S. Maria di Sala (VE)….giusto in tempo per scoprire che l’incontro fissato per la presentazione del tuo libro era stato cancellato…sob!!
    Non avevo controllato la tua agenda da un pò…che peccato, però!
    Magari il prossimo anno…ciao
    Carla

    • iubell mi dispiace. c’è stato un po’ di caos nell’organizzazione. io ho tentato di avvisare tutti tramite mio sito, facebook etc. mi spiace. ciao!

  27. Diamo a Cesare quel che è di Cesare, tanto per cominciare: il suo libro è uscito un anno prima di quello del Perotti. Per altro, viveva dalle sue parti, chissà se si sono conosciuti, prima che morisse. Sì perché è morto, a una cinquantina d’anni, il 5 dicemnre 2009. Non male, andarsene lo stesso giorno di Amadeus. O il giorno della manifestazione del popolo viola contro B. de gustibus. O in quello in cui si è sposato mio fratello. O il giorno del compleanno di mio marito. Insomma, quella data me la ricordo per un sacco di motivi e questa cosa mi ha colpito. Me lo sono sfogliata a distanza di un paio d’anni, questo libro: alla fine c’è un’interessante bibliografia, relativa al vivere lento e al tema attualmente definito come “downshifting”. Questo per dire che sarebbe interessante una sezione relativa a libri sul tema, in questo blog. Anche per chi volesse esplorare questa dimensione anche da un punto di vista filosofico-esistenziale e non solo economico. Per creare un terreno fertile dal punto di vista psicologico prima che strettamente materiale. Anche perché sto clima da cresta della serva è un po’ becero, deprimente e limitativo, l’ho detto più volte. Nel frattempo diamo a Cesare quel che è di Cesare. Buondì.

    http://viveredirendita.blogspot.com/

    • Vivere di rendita è un pochino diverso da quel che racconto io Silver. Però sempre utili i libri. Qualunque cosa dicano. Grazie!

  28. CAPITAN PEROTTI!
    Leggi questa:

    Meno male non hai accettato, fino ad ora proposte commerciali.
    Sai perche?
    Ci lasceresti, alla volta delle
    PICCOLE ANTILLE, vedi
    curaçao, aruba, margarita, la tortuga…
    Eh no, non vale; è vero che potresti scriverci dal paradiso terrestre, però…
    Porca l’ oca, in questo momento sono invidioso, non volevo.

    BUONA FORTUNA, comunque,
    fatta di salute e serenità.

    VALE

  29. Ci si addentra nel discorso del marketing…
    Non é degradante se nel tuo sito c’ é reclame, poco invasiva, di prodotti che ritieni in linea con ciò che in un qualche modo è compatibile con l’ ambito che incarni. A ciascuno di noi, per come veniamo conosciuti, viene attribuito un ruolo e quindi delle aspettative.
    Non ritengo che ti venga assegnata l’ immagine di un baba o santone indiano che deve astenersi da ciò che é impuro… tuttavia meglio ragionarci prima riguardo la sostenibilità economica che aspettare a ridursi poi a incontrare Lucifero; che lui di accordi, a suo vantaggio, se ne intende!
    L’ augurio che ti rivolgo é che l’ ispirazione, gli interessi che coltivi, possano condurti a felici scoperte e che in seguito ciò che scriverai sia una inevitabile, spontanea conseguenza di ciò e che generi anche un compenso economico.

    Tempo permettendo, terrei conto del suggerimento che ti é stato dato da Vincenzo sul ridisegnare il layout.
    Potresti poi aggiungere due piccole sezioni in alto nella barra del menù del sito:
    – Pagina delle F.A.Q.
    – (piccolo) Dizionario del downshifting
    Mi spiego:
    -Tempo fa riferivi che non replicavi ormai più alle decine e decine di emails con le medesime domande. Allora potrebbe essere utile una pagina delle Frequently Asked Questions (F.A.Q.) a cui ci si può rifare per scorrere le risposte già date.
    -L’ idea di spiegare alcuni termini ricorrenti e significativi (a cui non dico di dare una definizione secca in stile dizionario) che caratterizzano il dibattito del downshifting, in modo che chi si avvicina possa intenderne la interpretazione che ne dai tu. Da precedenti discussioni, come in “Potresti, ma…”, se ne può palesare l’ utilità, viste le considerazioni che facevamo sul comportamento di altri attori (pubblicitari, aziende, … magari ci si metterà anche la chiesa!?) che si candidano a darne una loro versione.

  30. Bravo Perotti,

    su questo sito c’è già troppa pubblicità di autopromozione del prodotto “Perotti”, per offuscarlo con altri banner… e poi per soli 500 euro! Ma stiamo scherzando??
    Questa storia mi ricorda il famoso colloquio del giornalista Magnozzi ( Alberto Sordi) con l’industriale che non voleva si pubblicassero articoli sul suo nome. Il film era Una vita difficile.
    Cribbio! Per 500 no, ma per 5000 vedrai che un compromesso ti viene in mente o al limite te lo suggerisce il Prof. Don(d)olo.
    Ciao.

    • Luca, il compromesso a cui fai riferimento, ma relativo a una cifra più alta di quella che usi per immaginare la mia “soglia”, l’ho già affrontato. Quando lavoravo. E ho già preso la mia strada. Il concetto secondo il quale “chiunque ha un prezzo” è vero in larghissima misura, ma non del tutto. Ciao!

  31. Mi sei piaciuto!
    Coerenza-sacrificio-libertà.
    Soprattutto quel “Fare comunicazione su certe cose, cose utili, potendo parlare a tanta gente, sarebbe bello. Proverò a studiarci su”.
    Bravo.
    Mo’

  32. Simone, ti stimo e sono contento della decisione che hai preso, in merito alla possibilità di mettere la pubblicità sul tuo sito. La cosa però, è servita anche a farmi riflettere, sull’effettiva libertà di scelta che ognuno di noi può mettere in pratica e a tal proposito volevo farti una domanda anche un po’ provocatoria. Nel momento in cui sei arrivato alla conclusione di non accettare, credi di aver risposto solo a Simone Perotti, o anche all’aspettativa che un pubblico ormai vasto, esercita su Simone Perotti? Se Simone Perotti vivesse nell’ombra, non vendesse migliaia di libri, o non avesse un sito così frequentato, anche al di la dell’episodio in questione, non sarebbe forse più libero di scegliere? Non credi che, più sono le persone che ci aspettano, o che si aspettano qualche cosa da noi, e più la nostra piena libertà si traduca in una vana illusione?
    Ciao

    • Hai ragione Piolo. Anche per questo ho appena deciso di interrompere tutte le presentazioni. Tolte le tre o quattro in programma da tempo, interromperò praticamente ogni cosa. Vivrò senza impegni l’autunno, l’inverno, la primavera e poi si vedrà. Scriverò e navigherò. Soprattutto scriverò. Non è facile, hai ragione, restare liberi facendo cose che hanno eco e generano incontro, comunicazione, dibattito.

  33. Bravo Simone!
    hai fatto quello che io mi sarei aspettata da te! da un persona coerente con il suo pensare il suo dire e il suo scrivere….
    Era quello che mi aspettavo da te come tua affezionata lettrice (sia dei tuoi libri che del tuo sito)che combatte tutti i giorni la battaglia di non farcela! Spero un giorno di esaudire i miei sogni di libertà mentale e spero di leggere ancora delle tue condivisioni che mi spingono ad andare avanti e non mollare ….si può vivere una vita diversa….Liz

  34. COMPLIMENTI
    al signor
    DIEGO DELLA VALLE,
    per l’ annuncio a pagamento,
    a piena pagina, comparso
    oggi 1 ottobre,
    sui maggiori quotidiani del paese.

    UOMO CORAGGIOSO(modesto parere personale)

    BUONA NOTTE
    VALE

  35. CAPITAN PEROTTI:

    Una riflessione/provocazione.

    Te ne sei reso conto, che,
    i signori di quella “preminente società internettiana”, come li hai definiti, ti hanno offeso?

    Certo che si!

    Ma come? Ti offrono 4 soldi, per uno spazio pubblicitario nel tuo sito!

    Hai l’ aria di valere molto di più, lasciatelo scrivere!

    Coraggio giovanotto, a parte accettare o meno, la proposta così come descritta,
    sembra ridicola.

    Ovviamente, continua a fare ciò che ritieni più opportuno, non sono certo io
    a spostare la tua decisione, che non è certo di natura economica.

    Mi è sembrato giusto, però, “parlarne”, anche se in forma scritta.

    BUON FINE SETTIMANA A TUTTI
    oggi 1 ottobre, anche se sembra maggio…

    VALE

  36. “…Niente più pubblicità Enel su Il Fatto Quotidiano. Per un articolo sgradito…”.
    Hola Simone, spero todo bien,
    potresti fare come “Il Fatto Quotdiano” accettare la pubblicità e poterne parlare in libertà!
    Buon Vento Raffaella!

  37. Ciao Simone, la tua scelta la rispetto, e avrei rispettato anche se tu avessi deciso di “vendere” spazi pubblicitari.

    Ti ringrazio!!!
    MIrco

  38. Ciao Simone,

    sei stato davvero uno ‘con le palle’. Secondo me ci hai guadagnato.
    Smettiamola di basare la nostra vita sempre e solo sulla convenienza.
    Avete mai sentito parlare di ‘valore’ ?

    Inoltre, le tentazioni, secondo me sono un modo per renderci piu’ forti se non cediamo.
    Simone, non importa che tu abbia avuto la tentazione, non hai ceduto.
    I fatti contano piu’ delle parole.
    E poi diciamocelo, i soldi non sono il demonio, quindi e’ normale che ti sia sfiorato nella mente, l’idea di accettare l’offerta.

  39. ciao simone,
    ho apprezzato molto la tua sincerita’/trasparenza nell’ammettere “e’ pero’ un peccato perdere questi soldi” , ancora piu’ che il rifiuto stesso della proposta (che per me sarebbe stata accettabilissima).
    per me la trovi una strada per uscirne ….. tipo sfruttare il collegamento con un canale di comunicazione specifico come lifegate o piuttosto dei link con il mondo della vela….
    un caro saluto,
    mf

    • “Scalercio”. Anna, voce gergale del nord ovest italiano, per dire “un po’ sminchiato, un po’ mal fatto, un po’ rotto, non tanto ben messo”… 😉

  40. Ciao Simone,

    rispetto la tua decisione. pero io avrei sperato che tu avessi accettato. scusa, ma cosa toglie ai tuoi messaggi la pubblicita?
    tu hai preso i toui rischi stai seguendo il tuo progetto sei comunque un esempio. perche non dovresti permetterti questa entrata in piu? non sarebbe un aiuto che compensa la pensione? che male ci sarebbe?

    con stima,
    Marco

    • marco, ciao. lo so, non ci sarebbe poi niente di così negativo nel farlo. Come diceva giustamente il Prof Donolo, ieri sera alla presentazione vicino Venezia, il passaggio da questa società, da questo sistema, al prossimo, prevede una fase di compromesso, con regole vecchie e nuove che si intersecano, che si sovrappongono, e dunque l’esigenza di utilizzare strumenti a volte antitetici… Questo discorso va approfondito. Però vedi, in questo momento io non ho esigenze specifiche immediate. Come ho già detto, se ne avessi avute avrei accettato anche il denaro di Belzebù in persona, pur di difendere le mie scelte di libertà. Io in galera non ci torno. Per nessuna ragione. Ora però non ho questa urgenza. Lasciamo i compromessi a quando sarà necessario farli. Finché posso scegliere… Spero in avere ragione in questo.

  41. Hai toccato un bel tema. Ti faccio i complimenti non tanto per la scelta ma poichè, pur essendo una persona determinata e che ha dimostrato di saper prendere decisioni importanti, sei in grado di mettere sempre tutto in discussione, riflettere e affrontare in modo critico anche i temi più spinosi (è la mia filosofia). In genere nel “pollaio” ci si glorifica o ci si manda a…senza analizzare e ascoltare.
    Per quanto riguarda il tema capisco che è difficile accettare ma la pubblicità di per sè non è negativa ma è la distorsione esasperata e consumistica che è dannosa e becera. Se una persona rimane fedele ai propri ideali e utilizza i finanziamenti del “sistema” per vivere secondo un progetto etico e non per accumulare danaro fine a sè stesso, si può anche fare.
    PS se poi tu dovessi mettere un pop-up e dare in parte i ricavi in beneficenza personalmente sarò felice di aprirlo ogni volta.

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